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Discussione: Cronaca scolastica

  1. #821
    That's my spot L'avatar di alby619
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    Oggi ho fatto il primo compito di inglese sulla letteratura. Avrei preferito delle domande più serie (ce n'era una che chiedeva di inventare delle metafore in inglese utilizzando dei sentimenti a piacere). Questi compiti dovrebbero testare la mia preparazione, non le mie abilità di poeta.
    Poi mi è stata chiesta dalla proff la versione di latino che c'era per oggi e l'ho tradotta per metà, poi ha chiamato qualcun'altro. Non penso sia stata un'interrogazione.
    Infine ho studiato Parmenide, che diceva che quando si parla di qualcosa, si parla sempre di qualcosa che è dunque esiste, ed è impossibile parlare di qualcosa che non esiste. Tornando a casa però mi è venuto il dubbio. Babbo Natale non esiste, eppure potrei parlarne per ore.
    Don't you think if I were wrong I'd know it?

  2. #822
    Re-build L'avatar di Lorenzo GOV
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    Però Babbo Natale esiste come pensiero.
    E pensiero = essere.

  3. #823
    Rain Dog. L'avatar di The Philosopher
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    Citazione Originariamente Scritto da Blaze. Visualizza Messaggio
    RODUTO? RTOFL

    Comunque sia a me le cose fortunatamente stanno andando nel verso giusto.
    7+ su 7,5 al compito di matematica (non dico perché quel quarto di voto in meno o sarò perculato a vita)
    7.5 su 7.5 all'interrogazione di filosofia.
    Un 8 all'orale ed un 8+ allo scritto in inglese ed un 6.5 (considerato che non avevo studiato NIENTE, non mi lamento) in francese.
    L'unica cosa per cui "temo" è il compito di italiano su Dante, visto che il nostro professore è noto per essere fortemente stretto di voti. Diciamo che dal 5.5 in su c'è da godere e dato che lo stesso docente ricopre il ruolo di insegnante di latino quest'anno, ci sarà da temere anche nella mia materia preferita :/
    Un peccato.
    Perchè gli hai detto che LaBrie è l'emblema della voce acuta e pulita? ROTFL
    "Don't you know there ain't no devil, there's just God when he's drunk"

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  4. #824
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    Citazione Originariamente Scritto da Lorenzo GOV Visualizza Messaggio
    Però Babbo Natale esiste come pensiero.
    E pensiero = essere.
    Appunto, tutto ciò che pensiamo esiste in qualche maniera. Come esiste qualsiasi altra nostra fantasia, come unicorni, colpi energetici alla DB e bacchette magiche di Harry Potter. Non esistono nella realtà definita dai nostri sensi, ma comunque esistono perchè presenti nel nostro pensiero e nella nostra mente, e quindi fanno anch'essi parte dell'essere.
    Diciamo che secondo Parmenide ciò che percepiamo è più falso di ciò che pensiamo e quindi in qualche modo si può dire che Babbo Natale sia più reale e più legato al vero "essere" di quanto non lo sia casa tua.

    Il discorso di Parmenide ha però molti punti deboli. Il nulla, ad esempio, già avendo un nome si può dire che esso esista. Non si può dare un nome (e cioè dare un senso ed un significato) a un qualcosa di inesistente...
    Inoltre egli afferma che l'essere è un qualcosa di finito, di compiuto. Ma se esso è finito, significa che ha dei confini: e fuori da quei confini che cosa c'è? Non c'è niente, suppongo. Ma dicendo che non c'è niente di fatto si dice che c'è il nulla, e questo sappiamo che per Parmenide non è possibile...

    Io non mi ci raccapezzo più. La prossima lezione porrò queste domande al prof, perchè davvero il discorso di 'sto filosofo mi sembra forzato in molti punti.

  5. #825
    That's my spot L'avatar di alby619
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    Citazione Originariamente Scritto da Lorenzo GOV Visualizza Messaggio
    Però Babbo Natale esiste come pensiero.
    E pensiero = essere.
    Ah, ecco. Ora è più chiaro.
    Don't you think if I were wrong I'd know it?

  6. #826
    imma a huge fahget L'avatar di sentinel
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    Appunto, tutto ciò che pensiamo esiste in qualche maniera. Come esiste qualsiasi altra nostra fantasia, come unicorni, colpi energetici alla DB e bacchette magiche di Harry Potter.
    Not.
    Per Parmenide è il pensare che qualifica l'essere, non il pensiero in se. E' la capacità di pensare che fa esistere l'essere.

    Non esistono nella realtà definita dai nostri sensi, ma comunque esistono perchè presenti nel nostro pensiero e nella nostra mente, e quindi fanno anch'essi parte dell'essere.
    Diciamo che secondo Parmenide ciò che percepiamo è più falso di ciò che pensiamo e quindi in qualche modo si può dire che Babbo Natale sia più reale e più legato al vero "essere" di quanto non lo sia casa tua.
    Not.
    Per Parmenide i sensi sono semplici doxa, opinioni senza fondamento logico, che vedono solo un falso divenire dove in realtà c'è una semplice apparenza del non essere. Sia casa tua, sia babbo natale, sia io che te, non esistiamo, nel senso ontologico parmenideo. L'essere è UNO, indivisibile, definito ed è sempre, non è stato e non sarà, ma sempre è.

    Il discorso di Parmenide ha però molti punti deboli. Il nulla, ad esempio, già avendo un nome si può dire che esso esista. Non si può dare un nome (e cioè dare un senso ed un significato) a un qualcosa di inesistente...
    Questa invece è un'obiezione senza senso. Parmenide non dice mai che dare un nome alle cose le fa esistere. Tutto ciò che non è l'unico essere, è una manifestazione illusoria del non essere.

    Inoltre egli afferma che l'essere è un qualcosa di finito, di compiuto. Ma se esso è finito, significa che ha dei confini: e fuori da quei confini che cosa c'è? Non c'è niente, suppongo. Ma dicendo che non c'è niente di fatto si dice che c'è il nulla, e questo sappiamo che per Parmenide non è possibile..
    L'obiezione della finitezza dell'essere è giusta, ma le cause che hai imputato sono sbagliate. Oltre l'essere ovviamente c'è il non essere. Ma come fa il non essere a stare accanto all'essere? Questo problema lo risolverà Melisso, un allievo di Parmenide, che spiegherà perché per seguire il concetto parmenideo l'essere è in realtà infinito in tutti i sensi: tempo e spazio.
    Forse quando rimarrà solo sale e terra e le stelle cadranno, ti sentirai a casa.

  7. #827
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    Citazione Originariamente Scritto da sentinel Visualizza Messaggio
    Per Parmenide è il pensare che qualifica l'essere, non il pensiero in se. E' la capacità di pensare che fa esistere l'essere.
    Uhm... spiegati meglio, non ho ben colto il concetto.
    Per Parmenide i sensi sono semplici doxa, opinioni senza fondamento logico, che vedono solo un falso divenire dove in realtà c'è una semplice apparenza del non essere. Sia casa tua, sia babbo natale, sia io che te, non esistiamo, nel senso ontologico parmenideo. L'essere è UNO, indivisibile, definito ed è sempre, non è stato e non sarà, ma sempre è.
    Quindi secondo Parmenide il grado ontologico della realtà che percepiamo e pensaimo è pari a 0? Ma quindi mi sovviene una domanda: cos'è davvero reale per Parmenide? Dov'è questo "essere"? (io l'ho appena iniziato, e sinceramente queste domande me le pongo di continuo)
    Questa invece è un'obiezione senza senso. Parmenide non dice mai che dare un nome alle cose le fa esistere. Tutto ciò che non è l'unico essere, è una manifestazione illusoria del non essere.
    Sì, io parlavo in questo modo sempre riferendomi alla convinzione personale che secondo Parmenide ogni cosa pensata appartenesse all'essere. Ma hai confutato questa mia convinzione prima, quindi ora approvo la tua obiezione.
    L'obiezione della finitezza dell'essere è giusta, ma le cause che hai imputato sono sbagliate.
    In che senso? Di quali cause parli? Io ho semplicemente esplicitato un ragionamento personale: cosa c'è al di fuori della finitezza dell'essere? Questo sinceramente non l'ho ancora capito, e mi pare una contraddizione bella e buona del dicorso di Parmenide.

  8. #828
    Re-build L'avatar di Lorenzo GOV
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    Fondamentalmente, Parmenide parte da questo assunto: la realtà è fatta di doxa, apparenze, i sensi non possono dirci del mondo come esso è. Il pensare (meglio del termine pensiero, che può essere fuorviante perchè indicante realtà determinate) invece ha come proprio oggetto sempre e solo "cio che è", il "to ov", l'essere che ha quelle facoltà da te dette di unicità, finitezza, immobilità.

    Ciò che rende rivoluzionario Parmenide è il fatto che per la prima volta conferisce astratezza ad una disciplina teoretica come la filosofia (si può parlare di nascita della metafisica), ma soprattutto è il primo che instaura il parallelo fra ESSERE--->PENSARE --->LINGUAGGIO: ciò che pensiamo inevitabilmente "è", "ciò che è" può essere detto, in quanto pensabile ed essente.

    Si può comprendere maggiormente Parmenide se lo si pone in paragone con Eraclito: la fissità, l'unitarietà, la chiarezza della ragione che illumina l'essere di Parmenide con il movimento, il fluire eterno e infinito, il "chiaroscuro" epistemico (cioè, conoscitivo) di Eraclito.

  9. #829
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    Citazione Originariamente Scritto da Lorenzo GOV Visualizza Messaggio
    Ciò che rende rivoluzionario Parmenide è il fatto che per la prima volta conferisce astratezza ad una disciplina teoretica come la filosofia (si può parlare di nascita della metafisica)...
    Ma l'astrattezza era presente già nei pensieri di Eraclito ed in parte anche di Anassimandro. Il logos e l'apeiron sono concetti più o meno astratti (credo); il primo è il punto in comune della realtà, l'origine intesa come fondamento comune di tutta la realtà (e quindi non è un qualcosa di propriamente concreto), mentre il secondo è l'indefinito da cui tutto prende forma (e l'indeterminato è per definizione privo di connotati di alcun genere, menchemeno fisici).
    ...ma soprattutto è il primo che instaura il parallelo fra ESSERE--->PENSARE --->LINGUAGGIO: ciò che pensiamo inevitabilmente "è", "ciò che è" può essere detto, in quanto pensabile ed essente.
    Quindi esiste anche Goku... ?
    Si può comprendere maggiormente Parmenide se lo si pone in paragone con Eraclito: la fissità, l'unitarietà, la chiarezza della ragione che illumina l'essere di Parmenide con il movimento, il fluire eterno e infinito, il "chiaroscuro" epistemico (cioè, conoscitivo) di Eraclito.
    Anche questo a dirla tutta evoca in me seri dubbi: ad esempio, non capisco come faccia Parmenide a dare tutta questa stabilità a ciò che chiama essere senza entrare in contraddizione con ciò che dice. Ad esempio, il tempo: esso scorre, ed il suo scorrere provoca un continuo divenire delle cose, un continuo mutamento. Il divenire è proprio lo "smettere di essere qualcosa" ed "iniziare ad essere qualcos'altro" della realtà. Parmenide invece pare che collochi l'essere in un infinito presente, in cui non esiste il non essere creato inevitabilmente dal mutamento degli eventi... non so se mi spiego, ma questo è un serio dubbio che ho.

  10. #830
    That's my spot L'avatar di alby619
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    Citazione Originariamente Scritto da TheOnlyBest Visualizza Messaggio
    Anche questo a dirla tutta evoca in me seri dubbi: ad esempio, non capisco come faccia Parmenide a dare tutta questa stabilità a ciò che chiama essere senza entrare in contraddizione con ciò che dice. Ad esempio, il tempo: esso scorre, ed il suo scorrere provoca un continuo divenire delle cose, un continuo mutamento. Il divenire è proprio lo "smettere di essere qualcosa" ed "iniziare ad essere qualcos'altro" della realtà. Parmenide invece pare che collochi l'essere in un infinito presente, in cui non esiste il non essere creato inevitabilmente dal mutamento degli eventi... non so se mi spiego, ma questo è un serio dubbio che ho.
    Veramente lo colloca fuori dal tempo. Sul mio libro fa questo esempio: se dicessimo che qualcosa era, significa che adesso non è, e se dicessimo che sarà, significa che ancora non è. Dunque l'essere è fuori dal tempo.
    E' uno dei sette ragionamenti per assurdo con cui Parmenide giunge a queste conclusioni partendo dall'assioma 'l'essere è e non può non essere'.
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