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Ho le Palle Piene
E adesso perché gli aveva detto che lo odiava? Cosa c'entrava? Voleva solo dirgli “Togliti dalla mia vista - lasciami andare”, voleva gridarglielo, ma in fondo non era ciò che lei voleva. Lo voleva, ma non lo voleva: cose da pazzi! Gli occhi neri del Saiyan avevano su Bulma un magnetismo a cui gli occhi azzurri rispondevano con un fascino indescrivibile... quegli occhi azzurri dai quali, basta negarlo!, Vegeta era attratto con una forza istintiva e naturale...
...No. No, non era possibile. Non era vero e non stava accadendo. Non riusciva a crederci, che in quel momento si era venuta a combinare quella situazione. Non poteva essere vero che lui e lei si stessero scambiando quei gesti e quei movimenti, non doveva essere vero che avessero entrambi gli occhi chiusi e stessero continuando nella maniera più naturale possibile, che i loro visi fossero più che vicini, in quel modo, senza separarsi; lei non aveva realmente la mano sul petto di lui, lui non palpava davvero il seno di lei da sotto la maglia. Non era possibile che fosse così sottile la linea che divideva la repulsione e l'attrazione, eros e thanatos, odi et amo, Bulma e Vegeta; il crepuscolo doveva esistere, ma dov'è che finiva il giorno e iniziava la notte? Come distinguere l'odio dal... Fermarsi, prima che tutto andasse avanti, o andare avanti prima che tutto si decidesse a fermarsi? A lei furono sufficienti alcuni lunghissimi nanosecondi per far sì che smettesse di parlare, e anche solo di pensare, di porsi innocenti domande, e cedesse al ritmo istintivo dell'amplesso.
Luogo comune numero uno: di solito, quando nei film capita un fatto di questo tipo, il giorno dopo i protagonisti della vicenda sentono il bisogno di parlare di quello che ciò ha significato per loro. Anche Bulma – da brava terrestre - avvertì questo bisogno, ma Vegeta – da altrettanto bravo Saiyan - non la cercò e continuò a comportarsi come da copione, come se nulla fosse. Era segno che tutto questo per lui non rappresentava un evento epocale o sensazionale; era stato un fatto che dal suo punto di vista non avrebbe avuto ricadute concrete; non significava nemmeno un millesimo di ciò che voleva dire per Bulma. Bulma, dal canto suo, era attratta dal Saiyan, anche se faticava a credere che avessero fatto quel che avevano fatto; ma, se avesse potuto tornare indietro nel tempo, era sicura che ci sarebbe ricascata volentieri altre cento volte.
Luogo comune numero due, qualche settimana dopo: accadde l'imprevisto prevedibile, la classica ed implacabile sequenza. Il mese salta un turno, la visita specialistica dal ginecologo di fiducia e una cicogna in arrivo; una volta qualcuno scrisse che uno dei modi più sicuri per avere una gravidanza è non desiderarla e non aspettarla affatto. E allora si può stare sicuri che la gravidanza arriverà.
C'è da dire che Bulma, la principale diretta interessata, non ne fece una tragedia. Tutt'altro: accolse la notizia per quello che era, ossia una splendida, stupenda notizia. Aveva centomila buoni motivi per essere felici, e chiunque potrebbe intuirne ben più di uno. Coinvolgere Vegeta? Sicuramente, ci avrebbe provato, perché no? La missione avrebbe richiesto una dose industriale di pazienza, ma la ragazza, nonostante la sua indole irascibile, era disposta a sforzarsi per far capire a quel cocciuto che la creatura che stava crescendo nel suo grembo era sempre suo figlio, era sempre un nuovo appartenente alla razza Saiyan in arrivo, come lo era Gohan, del quale non si poteva dire che fosse un guerriero mediocre, per la sua età. E comunque, da un punto di vista più pratico, i suoi genitori l'avrebbero aiutata in qualsiasi cosa: sua madre diveniva una vera esagitata all'idea di poter avere un piccolo Vegeta in miniatura da portare in giro per la casa, da coccolare, a cui dare il biberon e poi farlo giocare con i cani, i gatti e i dinosauri domestici! Così anche il Dr. Brief bofonchiava felice che non vedeva l'ora che il piccolo nascesse.
Le aspettative di Bulma su Vegeta come padre vennero ben presto deluse. Vegeta fin dall'inizio non aveva mostrato particolare interesse per il nascituro, per il figlio del Principe dei Saiyan, e lo scorrere dei mesi non aveva mutato quell'atteggiamento. L'idea non lo attirava, non lo spaventava né tantomeno lo esaltava. Niente: proseguiva la sua vita quotidiana visto che la gravidanza non era un problema che lo toccava; sembrava che il figlio non fosse suo, ma di una persona che lui conosceva molto alla lontana. Continuava ad avvicinarsi a Bulma solo la sera, ed ogni tanto poneva qualche domanda sul bambino; il semplice “Come stai?” oppure “Quanto tempo manca ancora?” erano per lei delle perle rarissime e, per questo, preziosissime.
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L'ANGOLO DELL'AUTORE
Mi ero ripromesso di racchiudere il travagliato racconto di Bulma e Vegeta in un unico capitolo, ma la vicenda è diventata un po' più lunghetta di quello che prevedevo. O facevo un unico capitolo lunghissimo, o lo spezzavo in due più brevi... quindi ho optato per la seconda alternativa. Il titolo del capitolo è una citazione tratta da un famoso verso di un poeta latino, Catullo, che con l'espressione "Odi et amo" ("Odio ed amo"... allo stesso tempo, s'intende) si intende quel sentimento misto e ambiguo di amore talmente passionale da non essere distinguibile dalla sofferenza che arreca all'amante, e che quindi sfocia nell'odio.
Dimenticavo: la battuta di Vegeta "Ammazzo. Il tempo." è una citazione del primo leggendario Scary Movie. :-D
Ultima modifica di VirusImpazzito; 09-08-2013 alle 01:14
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