II LIVELLO
Prologo: il mattino seguente, in cima alla montagna, Inherkhau e Khonsu procedettero all'appello giornaliero degli operai. Dei tre operai assenti uno destinato al tempio di Medinet Habu ed un altro morso da uno scorpione, solo l'ultimo, Hori, mancava da due giorni ingiustificatamente. Mi recai al villaggio degli operai per un sopralluogo.
NEL VILLAGGIO DI DEIR EL-MEDINEH
All'ingresso del villaggio mostrai l'anello ad un uomo di nome Pentaur, che mi fece entrare. Entrai nella prima casa accessibile che si trovava sulla sinistra, dentro alla quale trovai un accendi fuoco. Per terra vidi una tavola di legno usata come guanciale (poggia testa) sul quale vi erano incisi dei simboli, decisi di confrontarli con il mio messaggio in codice, sul quale apparve un altro indizio, la parola "Pedjet" in antico egizio "arco o truppe".
Uscii dalla casa e girai a sinistra e poco dopo trovai un viottolo cieco, che imboccai, poco dopo trovai una scala che decisi di portare con me. Uscendo dal vicolo girai a sinistra e proseguii sulla strada principale fino in fondo. Qui girai a destra. All'improvviso mi sentii chiamare da una donna dall'altra parte della strada ed io la raggiunsi. La donna era una prostituta che m'invitò più volte a seguirla ma io rifiutai seccamente. Mi restavano due giorni per provare l'innocenza di mio padre.
Presi la scala e l'appoggiai al muro a sinistra della porta dietro alla donna, questa cominciò a gridare al ladro, io le regalai l'anello che mi era servito da lasciapassare, la ragazza smise di urlare ed io riuscii ad entrare in casa. Nella seconda stanza trovai, sulla destra una cesta di vimini e decisi di riporvi l'amuleto trovato nella tomba. Sulla parete sinistra vidi una nicchia in cui era nascosto un vaso d'argento e, per terra, un materasso di paglia, spostai il vaso d'argento e si aprii un passaggio sotto il materasso di paglia per raggiungere la cantina.
Nella cantina trovai il cadavere di Hori, l'operaio assente ingiustificato. Dal disordine della casa capii che il bottino vi era stato nascosto, e che Hori fu vittima di una violenta discussione con i suoi complici. Hori stringeva un papiro fra le mani, lo presi e capii che prima di morire aveva avuto il tempo di strappare dal collo del suo assassino un talismano sul quale era inciso il nome di Tchai, il falegname del villaggio. Uscii dalla casa di Hori e girai a destra per raggiungere la casa di Tchai.
Quando arrivai alla sua casa lui se n'era appena andato, ma sopra alla porta d'ingresso trovai il cavicchio che mi servì per entrare. Mi recai in una stanza buia e accesi una lampada ad olio con l'accendi fuoco. La presenza d'altri due elementi del bottino mi confermarono l'appartenenza di Tchai al gruppo di profanatori della tomba. Raccolsi il cofanetto d'ushebtis e uscii dalla casa per tornare verso l'entrata del villaggio. Qui proseguii in un vicoletto alla mia sinistra ed entrai a casa di Penmenefer dove sapevo di trovare Imennakht al quale mostrai il cofanetto d'ushebtis. Questo conteneva una parte sostanziale del bottino ed era destinato al laboratorio degli imbalsamatori, mi riposai alcune ore, poi all'alba andai a fare visita al laboratorio degli imbalsamatori con la scusa di consegnare il cofanetto d'ushebtis.
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