Piccola maratona horror in questi giorni: The descent di Neill Marshall e le prime due opere del caro Rob Zombie, La casa dei 1000 corpi e The Devil's rejects.
Domani butto giù qualche riga.
Cosmopolis di D. Cronenberg
Ultima fatica del famoso regista canadese, che negli ultimi anni ha abbandonato il cosiddetto body horror per gettarsi nel cinema sociale, mantenendo però fedele ai propri canoni stilistici. La storia parla di Eric Packer, un miliardario ventotenne apatico che viaggia a passo d'uomo nel cuore di Manhattan all'interno della sua limousine all'avanguardia, il quale assiste al crollo del suo impero finanziario per via di alcune manovre finanziarie sbagliate.
Dissezionare un film di Cronenberg non è mai semplice, in quanto si tratta di un regista molto attento al lato psicologico e che dà forte risalto ai dialoghi, elementi che difatti ritroviamo molto accentuati anche in questo Cosmopolis. Packer si ritroverà a discutere con i suoi vari collaboratori, ognuno dei quali si occupa di un determinato settore della sua azienda e gli offrirà un determinato tipo di consulenza, inoltre avrà anche qualche incontro con la moglie, che metterà in risalto il loro distacco emotivo e l'incapacità del protagonista di trovare un vero punto di incontro nelle conversazioni. Un aspetto che risalta subito è l'incredibile mole di battute presenti nel film, tutte riguardanti temi come l'economia, il futuro e la sicurezza, forse risultando troppo invadenti e lasciando un po' stordito lo spettatore, che può trovare difficoltà a focalizzare il punto chiave della narrazione.
In realtà questa è solo un'analisi superficiale di ciò che Cosmopolis presenta. La vera anima del film sta nell'introspezione psicologica del personaggio interpretato da Pattinson, un flusso di coscienza gelido e meccanico, che sprigiona tutta la sua potenza tramite l'atarassia del protagonista e nella verbosità sfiancante e martellante che sussegue per tutta la durata della pellicola. I vari attori che interagiscono con esso sono semplicemente metafore, varie sfere della sua psiche che disquisiscono dei tanti aspetti del capitalismo americano, anzi, potremmo dire che lo stesso Pattinson rappresenta questo modello economico e che questi dialoghi siano appunto un'analisi della propria integrità e dei propri principi, del proprio potere e dei propri limiti. Pattinson quindi mostra attraverso la sua ossessione per il controllo medico e la sua sicurezza il bisogno del controllo capitalistico, la sua necessità di "aggiustare il taglio" o il desiderio di acquistare la cappella come l'assolutezza dei propri obiettivi; un po' enigmatico invece il pianto alla morte del musicista, forse che l'arte possa scalfire la risolutezza di questo sistema rigido? Non sono molto sicuro, ma la cosa davvero interessante è che tutto questo viaggio avviene all'interno di una limousine hi tech, simbolo di un futuro lontano, mentre le persone all'esterno, qua rappresentate in una rivolta di ratti, gridano il loro dissenso ad un'economia distante dal loro mondo, che parla di teorie astratte e tecniche. E il malcontento per le strade cresce sempre di più, è scontro tra due realtà poste su piani differenti. Si arriva alla più pura provocazione in certi casi, come l'uccisione della guardia quasi a voler eliminare il soggetto inutile dalla società, una sorta di spietata legge Darwiniana.
La pellicola ha un punto di rottura che provoca squilibrio nella mente di Packer, portandolo ad azioni inspiegabili. Nel lungo dialogo finale tra lui e la sua nemesi, lo stalker, allegoria del reazionario estremista, che preferisce ricorrere alla violenza piuttosto che affrontare davvero il problema, si coglie tutta l'essenza di questo Cronenberg, che come ho detto poc'anzi dipinge in modo originale questa frattura. I temi riassumono un po' tutto il percorso del plot, si parla dell'alienamento del capitalismo e della perdita d'identità dell'uomo comune, aumentando la disparità tra ricchi e poveri. Viene abilmente trattato il tema del dolore, mischiando l'approccio visivo a quello psicologico, d'altronde un'economia perfetta non può esistere senza i sacrifici dei cittadini, sacrifici che non possono concretizzarsi in cibo senza un'industria che lavori tale materia prima.
"Tu dovevi salvarmi." La supplica rabbiosa dell'uomo sull'orlo della crisi che giunge all'atto estremo.
Questa non è una pellicola semplice, non solo sul piano puramente interpretativo ma anche sotto un aspetto registico. Poco scorrevole e chiara a una prima visione, contiene però una critica moderna di indiscutibile coerenza e lucidità, trattando temi sulla bocca di tutti i giorni sotto un profilo interiorizzato. Se Dangerous Method era deludente perché lento e distaccato, questo Cosmopolis è lento e distaccato perché reale, in tutta la sua crudele distopia.
Voto: 7,5/10
Ultima modifica di Dragon Slayer; 07-06-2013 alle 03:03
M'illumino d'immenso.
Shepard
esattamente quello che penso, è un paragone che non ha alcun senso, le due opere sono entrambe ottime, ma sono esperienze che danno sensazioni completamente differenti. Del resto la miniserie TV prodotta più di recente e con adattamento rivendicato dallo stesso Stephen King, che manco a farlo apposta riprende il romanzo quasi pedissequamente, è davvero un prodotto mediocre. Allo stesso modo in teoria da uno scritto mediocre non è detto che un grande sceneggiatore o un regista non riescano a trarre una Pellicola di livello, proprio rielaborando o addirittura sovvertendo il plot originale.
Senza musica la vita sarebbe un errore
Friedrich Nietzsche
no, ma io ho capito quello che intendi .. è che a mio parere quel senso di "normalità" e attesa iniziali sono proprio funzionali e a sostegno dello smarrimento e del senso di minaccia che pervadono i protagonisti (e lo spettatore .. ma riconosco avete avuto la "sfiga" di vederlo quando dello xenomorfo si sa ormai tutto) per tutto il resto del Film.
Senza musica la vita sarebbe un errore
Friedrich Nietzsche
D'altronde Lynch ha diretto Eraserhead con circa 20 pagine di script.
Neanche Drive penso superi tal numero.
M'illumino d'immenso.
Shepard
Ho appena finito di vedere Funeral Party.
Deciamente divertente, uno humour inglese e nero decisamente ben congeniato. Nella seconda parte non ho smesso di ridere
Dinklage bravissimo.
7,5
Ultima modifica di Daredevil; 07-06-2013 alle 14:48
Oh santo cielo. Pensate ancora dopo cinque anni che io sia un deficiente?
Se mi parli di difetti a livello di trama, di personaggi e di sceneggiatura in un film tratto da un libro, mi sembra logico risponderti che può essere colpa del libro non del regista.
Fino a prova contraria, non esistono film migliori dei libri da cui sono stati tratti.
Puoi essere il regista più bravo del mondo ma sei hai un libro di merda, non ci puoi fare molto.
Se realizzi un film tratto da un libro di merda (vedi Twilight) e ti viene altrettanto di merda, è colpa di chi ha scritto il libro oppure di te che hai accettato il ruolo? Mica te lo ha ordinato il dottore, è una tua scelta, che lo hai fatto perché sei un fan del romanzo, perché avevi bisogno di soldi, perché avevi voglia di una vacanza in Scandinavia... non ha importanza, il regista è un lavoro prima di tutto di responsabilità.
Psycho.Fino a prova contraria, non esistono film migliori dei libri da cui sono stati tratti.
M'illumino d'immenso.
Shepard