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Recensione Batman: Arkham Origins

Le prime volte dell'Uomo pipistrello
Valerio De VittorioDi Valerio De Vittorio (25 ottobre 2013)
Con la serie Arkham, Rocksteady ci ha mostrato come sfruttare una licenza di prestigio in maniera praticamente impeccabile, al contempo inventando diversi espedienti poi copiati dai concorrenti nel genere degli action adventure. Iniziando quella che è ormai già una saga sotto forma di esperienza lineare, già al secondo capitolo la si è espansa verso orizzonti da free-roaming, permettendoci di svolazzare per una parte di Gotham City. Spinti dalla volontà di accontentare i fan, ai piani alti di Warner Bros. si è deciso di mettere in cantiere al più presto un nuovo capitolo, nonostante Rocksteady fosse al lavoro su altro. Ecco nascere quindi Warner Bros. Games Montreal, un team che si è ritrovato il non facile compito di prendere un franchise non solo dal successo commerciale invidiabile, ma amato anche dalla critica che ne ha riconosciuto il valore.

Le il secondo album è il più difficile, il terzo lo è pure di più!
Preso in mano il materiale di Rocksteady, i ragazzi di Warner hanno dovuto scegliere come affrontare il progetto. Il primo importante spunto è arrivato dalla volontà di raccontare le origini di Batman, come facilmente intuibile dal titolo. Bruce Wayne ha da poco scelto di indossare il mantello e così lo vedremo farsi le ossa combattendo contro il crimine e soprattutto incontrare per la prima volta diversi personaggi ormai iconici della saga. Gordon non è ancora commissario e i due non si conoscono, il loro rapporto di stima e fiducia deve ancora crearsi.
Batman: Arkham Origins - Immagine 1
Scoprirete un Bamtan ancora grezzo ed inesperto
La polizia è corrotta e vede Batman come un criminale da arrestare, addirittura scambiandolo per complice di Joker. E anche la nemesi dell'Uomo Pipistrello sarà al suo primo incontro col nostro eroe, dando inizio al loro rapporto conflittuale e allo stesso tempo di reciproca intesa nell'essere le due facce di una medesima medaglia. Altri i nomi noti che vedrete, tra cui il Pinguino, il Cappellaio matto e ovviamente Maschera Nera, scintilla della trama che dà il via agli eventi mettendo una taglia sulla testa di Batman ed ingaggiando otto assassini perché lo facciano fuori. Non andiamo oltre nel descrivere gli avvenimenti, considerando che la trama, per quanto in parte prevedibile, fa il suo dovere e sa maneggiare con abilità il ricco materiale d'origine. L'idea di un Batman non ancora navigato ed esperto, il piacere di vivere in prima persona alcuni dei suoi primi incontri/scontri dona indubbiamente un valore aggiunto ad Arkham Origins.

L'atmosfera è efficacie e le scene di intermezzo nella media, graziate da un buon doppiaggio in italiano, che sfrutta alcune voci già sentite decine di volte in altri giochi e soprattutto nelle serie animate di Batman, fanno il loro dovere. Nonostante un inizio non molto convincente, un azzeccato colpo di scena ed una seconda metà decisamente più intrigante rendono Arkham City, da un punto di vista narrativo, un degno prequel della saga.
Stessa formula vuol dire stesso divertimento?
Se avete giocato a Batman: Arkham City, inserendo il disco di Origins le sensazioni pad alla mano vi saranno da subito familiari. Forse anche troppo. Warner Bros. Games Montreal ha infatti preso in mano il materiale di Rocksteady e forgiato un nuovo prodotto seguendo fedelmente le impronte dei creatori originali, riproponendo tutto il repertorio di idee sfornate in passato. Abbiamo così un'esperienza suddivisa in due macro sezioni, ovvero la città di Gotham liberamente esplorabile, più estesa che mai, e le missioni al chiuso, dallo svolgimento piuttosto lineare che spesso si propongono come una successione di stanze dove verremo chiamati a superare sfide differenti. Dovremo ad esempio infiltrarci nella stazione di polizia, per questo sarà saggio adottare un approccio silenzioso ed eliminare prima le guardie appostate sul tetto, sfruttando i gadget di Batman, a partire dalla visualizzazione detective che garantisce una visione dell'ambiente dettagliata.

Entrati, qualche piccolo puzzle ambientale e sequenze platform ci separano dalla stanza successiva, dove ci attende una bella scazzottata e così via fino all'obiettivo finale. Una boss fight spesso conclude il tutto. Questa è grosso modo la formula seguita dagli sviluppatori nel mettere insieme le varie missioni, in parte diversificate tra loro, anche grazie ad una buona varietà degli ambienti, anche se una certa ripetitività si fa sentire. La sensazione è che non solo si sia introdotto ben poco di nuovo, ma certi elementi del gameplay siano stati ripetuti più volte per allungare il brodo. In particolare la bilancia pende un po' troppo verso i combattimenti corpo a corpo, sempre divertenti per carità, ma davvero troppo frequenti. Questi sfruttano il medesimo sistema visto negli originali Rocksteady, con scazzottate basate sul tempismo. Un tasto per picchiare, uno per schivare ed eseguire contro mosse azzeccando il momento giusto con in aggiunta alcune varianti dipendenti dai nemici che si sta affrontando e la possibilità di utilizzare i gadget.

Il sistema è sempre profondo ed appagante, ed in Arkham Origins abbiamo notato una sfida piuttosto accentuata, mentre il contatore combo sale solo se non commetterete alcun errore, garantendo di contro colpi speciali nel caso eseguiate combinazioni sufficientemente lunghe.Le sezioni stealth a loro volta non riservano particolari sorprese e anzi il level design comincia a puzzare di stantio, visto che le stanze spesso sono dei grossi cubi, magari su un paio di livelli, con noi nei panni di Batman appesi ad un gargoyle intenti ad osservare i nemici ed eliminarli silenziosamente uno ad uno sfruttando gadget e nascondigli dell'ambiente. Sarebbe stato sufficiente introdurre qualche mossa nuova o anfratto originale da sfruttare, mentre purtroppo gli ingredienti sono gli stessi di Arkham City. Qualche nuovo gingillo c'è, ma non è sufficiente ad assicurare un rinnovamento delle meccaniche.
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