Ormai mi sto abituando a fare doppi post.

Spoiler:



"Dick Laurent is dead"

Non mi dilungo troppo perché è un'opera così mastodontica che meriterebbe un vero e proprio articolo solo per essere a grandi linee assimilata.
Penso che Lynch con la sua trilogia della mente abbia aperto una nuova strada nel cinema, un'arte visiva che abbandona totalmente i canoni narrativi comuni e destrutturalizza la trama, affogando lo spettatore in un oceano onirico pervaso da oscurità, onirismo e sensazioni.
Le chiavi di lettura sono molteplici, nessuna certa e tutte suggestive: possiamo vederlo come una specie di scambio di corpi, con conseguente battaglia psicologica tra subconsci; possiamo vederlo come un enorme trip mentale dove realtà e finzione si sposano perfettamente; è molto valida anche l'ipotesi che si tratti di un ossimoro dei due personaggi principali, una psicologica lotta tra bene e male, sogno e realtà, conscio e subconscio.
La regia è assolutamente magnifica, parte con atmosfere soffuse strizzando l'occhio al noir/horror, creando una sorta di atmosfera climatica opprimente che però non si riversa mai nel cosiddetto spannung, lasciando chi lo guarda in uno stallo emotivo. Poi diventa una sorta di viaggio, dove chi guarda la pellicola è confuso almeno quanto il protagonista, vive tale esperienza con occhi ingenui chiedendo perché, cercando di trovare il senso di un puzzle enigmatico e caotico. Il finale non ci consegna la chiave che vorremmo, quella che ci permetterebbe di comprendere questi 130 minuti di follia visionaria: il nastro di Moebius non si scompone e continua a girare inesorabile, come un circolo vizioso dove non esiste una strada lineare, rimandando sotto certi aspetti al classico Eraserhead. Inutile descrivere la maestria di D.L. nei suoi piani sequenza prolungati e fissi, nella sensualità distorta che è capace a creare, la fotografia sfuggente e fumosa che verrà ripresa anche in altre sue opere, Inland Empire su tutte.

Purtroppo non è una pellicola per tutti, è facile additarla come nonsense solo perché non si appoggia agli schemi tradizionali, e difatti nemmeno la critica al tempo comprese l'incredibile intreccio che presenta Lost Highway. Però per chi è capace ad amare ciò che non necessariamente si può comprendere in pieno, per chi ancora è capace a farsi trasportare dalle immagini e dalla musica, è un'opera senza tempo.

10/10