Piccolo e 17 si levarono verso l’alto, seguiti da Gohan che si teneva in disparte a debita distanza, obbediente al monito del maestro. «A te la prima mossa!» rispose 17 a bruciapelo.
Piccolo non esitò a lanciarsi all’attacco. Sferrò un colpo di karate, invano: trovò l’aria, perché 17 si era già spostato lateralmente. Ruotò su sé stesso sollevando la gamba per allungare un calcio al fianco, e stavolta 17 lo schivò portandosi più in alto, per poi rifilargli un calcio in picchiata al volto. Subito dopo, lo colpì con alcuni rapidi pugni al torace, dolorosissimi per il namecciano. «Visto come si fa? E considera che mi sono pure trattenuto.»
“Ma che sta succedendo?? Come mai non riesco…?” si domandava incredulo il namecciano.
«Piccolo, sono cyborg! Ecco perché non percepiamo la loro potenza! La loro forza è artificiale, non spiritua-le!» gridò Gohan.
Piccolo ringhiò irato. “Dunque sono molto più forti di me… ma non posso quantificare con esattezza, posso solo congetturare…” Decise quindi di spogliarsi immediatamente del mantello e del turbante, e di lanciare un attacco alla massima potenza: con un avversario del genere, non c’era motivo di andare per il sottile. Avvolto ora da un’intensa aura di energia trasparente, allungò le mani in avanti con le palme ben aperte. Le sue mani si illuminarono di luce dorata, e da esse promanò una gigantesca onda d’energia dorata. 17 distese a sua volta le mani in avanti e gli furono sufficienti come scudo per deviare l’onda, che venne dirottata verso il mare. L’impatto generò un colossale fungo di acqua e vapore.
“Non ce la farà… C’è troppa differenza tra Piccolo e il nemico…” osservò Gohan fra sé in preda allo sconforto. “Come possiamo battere non uno, ma due nemici di quel calibro?”
Fu in quel momento che, a tutta velocità, arrivò Vegeta, inchiodando proprio al cospetto dei due conten-denti. «Salve a tutti!» li salutò Vegeta con un sorriso spavaldo sul viso. 17 – e, dal suo punto di osservazione, anche 18 - fissarono il nuovo arrivato. Poche rapide occhiate gli furono sufficienti per ricostruire e mettere a fuoco la situazione. “Avevo percepito anche qualche movimento di quei quattro terrestri, anche se definirlo “combattimento” mi sembrava azzardato… Quindi i quattro terrestri devono essere stati sconfitti in pochi secondi… Anche il namecciano non mi sembra al massimo della forma, di già…” Poi finalmente si rivolse a 17: «Dunque voi due non siete dei comuni esseri umani… tutti quei tizi in confronto a me sono solo degli sciocchi deboli, eppure non dovrebbe essere così facile sconfiggerli…»
«Se fossi al loro livello, ti converrebbe ritirarti prima di subito…» replicò 17 con atteggiamento provocatorio.
«Si vede che non hai avuto ancora il piacere di essere sconfitto dal Principe dei Saiyan!» fu la risposta a tono di Vegeta.
A seguito della breve colluttazione avuta con il cyborg, Piccolo poteva solo presumere la forza del nemico. “Maledizione… mi sono allenato e ho cercato di superare i miei limiti, ma è ancora troppo poco… sono molto più debole di Kreezer e Cooler, e questo cyborg sembra ancora più terribile di loro due…” rifletté con frustrazione. Fu dunque con amarezza che, con tono serio e determinato, propose: «Vegeta, dobbiamo unire le forze!», pensando fra sé: “Per quanto la cosa mi ripugni…” Poi aggiunse: «Quei due sono dei cyborg! Pare che siano stati costruiti al fine di uccidere Goku: ecco spiegato perché sono così potenti! Ma se io e Gohan ti cediamo le nostre energie, credo tu possa competere! Ho avuto modo di testare la sua forza e…»
Il Principe, fissandolo con un’espressione di chiaro scherno, lo interruppe: «Sei in vena di battute, muso verde?? Tsk! Ho già accettato il vostro aiuto nell’affrontare Cooler, e non ho intenzione di chiedere aiuto a voi bambocci per una seconda volta! Tornatevene a casa e lasciate che sia il Principe dei Saiyan a togliere di mezzo questi due buffoni! Non mi importa se sono robot o extraterrestri! Non fa alcuna differenza!» Poi, rivolgendosi al cyborg, lo trovò con un’espressione di sberleffo stampata in viso. Quindi gli domandò con una smorfia: «Ti faccio ridere? Ridi quanto vuoi, ma presto te ne renderai conto!»
«Sei proprio antipatico… per di più, sembri molto superbo ed orgoglioso…» disse 17. «Il nostro creatore ci ha sempre detto che i Saiyan sono una razza di combattenti troppo sicuri di loro stessi! Anche Son Goku era proprio come te… ma chi vive solo per orgoglio, morirà per orgoglio…»
«Sta’ zitto, maledetto burattino! Come osi paragonarmi a quel rifiuto di Kakaroth?!» domandò Vegeta, in un’impennata dell’orgoglio che aveva ritrovato, robusto ed inscalfibile, da quando era diventato un Super Saiyan ancora più potente di Goku. «Vedrai che vi ridurrò in rottami! Da chi comincio? Da te o da quella donna??»
17 si portò la mano alla bocca per amplificare la sua voce, e gridò alla sorella: «18, dovrai essere tu a veder-tela con lui, per il momento! Dammi solo due minuti per chiudere il conto col muso verde…»
«Mi va benissimo! Distruggere prima l’uno o l’altra non mi fa alcuna differenza!» replicò Vegeta, scendendo subito verso la donna. «Anche se sei una donna, non ti tratterò con riguardo…» disse con tono di sfida. «Tanto sei un cyborg, non sei una vera donna!»
Erano parole che 18 non apprezzò di sentirsi dire. Fissandolo con sguardo gelido, ribatté semplicemente: «Sembri molto coraggioso…»
Per un capriccio del destino, Piccolo si trovava a ricevere da Vegeta lo stesso caparbio benservito che lui stesso aveva rifilato a Dio. Quei maledetti esseri sconosciuti non avevano una forza interiore, non avevano un’anima… esseri artificiali? Come valutare la loro forza? E se nemmeno Vegeta fosse stato capace di batterli? Poteva ancora rimediare… sarebbe voluto andare da Dio, il quale non avrebbe esitato a fondersi con la sua controparte negativa per far fronte alla nuova minaccia, per salvare quella Terra che Dio stesso aveva tanto amato e che lo aveva ospitato negli anni dell’infanzia e della giovinezza. Purtroppo, 17 lo avrebbe inseguito ovunque: era troppo agile e veloce per lasciarsi seminare.
Nel frattempo, prima che Piccolo e 17 riprendessero il combattimento, Gohan interpellò il suo amico e maestro: «Piccolo, permettimi di combattere al tuo fianco! Collaboriamo!» calcò particolarmente il tono della voce su quest’ultima invocazione. Piccolo lo squadrò dall’alto verso il basso. «Ti prego!» aggiunse ancora il ragazzino, con gli occhi lucidi. Piccolo fissò Gohan, con un sorriso corrucciato, severo, benevolo. «Va bene. Combatterai anche tu…» disse, avvicinandosi al suo allievo. A tradimento, come solo un demone avrebbe saputo fare, a velocità impercettibile Piccolo sferrò un pugno allo stomaco di Gohan, facendogli strabuzzare gli occhi. Poi, con un colpo di karate alla nuca, lo tramortì, scagliandolo poi al suolo. All’impatto, Gohan finì in un cratere. Ciliegina sulla torta, Piccolo lanciò contro quel fosso un colpo d’energia controllato quanto alla potenza, ma sufficiente a dare al cyborg l’impressione che il bambino fosse morto. Confidava nel fatto che, non possedendo energia spirituale, i cyborg non fossero capaci di percepire l’entità dei colpi sferrati, sicché non avrebbero capito che i danni riportati da Gohan erano risibili.
«Bel colpo!» si complimentò 17, battendo le mani in un lento applauso di derisione. «Proprio nobile, da parte tua, tradire così un amico… Anziché cadere per mano di un nemico, è stato il suo amico a farlo fuori! È questo il tuo senso dell’onore?»
«Quello era il figlio di Goku… se proprio doveva morire oggi, ho preferito mandarlo io all’altro mondo, piut-tosto che permettere a te e a quell’altra tizia di mettergli addosso le mani.» bluffò il namecciano. In cuor suo pensava: “Perdonami, Gohan… al momento non hai alcuna voce in capitolo. L’unico che può fare qual-cosa è Vegeta, se accetterà il mio aiuto. Non solo saresti d’intralcio, ma… se Vegeta fallisse, tu saresti l’unica speranza per il futuro della nostra Terra… dunque, è meglio che ti credano morto. Del resto, non possono percepire la tua aura. Perdonami, Gohan, se ci lasciamo in questo modo, e se ti carico sempre di nuove responsabilità... probabilmente giudicherai me uno stupido, e il mio gesto avventato… ma non mi deludere. Adesso devo inventare qualcosa per convincere Vegeta a…”
«E allora, ci muoviamo?» domandò 17 irritato da tanti indugi. «Ho dei programmi da adempiere, in mattinata!»
«Certo!» rispose Piccolo simulando prontezza di intenzioni. «Prendi questo…» disse, piegando il braccio con l’indice e il medio puntati in avanti. Nel braccio, percorso da scosse elettriche, si caricò una intensissima energia; sicché, quando Piccolo urlò: «MAKANKOSAPPOOO!!», dalle sue dita partì subito, senza colpo ferire, un raggio iper concentrato d’energia avvolto da spirali. Il colpo non entrò mai in collisione con 17, che aveva attivato attorno a sé una barriera di energia celeste. In tal modo, l’attacco finì dirottato verso terra ed andò a distruggere una porzione della zona costiera dell’isola, con gran sommovimento di acque marine circostanti. «Ma bravo, amico! Visto che hai combinato? Ti sembra il modo di distruggere le isole altrui? E dire che questa era già piccola e un po’ malconcia…» commentò sarcasticamente il cyborg.