Non citare l'equazione di Drake lasciando a casa Fermi però.
Poiché conosco tutte le variabili che implicano la nascita della vita (con ciò non intendo una conoscenza dei loro valori, ma una presa di coscenza di quali esse siano), francamente non fatico nel ritenere assai probabile l'ipotesi della rarità della terra. Dimensioni del pianeta, posizione rispetto alla stella, composizione chimica del sistema solare, posizione nella galassia, e queste sono solo le più generiche. Se dovessi scendere nei dettagli chimici (che sono peraltro quelli che mi competono) non finirei più. Siamo un evento estremamente improbabile, paurosamente fragile. Basta un nulla per spazzarci via.
Tutto ciò solo per far comprendere come l'esistenza della vita aliena non sia affatto scontata. Sarei il primo a fare i salti di gioia anche per un singolo acido nucleico alieno, dirò di più, anche per un prione, ma al momento non mi sento affatto di sbilanciarmi in favore della vita su altri mondi. Sarà che lo studio mi ha reso scettico, ma pensare ad un mondo dove si sono incrociate le stesse identiche varibili con i giusti tempismi mi risulta difficile.
Gli stessi estremofili, portati spesso ad esempio di come la vita possa nascere in condizioni ostili, non devono trarre in inganno. La vita non è nata così, questi organismi sono un adattamento successivo. Se le condizioni iniziali della terra fossero state globalmente quelle in cui oggi sopravvivono batteri estremofili, dubito seriamente che sulla terra sarebbe nata la vita.
L'equazione di Drake è un calcolo statistico che lascia il tempo che trova, dato che in realtà si basa su dati palesemente incompleti, quando non sono nulli o inventati.




