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In quel momento, dopo aver sfrecciato ad alta quota nei cieli che sovrastavano l’intero continente, seguendo le indicazioni della mappa fornita loro dal Dr. Gero, i cyborg 17 e 18 si erano appena lasciati alle spalle la costa della Città del Sud. «Guarda, 18!» gridò alla sorella il giovane, col vento che gli scompigliava i lunghi capelli scuri. «La prima isola a partire dal continente… deve essere quella, l’isola Amenbo!»
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
In questo capitolo ho risposto ad alcune domande che un po’ tutti ci poniamo:
- Perché nell’universo di Trunks del futuro sono usciti allo scoperto subito i numeri 17 e 18, e non 19 e 20?
- Che fine ha fatto C16? Perché non lo hanno riattivato anche se era a portata di mano?
- Perché nel futuro di Trunks i due gemelli erano più deboli pur essendo più scatenati, al punto che Gohan e il figlio di Vegeta hanno resistito per tanti anni contro di loro?
Altra curiosità. I nomi proposti da Kaya per il figlio di Crilin e Soya sono pietanze basate sulle castagne: sono giochi di parole col nome di Crilin che – in giapponese – contiene la parola “kuri” (=castagna). Stessa cosa vale anche per il nome Marron che nel vero Dragon Ball è la figlia di Crilin e 18.
Citazioni:
- Il titolo cita il motto del mitico Team Rocket, dei Pokèmon;
- La battuta di Crilin “e allora lo vedi che la cosa è reciproca?” è presa da un film di Verdone (“Bianco Rosso e Verdone);
- “Beati coloro che si sbronzano tra loro” tratta dal film Disney Gli Aristogatti;
- Alcune battute del risveglio di 17 e 18 sono prese dal manga.
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Indescrivibile!! Uno dei migliori capitoli scritti finora!
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Sottoscrivo i complimenti per il capitolo, menzione d'onore per come hai raccontato e gestito tutta la faccenda dei cyborg (spiegazioni ai dilemmi del manga incluse) e per la comparsa di Gohan e Chichi.
Una cosa che ho notato:
prima della parte riguardante il risveglio dei cyborg il clima tra i nostri eroi era ovviamente ultra-sereno.
L'entrata in scena dei gemelli, per chi conosce DB, significa però la triste consapevolezza della piega che andranno a prendere gli eventi e lo stravolgimento che attende i sogni e le vite di tutti, dunque dà inizio nel lettore a un sentimento, diciamo, "drammatico" :)
Ecco, ho notato che finita la scena dei cyborg, il pianto immotivato di Trunks ha per un attimo quasi reso più teso il clima al torneo, come ad accompagnare i sentimenti del lettore nonostante i nostri dovessero logicamente essere ancora allegri e festanti.
L'ho trovata una scelta azzeccatissima.
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Grazie per gli apprezzamenti!
SSj 3: hai colto un aspetto importante! In effetti volevo che ad una fase di pace, allegria e serenità (che nemmeno Cooler è riuscito a scalfire in modo indelebile, anzi la sua sconfitta l'ha rafforzata) subentrasse una brusca rottura, e a seguire dei tempi di... m. :)
Mi è capitato in passato di leggere fanfiction sull'universo "Mirai" di Trunks, Gohan, Bulma, 17 e 18. Denominatore comune di queste ambientazioni è un'atmosfera più drammatica e un tono più introspettivo e meno narrativo (anche perchè si dà per scontato che gli avvenimenti sono ben noti, nelle loro linee generali).
Quello che voglio sottolineare è che la mia storia prenderà ovviamente una piega più drammatico/tragica (essendo ambientata in un mondo sull'orlo della distruzione totale...), ma naturalmente ciò non farà mai venir meno del tutto i momenti più o meno rilassati/allegri, anche se saranno meno frequenti. :)
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Accidenti! E' da una vita e mezza che manco da qui!
Non appena possibile mi rimetto in pari e faccio un bel commento riepilogativo! :)
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Non preoccuparti, Final... so che hai sempre molti impegni (lo dimostra la tua assenza dal topic della tua fanfic)!
A questo punto io proseguirei... sotto col prossimo capitolo!
Cap. 53: L’ultimo canto del cigno.
La finale della ventiquattresima edizione del Torneo Tenkaichi ebbe inizio in un’atmosfera solenne. Cinque cerimonialisti dalle teste rasate, in tunica arancione, batterono con grosse mazze sui propri tamburi; infine un maestro di cerimonia più anziano, dalle sembianze canine, percosse finalmente il gong. Kaya e Ramen si salutarono con un leggero inchino; poi, dall’iniziale posizione d’attacco si slanciarono l’una verso l’altro, iniziando a scambiarsi i primi pugni. Nessuno sapeva né poteva vedere che, decine e decine di metri al di sopra delle loro teste, i due cyborg 17 e 18 sovrastavano lo stadio.
«Quelle persone…» osservò 17 con un ghigno appena accennato. «Sembrano tante formichine… Avviciniamoci, ma senza farci notare: voglio vedere che aspetto hanno i due finalisti.»
Calarono un po’ di quota, in misura appena sufficiente a visualizzare i contendenti. «Che delusione… un ragazzino e una tipa!» si lamentò 18 con una smorfia di disgusto. «E io che mi aspettavo di trovare due armadi a quattro ante, come concorrenti…»
«La tipa si direbbe carina, comunque…» commentò 17, per poi notare l’espressione di disapprovazione sul volto della sorella. «Beh? Che c’è? Lo sai che mi sono sempre piaciute, le belle ragazze…»
Ci fu qualche istante di silenzio… una brezza leggera fece ondeggiare i loro capelli. Poi 18 parlò, staccando lentamente i vocaboli: «17… Ma tu… l’avresti il coraggio di uccidere tutte quelle persone a sangue freddo?» Lo chiese con il sogghigno innocentemente malizioso di una bambina che sfida il suo amichetto del cuore ad una prova… come se lo avesse invitato a giocare alle impennate in bicicletta.
«Certo…» rispose egli. «Che domanda assurda…»
«Quello stadio mi suggerisce un’idea… ti andrebbe di giocare al tiro al bersaglio?»
Il cyborg maschio non ebbe bisogno che sua sorella gli spiegasse i suoi propositi. Era chiaro che adesso lo stadio intero era il bersaglio, e 17 vestiva i panni del tiratore. Il ragazzo focalizzò l’obiettivo, allungò le brac-cia in avanti e congiunse le mani formando con esse una sagoma circolare: “Non devo usare troppa ener-gia…”
La sua gemella lo ammonì, divertita: «Stai bene attento, mi raccomando… se distruggi qualcosa fuori dal perimetro dello stadio, hai perso! Il tuo bersaglio è quello…» insistette «…solo quello…»
«Vuoi stare un po’ zitta?!» rispose stizzito 17. «Lo so! Non farmi deconcentrare: lo sai che per me non è così facile calare le energie al minimo…!»
Gli fu necessario qualche secondo di concentrazione per calibrare al meglio la sua potenza. Lo stadio, con i due contendenti nella zona centrale e sugli spalti lo sciame festoso e vociante degli spettatori, era perfettamente inquadrato, quando 17 sussurrò con un ghigno: «Bang.»
Il colpo energetico fu rapidissimo. Un attimo prima Kaya era pronta ad eseguire il suo “Colpo del vento e degli artigli della tigre”, e Ramen stava elaborando chissà quale strategia difensiva, mentre il pubblico era diviso fra i sostenitori dell’una e i tifosi dell’altro: erano la luce e l’allegria. Un attimo dopo, si verificò un’esplosione sterminatrice, come non se ne vedevano da anni: la devastazione investì con fragore lo stadio, che crollò rapidamente senza opporre un minimo di resistenza; migliaia di persone vennero letteralmente disintegrate, tanto che sarebbe stato ormai quasi impossibile trovare residui di precedente vita umana su quel terreno; il tutto nel frastuono assordante di un’esplosione che portò con sé le vite innocenti di tutti i presenti. L’attacco del numero 17 lasciò un esteso ovale nero-grigiastro di terra bruciata mista alle macerie fumanti di ferro, vetro e cemento lasciate dal crollo del gigantesco fabbricato.
«Ahahaha! Centro perfetto!» rise il cyborg col tono divertito e soddisfatto del calciatore che fa goal.
«Insomma… sono un po’ delusa…» lo smorzò 18.
«E perché mai? Lo stadio è totalmente distrutto e le persone sono tutte morte!» obiettò il fratello.
«Volevo che facessi un bell’ovale perfetto, dai contorni regolari… invece guarda: hai sbavato tutt’intorno…»
«Quanto sei capricciosa!»
«Sarà…» replicò lei, sbuffando annoiata. «… e adesso, che facciamo?» domandò poi con la stessa noia: una reazione che probabilmente avrebbe avuto anche se, invece dello stadio, suo fratello avesse distrutto in un colpo un quarto del pianeta.
«Adesso stiamo qua e aspettiamo con un po’ di pazienza che facciano la loro comparsa il nostro eroe Son Goku e la sua cavalleria.»
«Ah, già…» rispose 18. «Speriamo che non ci mettano tanto.» I due cyborg scesero verso terra, e rimasero a gironzolare all’interno del perimetro della zona danneggiata, calciano di quando in quando qualche pietra.
In quegli stessi istanti, Bulma era appena uscita da un supermercato della Città del Sud, portando in braccio il piccolo Trunks; la seguiva Muten, che inevitabilmente aveva finito per indossare i panni del facchino, stracarico di sacchetti contenenti cibo per neonato, ma anche creme e cosmetici vari acquistati da Bulma in un attacco improvviso di femminile mania spendereccia. Quando avvenne la strage, giunse alle loro orecchie – così come a quelle di tutti i passanti – l’eco di un rimbombo non troppo lontano, e in lontananza fu possibile vedere pennacchi di fumo nero.
«Ma c-cosa…?» balbettò Muten.
«Quel frastuono… non saranno mica i ragazzi?» chiese Bulma, ipotizzando che quei rumori derivassero dal duello tra Kaya e Ramen.
«No… è impossibile che posseggano tutta quella potenza…!» la smentì il vecchietto, che iniziò acutamente a temere per il peggio, anche se di fatto non avevano elementi che comprovassero la comparsa di nuovi nemici. «Dovrebbe essere qualcuno forte almeno come il Grande Mago Piccolo o - molto peggio - come i Saiyan, per scatenare un’esplosione così immane…!»
«Aspettiamo a tornare all’isola? Potrebbe essere pericoloso…»
Titubanti sul da farsi, la donna e il vecchio momentaneamente indugiarono su modo in cui si sarebbe dovuto procedere. Muten era curioso di sapere cosa stesse accadendo; Bulma, che non voleva rischiare di mettere a repentaglio la vita propria e quella di suo figlio, ribatteva che sul posto erano già presenti quattro fra i più forti guerrieri del pianeta. Alla fine, l’ebbe vinta l’ostinazione e la forza di persuasione della donna… per loro fortuna.
Proprio quando il combattimento finale del Torneo stava entrando dal vivo, lo schermo televisivo di casa Son perse il segnale, e l’immagine venne sostituita dal classico e detestabile “effetto neve”, per il quale il monitor si ricoprì di rette spezzate ed irregolari bianche, nere e grigie.
«L’immagine è saltata…» constatò Chichi. «Gohan, controlla il cavo dell’antenna, per favore.» Il ragazzino obbedì, ma notò che era tutto in ordine, anche l’antenna esterna. D’improvviso, una voce più che familia-re risuonò nella sua mente: Piccolo, assorto in meditazione fino a poco prima, ora lo stava contattando mediante la telepatia. Il tono della sua voce, o meglio del suo pensiero, era concitato: «Gohan! Non hai sentito nulla??»
«No… cioè… non ero concentrato! Cos’è successo?»
«Migliaia di deboli aure umane sono state stroncate in un attimo! Ma non avverto nessuna potente aura nemica! È successo in una zona a sud del mondo!»
“Sud? Non avrà mica a che fare con l’isola del Torneo?” si domandò Gohan. «Ma cosa significa tutto ciò, Piccolo?! Non capisco…»
«Non lo so, ma di certo non è un buon segno! Anzi… ci vedo qualcosa di molto strano! Io vado a dare un’occhiata!»
Gohan stava per offrirsi di recarsi anch’egli sul posto, quando Chichi lo avvertì che – passando da un canale all’altro in cerca di news – era incappata in un’edizione straordinaria del tg.
“…ci è giunta appena adesso la notizia di un tragico incidente verificatosi all’isola Amenbo, a 9 km a sud-est dalla Città del Sud, ove era in corso la finale del Torneo Tenkaichi. Lo stadio che ospitava l’evento è stato disintegrato in modo del tutto misterioso, e l’esplosione ha portato con sé un numero imprecisato di vittime, data la rilevanza dell’evento, comunque nell’ordine delle migliaia di persone. Al momento si ignorano ulteriori particolari…”
«Piccolo! Dobbiamo andarci!» decise il ragazzino infilandosi una divisa da combattimento scura, del modello di quelle di Piccolo. Chichi sapeva che non valeva nemmeno la pena di provare ad obiettare: così, mentre suo figlio la salutava, la donna gli augurò buona fortuna e si mise a sedere, pregando che non si trattasse di nuovi, pericolosi avversari.
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Ad un certo punto, fra le macerie di quello che fino a pochi minuti prima era stato lo stadio del Tenkaichi, qualcosa si mosse. I grossi resti anneriti di quello che doveva essere stato un pilastro furono scaraventati in disparte, e agli occhi curiosi di 17 e 18 si manifestò la figura impolverata di un alto e possente uomo calvo, con un anomalo terzo occhio sulla fronte. Indossava abiti laceri in più punti, e la parte inferiore del mantello era finita strappata sotto qualche roccia. L’uomo tossì e sputò per ripulirsi la gola dalla polvere inavvertitamente ingerita e inalata, e avvertì una fitta di dolore alla tempia; si toccò nel punto dolente: sangue. Qualche pietra doveva averlo colpito e ferito. Si guardava attorno senza riuscire a spiegarsi cosa fosse accaduto. Vicino a lui, in altri tre punti scricchiolarono ulteriormente le macerie. Dai resti dell’edificio emersero altre tre personaggi altrettanto impolverati: un nano pelato senza naso e un giovane uomo con i capelli neri irti sulla testa, a spina, e il viso deturpato da cicatrici, vestiti in abiti piuttosto formali anche se ormai tanto malridotti da essere inservibili per qualsiasi scopo; e infine, un nanerottolo stranissimo, con due occhioni ad uovo, le guance rosse e la testa pelata con un unico capello nero. Ora i quattro si guardavano attorno attanagliati da un senso di spaesamento, in cerca di risposte ai loro interrogativi.
«Ma cos’è? Il ritorno dei morti viventi?» domandò ironicamente 17.
«Gente che riemerge da sotto terra… devono essere dei tipi robusti, sicuramente al di sopra di un uomo normale…» dedusse 18.
Un solo fatto fu subito chiaro ai quattro combattenti: tutti coloro che in quel momento si trovavano allo stadio e nelle sue immediate vicinanze adesso erano morti senza lasciare traccia, e lo stadio non esisteva più, se non in forma di rovine deteriorate. Non si sarebbe più disputata alcuna finale, dato che sia Ramen - che pure era dato per favorito - sia Kaya, erano deceduti; e con loro il cronista che, con la sua divertente professionalità, aveva arricchito i duelli con la sua telecronaca. Il dolore li investì al pensiero che, fra quelle vittime, tutti i loro cari erano finiti all’Altro Mondo, e per molti di loro era già per la seconda volta che morivano. Kaya e Ganja non avrebbero mai più rallegrato ogni situazione con la loro incontenibile follia; Ivanovich non avrebbe ottenuto l’appuntamento con Kaya in cui sperava tanto; il povero Ramen si era visto spezzare in modo bruscamente assurdo ogni possibilità di crescita nel mondo delle arti marziali. Poveri Muten e Olong… ma nell’Aldilà esistevano pornazzi per rallegrare l’eterno riposo dei defunti? Persino Pual… Bulma e Trunks, che era solo un neonato… e Soya, che portava in grembo il frutto dell’amore fra lei e Crilin. Era così ingiusto che le loro vite fossero state stroncate così brutalmente. Che sfacelo…
Crilin era, fra i quattro, il più stravolto. Prima ancora di domandarsi se si fosse verificato un terremoto o chissà qualche altra calamità, il suo primissimo pensiero andò – fra le tante vittime – a Soya, alla donna a cui aveva scelto di legare per sempre la propria vita. Non pensò nemmeno ai mesi che avevano trascorso assieme, e nemmeno a quelli, ancora più numerosi, che aveva vissuto sognando ogni notte che un giorno la ragazza più affascinante che avesse mai incontrato sarebbe stata sua, la sua compagna di vita. Si rese subito conto della disgrazia ma, quando ci si rende conto che una disgrazia ci sta colpendo in prima persona, i secondi diventano interminabili come millenni. Soya, così come altre migliaia di persone, era morta; ma lei era la SUA Soya, e portava nel grembo il LORO bambino. Lei non sarebbe mai più vissuta, e lui non sarebbe mai nato.
Non era tempo di rimanere preda dello shock: bisognava capire. «Guardate là! Ci sono due persone!» esclamò Jiaozi puntando l’indice verso i due gemelli.
«Chi sono quei due tizi??» domandò Yamcha. Poi, alzando il tono della voce al loro indirizzo: «Ehi, voi due! Cos’è capitato?? Avete visto niente?»
Con un balzo leggero ed atletico, i due personaggi si portarono davanti ai loro quattro interlocutori, che notarono con sorpresa la disinvoltura dei loro movimenti. «Siamo stati noi…» rispose ghignando 17, senza sentire il bisogno di mentire o di celare la verità. I volti dei quattro guerrieri si trasformarono subitaneamente in altrettante maschere di atterrita meraviglia. «Il Dr. Gero ci ha detto che avremmo trovato da queste parti i compagni di Son Goku… per caso siete voi?» domandò il cyborg, ponendo mente al fatto che i componenti del quartetto dovevano essere certamente dei tipi molto al di sopra delle normali possibilità umane, per resistere ad un’esplosione energetica di quel tipo. Per quanto fosse controllata, la deflagrazione aveva infatti annientato tutti i comuni esseri umani. Gli amici di Goku rimasero ancora più meravigliati da quelle risposte: in un colpo solo avevano scoperto che due sconosciuti erano in grado – per loro stessa ammissione - di annientare un intero stadio contenente cose e persone; mostravano di saper compiere movimenti non comuni per le persone ordinarie, e adesso menzionavano Goku… e, tanto per cominciare, chi era il Dr. Gero, che pure avevano menzionato? Quante domande… bisognava far sì che sputassero il rospo.
«Sì… eravamo amici di Son Goku… voi chi siete?» chiese a sua volta Crilin.
Intervenne 18 che, ignorando deliberatamente la risposta del pelato, pose un’altra domanda. «Benissimo… quando si sbriga a venire qui il vostro amico?»
«Goku non verrà…» rispose Crilin avvilito per tutta la situazione creatasi, sperando di riuscire a estorcere informazioni alla coppia. «È morto.»
«Morto?» ripeté 17. «Chi può avere ucciso uno con una forza del genere?» Contro la sua forza, infatti, persino Gero in versione androide aveva confessato di essere impotente, al punto da essersi visto costretto a riattivare i due gemelli.
«Una brutta malattia cardiaca. Era ancora giovane e in piene forze, eppure…»
«Per me sono tutte fesserie!» sbottò scettica la ragazza.
«Sii più fiduciosa vero le persone, sorellina… perché dovrebbero mentirci? Eppure hanno capito che non siamo tipi da prendere sottogamba…»
Tenshinhan, a quel punto, si spazientì. «Crilin, smettila di dare tutte queste confidenze a questi due tizi!» Poi, rivolgendosi ai gemelli, chiese con tono alterato: «Chi siete?? Come fate a conoscere Goku e cosa volete da lui? Parlate, forza!»
«Le domande qui le faccio io, fino a prova contraria! Sono stato chiaro?» gridò 17 nervoso, sferrando una manata sul possente petto del treocchi, facendogli fare un volo all’indietro di una cinquantina di meri. Così, Tenshinhan fu il primo ad assaggiare sulla propria pelle la straordinaria potenza de cyborg. «E ringrazia Iddio che mi sono trattenuto!»
«T-Ten!» gridò terrorizzato il piccolo Jiaozi, volando ad assistere il suo robusto amico.
«Ci è stato sempre detto che Son Goku era molto presuntuoso e sicuro di sé… evidentemente, pare che avesse riunito attorno a sé una banda di palloni gonfiati come lui!» commentò 18.
«A differenza del vostro amico treocchi così scorbutico e riservato, voglio mostrarvi un po’ della mia apertura mentale… Vi dico subito che io e mia sorella siamo due cyborg!» iniziò a rivelare 17; una notizia che non mancò di sconvolgere i presenti.
“Cyborg… come dei robot, dunque… questo spiega perché non sentiamo alcuna aura da loro, nemmeno bassa… sono creature virtualmente dotate di potenza immensa, ma prive di uno spirito interiore…” riuscì a riflettere Yamcha pur nel suo turbamento interiore.
«Siamo stati creati dal Red Ribbon come arma definitiva per sconfiggere colui che un tempo distrusse l’armata… ovverosia, il vostro amico Goku.»
«Non fraintendete! A noi non importa nulla del Red Ribbon…» aggiunse la ragazza sistemandosi una ciocca con un gesto seducente. «Non ci interessa poi tanto vendicare l’esercito… Son Goku ci interessa come un simpatico passatempo per riempire la nostra giornata.»
“Ancora il Red Ribbon…” ringhiò rabbiosamente Yamcha. Aveva dimenticato da un pezzo le malefatte commesse in passato da quell’esercito. «Avete combinato un disastro del genere… per questo?!» chiese Crilin, nel cui cuore l’afflizione stava cedendo il passo alla furia. «Solo per attirare Goku e farlo venire allo scoperto?? Ma s-siete… siete…» Come definirli? Due mostri? La gravità del loro comportamento era tale che non esistevano parole sufficientemente calzanti a definire due spietati assassini che non mostravano alcun rimorso per le vittime appena seminate. Di primo acchito, si sarebbe detto che Cooler fosse un gran signore, in confronto a loro.
«Calma i bollenti spiriti, paladino della giustizia!» lo schernì 17.
«Se ci dite che Goku è morto, ci tocca fidarci… anche perché non sappiamo dove possa trovarsi, altrimenti… a quanto pare, la strage di tutti quei poveracci è stata perfettamente inutile, 17.» osservò 18.
«Beh, qualcosa bisognerà fare, per riempire la giornata! Combattiamo?» domandò 17 senza smettere di sorridere.
Tenshinhan, che nel frattempo si era riavvicinato agli amici, reagì subito all’invito del cyborg: «SIETE DEI PAZZI! PAZZI ASSASSINI! Non potrò mai perdonarvi per ciò che avete fatto!!» urlò, partendo all’attacco contro 17; Jiaozi era rimasto paralizzato dal terrore. Il cyborg saltò verso l’alto e rimase a mezz’aria, mostrando ai quattro umani che era anche capace di galleggiare.
«Ottimo! 18, io mi occupo di questo ammasso di muscoli… tu fai quello che vuoi con questi tre.»
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Sempre più adirato, Tenshinhan attivò il Kaiohken alla seconda potenza. Avvolto da una fiamma rossa, si lanciò in una sequenza sfrenata di calci, pugni, colpi di karate; lanciò anche una Dodonpa. Presi dalla foga, i due contendenti si erano spostati a mezz’aria. Non un solo attacco del treocchi andò a segno: 17 parò ogni attacco con una facilità e rapidità estrema, senza profondere nei suoi gesti un briciolo di sforzo, e senza mai abbandonare il suo insopportabile sorriso di derisione; il tutto sotto gli occhi di Jiaozi che, pur avendo seguito il compagno treocchi per collaborare, adesso fissava la scena terrorizzato e tremante come una foglia.
«Questa è la tua forza? Penoso…» commentò 17 che ormai, presa confidenza con le capacità del treocchi, respingeva ogni attacco ormai solo con le gambe. Annoiato, trasformò il ghigno in una smorfia schifata, deliberando un nuovo proposito: “È ora di porre fine a questo palloso passatempo…” Sollevò la gamba per sferrare un calcio rotante, si mosse in avanti. Tenshinhan chiuse gli occhi e sollevò il braccio destro come rudimentale e debole protezione contro quel calcio che… non arrivò. Riaprì gli occhi: vide solo il corpicino del piccolo Jiaozi che, a braccia e gambe divaricate, precipitava al suolo; il calcio di 17 gli aveva mozzato di netto la testa; dal collo sgorgavano quantità generose di sangue, che formavano scie rosse irregolari durante la caduta.
«Jiaozi! NOO! Perché l’hai fatto??» urlò ad occhi sbarrati il Maestro della Gru al defunto amichetto che non aveva più orecchie per udirlo. Non era difficile capire cosa fosse accaduto: in un estremo moto di coraggio, il suo piccolo amico si era frapposto ad un attacco che avrebbe facilmente ucciso il treocchi. Aveva tentato di salvarlo, con un gesto tanto eroico e generoso, quanto totalmente inutile.
«Dannato pupazzo!» imprecò 17, seccato più che altro dell’intralcio rappresentato da Jiaozi in quella circo-stanza. «Chi diavolo gli ha dato il permesso di intromettersi!?» urlò, lanciando un colpo d’energia alla testa del piccolo guerriero appena defunto, polverizzandola.
Adesso Tenshinhan era, se possibile, distrutto tanto quanto lo era Crilin per la propria moglie. Non bastava aver perso in un colpo solo i due allievi verso i quali il sentimento di stima si era trasformato in un legame di profondo affetto. Ramen ed Ivanovich erano andati via per sempre, e nemmeno le Sfere del Drago avrebbero potuto restituirglieli; e adesso, aveva subito la perdita più grave di tutte… il povero piccolo Jiaozi aveva finito per giocarsi definitivamente la propria esistenza. «Sei solo un bastardo!» gridò Tenshinhan con il sangue agli occhi, ormai completamente fuori di sé. «Kaiohken tripla potenza…» e qui la fiammata rossa si ampliò ulteriormente come mai prima d’allora. «… e Super Kikohoooo!!!» sancì infine il Maestro della Gru, congiungendo le mani a triangolo e lanciando il più potente colpo d’energia spirituale che fosse mai stato in grado di concepire. Lanciò uno, due, tre, quattro attacchi. Si fermò, e cominciò ad ansimare dal profondo dei suoi polmoni; aveva gli occhi infossati, cerchiati di nero; le sue energie scemarono progressivamente, insieme alla collera che lo pervadeva, e sentiva un dolore palpabile infiltrarsi fin dentro le ossa e i muscoli. Vide davanti a sé 17, che non aveva subito nessuna lesione, nemmeno superficiale; aveva incassato quella mossa con la stessa indifferenza che avrebbe provato se Tenshinhan gli avesse soffiato in viso. Attorno al cyborg, il terreno che aveva subito il cannone spirituale era carbonizzato, mentre egli aveva resistito senza batter ciglio, con un’espressione glaciale scolpita sul volto. Dopo pochi secondi, l’uomo non riuscì più a reggersi sulle sue gambe, e crollò a faccia in avanti, continuando ad ansimare in agonia. Il Kikoho era di per sé una tecnica suicida; stavolta, poi, combinandolo con il Kaiohken a tripla potenza, lo sforzo era stato eccessivo.
«Sembra che tu abbia consumato tutte le tue forze in un unico super colpo… ma cerca di capire» incalzò il cyborg «… sono troppo forte per te.» Poggiò un piede sulla schiena del treocchi che agonizzava stremato e, senza alcuna fatica, gli sfondò il torace con un unico pestone, in un allagamento di sangue. Tenshinhan lanciò un grugnito soffocato e morì praticamente sul colpo, col viso inondato di sangue sputato dalla bocca.
Nel frattempo, Yamcha si era lanciato all’attacco contro 18, eseguendo con furiosa frenesia il suo Colpo del vento e delle zanne del lupo. Crilin, notevolmente più scombussolato dell’amico, indugiò nel lanciarsi contro la donna quel tanto che bastava per assistere all’immediata disfatta del suo amico: preso a pugni lungo tutto il torace e l’addome, Yamcha subì le fratture degli arti e rimase a terra immobile e tremante, sconfitto e sofferente, con braccia e gambe rotte, incapace di perpetrare l’offensiva. Doveva essere pieno di rotture ed emorragie interne; giacente a terra, sputava fiotti di sangue. Di lì a poco sarebbe morto.
«Yamcha…! No, Yamcha…!» gridò Crilin in un lamento ad alta voce. Purtroppo, non riuscì ad andare molto oltre il mero lamento verbale: se Yamcha era stato sconfitto con quella facilità, anch’egli non avrebbe avuto alcuna speranza. Sapeva che avrebbe dovuto essere colto dai rimorsi per non essere intervenuto prontamente, mentre era rimasto a paralizzato a pensare alla sua Soya. Ma… che aiuto avrebbe potuto dare? «Come faccio… come faccio a vivere ora che Soya non c’è più?? Me lo dite come faccio??» gridò Crilin disperato, con le lacrime che continuavano senza sosta a rigargli il volto, rimasto ormai solo davanti ad una nemica molto più forte e potente di lui. Pazzesco: il mondo rischiava di cadere nelle mani di due mostri terribili, ma il suo pensiero era monopolizzato dalla sua donna.
«Infatti non dovrai più vivere…» mormorò 18, aprendo bocca per la prima volta da quando era iniziato lo scontro – se così lo si vuole chiamare. «Morirai tra poco…» preannunciò, incedendo verso di lui a passo lento, con gli occhi carichi di disprezzo. Solo allora Crilin notò quanto quegli occhi di ghiaccio somigliassero a quelli di sua moglie… anzi no, non è che somigliassero: erano identici! Erano gli stessi occhi: gli stessi occhi che fin dal primo sguardo lo avevano affascinato, ora lo fissavano eloquenti, con intenti omicidi. Crilin digrignò i denti. «Zitta, tu…! Non parlare… e non guardarmi con quegli occhi…!»
«Ma che cafoncello… non dovresti essere più cavalleresco con una ragazza? O mettevi a tacere pure la tua donzella in modo così brusco e maleducato…?» domandò con studiato atteggiamento smorfioso.
«Taci!» gridò di nuovo Crilin, scuotendo la testa come a voler scacciare via ogni pensiero, positivo o negativo che fosse. «Io ti odio! Vi odierò per sempre per quello che avete fatto!»
«Per sempre? Credi forse che vivrai così tanto da potermi odiare ancora?» domandò ella, ponendosi minacciosamente davanti a lui. D’istinto, Crilin provò a sferrarle un pugno in faccia, ma lei glielo placcò, dandogli uno spintone con l’altra mano. Crilin indietreggiò e prese il volo, assecondando stavolta l’istinto di fuggire. Fu rapidamente raggiunto e superato dalla cyborg che gli si parò davanti.
Con la mano gli trapassò il ventre, dal quale schizzarono liquido organico e sangue che iniziò a stillare fuori dal suo corpo e ad imbrattare l’avambraccio di 18 fino al gomito. Crilin iniziò progressivamente a perdere colore; la vista gli si appannava. «Quindi in mezzo alla folla c’era la donna della tua vita, carino? È un pecca-to…» osservò la cyborg con una smorfia, calcando l’ultima parola e rimarcando, con essa, la propria glaciale insensibilità. «Quindi, se lei è morta, questo non ti serve più…» disse tranquilla la ragazza penetrandogli senza pietà il petto all’altezza del cuore con due dita. Crilin volle urlare per il dolore, spalancò la bocca: non uscì una sillaba, ma solo un rantolo soffocato e un ruscello di sangue caldo. La cyborg gli schioccò un bacio gelido sulla pallida guancia, lasciando poi che cadesse al suolo. Con un gesto sensuale, la donna sollevò il pollice della mano destra puntando l’indice alla testa di Crilin. Gli diede il saluto definitivo, con voce suadente: «Hasta la vista, baby…» Poi sparò un proiettile d’energia.
Si dice – ma è solo una favola - che, quando sia in procinto di morire, il cigno emetta il canto più soave e melodioso, il suo ultimo canto. I quattro super guerrieri terrestri non se ne erano resi conto, ma la battaglia che avevano intrapreso sarebbe stata il loro ultimo canto del cigno. Fu così che, il 12 maggio di quell’anno, nel giorno della finale del ventiquattresimo torneo Tenkaichi che non ebbe mai termine, i quattro uomini più potenti mai esistiti sulla Terra – Crilin, Yamcha, Tenshinhan e Jiaozi – combatterono la loro ultima partita finale. E ne uscirono sconfitti.
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«E adesso sei soddisfatto?» domandò 18 al fratello, quando egli la raggiunse.
«Nessuno di loro era particolarmente potente, sorellina. Ma il dottore ha parlato di un tizio che poteva crearci problemi tanto quanto Son Goku… quindi aspettiamo che arrivi quest’altro eroe, che mi mette curiosità…» In effetti, il numero 20 si era riferito a Vegeta come ad un soggetto dal quale i due gemelli avrebbero dovuto mettersi in guardia.
«Che seccatura… Non sappiamo nemmeno quanto ci vorrà! Sei così capriccioso, fratellino…»
«Senti chi parla…» rimbeccò 17.
“Interessante…” pensò Vegeta indossando la sua ultima armatura Saiyan, bianca con undersuit nera e spalline dorate, ultimo regalo di Kodinya prima della loro rottura. “Davvero interessante! Di gente che muore ogni giorno è pieno il mondo, ma una strage così precisa e concentrata in un colpo solo… Per di più, sento che il namecciano e il figlio di Kakaroth stanno muovendosi verso il luogo del misfatto. Le loro aure sono inconfondibili.” Quando ebbe finito di vestirsi, spiccò un salto e prese il volo. «Può darsi che ci sarà da combattere… finalmente!» disse, sparendo in fretta oltre l’orizzonte.
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L’ANGOLO DELL’AUTORE.
La saga dei cyborg originale di Toriyama contiene varie citazioni/somiglianze con i primi due film della saga di Terminator, a cominciare dalla data del 12 maggio: per Trunks del futuro è la data in cui i due cyborg esordiscono e compiono le azioni narrate in questo capitolo. Nel primo film, invece, è la data in cui dal futuro arrivano due cyborg: uno inviato per uccidere la madre dell’eroe, l’altro per proteggerla e salvarla. Tenendomi su questa linea, pure io ho voluto inserire una citazione: “Hasta la vista, baby”, famosa frase pronunciata da Schwarzenegger nel secondo film.
Precisazione, anche se credo si sia capito: i quattro guerrieri terrestri sono sopravvissuti all’esplosione per-ché 17 si è volutamente limitato; del resto Nappa con la sua potenza che non superava gli 8.000 ha distrutto un’area ben più ampia di uno stadio. Chiaramente, a questo punto della storia, un’esplosione con un livello di forza non superiore a 7.000 (tanto per dare un valore numerico) non ucciderebbe nemmeno Jiaozi. Più che altro, il motivo per cui sono stati travolti dal crollo è stato l’effetto sorpresa.
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Quindi in pratica questa e' un approfondimento di cio' che successe nell'universo di Mirai Trunks.
Immagino, quindi, che a differenza del capitolo special qui vedremo il primo scontro tra Gohan e i Cyborg, come sono stati uccisi Vegeta e Piccolo e lo scontro mortale del mestizio (cioe' quello in cui il povero Gohan perde la vita).
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Vegeth SSJ3 Full Power
Quindi in pratica questa e' un approfondimento di cio' che successe nell'universo di Mirai Trunks.
Immagino, quindi, che a differenza del capitolo special qui vedremo il primo scontro tra Gohan e i Cyborg, come sono stati uccisi Vegeta e Piccolo e lo scontro mortale del mestizio (cioe' quello in cui il povero Gohan perde la vita).
Certo.. tutto questo, e molto altro ancora!! :)
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Altro? Ma in teoria la storia dell'universo "mirai" non finisce dopo la sconfitta di Cell da parte di Trunks?
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Sì, ma... tra la comparsa dei cyborg e il viaggio nel tempo di Trunks trascorrono ben 17 anni. Durante questo lasso di tempo si verificano gli episodi che hai accennato tu, e anche altri eventi che racconterò, e che rientrano in quel "molto altro ancora" a cui mi riferivo. :)
C'è solo da aver pazienza, e attendere lo svolgersi della narrazione... :asd:
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D'accordo, dubito che ci deluderai. A proposito, Spero che sara' un bel combattimento quello tra Vegeta e i Cyborg (se sara' un 1Vs1)
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Ok, non mi sarei mai aspettato un'esecuzione così brutale.
E, di conseguenza, un capitolo così angosciosamente a sangue freddo xD
Nell'altra fanfic che avevo letto su questa linea temporale, quella del multiverse, i terrestri e gli altri combattevano molte battaglie coi cyborg prima di tirare le cuoia uno dopo l'altro (ma mai nello stesso scontro).
Questo meccanismo alla lunga è diventato ripetitivo con un senso di già visto onnipresente (e più o meno le stesse dinamiche in ciascuna battaglia) che ha tolto molto hype ad un'opera ben scritta.
Tuttavia mi dispiace dire addio in una manciata di righe a personaggi su cui avevi lavorato così tanto (e bene); avrei preferito qualcuno sopravvivesse cercando di nascondersi dagli andoridi senza perdere la speranza (un po' come ha fatto Bulma).
Il fatto che tu abbia detto che di momenti allegri ve ne saranno ancora mi fa sperare che qualcuno dei nostri promettenti giovani continuerà a far baldoria dall'altro mondo (con diverse comparse alla Goku, per intenderci), non ce la vedo molto la comicità tra Piccolo, Vegeta e il Mirai Gohan :asd:
Also, mi sembra di ricordare, ma forse me lo sono inventato io, che Gohan fu allenato da Vegeta nel futuro, e dunque il padre di Trunks potrebbe sopravvivere alla prima battaglia mortale?
Spero di sì, in caso contrario, avrei perso in poco tempo sia il Principe di Milano (quello in maglia nerazzurra per i profani) sia il Principe dei saiyan :lol: :(
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Ssj 3
Nell'altra fanfic che avevo letto su questa linea temporale, quella del multiverse, i terrestri e gli altri combattevano molte battaglie coi cyborg prima di tirare le cuoia uno dopo l'altro (ma mai nello stesso scontro).
Questo meccanismo alla lunga è diventato ripetitivo con un senso di già visto onnipresente (e più o meno le stesse dinamiche in ciascuna battaglia) che ha tolto molto hype ad un'opera ben scritta.
Tuttavia mi dispiace dire addio in una manciata di righe a personaggi su cui avevi lavorato così tanto (e bene); avrei preferito qualcuno sopravvivesse cercando di nascondersi dagli andoridi senza perdere la speranza (un po' come ha fatto Bulma).
Come dissi una volta, non ho mai letto la versione data dal Multiverse, un po' per pigrizia, un po' per non farmi influenzare.
In effetti mi sono giocato buona parte del cast principale in un colpo solo, ma proprio non mi è mai passata perla mente l'idea che qualcuno di loro potesse sottrarsi al "dovere", fosse anche per elaborare una strategia futura. Hanno sempre agito come una squadra e non si sono mai separati davanti alle crisi (vedi le battaglie contro Nappa e Vegeta, quella contro Freezer e Re Cold, quella contro Cooler...)
Quello che li ha condannati è stato, nella battaglia contro 17 e 18, l'impossibilità di farsi un'idea della forza combattiva dei due nemici (contro Cooler e i suoi avevano il parametro di valutazione rappresentato da Freezer e i suoi uomini, quindi potevano ragionare a spanne). Inoltre 17 e 18 non avevano nessun interesse a risparmiarli, anzi... nella brutalità trovano una forma di divertimento; quindi hanno agito come descritto (qui c'entra anche la nota psicologica, Cooler era davvero più raffinato e signorile!)
Uno scontro improvviso ed imprevisto contro due esseri spietati, , comparsi dal nulla, sull'onda di una reazione rabbiosa e affranta; nemici di cui non era possibile percepire se avevano una forza combattiva maggiore o minore della loro, o un'aura positiva o negativa. Per questo ho scelto di "farli fuori" in un colpo solo.
Citazione:
Originariamente Scritto da
Ssj 3
Also, mi sembra di ricordare, ma forse me lo sono inventato io, che Gohan fu allenato da Vegeta nel futuro, e dunque il padre di Trunks potrebbe sopravvivere alla prima battaglia mortale?
Senza darti anticipazioni sugli allenamenti futuri di Gohan... il manga non dice che Vegeta sia stato il nuovo maestro di Gohan. Però so che gli autori del Multiverse hanno scelto questa soluzione (il fanmanga lo leggo :D ), forse è da lì che hai preso questo concetto.
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Originariamente Scritto da
VirusImpazzito
Come dissi una volta, non ho mai letto la versione data dal Multiverse, un po' per pigrizia, un po' per non farmi influenzare.
In effetti mi sono giocato buona parte del cast principale in un colpo solo, ma proprio non mi è mai passata perla mente l'idea che qualcuno di loro potesse sottrarsi al "dovere", fosse anche per elaborare una strategia futura. Hanno sempre agito come una squadra e non si sono mai separati davanti alle crisi (vedi le battaglie contro Nappa e Vegeta, quella contro Freezer e Re Cold, quella contro Cooler...)
Quello che li ha condannati è stato, nella battaglia contro 17 e 18, l'impossibilità di farsi un'idea della forza combattiva dei due nemici (contro Cooler e i suoi avevano il parametro di valutazione rappresentato da Freezer e i suoi uomini, quindi potevano ragionare a spanne). Inoltre 17 e 18 non avevano nessun interesse a risparmiarli, anzi... nella brutalità trovano una forma di divertimento; quindi hanno agito come descritto (qui c'entra anche la nota psicologica, Cooler era davvero più raffinato e signorile!)
Uno scontro improvviso ed imprevisto contro due esseri spietati, , comparsi dal nulla, sull'onda di una reazione rabbiosa e affranta; nemici di cui non era possibile percepire se avevano una forza combattiva maggiore o minore della loro, o un'aura positiva o negativa. Per questo ho scelto di "farli fuori" in un colpo solo.
No ma ha totalmente senso che a quel punto, presi dalla foga e incapaci di percepire l'aura nemica, abbiano fatto una finaccia.
E' che credevo i cyborg avrebbero agito in maniera più lenta tramite uno sterminio degli sventurati presenti sul posto lento e costante, e non immediato, esattamente come era loro abitudine nello special di Trunks.
Così qualcuno dei nostri sarebbe potuto scappare, ma non mi riferisco tanto ai 4 super terrestri quanto a Kaya, Ganja, Soya ecc.
Tutti pg che avevi portato avanti e caratterizzato per tanto tempo, finiti in un lampo.
Poi va bene che componente onnipresente dell'agire e uccidere dei gemelli è il gioco, e quì c'è stato. Ed ha senso che all'inizio abbiano fatto stragi senza pensarci troppo e poi, col tempo, per combattere la noia e forse anche perchè i giocattoli stavano finendo (alias i terrestri da accoppare :asd:) abbiano variato un po' rendendo le stragi meno totali e più lente.
Tuttavia ora mi chiedo se tu non sia George R R Martin sotto mentite spoglie :rotfl:
Un'ultima cosa: so che Gohan porterà avanti nella storia la rabbia del lettore per la scomparsa dei vari Crilin, Ten, Yamcha, Jaozi, Piccolo, Vegeta e chi più ne ha ne metta, spero sia abbastanza in confidenza anche con Soya&co. in modo da fare lo stesso per loro.
Per il resto il capitolo è bello come al solito e chi scrive non deve farsi influenzare per forza dal pensiero di chi, sofferente (xD) legge, sono solo mie considerazioni soggettive.
Citazione:
Senza darti anticipazioni sugli allenamenti futuri di Gohan... il manga non dice che Vegeta sia stato il nuovo maestro di Gohan. Però so che gli autori del Multiverse hanno scelto questa soluzione (il fanmanga lo leggo :D ), forse è da lì che hai preso questo concetto.
Ah già, quindi erano solo miei castelli in aria, nel movie descrive semplicemente Vegeta per il suo carattere e nient'altro.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Ssj 3
E' che credevo i cyborg avrebbero agito in maniera più lenta tramite uno sterminio degli sventurati presenti sul posto lento e costante, e non immediato, esattamente come era loro abitudine nello special di Trunks.
Così qualcuno dei nostri sarebbe potuto scappare, ma non mi riferisco tanto ai 4 super terrestri quanto a Kaya, Ganja, Soya ecc.
Tutti pg che avevi portato avanti e caratterizzato per tanto tempo, finiti in un lampo.
Poi va bene che componente onnipresente dell'agire e uccidere dei gemelli è il gioco, e quì c'è stato. Ed ha senso che all'inizio abbiano fatto stragi senza pensarci troppo e poi, col tempo, per combattere la noia e forse anche perchè i giocattoli stavano finendo (alias i terrestri da accoppare :asd:) abbiano variato un po' rendendo le stragi meno totali e più lente.
In effetti hai colto il modo in cui volevo (voglio e vorrò :) ) rappresentare i due cyborg: esordiscono con un gioco (il tiro al bersaglio) che aveva proprio lo scopo di sollevare un mega-vespaio... qui mi baso su varie sequenze tratte dal manga: giocare al computer, il gioco dove si investono le persone con l'automobile, il gioco della ricerca di Goku...
Sul fatto che tutti questi personaggi secondari/comprimari muoiano in modo così improvviso, l'effetto shock, che questo capitolo suscita nel lettore, è voluto: proprio per contrasto con quell'atmosfera di pace, festa, allegria e serenità che avevi notato nell'altro capitolo, la vita cambia bruscamente per effetto di un "bang" capriccioso di 17. Volevo creare una rottura netta tra la pace e la disperazione, e più netta della morte improvvisa di tutti i personaggi mostrati in questo capitolo non si poteva... E oltre tutto quelli che 17 e 18 consideravano fra i combattenti più in gamba per sentito dire dal Dr. Gero erano talmente delle mosche insulse che non valeva la pena di tenerli in vita e giocare a gatto e topo.
Curiosità: il motivo per cui inizialmente ho creato Soya (nel lontano cap. 19) con gli stessi occhi di 18 era proprio in vista del futuro faccia a faccia tra Crilin e 18. All'epoca mi sono chiesto: come avrebbe reagito il nostro nano pelato se avesse riconosciuto gli occhi della donna amata come identici a quelli della sua nuova nemica? :)
Citazione:
Originariamente Scritto da
Ssj 3
Tuttavia ora mi chiedo se tu non sia George R R Martin sotto mentite spoglie :rotfl:
Questa stessa similitudine mi era stata sollevata quando ho raccontato l'uccisione di Kapirinha ad opera del Capitano Sauzer! :D
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Spero almeno che Vegeta si salvi dal primo scontro con i Cyborg, e' uno dei miei personaggi preferiti, specialmente ora che e' il nuovo Goku salva-tutti (visto che ha battutto Cooler).
Uumm, il fatto che Vegeta abbia sconfitto Cooler mi suggerisce un'idea per la mia FF.
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Andiamo avanti con la storia. Entrano in scena i...
Cap. 54: Bad Boys – Guerrieri senza scrupoli.
Spingendo la carrozzina di Trunks, Bulma si faceva seguire da Muten alla ricerca di un locale provvisto di teleschermo: sicuramente, tramite la tv, avrebbero appreso qualche notizia.
«Trovato!» esclamò Bulma sollevata, dopo aver sbirciato all’interno di un bar della città. «Sa dirci cos’è suc-cesso?» chiese, entrando, al corpulento barista che, imbronciato e a braccia conserte, fissava lo schermo di cui il suo locale era attrezzato.
«Il torneo è andato in vacca!» rispose l’uomo nervosamente, suscitando la reazione allibita dei due ascoltatori. «Lo stadio è saltato in aria, e tutti quei poveracci sono andati all’altro mondo! Una strage terribile, a pochi chilometri da qua! Vi rendete conto??»
Bulma e Muten si guardarono negli occhi, esterrefatti. «Non ci credete? Guardate il notiziario!» Alcune reti televisive della Città del Sud avevano inviato le proprie troupe per realizzare le riprese in un’edizione straordinaria del notiziario che adesso era già in onda. Le immagini mostravano ora un paesaggio impietoso e desolato nell’area periferica della città che sorgeva sull’isola Amenbo; il cameraman cercava di focalizzare l’immagine sulle due giovani figure umane presenti sul posto, unico barlume di vita. “Abbiamo inviato degli operatori ad approfondire gli eventi. Guardate: ci troviamo nei dintorni di quello che fino a pochi minuti fa era il grande stadio dell’isola Amenbo.” spiegava la voce sommessa e concitata del giornalista. “La città tutt’intorno è traumatizzata; le vie sono deserte, perché sembra che i superstiti che non erano allo stadio si siano rintanati nelle proprie case o abbiano evacuato la zona… sul posto si intravedono alcuni cadaveri, e poi ecco lì due persone ancora vive e in buona salute, che ora vi mostreremo avvicinandoci con le nostre telecamere…” Il cameraman effettuò una zoomata sui due cyborg, che aspettavano l’arrivo di qualche altro compagno di Goku – anche se il giornalista non poteva dedurlo da ciò che vedeva. I due, inquadrati, stavano seduti su un paio di grossi frammenti dell’edificio. Dopo diversi secondi di ripresa, 17 si accorse di essere al centro dell’attenzione della troupe televisiva. Si vide allora che il giovane uomo, sorridendo, invocava la donna che sedeva nelle sue vicinanze con espressione infastidita, accennando col capo alla telecamera; poi con il dito fece cenno di avvicinarsi alla telecamera. “Chi sarà questo giovane uomo? Sembra voglia mostrarci qualcosa… ci avviciniamo ad intervistarlo. Ci dica, lei chi…” A questo punto lo schermo trasmise l’immagine dello sguardo algido della donna che allungava una mano verso la telecamera. La sua mano si illuminò; poi l’immagine scomparve e il collegamento saltò. Adesso lo schermo del bar trasmetteva il solito effetto neve di linee grigiastre e nere spezzate.
«Cazzo, quei due sono dei pazzi assassini!» gridò il barista sconcertato. «Io chiudo e me la svigno! Forza, uscite tutti! Il locale per oggi chiude qua!» Cominciò a spintonare i pochi clienti del bar accompagnandoli fuori dall’uscio, poi raccolse in fretta e furia tutto l’incasso della giornata dalla cassa.
«Ma che modo di fare è?? Che razza di cafone!» sbottò Bulma istericamente.
«Certo che… se la gente entra nel panico in questo modo alle prime avvisaglie di una crisi, per il futuro le prospettive non sono rosee…» profetizzò Muten.
A sentir le parole pronunciate dal vecchio, la giovane donna fu presa da una reazione nervosa: «Non credi di esagerare?! Si è trattato solo di un incidente isolato! Non sarà nemmeno necessario che intervenga Vegeta… Ci penseranno Gohan, Crilin e gli altri!» Chiaramente, ignorava che buona parte di quegli “altri” aveva già abbandonato il mondo dei vivi; non le era nemmeno passato per la testa che i cadaveri di cui parlava il giornalista potessero essere quelli dei suoi amici.
Data la tensione che si respirava nell’aria, Trunks si ricordò del suo stomaco che brontolava; seduto nel passeggino, guardò la madre gemendo, e scoppiò in lacrime. Bulma e Muten si sistemarono con il passeggino presso la scalinata esterna di un palazzo, e cominciarono a dargli un po’ della pappa che reclamava già da un bel pezzo; solo allora si resero conto che era merito del capiente e robusto appetito Saiyan di Trunks, se quel giorno erano ancora vivi.
«E dire che tante ragazze farebbero chissà cosa, pur di finire in televisione… sei un’ingrata, sorellina!» scherzò 17, dopo che la sorella ebbe ucciso in un sol colpo gli operatori e il giornalista.
«Io mi sono stufata di stare qua a cazzeggiare…» diceva 18 sempre più annoiata, con la schiena curva e il viso fra le mani.
«Cosa vorresti fare? Tanto la risposta la conosco già…»
«Devo comprarmi dei vestiti puliti… per colpa di quel nano scemo mi sono sporcata tutta di sangue… e an-che tu sei un po’ macchiato. Non vorrai mica che mi metta a fare il bucato come una schiava!»
«Devi dar loro il tempo di arrivare! Se sono forti come temeva il dr. Gero, non dovrebbero metterci molto, ormai…» I due gemelli andarono avanti a discutere a colpi di frecciatine per alcuni minuti, come probabil-mente erano soliti fare quando erano un ragazzo e una ragazza normali, due fratelli come tutti gli altri.
Dopo qualche minuto, furono di nuovo in silenzio. Fu allora che videro atterrare davanti ai loro occhi la strana coppia composta da un alto guerriero dalla pelle verde, con turbante e mantello bianchi e divisa da combattimento viola, e un ragazzino dai corti capelli neri, irti e scombinati e una tuta da combattimento simile al suo imponente amico. I due scrutarono l’area, ed inevitabilmente notarono che, oltre alla strage di massa di cui erano a conoscenza, su quel suolo devastato erano rimasti quattro cadaveri. Cadaveri familiari… Lì in fondo, Gohan e Piccolo riconobbero con amara costernazione la sagoma imponente di Tenshinhan, riverso in una pozza di sangue; più in là, un corpicino minuto senza testa: sicuramente doveva essere Jiaozi. Dall’altra parte, Gohan vide qualcosa che lo fece passare dalla costernazione alla tristezza rabbiosa: con gli occhi lucidi, riconobbe il cadavere di Crilin, sul quale un crudele assassino doveva aver infierito sadicamente. Non troppo distante da lui, l’ultimo combattente del gruppo. «Ehi, Piccolo! Percepisco ancora la debolissima aura di Yamcha! Vado ad aiutarlo!» esclamò Gohan, correndo subito al fianco del giovane uomo con le cicatrici.
“Non c’è niente da fare neanche per lui…” pensò ingrugnito Piccolo.
Gohan iniziò a parlare a Yamcha con dolcezza; l’uomo, che era tutto un dolore, non poteva nemmeno essere toccato senza essere lacerato da fitte lancinanti. «Yamcha, vado subito a prenderti un senzu!» disse Gohan nell’eccitazione; dimenticava che nemmeno sapeva dove fossero custoditi i fagioli magici.
«N-no…» ribatté Yamcha; per lo sforzo tossì, e sboccò sangue. «Non p-perdere tempo… quei c-cyborg… del Red Ribbon…» accennò con voce flebile. Le parole facevano fatica a varcare la soglia delle sue labbra, tanto che il guerriero si limitava a pronunciare i vocaboli essenziali, e anzi non riusciva nemmeno a proferire quelli; il tutto sotto gli occhi lucidi di Gohan. L’agonia di Yamcha era ormai al termine: sofferente e gemente, emise due colpi di tosse sanguinante; poi esalò l’ultimo respiro.
Adesso Piccolo, che a distanza aveva ascoltato le ultime parole di Yamcha grazie al suo portentoso udito, capendone ben poco, fissava i due cyborg: non era necessario essere dei geni, per intuire che fossero loro due i responsabili di quello sfacelo. Chi erano? Qual era la loro forza effettiva? Erano nemici alla sua porta-ta? Prima che Piccolo domandasse loro chi era stato a sconfiggere quei valenti guerrieri, 18 tagliò corto: «Opera nostra, se è questo che vuoi sapere.»
«Dalla vostra reazione alla vista di quei morti, deduco che anche voi fate parte del gruppetto di Son Goku.» aggiunse 17.
«Cosa? Goku?!» ripeté sbalordito il namecciano.
«Veniamo al sodo!» disse 17 portandosi le mani ai fianchi. «Il nostro compito era uccidere Son Goku… ma siccome è morto, ora ci interessa affrontare qualcuno al suo livello… Sei tu? O vuoi farmi credere che è quel marmocchio??»
«Non mi interessa sapere chi siate e cosa vogliate da Goku! So solo che siete un pericolo potenziale per tutta la Terra, e non vi permetterò di continuare nelle vostre malefatte!»
«Piccolo!» lo chiamò Gohan, ancora scosso, raggiungendolo. «Hai sentito cos’ha detto Yamcha, vero? Che intenzioni hanno questi due? Perché hai menzionato mio padre?»
«Interessante… il figlio di Goku…» osservò 17. «Quindi anche tu potresti essere molto forte. Vuoi combattere, ragazzino?»
«Lui non è forte quanto me! Sono io il tuo avversario!» replicò Piccolo alla domanda del cyborg, senza preoccuparsi di lasciarsi trascinare in una battaglia improvvisa. Dei livelli combattivi dei due nemici, non aveva che un unico indizio: avevano ucciso senza alcuna fatica due combattenti come Crilin e Tenshinhan, il che non era poco. «Gohan, non ti azzardare ad intervenire nel nostro duello!»
«Ok… vediamo se sei un altro pazzo suicida. Tu non hai nulla in contrario… vero, sorellina?»
«Figurati… fai pure.» ribatté la donna, che al momento mostrava altri interessi. Seduta in disparte, continuava ad osservarsi le unghie: ecco, la manicure era in cima alla lista delle cose da fare, assieme all’acquisto dei vestiti. “Quasi quasi mi faccio anche sistemare le doppie punte…” pensò, osservandosi una ciocca di capelli biondi.