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Piccolo e 17 si levarono verso l’alto, seguiti da Gohan che si teneva in disparte a debita distanza, obbediente al monito del maestro. «A te la prima mossa!» rispose 17 a bruciapelo.
Piccolo non esitò a lanciarsi all’attacco. Sferrò un colpo di karate, invano: trovò l’aria, perché 17 si era già spostato lateralmente. Ruotò su sé stesso sollevando la gamba per allungare un calcio al fianco, e stavolta 17 lo schivò portandosi più in alto, per poi rifilargli un calcio in picchiata al volto. Subito dopo, lo colpì con alcuni rapidi pugni al torace, dolorosissimi per il namecciano. «Visto come si fa? E considera che mi sono pure trattenuto.»
“Ma che sta succedendo?? Come mai non riesco…?” si domandava incredulo il namecciano.
«Piccolo, sono cyborg! Ecco perché non percepiamo la loro potenza! La loro forza è artificiale, non spiritua-le!» gridò Gohan.
Piccolo ringhiò irato. “Dunque sono molto più forti di me… ma non posso quantificare con esattezza, posso solo congetturare…” Decise quindi di spogliarsi immediatamente del mantello e del turbante, e di lanciare un attacco alla massima potenza: con un avversario del genere, non c’era motivo di andare per il sottile. Avvolto ora da un’intensa aura di energia trasparente, allungò le mani in avanti con le palme ben aperte. Le sue mani si illuminarono di luce dorata, e da esse promanò una gigantesca onda d’energia dorata. 17 distese a sua volta le mani in avanti e gli furono sufficienti come scudo per deviare l’onda, che venne dirottata verso il mare. L’impatto generò un colossale fungo di acqua e vapore.
“Non ce la farà… C’è troppa differenza tra Piccolo e il nemico…” osservò Gohan fra sé in preda allo sconforto. “Come possiamo battere non uno, ma due nemici di quel calibro?”
Fu in quel momento che, a tutta velocità, arrivò Vegeta, inchiodando proprio al cospetto dei due conten-denti. «Salve a tutti!» li salutò Vegeta con un sorriso spavaldo sul viso. 17 – e, dal suo punto di osservazione, anche 18 - fissarono il nuovo arrivato. Poche rapide occhiate gli furono sufficienti per ricostruire e mettere a fuoco la situazione. “Avevo percepito anche qualche movimento di quei quattro terrestri, anche se definirlo “combattimento” mi sembrava azzardato… Quindi i quattro terrestri devono essere stati sconfitti in pochi secondi… Anche il namecciano non mi sembra al massimo della forma, di già…” Poi finalmente si rivolse a 17: «Dunque voi due non siete dei comuni esseri umani… tutti quei tizi in confronto a me sono solo degli sciocchi deboli, eppure non dovrebbe essere così facile sconfiggerli…»
«Se fossi al loro livello, ti converrebbe ritirarti prima di subito…» replicò 17 con atteggiamento provocatorio.
«Si vede che non hai avuto ancora il piacere di essere sconfitto dal Principe dei Saiyan!» fu la risposta a tono di Vegeta.
A seguito della breve colluttazione avuta con il cyborg, Piccolo poteva solo presumere la forza del nemico. “Maledizione… mi sono allenato e ho cercato di superare i miei limiti, ma è ancora troppo poco… sono molto più debole di Kreezer e Cooler, e questo cyborg sembra ancora più terribile di loro due…” rifletté con frustrazione. Fu dunque con amarezza che, con tono serio e determinato, propose: «Vegeta, dobbiamo unire le forze!», pensando fra sé: “Per quanto la cosa mi ripugni…” Poi aggiunse: «Quei due sono dei cyborg! Pare che siano stati costruiti al fine di uccidere Goku: ecco spiegato perché sono così potenti! Ma se io e Gohan ti cediamo le nostre energie, credo tu possa competere! Ho avuto modo di testare la sua forza e…»
Il Principe, fissandolo con un’espressione di chiaro scherno, lo interruppe: «Sei in vena di battute, muso verde?? Tsk! Ho già accettato il vostro aiuto nell’affrontare Cooler, e non ho intenzione di chiedere aiuto a voi bambocci per una seconda volta! Tornatevene a casa e lasciate che sia il Principe dei Saiyan a togliere di mezzo questi due buffoni! Non mi importa se sono robot o extraterrestri! Non fa alcuna differenza!» Poi, rivolgendosi al cyborg, lo trovò con un’espressione di sberleffo stampata in viso. Quindi gli domandò con una smorfia: «Ti faccio ridere? Ridi quanto vuoi, ma presto te ne renderai conto!»
«Sei proprio antipatico… per di più, sembri molto superbo ed orgoglioso…» disse 17. «Il nostro creatore ci ha sempre detto che i Saiyan sono una razza di combattenti troppo sicuri di loro stessi! Anche Son Goku era proprio come te… ma chi vive solo per orgoglio, morirà per orgoglio…»
«Sta’ zitto, maledetto burattino! Come osi paragonarmi a quel rifiuto di Kakaroth?!» domandò Vegeta, in un’impennata dell’orgoglio che aveva ritrovato, robusto ed inscalfibile, da quando era diventato un Super Saiyan ancora più potente di Goku. «Vedrai che vi ridurrò in rottami! Da chi comincio? Da te o da quella donna??»
17 si portò la mano alla bocca per amplificare la sua voce, e gridò alla sorella: «18, dovrai essere tu a veder-tela con lui, per il momento! Dammi solo due minuti per chiudere il conto col muso verde…»
«Mi va benissimo! Distruggere prima l’uno o l’altra non mi fa alcuna differenza!» replicò Vegeta, scendendo subito verso la donna. «Anche se sei una donna, non ti tratterò con riguardo…» disse con tono di sfida. «Tanto sei un cyborg, non sei una vera donna!»
Erano parole che 18 non apprezzò di sentirsi dire. Fissandolo con sguardo gelido, ribatté semplicemente: «Sembri molto coraggioso…»
Per un capriccio del destino, Piccolo si trovava a ricevere da Vegeta lo stesso caparbio benservito che lui stesso aveva rifilato a Dio. Quei maledetti esseri sconosciuti non avevano una forza interiore, non avevano un’anima… esseri artificiali? Come valutare la loro forza? E se nemmeno Vegeta fosse stato capace di batterli? Poteva ancora rimediare… sarebbe voluto andare da Dio, il quale non avrebbe esitato a fondersi con la sua controparte negativa per far fronte alla nuova minaccia, per salvare quella Terra che Dio stesso aveva tanto amato e che lo aveva ospitato negli anni dell’infanzia e della giovinezza. Purtroppo, 17 lo avrebbe inseguito ovunque: era troppo agile e veloce per lasciarsi seminare.
Nel frattempo, prima che Piccolo e 17 riprendessero il combattimento, Gohan interpellò il suo amico e maestro: «Piccolo, permettimi di combattere al tuo fianco! Collaboriamo!» calcò particolarmente il tono della voce su quest’ultima invocazione. Piccolo lo squadrò dall’alto verso il basso. «Ti prego!» aggiunse ancora il ragazzino, con gli occhi lucidi. Piccolo fissò Gohan, con un sorriso corrucciato, severo, benevolo. «Va bene. Combatterai anche tu…» disse, avvicinandosi al suo allievo. A tradimento, come solo un demone avrebbe saputo fare, a velocità impercettibile Piccolo sferrò un pugno allo stomaco di Gohan, facendogli strabuzzare gli occhi. Poi, con un colpo di karate alla nuca, lo tramortì, scagliandolo poi al suolo. All’impatto, Gohan finì in un cratere. Ciliegina sulla torta, Piccolo lanciò contro quel fosso un colpo d’energia controllato quanto alla potenza, ma sufficiente a dare al cyborg l’impressione che il bambino fosse morto. Confidava nel fatto che, non possedendo energia spirituale, i cyborg non fossero capaci di percepire l’entità dei colpi sferrati, sicché non avrebbero capito che i danni riportati da Gohan erano risibili.
«Bel colpo!» si complimentò 17, battendo le mani in un lento applauso di derisione. «Proprio nobile, da parte tua, tradire così un amico… Anziché cadere per mano di un nemico, è stato il suo amico a farlo fuori! È questo il tuo senso dell’onore?»
«Quello era il figlio di Goku… se proprio doveva morire oggi, ho preferito mandarlo io all’altro mondo, piut-tosto che permettere a te e a quell’altra tizia di mettergli addosso le mani.» bluffò il namecciano. In cuor suo pensava: “Perdonami, Gohan… al momento non hai alcuna voce in capitolo. L’unico che può fare qual-cosa è Vegeta, se accetterà il mio aiuto. Non solo saresti d’intralcio, ma… se Vegeta fallisse, tu saresti l’unica speranza per il futuro della nostra Terra… dunque, è meglio che ti credano morto. Del resto, non possono percepire la tua aura. Perdonami, Gohan, se ci lasciamo in questo modo, e se ti carico sempre di nuove responsabilità... probabilmente giudicherai me uno stupido, e il mio gesto avventato… ma non mi deludere. Adesso devo inventare qualcosa per convincere Vegeta a…”
«E allora, ci muoviamo?» domandò 17 irritato da tanti indugi. «Ho dei programmi da adempiere, in mattinata!»
«Certo!» rispose Piccolo simulando prontezza di intenzioni. «Prendi questo…» disse, piegando il braccio con l’indice e il medio puntati in avanti. Nel braccio, percorso da scosse elettriche, si caricò una intensissima energia; sicché, quando Piccolo urlò: «MAKANKOSAPPOOO!!», dalle sue dita partì subito, senza colpo ferire, un raggio iper concentrato d’energia avvolto da spirali. Il colpo non entrò mai in collisione con 17, che aveva attivato attorno a sé una barriera di energia celeste. In tal modo, l’attacco finì dirottato verso terra ed andò a distruggere una porzione della zona costiera dell’isola, con gran sommovimento di acque marine circostanti. «Ma bravo, amico! Visto che hai combinato? Ti sembra il modo di distruggere le isole altrui? E dire che questa era già piccola e un po’ malconcia…» commentò sarcasticamente il cyborg.
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Quest’ultimo, però, notò con disappunto che Piccolo si era allontanato alla volta di Vegeta. Lo inseguì in modo fulmineo, raggiungendolo ed afferrandolo con le braccia attorno al collo, in una presa serratissima: «È questo il modo di svignarsela?? Vigliacco cagasotto!» Poi gli torse energicamente il capo, spezzandogli l’osso del collo. Infine, posandogli una mano sull’addome, emise un’ondata di energia che gli aprì e carbonizzò il ventre. Ormai in fin di vita, Piccolo venne gettato a terra come un peso morto; aveva ormai gli occhi del tutto bianchi, spenti, privi di vita e di luce. «Ne resta solo uno, il più interessante di tutti… vediamo come se la sta cavando mia sorella!» affermò 17.
In quello stesso momento, gli occhietti tondi di Mr. Popo si riempirono di lacrime che scivolarono a rigargli il volto. Davanti a lui, il Dio della Terra stava svanendo definitivamente: «Addio, Mr. Popo… la vita di Piccolo sta svanendo, e la mia con lui… ti ringrazio di tutto.»
Vegeta aveva deciso di combattere fin da subito trasformato in Super Saiyan, avvolto dalla consueta aura dorata e fiammeggiante. Mentre si svolgevano le ultime battute del combattimento tra Piccolo e 17, senza troppi complimenti, 18 era passata all’attacco, esibendo un’agilità inaspettata per Vegeta che doveva ancora prenderle le misure. Colpendolo col taglio dell’avambraccio, trovò l’opposizione del Saiyan; cercò allora di colpirlo con un pugno tramite il braccio libero, ma Vegeta - con sforzo - lo bloccò. La donna cyborg allora vinse la resistenza del Principe bersagliandolo con diversi calci, mentre lui provava a contrastarla con un paio di pugni serviti al ventre. La donna provò ad allungargli una gomitata al petto ma lui, rapidamente, riuscì ad afferrarle il bicipite, sollevandola per aria e lanciandola verso l’alto. Con un rimbombo d’aria, la donna riuscì ad arrestare con decisione quel volo. Vegeta la inseguiva, deciso a sua volta a sferrarle un colpo di karate col taglio dell’avambraccio; la donna si scansò verso l’alto più rapidamente che poté, ma inavvertitamente finì colpita alle gambe. “Bastardo!” lo insultò mentalmente la donna, indietreggiando in volo. Il Saiyan continuava a seguirla e ad avanzare; eseguì una ginocchiata, beccandola in pieno petto, e un pugno al viso che la rimbalzò ulteriormente all’indietro. Adesso si trovavano praticamente a ridosso di un edificio della città insediata sull’isola Amenbo. In quel momento arrivò 17, reduce dallo contro con Piccolo. “Non me l’aspettavo…” rifletté con un sorriso il cyborg. “È molto forte, e questo spiega le ansie del Dr. Gero… Vegeta è molto in gamba, per cui mia sorella deve tener presente che non le è possibile attingere alla sua massima potenza…”
Vegeta aveva braccato la donna, che adesso si trovava letteralmente con le spalle rivolte al muro della pa-lazzina. «Tsk! Dato che sei un burattino, non mostri alcun danno fisico!» asserì il Saiyan stringendo il pugno, rivolgendosi alla ragazza, che non aveva lividi sulla carnagione chiara, e si risistemava qualche ciocca di capelli, senza smettere di sorridere impassibile. “La migliore strategia contro dei nemici del genere è quella di annientarli con un colpo solo.” ragionò Vegeta, per poi dire alla donna cyborg: «Beh… basta frantumarti, perché tu non rida più!» dichiarò infine, allungando il palmo della mano con un ghigno minaccioso. «Big Bang… Attack!» Dalla mano di Vegeta partì una colossale onda di energia dorata; ne seguì una gigantesca esplosione. Nel giro di pochi secondi, fu possibile vedere le fondamenta e i piani bassi della palazzina che saltavano per aria e finivano in polvere e macerie, mentre i piani superiori crollavano ripiegandosi inesorabilmente su loro stessi. Con disappunto del Principe, 18 riapparve scendendo lentamente dall’alto: era riuscita a scansarsi un attimo prima, ricevendo il colpo solo di striscio, come testimoniava una bruciatura sul suo vestito. “Mi aveva appena sfiorata… sinceramente, mi sono quasi spaventata.” pensò la donna scontenta; tuttavia non smise di sorridere, per non mostrare il fianco. “Con la forza incompleta che possiedo per colpa del dottore, non posso permettermi di sottovalutare un nemico di questo livello.”
«Sei giusto un po’ più agile di me… ma nulla di irrimediabile!» sentenziò Vegeta.
«Non hai usato tutto il tuo potere, di’ la verità…» disse 18.
«Naturalmente. Se io attaccassi sul serio, questo pianeta scomparirebbe…»
Intervenne allora il fratello. «Basta così, Vegeta! Sii serio! Io sono più forte di mia sorella, anche perché sono un uomo… Fatti sotto!»
«Certamente! Non me lo faccio ripetere due volte… distruggo questa femmina e dopo sono tutto tuo, stupido fantoccio!»
«Non essere sciocco…» lo frenò 17, intervenendo così in soccorso di sua sorella. «Lo scontro con 18 potrebbe andare per le lunghe! Immagino che, orgoglioso come sei, vorrai affrontare un nemico più in gamba, prima di consumare ulteriori energie! Sarebbe un peccato se io ti sconfiggessi, sol perché tu ti sei consumato anzitempo!» 17 stava conducendo un sottile gioco psicologico con argomentazioni che avrebbero fatto breccia nell’istinto del Saiyan.
«Anche tu hai ragione…» ghignò Vegeta, ponendo mente al fatto che lo stadio di Super Saiyan comportava un certo dispendio di energie, davanti ad un nemico dalla forza così simile alla propria. Si rivolse allora al nuovo avversario, comprovando a tutti noi che conosciamo le sue gesta che fare tesoro delle esperienze passate non era proprio il suo forte. “Decisamente l’esperienza è un frutto che non si raccoglie se non quando è marcito”, scrisse qualcuno.
«Farò sul serio fin dall’inizio!» annunciò 17. «Prima di finire all’altro mondo, lo spilungone verde mi ha aiu-tato a fare qualche esercizio di riscaldamento!»
Vegeta strinse i denti al pensiero che il namecciano fosse morto; la notizia lo rese inquieto, anche se al momento non sapeva spiegarsi il perché. 17 non tardò a balzare all’attacco; fissandolo con i suoi occhi sottili e un sorrisetto divertito, si lanciò in una capocciata che prese in contropiede il Saiyan. Quest’ultimo prese nuovamente lo slancio per colpire il cyborg con un pugno allo stomaco; il numero 17 di rimando lo bloccò tenendolo per la spalla e spingendo con forza un ginocchio dentro la sua pancia. Il dolore fu lacerante, al punto che Vegeta spalancò gli occhi e dovette stringersi l’addome. Allora, 17 concluse con un colpo di mano dalla violenza tale che Vegeta sfondò il muro di un locale della città.
«Tutto bene, Vegeta?» gli domandò 17, quando lo vide riemergere dalle rovine. «Non stai andando molto bene… forse ti conveniva accettare l’aiuto dei tuoi compagni, prima che morissero…»
«Che assurdità… non mi serve il loro aiuto…» ansimò il Saiyan.
«Se vuoi, puoi anche scappare… non tratteniamo i deboli e i codardi…» lo stuzzicò 18, che non si era persa nemmeno una battuta del combattimento di suo fratello.
«Scherzi? Sto per distruggervi tutti e due…»
«Allora puoi anche andare a cercare qualche altro codardo che ti sia d’aiuto… d’altra parte, al momento siamo pur sempre in due contro uno…» propose allora 17, con evidenti intenti di scherno.
«Piuttosto che allearmi con i terrestri e col namecciano, preferisco morire! Stavolta non avrò bisogno di nessuno, per vincere! Io sono il Principe dei Saiyan… chiunque dovrà vedersela con me, sarà sconfitto!»
«Benissimo! Riprendiamo a combattere!» gridò 17, che colpì Vegeta con un violentissimo pugno allo zigo-mo, facendolo arretrare di qualche decina di metri. Non lo mollò un attimo: lo inseguì in una furiosa impaz-zata colpendolo nuovamente al torace; Vegeta, sul punto di collidere con il cornicione di un alto palazzone, si diede la spinta su di esso colpendo il cyborg con una testata in pieno volto. Approfittò di quel momenta-neo senso di spiazzamento del nemico per colpirlo con una martellata a mani congiunte che abbatté 17 contro il palazzone, il quale iniziò a crollare addosso al cyborg. Il Principe concluse l’offensiva con un Big Bang rilasciato proprio mentre l’edificio si accasciava su sé stesso, provocando distruzione su distruzione. Vegeta stava per gettarsi sulle rovine, ma si accorse che 17 lo fissava dal basso con uno sguardo sprezzante; i suoi vestiti erano stati lacerati in più punti.
«Accidenti a te! Non hai subito nessun danno, eh??» domandò Vegeta.
«Non mi aspettavo così tanto da un comune essere vivente, neanche se fosse stato un alieno… che tu sappia, Son Goku era forte quanto te?» chiese a sua volta il cyborg.
«Taci! Una volta era anche riuscito a superarmi, ma ora sono di certo più forte di lui!» sbottò nervoso il Saiyan.
«Allora non siete un granché… né tu, né quell’altro…» Al sentir pronunciare parole di disprezzo verso di sé e verso colui che un tempo era stato il suo principale, inarrivabile obiettivo, Vegeta non ci vide più dagli occhi. Scattò addosso al cyborg, colpendolo con un calcio alto; segui un rapido e violento scambio prolungato di colpi. Poi Vegeta sferrò una gomitata all’indietro, abilmente parata a due mani dal cyborg, che rispose con un calcio basso alle gambe; Vegeta schivò a fatica il calcio con un balzo, ma non ebbe nemmeno il tempo di poggiare i piedi per terra che si vide arrivare un pugno in pieno volto. Adesso si sentiva progressivamente più affaticato; un rivolo di sangue scorreva al lato della sua bocca, mentre i suoi movimenti iniziavano a farsi più lenti. Decise che era giunta l’ora di assestare un colpo critico al cyborg, prima di consumarsi eccessivamente: quelle creature sembravano non sfinirsi mai, senza contare che finora 17 non aveva mai fatto uso di attacchi energetici. Mentre assumeva quella risoluzione, un calcio sorprendente per potenza e velocità, servito lateralmente, gli spezzò il braccio sinistro, procurandogli un’enorme sofferenza.
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«È stato così semplice…» mormorò 17. All’udir quelle parole, Vegeta fu preso da un’impennata d’orgoglio; urlò: «Non è ancora finita, maledetto! Ma non mi lascio frenare da un braccio rotto e sanguinante!» Si ap-prestò a calciare di punta il volto del cyborg, ma non fu abbastanza veloce da sfuggire alla percezione del cyborg.
“Quant’è lento… si è molto affaticato rispetto a quando lottava contro di me…” ragionò mentalmente 18, seguendo il duello. “Questo è il vantaggio del poter godere di energia eterna…”
Senza difficoltà 17 lo acchiappò per la caviglia; così, il Principe cercò di divincolarsi, aumentando ulterior-mente la propria aura dorata e fiammeggiante; ma fu inutile, perché non poté impedire di essere sbattuto contro un capannone usato come un magazzino, che venne distrutto. Non si diede per vinto: nonostante fosse stato travolto dai resti dell’edificio, Vegeta si ridiede lo slancio e ripartì all’attacco: allungando il braccio sano verso 17, emise dalla mano guantata un’onda d’energia dorata di proporzioni davvero notevoli. Tutta energia sprecata: 17 non faticò affatto nello schivare quel colpo. Così, mentre il paesaggio circostante finiva devastato, il cyborg con un sol pugno riuscì ad abbatterlo al suolo. Prostrato a terra davanti al nemico, Vegeta provò a risollevarsi facendo leva sul braccio integro, ma ricadde gemendo con il respiro affannoso. «Sarà meglio rompergli anche l’altro braccio…» disse 17 a braccia conserte; con la punta del piede spostò il corpo di Vegeta in modo che l’arto fosse ben esposto alla vista; poi, con lo stesso piede, glielo schiacciò. A quel punto, il Principe dei Saiyan lanciò un urlo lacerante di dolore. Si sentiva ferito, distrutto, sconfitto; a quel punto, non riuscì a mantenere la trasformazione in Super Saiyan. «Che strano fenomeno… il colore dei capelli è tornato nero, e anche quello strano luccichio è svanito… ad ogni modo, non posso permetterti di vivere, caro amico. Stammi bene…»
«No… Nooo…» mormorò Vegeta sgranando gli occhi. Avete presente quando nei momenti drammatici vi vengono in mente le scene della vita passata più inopportune, quasi volessero regalarvi un insegnamento di vita? E avete presente quando una frase che avete sentito pronunciare in un certo momento della vostra vita, e che non avevate capito, vi appare chiara in tutta la sua infelice veridicità? Ecco. A Vegeta, in quel momento di definitiva impotenza, vennero in mente le ultime parole pronunciate da un Cooler malridotto subito prima di subire il colpo di grazia, come fossero uno sberleffo: “Il più forte dell’universo… è un concetto che non esiste… credevo di essere io… ma non sei nemmeno tu… esiste sempre qualcuno in grado di batterti… Verrà il giorno in cui troverai chi ti sistema, come tu oggi hai fatto con me… povero scellerato…” Ma non c’era più nulla da fare: 17 unì le mani davanti a sé ed emise una piccola sfera di energia intensamente concentrata che trapassò il petto del Saiyan, che emise il suo ultimo grido di dolore. Sotto i colpi perfidi ed assassini del cyborg numero 17, terminava così miseramente la vita del Principe dei Saiyan. I due gemelli posarono finalmente piede sulla carreggiata di una delle strade della città, vicino alla salma di Vegeta.
«Che pazzo scatenato, quel Vegeta! Ma ha avuto quel che si meritava…» commentò divertito 17. «Ce ne vorrebbero altri, di matti come lui.»
«Accidenti al vecchiaccio!» sbuffò 18. «Se non avesse limitato il mio massimale energetico, me la sarei cavata benissimo senza il tuo intervento…»
«Lo so. Non amareggiarti, sorella, non occorre che ti giustifichi… del resto, il vecchio bastardo ha già ricevu-to il giusto compenso per le sue colpe…»
«Adesso devo davvero comprare dei vestiti nuovi… ne ho piene le tasche di questi stracci con il logo del Red Ribbon, mi fanno veramente schifo! Accidenti a quel vecchiaccio! Per di più, sono sporchi e rovinati.» ripeté 18. Poi chiese «Ma dimmi: hai ucciso tutti gli altri?»
17 raccontò alla donna di come Piccolo fosse crepato, subito dopo aver ucciso con le proprie mani il figlio di Goku. «E tu, naturalmente, ci credi che quel moccioso sia morto.» obiettò sarcastica 18, con viso serio.
«Certo che no! Dopo tutto, è il figlio di Son Goku! Quel marmocchio non era normale… avresti dovuto come scalpitava per affrontarmi…»
«Non era certo a livelli tali da darci pensieri…» controbatté la sorella.
«Infatti. Se avesse combattuto, lo avrei ucciso in due secondi, come tutti gli altri… erano così fragili…» 17 tacque a capo basso e braccia conserte. «Propongo di fregarcene. Lasciamo che cresca pure. Non ho voglia di cercarlo… se è vivo, sarà sicuramente lui a venire a cercarci. È l’unico che nei mesi e negli anni a venire potrà darci un minimo di divertimento ad alti livelli… un buon investimento per il futuro, non credi?»
«Infatti! Ciascuno di noi resterà sempre al di fuori della sua portata! Se poi dovesse prendere strane iniziative, potremo intervenire insieme ed ammazzarlo a dovere, come merita.» osservò in conclusione 18, sollevandosi in aria. Era ora di mettersi in viaggio alla ricerca di una boutique di abbigliamento.
«Già!» replicò 17 con il volto illuminato da un sorriso folle, sollevandosi anch’egli. A voce forte e chiara, rivolse un ultimo avvertimento all’indirizzo del punto dove Gohan era stato scagliato da Piccolo: «Hai sentito, piccolo Son…?? Se dovesse servire, non esiteremo ad ucciderti!!» A quel punto i due esseri cibernetici presero il volo a tutta velocità e abbandonarono l’isola che avevano trasformato nella culla della desolazione. Sull’isola Amenbo, devastata in più punti, riecheggiava solo la loro terrificante risata.
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
Precisazione sui livelli di combattimento a questo punto della storia. I quattro terrestri e Gohan sono uguali, o al massimo poco poco più forti rispetto alla battaglia contro Cooler e i suoi uomini. Il loro eventuale miglioramento è poco rilevante. Da allora, Piccolo invece si è impegnato intensivamente, ma ha avuto a disposizione solo poco più di sei mesi per migliorare e per giunta era quasi solo nei suoi allenamenti (Gohan studia molto, lo sapete!), quindi il miglioramento è stato scarsetto. Per quanto riguarda la battaglia tra Vegeta e i due cyborg, premesso che mi sono divertito a remixare quella originale che potete leggere nelle pagine del manga, possiamo notare alcune differenze tra i tre personaggi e le loro controparti dell’altra dimensione.
Sappiamo che i due cyborg di questa linea temporale sono più deboli rispetto al loro massimale ma, dimi-nuiti entrambi della stessa quantità, mantengono un divario reciproco. Ciò significa che 17 resta comunque più forte di 18. Vegeta, invece, in questa storia è un po’ più forte del suo corrispondente dell’altro universo; lì, infatti, si è allenato fin dall’inizio con maggiore impegno (e gravità a 300) per tre anni con la consapevolezza dell’arrivo dei cyborg; in questa storia non si allenava per battere i cyborg, ma “solo” per raggiungere e superare il Goku di Namecc (gravità a 200); con la battaglia di Cooler, riprendendosi dalle gravi ferite, diventa più forte persino della sua controparte dell’altro universo. In definitiva, Vegeta e 18 hanno un divario molto scarso, e questo spiega perché nella mia versione 18 abbia maggiori difficoltà contro Vegeta.
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La remixazione della battaglia originale del manga l'ho subito notata, ma e' condita con molta originalita', bravo.
Un'altra cosa che ho notato che hai ripreso molte frasi del manga, adattandole molto bene al conteststo (la frase di Vegeta su chi affrontare per primo e' un palese riferimento al manga, ma e' modificata in quanto in questo universo non c'e' C-16).
In sostanza, ottimo capitolo; fa sorridere, poi, vedere come Piccolo "anticipa" cio' che in seguito fara' Gohan con Trunks: affida alle nuove generazioni ip futuro della Terra.
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Per Vegeta nemmeno un misero pensiero alla sua famiglia xd
Scommetto che comunque sia un comportamento assolutamente in character, nel periodo in cui si ambienta la storia.
Incredibile beffa per Piccolo, se solo avesse ascoltato il presagio del vecchio, sono sicuro che le cose sarebbero andate diversamente.
Adesso hype per le sorti del giovane Gohan e l'inizio della sua tormentata storia
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Ssj 3
Per Vegeta nemmeno un misero pensiero alla sua famiglia xd
Scommetto che comunque sia un comportamento assolutamente in chacarter, nel periodo in cui si ambienta la storia.
"Famiglia" è una parola grossa, ha smesso di interessarsi di Bulma da un bel pezzo; del povero piccolo non ha mai nemmeno cominciato ad interessarsi davvero, specialmente perchè prima ancora che nascesse è subentrata la trasformazione in Super Saiyan che gli ha dato ben altri pensieri. ;)
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Ma sì, in fondo la sua controparte del presente li lascerebbe tranquillamente morire in un incidente aereo causato dal cyborg 20 xd, il suo cambiamento comincia dopo gli allenamenti con Trunks.
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In effetti la scena dell'aereo è una di quelle che ho odiato di più a causa del menefreghismo di Vegeta: cioè, prima ci cominci una relazione (sempre se quello che c'è stato tra loro si può definire relazione), poi le dai un figlio, e poi la lasceresti morire così a caso? Ma dai!
è anche per questo che ho sempre ADORATO il comportamento di Vegeta nella saga di bu (ovviamente durante il sacrificio contro Fat Bu).
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In effetti Trunks del futuro, col suo viaggio nel passato, ha evitato di influenzare i rapporti tra i suoi genitori ("se i miei genitori sapessero che dalla loro unione nascerò io, potrebbero comportarsi in modo diverso e potrei non nascere mai". Quindi è plausibile pensare non ci siano grosse differenze tra le due linee temporali per quanto riguarda la relazione Bulma/Vegeta: i due si sono comportati in modo simile sia nella fase dell'avvicinamento, sia nel concepimento del bambino, che in quella dell'allontanamento e della rottura. Anche nell'universo "principale" Bulma, presentandosi il giorno della comparsa dei cyborg, dice che è da un pezzo che lei e Vegeta non si frequentano più. Vegeta comincia ad apprezzare suo figlio (e, di riflesso, la vita in famiglia) a partire da quell'anno di convivenza forzata con Trunks del futuro.
In realtà non ho mai pensato che nel periodo pre-cyborg ci sia mai stata una vera relazione, animata dall'affetto reciproco di entrambe le parti. L'avete letto in un paio di capitoli della mia fanfiction. Vegeta aveva solo l'interesse a potenziarsi; infatti è stata Bulma ad avvicinarsi a lui e tentare un contatto basato sulla condivisione di momenti della vita quotidiana (guardare un film assieme, chiacchierare un poco, e altre piccole sciocchezze simili).
Anche la volta che hanno fatto sesso è stata una pura espressione del loro istinto, nata quasi per caso e non cercata da nessuno dei due. Poi i due l'hanno "vissuta" psicologicamente in modo diverso; lei si era illusa di poterlo ammorbidire; Vegeta era totalmente impassibile e indifferente alla sua futura paternità, anzi: i tentativi di Bulma di avvicinarlo e coinvolgerlo lo hanno scocciato e allontanato sempre di più. Poi l'aver raggiunto il livello di super Saiyan è stato per Vegeta il punto di rottura. Ha riacquistato tutto il suo spirito combattivo e la sua bastardaggine, abbandonando ogni interesse per la vita casalinga/familiare.
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Cap. 55: Post Mortem - Una promessa è una promessa.
Qualche secondo dopo, Bulma e Muten, assorti nei loro pensieri, udirono un sibilo di sottofondo, come di un velivolo ad alta quota. «Guarda, Bulma!» disse Muten indicando la fonte di quel sibilo, ossia le due figure umane che solcavano il cielo.
«Dunque quei due della televisione hanno lasciato l’isola! È ora di tornare… speriamo che gli altri siano an-cora vivi!»
Pochi minuti dopo, il vecchio, la madre e il figlio si ritrovarono sul limitare delle rovine dell’ex stadio; nessu-no dei loro amici era visibile sul posto. Muten si incamminò sulle macerie, appoggiandosi al bastone. Fu allora che notò quello che non avrebbe voluto notare: Crilin. Subito dopo, Yamcha. Un po’ distanti da loro, gironzolando, trovò Tenshinhan e Jiaozi, anch’essi in condizioni atroci, persino peggiori dei loro due amici. In altri due punti, riconobbe la salma di Piccolo e quella di Vegeta. Possibile che fossero morti tutti i guerrieri più forti dell’universo in un colpo solo, dopo essere stati sconfitti in così breve tempo? Che razza di nemici erano quei due ragazzi visti in televisione? Per di più, se Piccolo era morto, anche Dio e le Sfere del Drago erano andati a farsi benedire; così la Terra aveva perso in un colpo solo tutti i migliori difensori di cui disponesse, e quella speranza rappresentata dalle Sfere che, fino ad allora, in un modo o nell’altro li avevano sempre aiutati a risolvere problemi e superare le difficoltà.
Bulma, che ancora non aveva capito cosa fosse accaduto, si portò la mano al lato della bocca ed urlò: «Ehi, tartarughina! Hai trovato qualcosa??»
«Avrei preferito non trovare nulla…» mormorò tra sé l’anziano barbuto a testa bassa, visibilmente scosso. “E ora come glielo dico? Oltretutto, gli assassini non sono nemici qualsiasi… non volevano solo togliere di mezzo gli avversari, ma a giudicare da come hanno infierito sui loro corpi sono esseri dalla cattiveria inaudita. Che crudeltà… poveri ragazzi…”
Bulma capì che c’era qualcosa che Muten preferiva nasconderle, ragion per cui la sua innata curiosità la indusse ad agire di testa sua: corrucciata, prese in braccio il pargolo – addormentatosi dopo aver mangiato - e si mise ad esplorare. Ciò che vide la gelò, letteralmente: sentì il gelo invaderle le vene. Non esistevano, non esistono parole adatte a descrivere quello che si prova nel vedere i corpi dei propri amici di una vita, inerti; oltre tutto, straziati in un modo che definire orribile era riduttivo. Era inevitabile rendersi conto di quanto quello spettacolo fosse incredibile, ripensando che solo poche ore prima erano tutti insieme in allegria e spensieratezza: Crilin innamoratissimo della sua Soya, Olong e la sua depravazione, le ragazze ed i ragazzi fuori di testa come sempre. Persino Tenshinhan, accompagnato da Jiaozi, sembrava apprezzare l’atmosfera leggera e il buonumore che regnavano nel gruppo… e Yamcha, così pensieroso quella mattina, a cosa pensava? In quel momento Bulma si rese conto che lo aveva perdonato già da un pezzo per tutte le colpe che gli aveva addebitato; se non gli aveva mai espresso quello che pensava su di lui, era a causa di quel tremendo orgoglio di cui entrambi erano stati colpevoli, e per il quale avevano rifiutato di cogliere le occasioni propizie per chiarirsi.
La turbò ancora di più constatare che persino un guerriero del livello di Piccolo era stato sopraffatto in così poco tempo, ma vedere il cadavere di Vegeta ridotto in condizioni atroci le suscitò un’emozione indefinibile. Bulma e Vegeta avevano smesso di frequentarsi in modo assiduo praticamente fin da subito, ossia fin da prima che nascesse il piccolo. Ciononostante, la donna non era mai riuscita a cacciare via di casa Vegeta; anzi, a dirla tutta, l'idea non le era mai nemmeno balenata per la testa. Non era solo uno scrupolo della sua masochistica morale da crocerossina: era un istinto dettato dalla consapevolezza che lei a quel Saiyan aveva voluto bene, seppur in modo velato e ineffabile. Tanto che non era mai riuscita ad odiarlo, e che probabilmente – a voler leggere fra le righe – molti comportamenti passati di Vegeta rivelavano che anche lui aveva provato un sentimento analogo, ancor più velato ed ineffabile, fosse anche in maniera meno coinvolgente. E poi, in fondo al suo cuore, nei mesi che seguirono il loro allontanamento non aveva smesso di coltivare la recondita speranza che prima o poi sarebbe capitato un qualche episodio, una qualche occasione per la quale Vegeta sarebbe stato spinto ad interessarsi a Trunks, a riconoscersi nei lineamenti del suo sguardo, ad averlo a cuore come ultimo appartenente alla gloriosa casata reale del popolo guerriero più temibile dell'universo. Quanto tempo era trascorso da quando aveva avuto a che fare con Vegeta, l’ultima volta? Boh… e chi se lo ricordava?! Quel che era certo, ormai, era che non avrebbe più rivisto vivo. A quel punto, sconvolta da tutte quelle scoperte avvilenti, una dopo l’altra, la donna sentì il bisogno di sedersi e di reggersi la testa fra le mani; Muten le venne a fianco, prendendo fra le braccia il bambino per permetterle di lasciarsi andare ad un pianto che avrebbe voluto fosse liberatorio… avrebbe voluto.
Passarono così molti lunghi minuti. Nel silenzio della città, interrotto dal sibilo dell’aria e dal ronzio di qual-che sparuto mezzo di trasporto volante, si cominciarono ad udire degli scricchiolii di rovine e pietruzze. In un circoscritto affossamento del terreno, la polvere e le pietre avevano cominciato a muoversi in modo poco percettibile, poi via via sempre più evidente, fino al formarsi di una montagnetta dalla quale fece capolino una figura umana di bassa statura. La sua comparsa inattesa lasciò attoniti i due, che lo conoscevano bene.
«Ma quello…» balbettò Muten.
«Gohan! È Gohan!» riconobbe Bulma.
Il bambino riaprì a fatica gli occhi, se li stropicciò, riprendendo coscienza dopo il sonno dello svenimento. Si scosse di dosso la polvere che gli sporcava la tuta logora; si massaggiò la nuca, che gli pulsava dal dolore. «Ahia… che male…»
«Ehi! Gohan! Ma allora sei ancora vivo, almeno tu!» esclamò Bulma, che nel frattempo stringeva di nuovo in braccio Trunks. In quel momento luttuoso, distratta da quei pensieri, non aveva pensato che anche Gohan poteva aver partecipato alla battaglia, e di conseguenza non si era chiesta quale fosse stata la sua sorte.
«Come, “almeno io”…?» disse Gohan schiarendosi la voce e tossendo polvere, dirigendosi verso i due amici a passo lento, accarezzandosi la pancia dolorante su cui sentiva essersi formato un livido. «Che ne è stato di Piccolo e Vegeta? E i due cyborg dove si sono cacciati?» domandò allora il figlio di Goku, quasi chiedendosi che fine avessero fatto i protagonisti di un incubo che il risveglio aveva appena interrotto.
«Non sai niente?» bofonchiò il vecchio. «Non eri presente al momento dello scontro?»
«Sì, maestro Muten… insistevo per aiutare Piccolo in battaglia, e lui per tutta risposta mi ha colpito… Da lì in poi non ricordo nulla…» raccontò il meticcio. «Ma dov’è Piccolo?»
“Piccolo… deve aver tramortito Gohan, per metterlo in salvo… poi ha combattuto, con esiti disastrosi…” ricostruì il maestro Muten, guardando in direzione del cadavere del demone. Anche Gohan guardò in quella direzione, e riconobbe senza indugi il suo maestro. Si avvicinò incespicando, tremante, animato da un orrido e lancinante sospetto, e si chinò su di lui. Morto… il suo più caro amico… colui che era stato per lui un secondo padre, quando il primo non aveva potuto essere al suo fianco; colui che lo aveva aiutato a sviluppare un talento nella lotta nonostante l’innato carattere docile e pacifista, sforzandosi di mantenere una pazienza e severità di cui Goku con la sua bontà non sarebbe stato capace; lui, Piccolo, adesso era un cadavere con gli occhi aperti, il collo fracassato e la pancia squarciata. Ucciso da quei due mostri di spietatezza, mentre Gohan si era lasciato prendere alla sprovvista e mettere in disparte, troppo impegnato a giacere sotto qualche centimetro di terra, come un cretino. Non solo non aveva potuto far nulla per Crilin e gli altri; il suo contributo nello spalleggiare il maestro e compagno di battaglia era stato praticamente zero. Fu in quell’esatto momento che Gohan poté sentire netto, dentro di sé, nell’animo, il rumore di qualcosa che si spezzava. Restò fisso a guardare il corpo verde con gli abiti viola stracciati che lo rivestivano, tremando, stringendo i denti e fremendo, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime che scendevano lungo le guance a rigare il viso; i suoi capelli, già naturalmente dritti sulla sua testa, cominciarono ad illuminarsi ad intermittenza di luce dorata… poi, sentì la frustrazione e la malinconia furiosa montare dal suo petto, e prorompere dalle sue labbra in un urlo esplosivo: «PICCOLOOOOOOOOOOOOO!!» I suoi capelli si tinsero del colore dorato del Super Saiyan; i suoi occhi, divenuti di un limpido verde acqua, non smettevano di fissare il corpo di Piccolo; la sua ira esplose in un secondo urlo di rancore.
Sprigionava un’energia tale che Bulma, pur rimasta a diversi metri da lui, fu spinta all’indietro e sbatté a terra il sedere; Trunks le scivolò dalle braccia ma, in quanto neonato dalle potenzialità superiori, non si ferì; tuttavia si svegliò e scoppiò in un vagito assordante, dovuto alla tensione che avvertiva.
«Che strano fenomeno! Cosa vuol dire??» si domandò Muten sorpreso, osservando quella luce che gli scompigliava la barba, attraverso gli occhiali che riflettevano la luce emessa dal ragazzino.
«È un Super Saiyan, lo riconosco! Gohan è riuscito a trasformarsi…» asserì Bulma.
«Non avevo mai visto questa trasformazione…! A prima vista sprigiona una potenza mai vista!» commentò il vecchio.
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Gohan non smetteva di guardarsi le mani che apriva e chiudeva convulsamente, in preda a meraviglia e incredulità. Avrebbe voluto partire, cercare quei due cyborg… non si era mai sentito così nervoso, agitato, adirato, nonostante non fosse nuovo a quegli scatti di furia… nonostante lo stato d’animo stravolto, era in grado di riflettere e rendersi conto che non aveva tracce da seguire per trovarli; e chi gli garantiva che la sua nuova potenza non gli avrebbe assicurato la vittoria? Non poteva gettarsi a capofitto contro i nuovi nemici… un gesto così stupido lo avrebbe commesso soloquel cocciuto di Vegeta; e lanciarsi in quel modo contro i pericoli non rientrava negli insegnamenti che Piccolo gli aveva impartito. Si voltò di scatto verso Bulma, che cercava di placare il pianto di suo figlio cullandolo fra le braccia. Con gli occhi carichi di aggressività e rabbiosa determinazione, e il volto ancora rigato dalle lacrime, le chiese: «Bulma, hai una navicella spaziale??»
«S-sì, ma… perch-» rispose, venendo subito interrotta dal ragazzino.
«Mi allenerò! Sconfiggerò quei due cyborg! Poi cercheremo di nuovo i namecciani e riporteremo in vita tutti… Piccolo, Crilin e tutta quella povera gente innocente dello stadio, e tutti gli altri che i cyborg vorranno uccidere nei prossimi giorni! Sconfiggerò dieci, cento Freezer, se sarà necessario!» gridò scalpitando il figlio di Goku.
«M-ma…» provò ad obiettare Bulma, ma ogni parola le morì in bocca. Gohan fremeva tremante tra la rab-bia e il pianto, incuteva timore in chi lo vedeva; i due amici rimasero ammutoliti. Di colpo, la trasformazione venne a mancare, Gohan ricadde a terra: lo sforzo era stato eccessivo. Col respiro affannoso, piegato carponi vicino al corpo di Piccolo, adesso il mezzosangue stentava a riprendere fiato.
Bulma corse alla volta del bambino, imitata in ciò da Muten che accorse al fianco di Gohan. «Gohan… stai bene?» chiese la donna.
“Non è un mistero che Gohan sia privo dello spirito guerriero di suo padre… ama la giustizia, ma non è un combattente nato…” rifletté il vecchio. “Da quanto ne so, la sua forza è sempre stata legata all’andamento dell’umore… essere fuori di sé dall’ira e dall’impotenza ha contribuito a scatenare la trasformazione in Su-per Saiyan, ma quello stadio sembra parecchio instabile… forse non è ancora in grado di gestire una forma di energia così stressante e faticosa…” A quel punto, l’anziano prese la parola, con il tono pacato e paternamente affettuoso che in anni lontani aveva usato con il padre di Gohan e, prima ancora, con entrambi i suoi nonni, quello materno e quello adottivo, che erano stati suoi allievi. «Ascoltami, Gohan… in questo momento siamo tutti a pezzi per quello che è accaduto. Credo che la cosa migliore sia tornarcene a casa e rasserenarci, nei limiti del possibile. Solo dopo saremo in condizione di elaborare una strategia per affrontare il problema. Fortunatamente, sembra che questi nemici non siano per la distruzione rapida e gratuita del pianeta… dai segni lasciati dai loro combattimenti, deduco che non hanno voluto danneggiare di proposito l’isola, ma è successo come conseguenza dei combattimenti coi nostri amici… Non dico che siano delle brave persone, dico solo che hanno interesse a prendersela con comodo. La speranza è ancora ben lontana dall’abbandonarci del tutto, tienilo ben a mente.» Gohan non ebbe altra alternativa che quella di acconsentire alla strategia della pazienza ideata dal maestro Muten.
Il cyborg numero 17 non aveva nulla in contrario ad accompagnare sua sorella nello shopping; pretese, però, di poterla scarrozzare a bordo di un veicolo dal motore rombante, come ai vecchi tempi. Ciò presupponeva la necessità di procurarsi il suddetto veicolo, possibilmente in maniera giocosa, come a loro piaceva fare. Per questo motivo, sorvolarono la Città del Sud portandosi sul ciglio di una strada extraurbana, percorsa da numerosi mezzi che abbandonavano il centro abitato.
«Autostop?» domandò 18.
«Autostop.» rispose 17.
Il bello dell’autostop era il fatto di salire sulla macchina di un perfetto sconosciuto che accoglieva i passeggeri per un semplice atteggiamento di cortesia, instaurando una conversazione con lui; nella versione dell’autostop messa a punto dai due gemelli, però, il proprietario del mezzo veniva malamente privato di esso. Purtroppo, tuttavia, date le circostanze e il panico predominante, nessuno sembrava intenzionato a fermarsi per raccoglierli, e probabilmente qualcuno li aveva anche riconosciuti, anche se erano comparsi sugli schermi delle tv solo per pochi secondi. Si spostarono allora su una strada in una zona più rurale e periferica, e videro finalmente passare un camioncino; “Persino quel catorcio andrà bene, per cominciare” pensò il cyborg maschio. Lo guidava un giovane omaccione palestrato con tanto di mascellone, folti baffi e capelli neri, che indossava un cappello nero con visiera da poliziotto, e una canottiera giallo evidenziatore aderente. Il guidatore si fermò al gesto del pollice di 18; li squadrò e, leccandosi le labbra, li fece salire a bordo, facendoli accomodare nel cassone posteriore del camioncino. 17 e 18 si scambiarono un sorriso vedendogli leccarsi le labbra: “Ecco l’ennesimo pervertito che cerca di adescare vittime. Un classico dell’autostop.”
Lo sconosciuto scambiò con loro qualche parola di convenevole. Dopo una ventina di chilometri percorsi, 17, intenzionato ad appropriarsi del mezzo, disse: «Scendiamo qui.»
«Aspettate un attimo.» li fermò l’uomo. «Nessuno fa niente per niente… è la regola basilare del grande libro non scritto del galateo della strada.»
«Che intende, scusi?» domandò 18, con uno sguardo da innocentina, fingendo di non aver capito dove l’uomo volesse andare a parare.
«Fidatevi dello zio Otokoski…» rispose egli con un sorriso malizioso. «Tu puoi scendere, biondina…» disse inaspettatamente, lasciando di stucco la ragazza che già si immaginava come vittima designata delle sue molestie; poi, rivolgendosi a 17, lo invitò: «Vieni qui davanti con me, bel moretto…»
18 trattenne a stento un sorrisetto, mentre 17 salì dentro l’abitacolo del camioncino. «Allora… che ne dici?» domandò Otokoski. «Ti va di darmi un bacino con un paio di colpetti di lingua? Sei proprio il mio tipo…» propose poi, concludendo la sua richiesta con un occhiolino.
Qualche minuto dopo, 17 guidava il suo nuovo camioncino, mentre 18 col braccio fuori dal finestrino ammirava il panorama. Avevano lasciato il cadavere del malcapitato Otokoski sul ciglio della strada, con la gola strozzata, nel punto in cui lui aveva fermato il mezzo per fare la sua avance al cyborg.
«Fai ancora furore fra le ragazze, eh?» disse 18 schernendo il fratello.
«Ma stai zitta… sai quanto detesto i froci.» borbottò seccamente il cyborg.
Qualche oretta più tardi, spaparanzato all’ombra di un albero del pianeta di Re Kaioh, Goku russava e ronfava alla grandissima, con Bubbles a sua volta addormentato sulla sua pancia. Re Kaioh si avvicinò loro e, con tono intenerito, li contemplò: «Ma che bel quadretto pacioso! Fa venire davvero voglia di finire all’Altro Mondo… anche se ci sono già! Ahahah!» e si mise a ridacchiare. I due dormivano tanto profondamente che la risata non li svegliò. La divinità sentì sorgere nel basso ventre l’impulso della pipì; decise di farsi una corsetta stimolante fino all’altra parte del pianeta; poi si abbassò i pantaloni e si sforzò di battere il record di distanza; sicché, al termine dell’operazioncina, poté commentare: «Perfetto! Con questo record, riuscirò a sovrastare ancora di più Re Kaioh dell’Ovest quando faremo la prossima gara di pipì!» In quel momento, sentì uno squillo di telefono nella sua mente: «Hm? Ma che…? Ah, è il telefono infernale di Re Enma!» Era il congegno di telecomunicazione che connetteva il dio dell’Aldilà ai custodi delle galassie, un quartetto divio di cui Re Kaioh era l’esponente del Nord: un grosso telefono vecchio stile, poggiato sulla scrivania da lavoro della divinità dell’Inferno, che gli permetteva di contattare al bisogno i suoi colleghi. Bastava digitare il numero interno per chiamare il destinatario direttamente nella sua mente… comodo, no?
«Scusi, Re Kaioh del Nord… la disturbo? Era impegnato?» chiese il gigante barbuto in doppiopetto.
«Ehm… no! Mi dica pure, Re Enma. La ascolto!» bofonchiò la divinità azzurra, sistemandosi goffamente i pantaloni mentre le antenne da insetto fremevano per via del segnale elettro-telepatico.
«Potrebbe inviarmi il suo pupillo, Son Goku? Necessito del suo intervento per un’evenienza particolare…»
«Glielo mando subito. A proposito di allievi… Scusi un attimo, Re Enma: già che ci troviamo in contatto, vo-levo chiederle quando potrò impartirle le mie fantasmagoriche lezioni di comicità! È da un sacco di millenni che gliele avevo promesse…»
«Non ora, sono molto occupato… ehm…» rispose il vocione cavernoso dell’enorme divinità con un certo imbarazzo.
«Suvvia! Guardi, le offro una battuta-assaggio alla quale non potrà dire di no, e che le farà venire voglia di apprendere i miei metodi!» insistette Re Kaioh.
«Scusi, ho molto da fare quest’oggi! Sa com’è… c’è stato da poco un arrivo massiccio dal pianeta Terra…» si schermì Re Enma.
«Dalla Terra? Oh, capisco…» replicò Re Kaioh. Salutando in fretta e furia, Re Enma troncò il discorso lasciando un tut-tut nella mente dell’interlocutore.
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Re Kaioh contattò telepaticamente Goku: «Goku… svegliati.» Dall’altra parte, si sentiva solo un russare di sega da falegname. «Svegliati, Goku. SVEGLIAAAAAAAA!» sbraitò il dio con voce da tenore. Nulla, Goku non si svegliava. Re Kaioh decise di ricorrere alle cattive. Pronunciò, sillabando chiaramente, una sola parola: «OKONOMIYAKI.»
«Mmmm…» gemette Goku riaprendo gli occhi ed uscendo dal torpore. «… si mangia? Giusto in tempo… avevo un po’ di appetito…»
«Sei impossibile, Goku! Io non riuscirò mai a capirti!» lo rimproverò il dio.
«Ma che ho fatto di male? Mi sembra normale avere un po’ di appetito…» disse Goku, che era pronto a divorare una vagonata di okonomiyaki.
«Lascia stare… devi andare da Re Enma. Ha chiesto di te, sembra che stia accadendo qualcosa di strano sulla Terra e sei desiderato nel suo ufficio.»
«Problemi sulla Terra? E la merenda?» domandò Goku deluso.
«Non c’è nessuna merenda!» sbottò Re Kaioh, stizzito.
«Re Kaioh…» domandò timidamente il Saiyan. «… perché mi sta parlando con la telepatia? Saremo ad appena duecento metri di distanza….»
«Ah, già… la forza dell’abitudine…» rispose Re Kaioh, resosi conto di aver fatto una gaffe inutile. «Prima che tu vada, però, devo farti una bellissima battuta… ascoltami!»
«Non posso, Re Enma… ehm… mi desidera! Ciao, a più tardi!» disse Goku; intercettando l’aura del dio dell’Aldilà, sparì con il teletrasporto. Re Kaioh rimase solo, e decise di tornare nella sua casetta, meditabondo e sconsolato: “Uffi… a volte ho come l’impressione che i miei allievi non apprezzino le mie battute… Mah! Andrò a prepararmi un buon tè alla pesca… anzi no, lo preferisco all’arancia. Visto che non ho di meglio da fare…” “Supervisionare i pianeti a lei affidati sarebbe troppo, vero?” ci verrebbe da chiedergli, ma lasciamo perdere.
Proprio in quel momento, passava dal cortile antistante alla casa Bubbles che, svegliatosi e sentendo parlare di merenda, era stato in cucina a prendere una banana. «Almeno tu ascoltami, Bubbles… questa ti piacerà: sai perché il leone dà sempre la caccia all’antilope?? Perché è il suo pasto predAletto! Ahahahahah!» La scimmia, rassegnata, si sedette pazientemente ed iniziò a sbucciare il frutto.
«Ora una barzelletta! Un uomo appena uscito dal supermercato incontra un amico. Gli fa: “Mamma mia, certo che queste aringhe sotto sale costano proprio care…” e l’amico gli risponde: “Allora le hai pagate care e salate!” AAAhhhaahhahhahah!»
Arrivato nell’ufficio di Re Enma, Goku trovò un affollamento e un caos ancora maggiori rispetto all’ambiente confusionario da ufficio delle poste a cui era abituato. Appena Goku raggiunse l’ufficio di Re Enma, un’anima in forma di nuvoletta particolarmente agguerrita gli si fiondò addosso, gridando: «Kaka-roth!»
«Ma questo spirito… Vegeta??» domandò incredulo il Saiyan, riconoscendo l’aura del suo compatriota.
«Chi diavolo vuoi che sia?? Idiota!» replicò aggressivo il Principe; non teneva presente che non era così immediato riconoscerlo, in quelle vesti… cioè senza vesti, né corpo. Era ormai diventato un puro spirito, come tutti coloro che muoiono senza aver compiuto atti eccezionalmente eroici.
«Son Goku…» lo invocò Re Enma. «Questo “signore” strepitava per vederti. E là ci sono altri che ti cercano, sebbene siano più educati, per fortuna…» Si fece avanti un gruppetto di personaggi che Goku riconobbe subito, con lo stupore dettato dal fatto che non si aspettava di rivederli così presto: «Crilin! Tenshinhan! Yamcha! Jiaozi! E c’è pure lei, Dio!» Il gruppetto degli amici (ciascuno dei quali aveva mantenuto il corpo, ed era ora dotato di una bella aureola svolazzante) si fece avanti per salutare l’amico. Crilin saltò addosso all’amico, mostrando tutto il calore affettuoso di cui era capace. «Mi sei mancato, Goku!! Come stai? Ti trovo in piena forma!»
«Beh, certo non posso dire di avere problemi di salute… anche se sono morto…» sorrise Goku, grattandosi la testa perplesso. Tutti insieme, si misero a chiacchierare in disparte, in modo da non intralciare il lavoro del dio dell’Aldilà. «Non mi aspettavo che ci saremmo rivisti così presto!» osservò Goku.
Intervenne Tenshinhan, stringendo la mano all’amico Saiyan. «Per tutti noi è stato un duro colpo, quando ci hai lasciati… ma in qualche modo siamo riusciti ad andare avanti.»
«Sì… ho seguito le vostre vicissitudini, compresa la battaglia contro il fratello di Freezer.»
«Io mi sono pure sposato!» si vantò Crilin, ricevendo le felicitazioni di Goku; nessuno riuscì a trattenere il pelato dal tessere l’elogio della sua adorabile moglie, dei suoi splendidi occhi, del suo carattere soave e dei suoi pugni formidabili. «Pensa: dal momento che lei ha ottenuto il Paradiso, ho il permesso di andare a visitarla ogni tanto!»
«Mi sembra giusto!» replicò Yamcha. «Altrimenti, che Paradiso sarebbe??» E il gruppo scoppiò in una risata amichevole.
«Peccato che quei cyborg abbiano rovinato tutta quella tranquillità.» osservò Jiaozi, introducendo per la prima volta nel discorso la causa che li aveva portati alla morte.
«Cyborg?» ripeté Goku, mostrando di non essere a conoscenza degli ultimi eventi. Gli amici cominciarono a raccontare la serie di scontri culminati con la sconfitta di Vegeta. Scarse erano le prospettive per il futuro; non esistevano più le Sfere del Drago sulla Terra e - anche ammesso che ci fossero state ancora - la maggior parte di loro non sarebbe potuta tornare in vita. Sarebbero stati collocati in uno stato di aspettativa temporanea, dato che le Sfere potevano riportare in vita le persone entro un anno dalla loro scomparsa; avevano saputo, infatti, che forse Gohan e Bulma sarebbero andati sul pianeta Neo Namecc. Dato che erano appena morti, Re Enma sosteneva che le ferree leggi dell’oltretomba vietassero di concedere loro un permesso per tornare sulla Terra, anche se avessero avuto una qualsiasi strategia di vittoria. Per finire, non erano ammesse deroghe a tali norme, dato che la presenza dei cyborg veniva considerata una crisi locale, confinata al pianeta Terra, come tante che si verificavano spesso in miriadi di pianeta nelle galassie; e che gli eroi terrestri non meritavano un trattamento ulteriormente privilegiato rispetto a quelli di altri pianeti. Oltretutto, secondo la valutazione severa e dura di Re Enma, da un punto di vista obiettivo la situazione non era estremamente grave, perché il figlio di Goku mostrava ottime speranze di vittoria a medio termine. Il tutto, in ossequio al principio della netta separazione tra le vicende dei vivi e quelle dei morti.
«È incredibile! Nemici che arrivano a frotte per cercarmi! Prima Freezer e suo padre, poi Cooler! Ora questi nuovi mostri veramente terribili, se nemmeno un Super Saiyan è riuscito a batterli… povero il nostro pianeta! Maledizione!» imprecò Goku all’apprendere tutte quelle novità, sentendosi in colpa per quanto era accaduto, e per quanto ancora sarebbe accaduto in futuro. Tutte quelle responsabilità ricadevano ora sulle spalle del giovanissimo Gohan… ce l’avrebbe fatta?
«Stramaledetti robot! Vorrei tanto mandarli dritti all'Altro Mondo!» esclamò Vegeta indignato.
«Ci sei già tu, all'Altro Mondo...» gli fece notare con aria soddisfatta una nuvoletta che si era aggregata alla combriccola, della cui presenza Goku si accorgeva solo in quel momento. Il Saiyan identificò immediatamente quello spirito: «Ma tu saresti Piccolo?! Come mai non hai il corpo?»
«Re Enma ha pronunciato il suo verdetto…» accennò il demone namecciano con un tono misto di disprezzo e rassegnazione. «Nonostante io abbia contribuito a lottare per il bene e ci abbia anche rimesso la vita, sono riuscito a malapena a compensare le colpe che pesavano sulla mia coscienza…»
«Questo perché Piccolo porta in sé le malefatte di suo padre, ossia il mio alter ego, di cui è la reincarnazione.» spiegò Dio. «È stato giudicato come una persona neutra, che non merita la vita eterna. Purtroppo, ciò significa che il suo spirito è indegno di accedere nel Paradiso, a differenza di tutti gli altri tuoi amici; dopo un breve periodo di purificazione, dovrà reincarnarsi in una creatura innocente, sperando di non degenerare come nella vita precedente…»
«Adesso basta con queste sciocche assurdità!» sbuffò la nuvoletta-Vegeta. «Vi ho lasciato abbastanza tempo per disquisire della fidanzata di Testa Pelata o del destino ultraterreno del muso verde!»
«È mia moglie, non la mia fidanzata…» precisò Crilin.
«Il muso verde non ce l’ho più…» masticò seccato Piccolo.
«State zitti voi! Kakaroth, io e te abbiamo un conto in sospeso e una promessa in corso!» rimbeccò il Principe dei Saiyan.
«È vero…» ammise Goku. Non era un mistero che tra i due guerrieri Saiyan vi fosse un conto in sospeso; Goku ricordava però come, poco tempo prima della sua morte, lui e il suo rivale si fossero scambiati una promessa in virtù della quale il nobile guerriero chiedeva la rivincita al suo avversario. «Ma non gridare… non serve! E poi cosa credi, che non mi sia dispiaciuto perdere l’occasione di affrontarti di nuovo??»
«E allora forza… risolviamolo adesso il nostro conto in sospeso! Qui ed ora!»
«Puoi chiamarlo Kakaroth, oppure Son Goku... resta il fatto che tu non hai nessun diritto di affrontarlo. È finito il tempo in cui pensavi di poter fare il bello e il cattivo tempo!» sentenziò Re Enma che sentì, grazie al suo udito infernale, le parole dei due Saiyan ed iniziò ad interessarsi alla discussione.
«Sì che ne ho il diritto! Lo ripeto: ho un conto in sospeso!» strepitò Vegeta senza alcun riguardo per la divi-nità che gli stava di fronte. «Kakaroth mi aveva fatto una promessa e poi è morto! Ora che ci troviamo tutti e due all'Altro Mondo, dovrà rispettarmi e mantenere la parola! Esigo che mi sia dato il mio corpo!»
-
«Re Enma… mi sente?» la voce di Re Kaioh risuonò nella mente di Goku e i suoi amici.
«Ah… è lei, Re Kaioh del Nord! Mi spiace, non ho ancora tempo per le sue battute…» si schermì Re Enma.
«Battute? No… non c’entra… Solo che stavo ascoltando la vostra discussione e volevo intervenire a favore di Vegeta! In fin dei conti, la sua esistenza volge ormai al termine… concedergli un privilegio del genere prima di andare incontro alla reincarnazione può essere considerato come un premio per aver salvato la Terra alcuni mesi fa nella battaglia contro Cooler!»
«Con tutto il rispetto, Re Kaioh, le ricordo che Vegeta era mosso da intenti egoistici, non certo altruistici…» obiettò Re Enma.
«Lo so che all’Altro Mondo le azioni vengono giudicate anche in base alla purezza dei pensieri di chi le com-pie, però dovremmo guardare con elasticità…»
«Elasticità? Ma quale elasticità??» tuonò Re Enma sfogliando nervosamente il suo mega-registro in cerca della pagina relativa a Vegeta. «Gliela do io, l’elasticità! Eccolo qua: genocidio, strage, cataclismi, sadismo, perfidia gratuita, superbia… crimini immondi, peccati mortali! E non voglio nemmeno perdere tempo a leggerli tutti! Questo Saiyan è uno dei peggiori peccatori che mi siano capitati! Senza contare che, a quanto risulta dal mio registro, si è irriducibilmente rifiutato di trarre profitto da tutte le occasioni di redenzione che il Destino gli ha offerto nel corso degli anni!!» Mentre il dio dell’Oltretomba si indignava per violenze e misfatti perpetrati dal Principe dei Saiyan, Vegeta sogghignava: tutte quelle colpe, tutti i peccati che gli avevano attribuito… che importanza avevano ora? Quel che era stato, era stato… che senso aveva a questo punto stare a recriminare su un passato oramai insignificante? Egli era già al capolinea, oltre il quale non si andava; gli avrebbero dato una pena che consisteva nella reincarnazione, lui avrebbe cessato di esistere come entità spirituale e sarebbe passato a nuova vita, forse migliore, forse peggiore, sicuramente diversa. Non sarebbe stato più lui. Perché non concedergli quest’ultima sigaretta, prima della pena capitale? Non c’era più nulla che desiderasse più che sfidare Kakaroth per l’ultima volta. Infine il Principe si limitò a replicare: «Un vero Saiyan non si pente mai delle azioni commesse.»
«Ed è proprio per questo che non ci sono Saiyan in Paradiso!» sbraitò re Enma. «Li abbiamo reincarnati tutti!»
«E che mi dice della regola della prigionia altruistica?» insinuò la divinità dalla pelle azzurra, con la malizia di chi sa di avere ragione mediante un argomento decisivo.
Re Enma rimase fulminato. «M-ma… quella è una regola eccezionale! Uno spirito può scegliere di scontare qualche secolo di reclusione nella reggia d’oro degli Elisei, al fine di accordare dei privilegi ad un altro defunto verso il quale nutre una qualche forma d’interesse… non mi sembra proprio il caso di salvaguard-»
«E invece è proprio questo il caso.» ribatté pacatamente Re Kaioh, tenendo le mani incrociate dietro le braccia. Seguì una mezz’ora di animata discussione fra le due divinità a base di articoli di legge, commi e controcommi, che l’autore di questa storia sceglie di risparmiare ai suoi lettori in quanto sa che il diritto amministrativo è una materia che può risultare coinvolgente solo agli addetti ai lavori (e spesso nemmeno a loro). Quando ormai tutti gli occupanti della sala d’attesa sbadigliavano con le lacrime agli occhi, Goku riuscì a spuntarla, infliggendo il colpo decisivo alle argomentazioni di Re Enma, con una riflessione basata sul suo candido senso di giustizia: «Si è trattato pur sempre di una promessa, di un impegno preso… secondo me, sarebbe gravissimo venir meno ad un impegno solenne! Come potremmo parlare di giustizia noi del Paradiso, se negassimo a Vegeta questa ultima possibilità prima di dirgli addio?» La sua osservazione, così moralmente corretta, lasciò di ghiaccio i presenti.
«Basta, mi avete già fatto perdere troppo tempo! Sapete che vi dico…? Mi arrendo!» replicò infine il gigante barbuto. «Bah! Inaudito… usare il timbro Eroe per una canaglia simile!» brontolò Re Enma col suo vocione cavernoso, continuando poi: «Dovrò essere super efficiente, per recuperare il tempo perduto stamattina… mah…»
«Re Enma…» lo invocò ulteriormente re Kaioh.
«Hm? Mi dica…»
«Volevo dirle un’ultimissima cosa…»
«Ossia?» domandò il dio degli Inferi incuriosito.
«Sa che cos’è un peluche che fa il serial killer? È un pu-pazzo da legare! Aahahahaaahh!!»
«Ahah!» rise trionfante Vegeta, riacquistando il corpo, benché temporaneamente, rivestito dell’ultima armatura indossata al momento della morte. «Non ho paura della reincarnazione! Anche se questa sarà la mia sorte, vi ricorderete per sempre di Vegeta, colui che ha sfidato gli dei e ha vinto!» dichiarò Vegeta, a metà tra l’ironico e il tronfio. «Veniamo a noi, Kakaroth...»
«Fai meno lo spiritoso, delinquente!» lo ammonì Re Enma. «Combatterete all’Inferno: è un luogo disabitato di squallore e desolazione, attraverso il quale le anime private delle loro spoglie passano brevi periodi di tortura e tormento, al solo scopo di reincarnarsi. È il luogo perfetto per il vostro duello, perché al termine Vegeta verrà scortato dal boia per contare le sue pene, prima di reincarnarsi. L’unica regola a cui siete obbligati a sottostare è la seguente: non uccidetevi. Se lo faceste, i vostri spiriti cesserebbero di esistere definitivamente.»
“Che sciocchezza… chi se ne frega, tanto io smetterò di esistere comunque!” pensò Vegeta.
Pochi attimi dopo, Goku e Vegeta furono all’Inferno. Al di sotto dello spesso strato di nuvole che separavano questa regione dalla Strada del Serpente, esso si presentava come un paesaggio a dir poco grigio e desolato, dominato da un’opprimente cappa di orrore e tetraggine, in un’atmosfera naturalmente funerea. Sopra il terreno color cenere, si stendeva un cielo plumbeo. Tutto spingeva alla paura, all’umanamente comprensibile desiderio di scampo e salvezza, e al pentimento. Ma per chi era ospitato in quei luoghi, era ormai troppo tardi. Non vi era possibilità di redenzione, solo di purificazione e di rinascita. Nell’aria riecheggiavano urla spaventevoli di anime sofferenti che spezzavano il cuore al solo udirle, e lamenti infiniti.
«Che postaccio… certo non mi aspettavo che l’Inferno fosse un villaggio vacanze, ma questo è persino più squallido delle miniere dove Freezer spediva i ribelli in villeggiatura...» commentò Vegeta, avanzando al fianco di Goku, per poi chiedere: «Che succederebbe se provassi a scappare?»
«Non ci riusciresti! Re Enma non è un combattente molto forte, ma possiede poteri magici speciali che gli consentono di agire come vuole sugli spiriti delle persone defunte, a prescindere dalle loro forze combattive… Tieni presente che da qui passano tutti i defunti dell’universo, compresi personaggi del livello di Freezer e Cooler… ma immagino tu abbia già testato quei poteri sulla tua pelle… anche se non ce l’avevi più, la pelle…!» concluse Goku sorridendo allegro.
Vegeta gli lanciò un’occhiataccia: «Piantala con queste battute, idiota! La beatitudine celeste ti ha proprio dato alla testa! Non c’è bisogno che me lo ricordi…» Dopo qualche altro passo, intimò al rivale: «Fermiamoci qua.»
In uno spiazzo anonimamente deserto, i due Saiyan si trovarono ancora una volta uno di fronte all’altro, in posizione d’attacco. «Finalmente il momento che attendevo da tanto, è arrivato…» disse Vegeta. “E dire che avevo smesso di sperarci…” pensò poi fra sé.
«Sai, Vegeta…» rivelò Goku, fissando l’avversario con gli occhi luccicanti di determinazione. «Ho insistito tanto… non solo perché mi sembrava giusto che tu venissi accontentato, ma anche perché volevo davvero affrontare un avversario degno di questo nome. Ho agito un po’ da egoista…»
«Come se non l’avessi capito: non per nulla, sei un Saiyan!» ribatté Vegeta, sogghignando a sua volta. «In fondo, si vede che a voi eroi è concesso di essere egoisti!»
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
Curiosità: il personaggio di Otokoski che compare nell’episodio dei cyborg è lo stesso che nel manga originale comparirà nel Torneo che si svolge dieci anni dopo la sconfitta di Majin Bu, nei panni di un uomo maturo che corteggia Trunks adolescente. :-) A scanso di equivoci: no, non sono omofobo, 17 lo è. (meglio precisare certe cose, di questi tempi) :-)
Quella del telefono infernale è una delle mie solite idee sceme, nata dal fatto che non mi pare che Re Enma mostri mai di avere un potere telepatico per contattare Re Kaioh. Se non sbaglio, anche nel movie di Janenba e Gogeta, è Re Kaioh a cercarlo con il suo potere speciale, e non il contrario… beh, comunque se guardate nel manga, Re Enma il telefono sulla scrivania ce l’ha sul serio.
Per il destino delle anime nell’oltretomba, mi sono basato soprattutto sul manga e quindi non tengo conto delle scene aggiuntive dell’anime in cui si vedono i cattivi con il corpo. Mi baso sul manga, e quindi: i malva-gi e quelli “neutri” passano dall’Inferno e si reincarnano; i buoni vanno in Paradiso; gli eroi possono in più mantenere il corpo.
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Quindi adesso una bella battaglia finale tra Goku e Vegeta in stile saga Bu!
Mi raccomando, falla emozionante (penso che molti pezzi li riprenderai dal duello della saga di Bu)!
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E così Gohan si è trasformato.
Sono curioso di vedere cosa impedirà ai nostri eroi di usare le sfere namecciane.
Il resto del capitolo molto divertente, restituisce un po' di serenità dopo l'ecatombe precedente.
Dispiace per Piccolo, ormai era un personaggio positivo a tutti gli effetti, anche se l'ambiguo nesso esistenziale che lo lega al padre rende plausibile il fatto che debba reincarnarsi.
Hype, ovviamente, per Goku vs Vegeta, carina la citazione finale :)
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Ssj 3
E così Gohan si è trasformato.
Sono curioso di vedere cosa impedirà ai nostri eroi di usare le sfere namecciane.
Probabilmente sarà perché Gohan e co. non conoscono l'ubicazione del Neo Namecc. Però sto solo ipotizzando.
Citazione:
Originariamente Scritto da
Ssj 3
Mi dispiace per Piccolo, ormai era un personaggio positivo a tutti gli effetti, anche se l'ambiguo nesso esistenziale che lo lega al padre rende plausibile il fatto che debba reincarnarsi.
Io l'ho trovato molto triste, perché praticamente le colpe del padre sono ricadute sul figlio (altro che giustizia in paradiso!).
è un pò come dire che Ace si meritava la morte perché era il figlio di Gol D. Roger, ma moralmente è ingiusto (Okay, stiamo parlando di un manga/anime diverso, ma il concetto è più o meno lo stesso)
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Ssj 3
Hype, ovviamente, per Goku vs Vegeta, carina la citazione finale :)
c'era una citazione O_o?
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Vegeth SSJ3 Full Power
Io l'ho trovato molto triste, perché praticamente le colpe del padre sono ricadute sul figlio (altro che giustizia in paradiso!).
è un pò come dire che Ace si meritava la morte perché era il figlio di Gol D. Roger, ma moralmente è ingiusto (Okay, stiamo parlando di un manga/anime diverso, ma il concetto è più o meno lo stesso)
Vorrei precisare una cosa. Da come viene posta la questione nel manga, sembra quasi che Piccolo (Jr.) sia nato come una vera e propria reincarnazione di suo padre. In vari punti si parla di "nuovo Grande Mago Piccolo", "Grande Mago Piccolo rinato", viene detto che nell'uovo suo padre ha racchiuso tutte le sue caratteristiche (quindi potenza, malvagità ecc.). Insomma, il Grande Mago è riuscito, nel momento del concepimento, a trasferire il suo spirito nel suo uovo. Il figlio è la "continuazione" dello spirito del padre, ossia della sua essenza spirituale; ha ereditato per intero quello che era suo padre, anche se poi ha compiuto scelte diverse che lo hanno portato su un diverso cammino morale. Del resto, se così non fosse, non si capirebbe il legame vitale che continua a sussistere tra l'entità positiva a (Dio) e l'entità negativa (Piccolo padre/figlio), senza nessuna interruzione.
Dunque lui nasce sostanzialmente malvagio, ma - dato che si evolve in una figura positiva - l'entità che ne risulta quando viene ucciso dai cyborg è un essere non totalmente cattivo, né abbastanza eroico da mantenere il corpo, né buono come potrebbe essere ad esempio Soya nella fanfiction (oppure Videl e Chichi nella saga di Bu) al punto da meritare il paradiso.
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Vegeth SSJ3 Full Power
c'era una citazione O_o?
Il bello è che, leggendo il commento di Ssj 3, ero rimasto di stucco per la citazione. Poi mi sono reso conto che quando Vegeta dice che agli eroi è concesso essere egoisti: il che è una mezza citazione (mezza consapevole e mezza involontaria :D ) di quando Goku chiede a Crilin di non trafiggere Vegeta con la katana, al termine del loro primo scontro sulla Terra. ;)
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VirusImpazzito
Vorrei precisare una cosa. Da come viene posta la questione nel manga, sembra quasi che Piccolo (Jr.) sia nato come una vera e propria reincarnazione di suo padre. In vari punti si parla di "nuovo Grande Mago Piccolo", "Grande Mago Piccolo rinato", viene detto che nell'uovo suo padre ha racchiuso tutte le sue caratteristiche (quindi potenza, malvagità ecc.). Insomma, il Grande Mago è riuscito, nel momento del concepimento, a trasferire il suo spirito nel suo uovo. Il figlio è la "continuazione" dello spirito del padre, ossia della sua essenza spirituale; ha ereditato per intero quello che era suo padre, anche se poi ha compiuto scelte diverse che lo hanno portato su un diverso cammino morale. Del resto, se così non fosse, non si capirebbe il legame vitale che continua a sussistere tra l'entità positiva a (Dio) e l'entità negativa (Piccolo padre/figlio), senza nessuna interruzione.
Dunque lui nasce sostanzialmente malvagio, ma - dato che si evolve in una figura positiva - l'entità che ne risulta quando viene ucciso dai cyborg è un essere non totalmente cattivo, né abbastanza eroico da mantenere il corpo, né buono come potrebbe essere ad esempio Soya nella fanfiction (oppure Videl e Chichi nella saga di Bu) al punto da meritare il paradiso.
Infatti volevo solo precisare che era un pò triste, non che era sbagliato. Anzi, la tua spiegazione è perfettamente in linea con ciò che traspare dal manga.
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VirusImpazzito
Il bello è che, leggendo il commento di Ssj 3, ero rimasto di stucco per la citazione. Poi mi sono reso conto che quando Vegeta dice che agli eroi è concesso essere egoisti: il che è una mezza citazione (mezza consapevole e mezza involontaria :D ) di quando Goku chiede a Crilin di non trafiggere Vegeta con la katana, al termine del loro primo scontro sulla Terra. ;)
XD, Ssj3 come cacciatore di citazioni è meglio di un segugio.
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Vegeth SSJ3 Full Power
Probabilmente sarà perché Gohan e co. non conoscono l'ubicazione del Neo Namecc. Però sto solo ipotizzando.
Però cè Goku che conosce tutta la situazione, e potrebbe scoprirlo per loro (tramite re kaioh) similmente a quanto avviene nel manga.
Se poi continua a fare il padre menefreghista che non chiama il figlio nemmanco per chiedergli come sta, allora sono d'accordo con te. xD
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Io l'ho trovato molto triste, perché praticamente le colpe del padre sono ricadute sul figlio (altro che giustizia in paradiso!).
è un pò come dire che Ace si meritava la morte perché era il figlio di Gol D. Roger, ma moralmente è ingiusto (Okay, stiamo parlando di un manga/anime diverso, ma il concetto è più o meno lo stesso)
Lo spirito di Al Satan è sicuramente legato a quello di Piccolo (e di Dio), che quindi si fa carico dei numerosi peccati del primo.
Il fatto che il namecciano fosse stato convocato presso Re Kaioh dopo la sua prima morte senza, apparentemente, troppi problemi, e soprattutto che un Vegeta fresco di sterminio di massa (nella saga di Bu) e di una vita passata all'insegna dell'egoismo e dei crimini, sia stato considerato buono solo pochi giorni dopo in quanto sacrificatosi per la sua famiglia e, in parte, anche per aver anteposto la salvezza dell'universo al proprio orgoglio (quando si fonde con kakaroth e quando parla coi terrestri), rendono legittimo pensare che ci fosse spazio anche per un supernamecciano in paradiso
Però il GMP ne ha fatte anche di peggio di Vegeta, quindi una risposta "ufficiale" alla questione non esiste.
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c'era una citazione O_o?
A quanto pare la mia saggezza ha saputo vedere persino oltre le intenzioni dell'autore http://i58.tinypic.com/ftgh1t.jpg
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Ssj 3
Però cè Goku che conosce tutta la situazione, e potrebbe scoprirlo per loro (tramite re kaioh) similmente a quanto avviene nel manga.
Se poi continua a fare il padre menefreghista che non chiama il figlio nemmanco per chiedergli come sta, allora sono d'accordo con te. xD
Giusto, potrebbe dirglielo tramite Re Kaioh. Ma poi Gohan come ci arriva? Non ha il teletrasporto, e per quel che ne sappiamo Neo Namecc potrebbe essere in un altra galassia rispetto al Namek originale.
Se poi Goku decide di fregarsene di dare una mano col solito escamotage "Tocca a te salvare il mondo", hai ragione, sarà anche peggio xD.