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Ho le Palle Piene
«Sì che lo so! Sarebbe orgoglioso di me se lo vendicassi! Fidati di me, prima lo pesterò in mille modi e maniere, poi lo distruggerò con le mie manine!» annunciò Kreezer, mostrando chiaramente quella vena di sadismo congenita nella sua famiglia. Era straordinario come quell'alieno, nonostante l'età infantile, parlasse con disinvoltura di concetti quali “morte”, “uccidere”, “assassino”.
«Bravo... sei intelligente, nipotino mio... potrei ucciderlo io stesso, però credo che proveresti maggiore felicità ad eseguire quest'incombenza da solo.» Nei confronti della psiche del piccolo, Cooler si stava comportando da manipolatore, desideroso di vederlo accanirsi contro il mezzo Saiyan: anche quel combattimento tra ragazzini per lui aveva una valenza altamente simbolica, dunque bramava di vedere il proprio nipote primeggiare anche in quell'occasione. Per tale ragione si rivolse agli altri quattro membri del gruppo con il solito tono di voce chiaro da delibera regia: «Guerrieri terrestri, questa è una questione personale tra noi e i Saiyan. Lasciate che io estirpi definitivamente la malerba Saiyan: personalmente non ho nulla contro la vostra razza, a differenza dei Saiyan e del mio stesso padre, peraltro. Nella probabile eventualità che siate sconfitti dai miei uomini, se vi comportate bene e non vi ribellate, ma soprattutto se voi quattro riuscirete a sopravvivere, potrete fare carriera nel mio esercito, visto il vostro elevato livello combattivo. Non dovrete temere nemmeno per l'incolumità del vostro popolo: se gli esseri umani diventeranno degli abili e ubbidienti schiavi, avranno salva la loro vita, parola d'onore!» Così parlò il potente sovrano alieno con tono imperiosamente benevolo, senza un filo di ironia, accompagnando il discorso con un sorriso paternale e concludendo con una frustata della coda sul suolo.
Yamcha si avvicinò ai tre amici chiedendo loro a bassa voce, quasi in confidenza: «Ma secondo voi ci prende in giro o è serio?»
Tenshinhan mormorò: «C-credo che sia serio... deve essere questa la linea politica del suo impero... la sua famiglia comanda, e tutte le popolazioni sottomesse devono vivere in stato di schiavitù...»
Tra i lunghi momenti di attesa silenziosa e i vari dialoghi che si erano svolti, il momento era finalmente giunto: le tre navicelle sferiche monoposto contrassegnate dal simbolo del Capitano Sauzer e dei suoi uomini, guidate dalle indicazioni fornite dai soldati della nave imperiale, attraversarono l'atmosfera sovrastante Zambookah e andarono ad atterrare ad alcuni chilometri dal punto in cui si trovavano riuniti il re e il resto della comitiva. Lo scouter del Re visualizzò sulla sua lente rosa i livelli combattivi dei suoi tre guerrieri, segnalandone l'avvicinamento con dei trilli. «Perfetto. Il capitano Sauzer è qua! Tempismo perfetto.» “Tre coglioni perfetti!” pensò tra sé Kodinya che, com'è noto, li detestava. “E dire che di solito i coglioni girano in coppia...”
Entro uno o due minuti, i tre soldati d'élite furono sul posto e, individuato il Re, andarono ad inchinarsi al suo cospetto in segno di sempiterna sottomissione. Cooler riepilogò loro la situazione e identificò i presenti come i loro avversari designati. Solo dopo, in osservanza dell'etichetta, il capitano Sauzer provvide a salutare i presenti: il galateo spaziale insegnava che è buona norma presentarsi alle proprie future vittime. «Bonjour a tout le monde.» salutò Sauzer con un altezzoso sorriso aristocratico. «Il mio nome è Sauzer, e sono il leader della celebre Squadra dei combattenti d'élite del capitano Sauzer...». Era un extraterrestre dalla carnagione azzurra, dagli occhi color ghiaccio e dall'elaborata acconciatura biondo platino con un ciuffo che gli ricadeva sulla fronte; era di media altezza e il suo fisico era molto muscoloso ed atletico. Nel suo mondo, doveva essere un personaggio molto affascinante, dal look ricercato. Sopra un'undersuit violetto, indossava la battle suit di un insolito verde chiaro con una sola spallina sul lato sinistro ed il logo della Squadra speciale stampigliato in corrispondenza degli addominali. Portava uno scouter dalle lente verde. Poi fece un cenno ai suoi subalterni: in perfetto sincronismo, i tre puntarono i piedi uniti in avanti, con la schiena dritta come un righello e il braccio alzato in avanti a formare un angolo ottuso con l'articolazione della spalla; poi urlarono a pieni polmoni: «A maggior gloria di Re Cooler!» Dopo aver espletato la doverosa formalità dello slogan, anche gli altri due componenti della Squadra si presentarono.
«Io mi chiamo Dore.» disse un possente energumeno dalla mascella quadrata e dalla pelle di un verde intenso che, a braccia conserte, si era collocato alla sinistra del suo capitano. Più alto di Sauzer, indossava uno scouter dalla lente gialla, la battle suit verde chiara della Squadra e un paio di slip viola. Indossava sulla testa un casco bianco con placche dello stesso colore bronzeo della spallina sinistra, sotto il quale fluiva ispida una folta criniera nera che si allungava fino alla curva della schiena all'altezza dell'osso sacro.
Il terzo componente della Squadra, postosi a destra di Sauzer, si presentò con un vocione gutturale: «Mio nome Neiz. Guh guh guh...» si presentò, con una risata sinistra e gutturale. In circostanze e in un contesto diversi, sarebbe potuto sembrare un personaggio ridicolo e goffo: ma in quel caso particolare, era bene diffidare delle buffe sembianze. Indossava lo scouter con lente azzurra, e la divisa era simile a quella dei due colleghi: battle suit verde e undersuit violetto a metà coscia. Aveva tuttavia una corporatura notevolmente diversa da quella dei due colleghi. Era una figura bassa e tozza, dalla pelle rosso mattone, panciuta, con due occhioni languidi a palla e due ampie orecchie a punta, e senza naso; braccia e gambe erano corti ma solidi; dal suo sedere sbucava una coda da salamandra.
A parte il sincronismo con cui avevano eseguito lo slogan, Crilin e Gohan notarono che i tre non avevano nulla da spartire con la squadra Ginew di Freezer: erano più seri, composti e, in ciò, alquanto agghiaccianti. In effetti le due formazioni riuscivano ad essere entrambe agghiaccianti, ciascuna a modo suo: gli uomini di Ginew non prendevano nulla sul serio, e del resto sapevano di poterselo permettere perché nulla nello spazio avrebbe potuto impensierirli. Nessun nemico era per loro un problema serio: era più serio per loro eseguire al meglio le coreografie e stabilire la posta in gioco per le loro scommesse; le loro missioni erano dei giochi, e questo spirito giocoso nell'affrontare la guerra li rendeva grotteschi, nel complesso. Quelli mettevano paura perché non prendevano nulla sul serio, questi mettevano paura perché, al contrario, avevano la parvenza di voler prendere tutto sul serio, come una questione d'onore, e il loro interesse centrale era mostrarsi come l'invincibile braccio armato del Re.
È da notare come nessuno degli extraterrestri avesse interrogato gli umani sulle loro identità, invitandoli a presentarsi: non importava a nessuno di loro, visto che davano per scontato che l'unico ruolo dei terrestri era quello di carne da macello buona solo per compiere una debole e vana resistenza e poi soccombere. Ultimata la presentazione, dunque, il Re decretò: «Ordunque, poiché le formalità sono state espletate a dovere, stabiliamo delle regolette affinché la nostra sia una competizione leale... avrete capito tutti che mi piacciono le cose fatte bene.» Ovviamente il verbo “stabiliamo” andava interpretato come “Io stabilisco e voi vi adeguate”. Il potente alieno invitò con un cenno terrestri ed alieni a disporsi in riga e a prestare attenzione a quanto stava per annunciare; alle sue spalle stavano, ritte sull'attenti, Kapirinha, esclusa dalla sfida perché giudicata debole rispetto al livello dei partecipanti, e Kodinya, ingiustificatamente tenuta fuori, con sua somma delusione. I quattro terrestri lanciarono un'occhiata ai loro avversari, ma soprattutto cercarono di studiarne la forza. Il capitano Sauzer, così come sua Maestà, non emetteva un'aura potente: indubbiamente anche lui, data la posizione di prestigio, doveva essere un combattente abile, quindi non era strano che potesse manipolare la propria aura (come del resto il capitano Ginew, ricordò Crilin); di conseguenza, la sua vera potenza era avvolta nel mistero. Gli altri due emettevano un'energia alta, specialmente Dore, l'energumeno verde. Neiz aveva un'aura potente ma non eccessivamente... a prima vista ai terrestri venne spontaneo pensare che almeno su di lui avrebbero facilmente potuto avere la meglio. Kreezer appariva pericolosamente forte... non ai livelli del defunto padre, perché era ancora piccolo, ma fuori dalla loro portata. Chissà se Gohan avrebbe avuto problemi... Infine c'erano le due ragazze: nessuna delle due emetteva un'energia incredibile, dunque sapevano sopprimere la propria aura; eppure Cooler non le considerava delle guerriere d'élite... come mai? Eppure la piccola aveva mostrato di avere una potenza insolitamente elevata, mentre della spilungona non si sapeva niente: si poteva solo immaginare che fosse molto più forte della sua amica.
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