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Oggi ho fatto il primo compito di inglese sulla letteratura. Avrei preferito delle domande più serie (ce n'era una che chiedeva di inventare delle metafore in inglese utilizzando dei sentimenti a piacere). Questi compiti dovrebbero testare la mia preparazione, non le mie abilità di poeta.
Poi mi è stata chiesta dalla proff la versione di latino che c'era per oggi e l'ho tradotta per metà, poi ha chiamato qualcun'altro. Non penso sia stata un'interrogazione.
Infine ho studiato Parmenide, che diceva che quando si parla di qualcosa, si parla sempre di qualcosa che è dunque esiste, ed è impossibile parlare di qualcosa che non esiste. Tornando a casa però mi è venuto il dubbio. Babbo Natale non esiste, eppure potrei parlarne per ore.
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Però Babbo Natale esiste come pensiero.
E pensiero = essere.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Blaze.
RODUTO? RTOFL
Comunque sia a me le cose fortunatamente stanno andando nel verso giusto.
7+ su 7,5 al compito di matematica (non dico perché quel quarto di voto in meno o sarò perculato a vita)
7.5 su 7.5 all'interrogazione di filosofia.
Un 8 all'orale ed un 8+ allo scritto in inglese ed un 6.5 (considerato che non avevo studiato NIENTE, non mi lamento) in francese.
L'unica cosa per cui "temo" è il compito di italiano su Dante, visto che il nostro professore è noto per essere fortemente stretto di voti. Diciamo che dal 5.5 in su c'è da godere :lol: e dato che lo stesso docente ricopre il ruolo di insegnante di latino quest'anno, ci sarà da temere anche nella mia materia preferita :/
Un peccato.
Perchè gli hai detto che LaBrie è l'emblema della voce acuta e pulita? ROTFL
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Lorenzo GOV
Però Babbo Natale esiste come pensiero.
E pensiero = essere.
Appunto, tutto ciò che pensiamo esiste in qualche maniera. Come esiste qualsiasi altra nostra fantasia, come unicorni, colpi energetici alla DB e bacchette magiche di Harry Potter. Non esistono nella realtà definita dai nostri sensi, ma comunque esistono perchè presenti nel nostro pensiero e nella nostra mente, e quindi fanno anch'essi parte dell'essere.
Diciamo che secondo Parmenide ciò che percepiamo è più falso di ciò che pensiamo e quindi in qualche modo si può dire che Babbo Natale sia più reale e più legato al vero "essere" di quanto non lo sia casa tua. :lol:
Il discorso di Parmenide ha però molti punti deboli. Il nulla, ad esempio, già avendo un nome si può dire che esso esista. Non si può dare un nome (e cioè dare un senso ed un significato) a un qualcosa di inesistente...
Inoltre egli afferma che l'essere è un qualcosa di finito, di compiuto. Ma se esso è finito, significa che ha dei confini: e fuori da quei confini che cosa c'è? Non c'è niente, suppongo. Ma dicendo che non c'è niente di fatto si dice che c'è il nulla, e questo sappiamo che per Parmenide non è possibile...
Io non mi ci raccapezzo più. La prossima lezione porrò queste domande al prof, perchè davvero il discorso di 'sto filosofo mi sembra forzato in molti punti. :lol:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Lorenzo GOV
Però Babbo Natale esiste come pensiero.
E pensiero = essere.
Ah, ecco. Ora è più chiaro.
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Citazione:
Appunto, tutto ciò che pensiamo esiste in qualche maniera. Come esiste qualsiasi altra nostra fantasia, come unicorni, colpi energetici alla DB e bacchette magiche di Harry Potter.
Not.
Per Parmenide è il pensare che qualifica l'essere, non il pensiero in se. E' la capacità di pensare che fa esistere l'essere.
Citazione:
Non esistono nella realtà definita dai nostri sensi, ma comunque esistono perchè presenti nel nostro pensiero e nella nostra mente, e quindi fanno anch'essi parte dell'essere.
Diciamo che secondo Parmenide ciò che percepiamo è più falso di ciò che pensiamo e quindi in qualche modo si può dire che Babbo Natale sia più reale e più legato al vero "essere" di quanto non lo sia casa tua. :riso:
Not.
Per Parmenide i sensi sono semplici doxa, opinioni senza fondamento logico, che vedono solo un falso divenire dove in realtà c'è una semplice apparenza del non essere. Sia casa tua, sia babbo natale, sia io che te, non esistiamo, nel senso ontologico parmenideo. L'essere è UNO, indivisibile, definito ed è sempre, non è stato e non sarà, ma sempre è.
Citazione:
Il discorso di Parmenide ha però molti punti deboli. Il nulla, ad esempio, già avendo un nome si può dire che esso esista. Non si può dare un nome (e cioè dare un senso ed un significato) a un qualcosa di inesistente...
Questa invece è un'obiezione senza senso. Parmenide non dice mai che dare un nome alle cose le fa esistere. Tutto ciò che non è l'unico essere, è una manifestazione illusoria del non essere.
Citazione:
Inoltre egli afferma che l'essere è un qualcosa di finito, di compiuto. Ma se esso è finito, significa che ha dei confini: e fuori da quei confini che cosa c'è? Non c'è niente, suppongo. Ma dicendo che non c'è niente di fatto si dice che c'è il nulla, e questo sappiamo che per Parmenide non è possibile..
L'obiezione della finitezza dell'essere è giusta, ma le cause che hai imputato sono sbagliate. Oltre l'essere ovviamente c'è il non essere. Ma come fa il non essere a stare accanto all'essere? Questo problema lo risolverà Melisso, un allievo di Parmenide, che spiegherà perché per seguire il concetto parmenideo l'essere è in realtà infinito in tutti i sensi: tempo e spazio.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
sentinel
Per Parmenide è il pensare che qualifica l'essere, non il pensiero in se. E' la capacità di pensare che fa esistere l'essere.
Uhm... spiegati meglio, non ho ben colto il concetto.
Citazione:
Per Parmenide i sensi sono semplici doxa, opinioni senza fondamento logico, che vedono solo un falso divenire dove in realtà c'è una semplice apparenza del non essere. Sia casa tua, sia babbo natale, sia io che te, non esistiamo, nel senso ontologico parmenideo. L'essere è UNO, indivisibile, definito ed è sempre, non è stato e non sarà, ma sempre è.
Quindi secondo Parmenide il grado ontologico della realtà che percepiamo e pensaimo è pari a 0? Ma quindi mi sovviene una domanda: cos'è davvero reale per Parmenide? Dov'è questo "essere"? (io l'ho appena iniziato, e sinceramente queste domande me le pongo di continuo)
Citazione:
Questa invece è un'obiezione senza senso. Parmenide non dice mai che dare un nome alle cose le fa esistere. Tutto ciò che non è l'unico essere, è una manifestazione illusoria del non essere.
Sì, io parlavo in questo modo sempre riferendomi alla convinzione personale che secondo Parmenide ogni cosa pensata appartenesse all'essere. Ma hai confutato questa mia convinzione prima, quindi ora approvo la tua obiezione. :)
Citazione:
L'obiezione della finitezza dell'essere è giusta, ma le cause che hai imputato sono sbagliate.
In che senso? Di quali cause parli? Io ho semplicemente esplicitato un ragionamento personale: cosa c'è al di fuori della finitezza dell'essere? Questo sinceramente non l'ho ancora capito, e mi pare una contraddizione bella e buona del dicorso di Parmenide.
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Fondamentalmente, Parmenide parte da questo assunto: la realtà è fatta di doxa, apparenze, i sensi non possono dirci del mondo come esso è. Il pensare (meglio del termine pensiero, che può essere fuorviante perchè indicante realtà determinate) invece ha come proprio oggetto sempre e solo "cio che è", il "to ov", l'essere che ha quelle facoltà da te dette di unicità, finitezza, immobilità.
Ciò che rende rivoluzionario Parmenide è il fatto che per la prima volta conferisce astratezza ad una disciplina teoretica come la filosofia (si può parlare di nascita della metafisica), ma soprattutto è il primo che instaura il parallelo fra ESSERE--->PENSARE --->LINGUAGGIO: ciò che pensiamo inevitabilmente "è", "ciò che è" può essere detto, in quanto pensabile ed essente.
Si può comprendere maggiormente Parmenide se lo si pone in paragone con Eraclito: la fissità, l'unitarietà, la chiarezza della ragione che illumina l'essere di Parmenide con il movimento, il fluire eterno e infinito, il "chiaroscuro" epistemico (cioè, conoscitivo) di Eraclito.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Lorenzo GOV
Ciò che rende rivoluzionario Parmenide è il fatto che per la prima volta conferisce astratezza ad una disciplina teoretica come la filosofia (si può parlare di nascita della metafisica)...
Ma l'astrattezza era presente già nei pensieri di Eraclito ed in parte anche di Anassimandro. Il logos e l'apeiron sono concetti più o meno astratti (credo); il primo è il punto in comune della realtà, l'origine intesa come fondamento comune di tutta la realtà (e quindi non è un qualcosa di propriamente concreto), mentre il secondo è l'indefinito da cui tutto prende forma (e l'indeterminato è per definizione privo di connotati di alcun genere, menchemeno fisici).
Citazione:
...ma soprattutto è il primo che instaura il parallelo fra ESSERE--->PENSARE --->LINGUAGGIO: ciò che pensiamo inevitabilmente "è", "ciò che è" può essere detto, in quanto pensabile ed essente.
Quindi esiste anche Goku... ?
Citazione:
Si può comprendere maggiormente Parmenide se lo si pone in paragone con Eraclito: la fissità, l'unitarietà, la chiarezza della ragione che illumina l'essere di Parmenide con il movimento, il fluire eterno e infinito, il "chiaroscuro" epistemico (cioè, conoscitivo) di Eraclito.
Anche questo a dirla tutta evoca in me seri dubbi: ad esempio, non capisco come faccia Parmenide a dare tutta questa stabilità a ciò che chiama essere senza entrare in contraddizione con ciò che dice. Ad esempio, il tempo: esso scorre, ed il suo scorrere provoca un continuo divenire delle cose, un continuo mutamento. Il divenire è proprio lo "smettere di essere qualcosa" ed "iniziare ad essere qualcos'altro" della realtà. Parmenide invece pare che collochi l'essere in un infinito presente, in cui non esiste il non essere creato inevitabilmente dal mutamento degli eventi... non so se mi spiego, ma questo è un serio dubbio che ho.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
TheOnlyBest
Anche questo a dirla tutta evoca in me seri dubbi: ad esempio, non capisco come faccia Parmenide a dare tutta questa stabilità a ciò che chiama essere senza entrare in contraddizione con ciò che dice. Ad esempio, il tempo: esso scorre, ed il suo scorrere provoca un continuo divenire delle cose, un continuo mutamento. Il divenire è proprio lo "smettere di essere qualcosa" ed "iniziare ad essere qualcos'altro" della realtà. Parmenide invece pare che collochi l'essere in un infinito presente, in cui non esiste il non essere creato inevitabilmente dal mutamento degli eventi... non so se mi spiego, ma questo è un serio dubbio che ho.
Veramente lo colloca fuori dal tempo. Sul mio libro fa questo esempio: se dicessimo che qualcosa era, significa che adesso non è, e se dicessimo che sarà, significa che ancora non è. Dunque l'essere è fuori dal tempo.
E' uno dei sette ragionamenti per assurdo con cui Parmenide giunge a queste conclusioni partendo dall'assioma 'l'essere è e non può non essere'.
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Tremo a pensare che tra tre anni sarò anche io un nerdone di filosofia :lol:
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Io Parmenide lo faccio sabato, per ora sono salvo :lol:
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Come direbbe un mio caro compagno: LA VITA è UN BISCOTTO, SE PIOVE SI SCIOGLIE.
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Oggi si è iniziato alle 8 con disegno. Un'ora sulle volte, le sezioni e le prospettive poi consegna degli elaborati (io con le mie misere tra tavole su quattro sono uno dei più fighi del corso) poi ci ha spedito fuori per fare il disegno dal vero. Io ho scelto questo come soggetto nonostante i vari turisti spagnoli e tedeschi che pretendevano che capissi la loro lingua per dar loro indicazioni. Di fronte alla cattedrale c'è una bella piazzetta nel più becero degrado. Appena finisco posto il disegno così mi date pure consigli.
Poi sono tornato dopo pranzo per due micidiali ore di matematica e di storia moderna sul naturalismo e dell'influenza della "magia" nello sviluppo di questo.
P.s: la mia scuola superiore cade a pezzi però almeno la mia facoltà è figa. È nella vecchia corte d'appello regia ed in una delle zone più figherrime di Cagliari.
http://it.wikipedia.org/wiki/Castell...ri)#cite_ref-0
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Citazione:
Originariamente Scritto da
TheOnlyBest
Ma l'astrattezza era presente già nei pensieri di Eraclito ed in parte anche di Anassimandro. Il logos e l'apeiron sono concetti più o meno astratti (credo); il primo è il punto in comune della realtà, l'origine intesa come fondamento comune di tutta la realtà (e quindi non è un qualcosa di propriamente concreto), mentre il secondo è l'indefinito da cui tutto prende forma (e l'indeterminato è per definizione privo di connotati di alcun genere, menchemeno fisici).
Certo, ma i loro erano pur sempre principi immanenti con una matrice pertinentemente materiale: l'apeiron da cui tutto si origina e il logos, l'unità a cui tornano i conflitti fra gli opposti.
L'essere/pensiero di Parmenide è su un altro piano gnoseologico.
Citazione:
Quindi esiste anche Goku... ?
Nella stessa misura in cui esiste Babbo Natale.
C'è una differenza fra essere ed esistere. Quando Parmenide afferma che noi non possiamo non pensare ciò che è, non vuol dire che noi possiamo pensare ciò che solamente esiste (e penso che sia una cosa evidente), ma che il pensare è in stretta connessione con l'essere, la cui negazione è aberrante dal punto di vista logico: come si può pensare il non-essere?
Non va compreso Parmenide dal punto di vista immanentistico o temporale (non ha senso parlare di tempo, rispondendo all'altro tuo punto), perchè in realtà la questione che lui pone è dal punto di vista logico-atemporale-ontologico: l'attività dell'uomo, per cogliere la verità oltre la doxa, non può che seguire questo binario "Essere <---->Pensiero". Se si esce da questo, si diventa uno di quegli uomini con la doppia testa, di cui parla.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
generaleborio
Come direbbe un mio caro compagno: LA VITA è UN BISCOTTO, SE PIOVE SI SCIOGLIE.
Bruce Nolan è tuo compagno? :asd:
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Oggi filosofia ha interrogato, come al solito. Mi sarebbe piaciuto potermi togliere il peso dell'interrogazione, ma sfortunatamente il professore non accetta volontari. Nell'altra ora invece ha spiegato Leucippo e Democrito, gli ultimi due filosofi pluralisti.
Per il resto niente di particolarmente interessante, a parte la proff di latino che ha spiegato la metrica.
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7 a informatica scritta. verifica rubata perché l'esercizio diceva di realizzare un programma in cui io digitavo i valori, non ricordo se li stampava anche, e di fare la differenza tra il massimo numero inserito e il primo numero inserito. in pratica ho scordato di mettere un controllo in cima all'esercizio nel quale specificavo che i numeri dovevano essere positivi interi e quindi quell'esercizio smette di funzionare non appena prendo numeri sotto lo 0 :asd:
ovviamente tutto in c
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Oggi due ore di chimica passate a disegnare e tre ore di storia dell'architettura sull'arte micenea e l'introduzione di quella greca.
Cavoli tre ore sono pesantissime anche per questa materia che è a dir poco meravigliosa...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Lorenzo GOV
Nella stessa misura in cui esiste Babbo Natale.
C'è una differenza fra essere ed esistere. Quando Parmenide afferma che noi non possiamo non pensare ciò che è, non vuol dire che noi possiamo pensare ciò che solamente esiste (e penso che sia una cosa evidente), ma che il pensare è in stretta connessione con l'essere, la cui negazione è aberrante dal punto di vista logico: come si può pensare il non-essere?
Non va compreso Parmenide dal punto di vista immanentistico o temporale (non ha senso parlare di tempo, rispondendo all'altro tuo punto), perchè in realtà la questione che lui pone è dal punto di vista logico-atemporale-ontologico: l'attività dell'uomo, per cogliere la verità oltre la doxa, non può che seguire questo binario "Essere <---->Pensiero". Se si esce da questo, si diventa uno di quegli uomini con la doppia testa, di cui parla.
Sì, oggi lo abbiamo trattato più approfonditamente analizzando anche i suoi frammenti e posso dire di averlo finalmente capito. Non che siano facilmente comprensibili le sue parole, ma perlomeno molti dubbi non ce li ho più. ;)