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Tenshinhan stava iniziando a sentenziare: «Quando in una scuola di arti marziali non c’è discip…» La sua sicumera venne disillusa dal barcollante atterraggio di due ragazzini zuppi di sudore, quasi stremati per le centinaia di chilometri percorsi usando il galleggiamento, in tuta verde, con il logo della Gru sul petto: erano Ramen ed Ivanovich. «Signor Tenshinhan! Signor Jiaozi!!» Crilin, quasi divertito, continuò la frase di Tenshinhan: «Stavi per dire “disciplina”? Scommetto che quei due sono vostri allievi! Si capisce a prima vista!»
Tenshinhan, rivoltosi loro, li rimproverò: «Cosa accidenti ci fate qua voi due?? Non mi ero forse raccoman-dato a sufficienza??»
I due, dritti, impettiti e con espressione atterrita, si puntarono l’indice addosso a vicenda: «È colpa sua!!»
Ramen gli gridò in faccia: «Ma se sei stato tu a scappare per il puro gusto di farmi un dispetto! Deficiente!»
«E tu perché mi sei venuto dietro?? Te l’aveva prescritto il medico??»
«Silenzio, scervellati!» urlò Tenshinhan, facendo sobbalzare anche Jiaozi: «Ora devo andare a combattere, ma quando tornerò penseremo ad una bella punizione esemplare!» Dopo questo monito, il treocchi si innalzò in levitazione e si spostò verso l’alto.
L’occasione aveva un che di irripetibile: il loro possente maestro Tenshinhan si apprestava a combattere e per la prima volta avrebbero potuto assistervi coi propri occhi. Per questo Ivanovich e Ramen domandaro-no: «Signor Jiaozi, possiamo assistere all’incontro…?»
Jiaozi era titubante: «E-ehm…»
«Sarebbe molto istruttivo per noi…» In effetti Jiaozi non capiva se i due fossero animati da curiosità puerile o dall’effettiva voglia di imparare.
«Ok… Però non fate passi falsi! Guardate il nostro amico com’è stato ridotto… e dire che è mille volte più forte di voi…» si raccomandò indicando Yamcha, mentre i tre appartenenti alla Scuola della Gru si spostavano per seguire lo scontro seminascosti tra due grosse rocce, seguiti a ruota da Crilin. Nel frattempo le gemelle si misero a dare una ripulita a Yamcha, e anche Soya si aggregò loro, per dar mostra di ignorare Crilin e la sua altruistica, invadente ansia.
Dore si portò verso l’alto, finché non fu faccia a faccia con il treocchi: «Combatterò e riconquisterò la dignità della squadra Sauzer… a maggior gloria di Re Cooler! Prima di tutto, credo non ti dispiaccia se eliminiamo tutta quest’acqua qua sotto!» aggiunse, riferendosi allo stagno elettrificato di Neiz. «Sai… la roccia impedisce che l’elettricità si disperda! Sarebbe squallido se il nostro confronto terminasse a causa di una svista tale da farti mettere inavvertitamente un piede in quella trappola e facessi la fine di un pesce alla griglia… » Con un’ampia ondata di energia sparata dai palmi delle mani fece evaporare l'acqua, che si tramutò in un ammasso informe e lattiginoso di pennacchi vaporosi, che avvolsero i due contendenti immobili portando con sé un’afosa e fastidiosa calura. Quell’improvvisa fumata bollente trasmetteva a Tenshinhan l’inquietante ed ansiogena impressione di trovarsi in un truce girone infernale.
Nel frattempo, il maestro Karin non si era affatto dimenticato dei suoi ex pupilli. A riprova di ciò, dopo aver seguito dalla sua torre ogni istante degli eventi che si stavano susseguendo sulla Terra, aveva predisposto un piccolo ma indispensabile contributo. In quel momento, infatti, una flying car viola guidata dall'obeso samurai Yajirobei si era lasciata alle spalle da un pezzo il bosco sacro che circondava, isolandola, l’altissima torre di Karin. «Accidentiaccidentiaccidenti! Accidenti a quel gattaccio! Possibile che mi debba sempre mandare allo sbaraglio, a rischiare la vita?? Non è che se gli altri fanno gli eroi, devo farlo anche io!» Queste ed altre simili parole racchiudevano le lamentele del povero ciccione. Pigiò ulteriormente l’acceleratore, portando i motori al massimo, e proseguì la sequela di lagne: «Credono che Mr. Yajirobei sia un jolly da giocare ogni volta che si trovano nei guai...»
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
Precisazioni!
La parte del titolo che recita “Pump it up!” cita una canzone dance del 2004, ma si riferisce in questo capitolo sia al potenziamento di Neiz che a quello di Kreezer. :-)
Per i riferimenti al pianeta e alla razza di appartenenza di Neiz, invece, ho preso ispirazione da alcune fonti lette su Internet, ma ho riadattato gli spunti a modo mio.
Veniamo ora ai livelli di forza delle varie fasi del combattimento Yamcha+Crilin vs. Neiz, premesso che io non tengo in considerazione le scene del cartone dove Yamcha e gli altri lottano contro la squadra Ginew, che farebbero sballare tutto il mio ragionamento.
Yamcha all’inizio, a piena potenza: 28.000. Questo livello è il frutto dei 3-4 mesi di allenamento soprattutto presso re Kaioh, dove non ha appreso tecniche come il Kaiohken o la Genkidama, cosa che ho immaginato abbia fatto perdere del tempo a Goku; in parte si è anche perfezionato con Crilin dopo la sua rinascita, ma questo è meno rilevante. Sul perché non abbia appreso il Kaiohken, un domani ve lo spiegherò; per il mo-mento prendete per buono che ha trascorso quei mesi allenandosi per tutto il tempo, anche in modo più intenso rispetto a Goku, come i quattro amici di Goku avevano chiesto alla divinità.
Yamcha Super Kamehameha: 35.000-36.000. Non ho un’idea precisa di quanto possa essere amplificata la potenza con un’onda simile, ma ho pensato che doveva esistere un divario notevole tra questo colpo e la forza di Neiz, se Yamcha pensava di dargli una batosta decisiva.
Yamcha (post-Kamehameha): livello irrilevante.
Neiz (forma base): 29.000-30.000. Il divario con Yamcha è scarso, ma il rospone ha la pelle resistente e per di più indossava l’armatura, il che lo rendeva più resistente.
Neiz (post-Metamorphosis): 40.000. Ci avviciniamo a livelli degni della squadra Ginew, ma riesce a resistere opponendo la forza del petto alla Super Kamehameha.
Neiz (massima potenza): 45.000. Riesce a resistere a ben due Super Kamehameha, una davanti e una dietro!
Crilin: 30.000. Nel manga non viene detto, ma ho pensato che se l’anziano saggio di Namecc ha risvegliato i suoi poteri sopiti, la sua forza sbloccata si sviluppa con maggiore facilità e i suoi allenamenti post-Namecc possono essere più efficaci, anche senza espedienti come la super gravità.
Crilin (Super Kamehameha): 38.000. È la sua massima potenza. Invece ho pensato che il Kienzan riesce a danneggiare nemici con i quali non sussista un divario eccessivo (Freezer che si fa tagliare la punta della coda è un’eccezione: è molto più forte di Crilin, ma la coda non è certo la parte del corpo che un guerriero allena con maggior impegno, senza contare che Crilin ha colpito a sorpresa e alle spalle).
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Finalmente un avversario sconfitto a colpi di kienzan, anzi direi finalmente un avversario sconfitto da Crilin. xD
Mi hanno divertito i siparietti tra i vari personaggi, gemelle soya e Ten in particolare.
A proposito di quest'ultimo, sono molto curioso di vederlo all'opera, dovrà combattere da solo dunque mi aspetto che sia decisamente superiore agli altri terrestri. Non so se l'hai già confermato, comunque spero sappia usare il kaiohken, anche perchè è la mia tecnica di DB preferita, inoltre una daizenshuu dovrebbe sentenziare che l'ha imparato. :porco:
Kreezer si trasforma, beh dovevo aspettarmelo, ho controllato e lo fa anche su nekomajin :lol:
Adesso Gohan le prende, magari arriverà il suo maestro in soccorso. In due e considerati i power up di rabbia del mestizio potrebbero vincere.
In attesa del principe ovviamente, che si prenda la sua vendetta su un changeling, anche se non è lo stesso che lo ha schiavizzato e mandato all'altro mondo.
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Rieccomi qui con un nuovo capitolo appena risistemato!
Cap. 31: L’Uomo Radioattivo.
Dore continuava a fissare Tenshinhan con un sorriso spavaldo. «Hai tre occhi… credo sia un fatto abbastanza insolito, vero?»
«Già… non ho mai conosciuto nessuno al mondo con questa caratteristica. Non chiedermi della mia fami-glia: da molto tempo ho rimosso tutto quel che ricordavo di quel periodo della mia vita…»
A questo punto l’alieno, fissando il suo sfidante con un sogghigno, formulò una proposta, con un vocione aspro e robusto che cercò di articolare con il timbro più rassicurante possibile: «Che ne dici, umano con tre occhi… vuoi fare un po’ di riscaldamento? Non so perché, ma ho il vago sentore che la tua tecnica sia note-volmente diversa da quella dei tuoi compari, ma soprattutto credo tu sia più forte di loro…»
«Sei un tipo perspicace…» fu la replica di Tenshinhan, che cercava di ostentare un minimo di spavalderia per non mostrarsi da meno.
«Alla condizione, però, che gli esercizi non verranno conteggiati nei dieci minuti necessari a chiamare in causa un compagno. Certo, c’è il rischio che mi parta un colpo, o che un mio pugno ti sfondi il cranio o la colonna vertebrale! Ma non ci andrò pesante in questa fase, quindi non potrai conteggiare questi minuti» volle precisare Dore, mentre faceva scricchiolare pesantemente le articolazioni delle spalle e del collo.
«Ci sto… sarà utile anche a me. Anche tu avrai uno stile diverso da quello del tuo amico, suppongo…»
«Ti avverto, terrestre. Sono una persona molto seria… tanto seria quanto violenta! Non ti aspettare scherzi, slealtà o altre vigliaccate simili da me! Non per nulla, sono il campione del pianeta un tempo noto come Chernobyl!»
«Sei fortunato… nemmeno io sono un giocherellone, o un truffaldino… farò sul serio fin dall’inizio!» ribatté pacatamente battendo le nocche dei pugni fra loro e portandosi in posa di attacco. Con un urlo, fece divampare la propria aura attorno a sé. “Interessante.” rifletté Dore “In base al mio scouter, dovrebbe essere migliore rispetto ai suoi due amici...”
Tenshinhan si lanciò contro il nemico, puntandogli contro le mani con indice e medio puntati in avanti, in una raffica di colpi veloci e precisi, mirati all’intero possente torso dell’alieno. Dore lo lasciò fare, ma non accusò il colpo; d’improvviso lo prese in contropiede, afferrandogli gli avambracci all’altezza delle polsiere verdi scure. Per quanto Tenshinhan si divincolasse, quella tenaglia non mollava la presa; digrignando scattò in avanti verso il nemico e sferrò una prima ginocchiata al ventre di Dore, alla quale fece seguito una serie di tre-quattro ginocchiate… sembrava che l’alieno, per quei colpi, provasse più fastidio che dolore. Infatti, quell’offensiva di Tenshinhan non impedì a Dore di reagire con un colpo basso all’altezza delle ginocchia dell’avversario. Urgeva un diversivo: Tenshinhan alzò lo sguardò verso il nemico e dal terzo occhio, quello sulla fronte, sparò un raggio dorato colpendo l’alieno in pieno viso: «Hah!». Quest’ultimo fu abbastanza veloce da proteggere gli occhi con le mani, ma per farlo dovette mollare la presa della sua preda; il treocchi fu abbastanza svelto da cogliere quell’attimo di distrazione per colpirlo con un calcio in pieno volto. Dore incassò il colpo torcendo la testa leggermente all’indietro, quindi afferrò saldamente la caviglia di Tenshinhan, lo allontanò dal proprio viso e, afferrandogli lo stinco con entrambe le mani, piroettò su sé stesso scagliando il terrestre verso il basso. Tenshinhan in picchiata riuscì ad appallottolarsi su sé stesso; capriolò e frenò in aria la caduta. Poi ripartì all’attacco, piegando il braccio pronto a sferrare un colpo di karate. L’extraterrestre si scansò lateralmente in modo agevole, per poi colpirlo con un calcio alto alla spalla, che fece capitombolare l’avversario verso il basso; poi schizzò verso il basso, all’altezza del treocchi che si era riportato in posizione eretta per contrattaccare, e i due contendenti si scambiarono vicendevolmente una serie di pugni e calci. Si fermarono: Tenshinhan aveva un leggero fiatone, Dore era invece in perfette condizioni.
Il treocchi si rese conto che quell’alieno era terribilmente veloce, malgrado non si stesse ancora impegnando al massimo. «È come immaginavo» osservò Dore. «I tuoi tre occhi ti conferiscono una buona vista, anche se sei più lento di me! Buon per te, comunque… ti sarà utile questa dote, per seguire i miei movimenti.»
“L’avevo intuito: nemmeno lui, così come il mostro sconfitto da Crilin, conosce le nostre tecniche di perce-zione e quindi, ovviamente, fa affidamento solo sulla vista…” si rese conto Tenshinhan. “Infatti io riesco a prevedere tutte le sue mosse, cosa che lui non potrebbe fare con me; ma non riesco ad evitarle… è molto veloce, per non parlare del fatto che sta contenendo la sua vera forza. È giunta l’ora di passare allo step successivo!”
Prima che il maestro della Gru potesse compiere una sola mossa, il suo nemico annunciò: «Finiamo qua la fase dei riscaldamenti! Ho voluto verificare la tua forza per essere sicuro di poterti uccidere in un colpo solo. Ho voluto essere prudente… ma non ce n’era bisogno! Non temere, non ci metterò molto… non soffrirai!»
“Non è ancora detto…” pensò fra sé Tenshinhan, acquistando un’espressione se possibile ancora più seria del solito.
«Ahah, sembri deluso…» ridacchiò beffardo l’alieno. «Se la cosa ti risolleva, ti dico che sei fra i migliori com-battenti che abbia conosciuto! E non è poco… Ma qui hai a che fare con la migliore squadra militare dell’universo intero!» Avanzò a tutta velocità e, trovatosi a pochi metri dall’umano, stese le braccia in avanti: Tenshinhan, che in un istante se lo era trovato davanti, non poté fare a meno di mostrarsi atterrito e sudare freddo. Rilasciò infine un’ondata di energia giallo-verdognola ad amplissimo raggio che durò per un bel pezzo. Davanti a lui, si estendeva il paesaggio della steppa mezza devastata da Neiz, e il cielo del primo pomeriggio. «Polverizzato! È stata un’operazione facile e rapida! Un altro successo della Squadra Sauzer!» gongolava Dore con aria smargiassa, sfregandosi le mani guantate.
«Attento alle spalle, Dore!» urlò Sauzer trepidante. Il suo subordinato non ebbe però il tempo di predisporre una difesa, che venne colpito dal treocchi. Avvolto da una fiammata rossa di energia, Tenshinhan eseguì un attacco a due pugni sulla schiena del nemico, dalla potenza… inimmaginabile, nel senso che Dore non avrebbe mai immaginato che il terrestre potesse sprigionare una forza simile, visto l’andamento del duello fino a pochi minuti prima. La violenza dell’attacco fu tale che Dore non poté evitare di precipitare verso l’accumulo di terra smosso dal suo defunto compagno, con conseguente sollevamento di polverone.
Crilin non credeva a ciò che aveva appena percepito, più che visto. «Ma… le loro aure sono diversissime! C’è troppa differenza! Eppure Tenshinhan ha avuto la velocità di spostarsi e salvarsi da quell’onda!»
«Temevo fosse perduto…!» disse Ramen entusiasta. «Eppure è rispuntato dal nulla e lo ha attaccato con un doppio pugno potentissimo!»
«In quel momento erano alla pari!» spiegò Jiaozi sorridente. «Merito del Kaiohken.»
«K-Kaiohken???» fu la replica sbigottita di Crilin.
Un infuriato Dore si riportò davanti al giovane uomo. Quella rapida schizzata gli soffiò via di dosso la polvere che lo insozzava, ma l’attacco del treocchi gli aveva incrinato e scheggiato la parte posteriore dell’armatura in due punti. «Adesso la tua forza è quella di prima, ma il tuo ultimo attacco doveva essere molto superiore! Che è successo??»
«Per un attimo, la mia velocità e potenza sono state amplificate in un secondo… questo mi ha permesso di salvarmi da morte certa, e di contrattaccare…»
«Dannazione a te!» imprecò Dore stringendo i pugni. «Pensavo di essere stato cauto nel valutare la tua forza, ma mi sono fatto ingannare!» esclamò, attaccando frontalmente il terrestre. Lo afferrò per la gola, mentre gli impose l’altra mano sul cranio e iniziò a stringere: «Sai come ti punirò per avermi colpito alle spalle? Ti spaccherò questa testolina pelata che ti ritrovi, come se fosse un bel frutto maturo.» Tenshinhan cominciò ad avvertire un dolore lancinante alla testa, e anche il suo viso stava cominciando ad arrossarsi per le difficoltà respiratorie: senza esitazione, attivò nuovamente il Kaiohken e colpì il nemico con una serie di pugni e calci al petto, al ventre e alle gambe, per poi finire con un attacco di energia spirituale gialla con sfumature arancio-rosse. Furono colpi abbastanza potenti da scombussolare e disorientare Dore, e indurlo a mollare la presa sul terrestre, che fu di nuovo libero di riprendere una boccata di ossigeno, asciugarsi il sudore e massaggiarsi il collo. “Come riesce a resistermi…?” si domandò incredulo Dore.
Anche Sauzer, dal suo punto di osservazione, osservava a labbra serrate, con meraviglia, la forza di quell’essere umano. “Come osa resistere…?”
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Nel frattempo, Soya e le gemelle avevano appena finito di restituire a Yamcha uno stato un po’ più decoroso. Il ragazzo giaceva, addormentato ma sofferente; la sorella più grande lo guardava preoccupata. «Uff… certo che fa un caldo…» si lamentò Kaya che, stufa di ravviarsi i lunghi capelli, se li raccolse a coda di cavallo. «È l’orario peggiore per stare sotto il sole…» Era pieno novembre, il che significava autunno inoltrato nella città dell’Ovest; in quella parte del mondo, però, le condizioni climatiche erano quelle di un clima umido, afoso e tormentoso. Per questo Ganja propose: «Ouh, a me è venuta sete… Kaya, prendi la borsa con le bibite dal mini-jet?»
«Idea mitica, sorella!» acconsentì esaltata la sorella. Soya le rimproverò ancora una volta: «Ah, ma allora vi eravate organizzate bene per saltare la scuola… pure le bibite! Ma brave!»
Ivanovich, che fino ad allora aveva seguito lo scontro insieme a Ramen, Jiaozi e Crilin, si voltò di scatto: «Ma queste voci… sono ragazze??» Era fatta: Ivanovich aveva perso interesse per il duello. «Come mai mi ero perso di vista queste bambole?!» Ramen, senza distogliere lo sguardo da Tenshinhan che lottava, gli rispose: «Ma seguiti lo scontro, stupido… è la cosa più mirabolante a cui abbiamo mai assistito! Ti rendi conto??» Ma Ivanovich si era già allontanato, attratto da ben altri pensieri: ossia la possibilità di instaurare un approccio con le due gemelle – nonostante fossero più grandi di lui di qualche anno, come era facile constatare. “Ih ih ih… avranno 17-18 anni, proprio la mia età preferita…” sghignazzò il biondo con un’espressione da lupo famelico. Soya, nel frattempo, sapeva essere davvero assillante verso le sue sorelle minori: stava continuando a rimproverarle, quando Ganja tagliò corto con sfacciataggine: «Ma dai, non rompere! Sai come dice… coso, quel poeta lì?? “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia”… no??»
Kaya rinforzò la tesi della sorella: «Infatti… lasciacela godere, e che cavolo!!» In un batter d’occhio le due sorelle si presero a braccetto, e a loro si aggregò Ivanovich, pure lui legandosi a braccetto con Kaya. Improvvisarono un balletto, sgambettando e canticchiando in coro: “Let’s make the most of the night like we’re gonna die young… we’re gonna die young… we’re gonna die young! Let’s make the most of the night like we’re gonna die young!” Peraltro, erano intonatissimi. Soya, con gli occhi iniettati di sangue, sbraitò con un’aggressiva espressione da squalo: «Vi sembrano cose da cantare in un momento come questo?!? Qua si rischia veramente di morire giovani!» Le due gemelle, con identica espressione, si girarono di scatto verso Ivanovich: «E a te chi ti ha invitato, deficiente?!?»
«Ciao, piacere, mi chiamo Ivanovich e mi piacerebbe condividere con voi un piacevole momento di allegria e compagnia gustandoci una fresca bibita in lattina!» si presentò il ragazzino, allupato e gasatissimo, in un'unica tirata di fiato. Le due, sbalordite, scoppiarono a ridere e non riuscirono a rifiutare una bibita a quel ragazzino. «Te la offriamo solo perché sei troppo scemo… se fossi stato più intelligente, non te la saresti guadagnata!»
Aprirono le lattine e si misero a sorseggiare le loro bibite. Da tutt’altra parte, a qualche centinaio di metri da loro, laddove si stava svolgendo il combattimento tra Kreezer e Gohan, il semplice gesto dei tre adolescenti suscitò una reazione più che sui generis… davvero anomala. Mentre Cooler era intento a seguire quel duello con estremo coinvolgimento, come se fosse suo e non del nipote, Kapirinha, sempre alle spalle del Re, annusò un odore irresistibile, rispetto al quale le sue narici erano sensibilissime: “Ma questo è… Megacombo?!?”
Sperando di non farsi notare, la piccola sgattaiolò via, in silenzio ma freneticamente. Kodinya, che le era accanto, mantenne il silenzio, ma sgranò gli occhi in modo interrogativo, come a chiederle “Cosa cavolo stai facendo, scema? Dove vai??” Tuttavia la piccola guerriera si portò l’indice alle labbra, facendole capire che non voleva ricevere domande; quindi si allontanò di soppiatto, e altrettanto furtivamente si avvicinò ai tre adolescenti. Kaya la riconobbe… del resto, era una figuretta ben riconoscibile: «Guarda chi c’è… quella nanetta con le braccia d’acciaio! Lo sai che mi hai fatto un livido grosso così, stamattina?»
Kapirinha, che avrebbe potuto ribattere ricordandole che quel livido era solo frutto della spavalderia di Kaya, era tuttavia fuori di sé. C’era qualcosa che doveva sapere, e i suoi occhioni tradivano la frenesia che se la stava divorando viva; quindi domandò: «Ok, scusa se ti ho fatto male! Ditemi una cosa! Questo odore... Ma quella bevanda contiene per caso del Megacombo??» Mentre parlava, gli occhioni color miele spalancati tradivano un commosso desiderio e le dita delle sue manine si aprivano e chiudevano convulsamente.
Ganja rispose seccamente: «Ehm… Veramente è solo una bibita gassata... si chiama aranciata...»
Kaya aggiunse: «E comunque tu non sei desiderata qua… aria!» Evidentemente le due gemelle ignoravano cosa fosse la prudenza davanti ad una nemica che già in precedenza aveva mostrato una forza superiore alla loro, e non di poco.
«Eddai, toglietemi questa curiosità!» insistette ancora Kapirinha, con gli occhioni lucidi. «Voglio sapere se in quella bevanda c’è del Megacombo!»
Ganja lesse l’elenco degli ingredienti sulla lattina: «Qui si parla di succo d’arancia, anidride carbonica, zuc-chero, aromi naturali, dolcificante…» e via dicendo, fino alla fine di quella noiosa lista che probabilmente tutti nella vita abbiamo adocchiato più di una volta.
«Visto? Niente Megaroba!» concluse Kaya, sperando che quella molesta mocciosa si togliesse di torno.
«Alt! Hai detto anidride carbonica e zucchero? Quando si mischiano anidride carbonica e zucchero, nasce una miscuglio che sul mio pianeta è considerato il top, e lo chiamiamo Megacombo!! Vabbè, poi dalle mie parti la vendita è illegale, ma io conoscevo qualcuno che me la rivendeva a buon prezzo…»
Kaya commentò: «Uno spacciatore… Ma allora sei una tossica! Praticamente ti drogavi con le bibite gassa-te!»
Ganja sembrò stizzita: «Ma che ne so io di tutte queste cose!»
«E certo…!» intervenne Soya. «Voi due a scuola ci andate solo per scaldare il banco...! Non sai che l'anidride carbonica è quel gas che fa le bollicine nelle bibite gassate?? Che poi non c’è bisogno di studiarle a scuola, queste cose… Che ignoranza...» concluse, scuotendo la testa.
«E poi scusami, nanerottola…» chiese Ganja. «Dove ti nascondevi?»
Kapirinha, sempre più in preda all’eccitazione che le dava quell’aroma, indicò il punto dove si trovava fino a poco prima, e da cui si vedevano far capolino in lontananza le figure di Cooler e Kodinya, che venne riconosciuta dalle due amiche. «Hai sentito l’odore da così lontano?? Devi andarne pazza!» La verità (pseudo)scientifica di tutta questa storia era che, per l’organismo dei compatrioti di Kapirinha, quel miscuglio aveva un effetto fisiologicamente eccitante: era una vera e propria droga, super stimolante e in grado di alterare le capacità mentali di chi la assumeva. Per di più, rispetto a quelle sostanze, quel popolo aveva un olfatto sensibilissimo, che permetteva a ciascuno di fiutare l'odore del Megacombo da lontano; averne sentito nuovamente il profumo dopo tanto tempo aveva fatto insorgere nella piccola combattente una crisi di astinenza.
Kapirinha continuava ad insistere: «Vi prego, datemene un po'!! »
«Perché dovremmo?? Tu fai parte dei nemici! Vuoi invadere il pianeta!» ribatterono le due gemelle, curiosamente all’unisono, infuriate per l’insistenza di quella che ritenevano un’antipatica marmocchia.
A sentire parlare le due gemelle e la piccola aliena, Ivanovich, che era originario di una zona del mondo estremamente provinciale, si persuase di essere stato catapultato in un covo di malate di mente. Ciononostante, spezzò una lancia a favore di Kapirinha: «Ma dai, e dagliela una lattina… più siamo e più ci divertiamo!»
“Io non ci credo…” pensò Soya allibita. “… pensano che sia una festa…”
«Suvvia, non sono poi così male...» insistette Kapirinha, cercando di portare avanti la sua opera di persua-sione. «Per esempio posso raccontarvi qualche cosa sulle razze spaziali!»
«Ad esempio...?» chiesero in coro i tre adolescenti, inarcando un sopracciglio.
«Ad esempio avete un bel colore dei capelli...» iniziò, riferendosi al verde scuro naturale di Kaya e Ganja. «Lo sapete che è identico a quello della dinastia regnante del mio pianeta! Almeno fino a quando erano in vita...»
«Perché? Poi che gli è capitato?» domandò Ganja.
«Poi è arrivato Freezer, il fratello del Re Cooler, e ha sterminato tutta la famiglia... e siamo diventati suoi sudditi...»
«Wow!! Raccontaci dello sterminio!» chiesero i tre con entusiasmo, come se stesse per raccontare loro la trama di un film d’azione.
«Vi interessa lo sterminio? Non le descrizioni di popoli e pianeti lontani che forse non vedrete mai?» chiese Kapirinha sorpresa.
«Noooo! Vogliamo il sangue, noi!!» risposero i tre, ancora una volta in coro.
«Bene... conosco molte storie di stermini, stragi e genocidi... non dimenticate che sono una donna soldato!»
«Dina-mitico al cubo!» fu la reazione eccitata delle due gemelle a quell’asserzione.
Libera di prendere una lattina di gassosa e di stapparla, Kapirinha poté accomodarsi per terra in cerchio insieme a quel bizzarro trio, iniziando a raccontare.
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In quei minuti, lo scontro fra Tenshinhan e Dore proseguiva serrato, in condizioni di sostanziale parità. Dore aveva caricato la sua energia, facendosi avvolgere da un alone giallo-verdognolo. Per tener testa all’extraterrestre, Tenshinhan stava facendo largo uso del colpo Kaiohken; sfruttando tale potenziamento in modo oculato, il terrestre era stato in grado di mettere a segno con successo diversi attacchi. Purtroppo per lui, anche il nemico aveva portato a segno altrettanti colpi; era uno scontro carico di accanimento. Non si poteva dire che si stessero risparmiando: pugni, calci, ma anche onde e raggi energetici venivano sferrati da ambo le parti, cosicché i due avversari si stavano debilitando a vicenda. Di questo passo nessuno dei due avrebbe raggiunto la vittoria in tempi brevi, sarebbero stati capaci di protrarre il confronto per le lunghe, e questa eventualità li snervava.
«Già, quello è il Kaiohken!!» esclamò Crilin, memore del famoso primo confronto tra Goku e Vegeta. «Ma allora l'ha imparato! Non me l’aspettavo! Yamcha mi ha detto che Re Kaioh non ve lo aveva insegnato.»
«K-Kaiohken?!» ripeté Ramen, confuso ma elettrizzato davanti a quelle meraviglie.
Jiaozi prese la parola: «L’ha appresa nel periodo in cui vivevamo presso Re Kaioh! Inizialmente Re Kaioh, dopo aver conosciuto Goku e Piccolo, aveva deciso di non insegnarci il Kaiohken perché diceva che eravamo un gruppo di testardi ostinati e avremmo finito per farci del male da soli! E poi non serviva perché non c’erano minacce in vista, diversamente da quando Goku si allenava presso di lui…» Ed ecco spiegato perché Yamcha non aveva potuto usare questa tecnica, che indubbiamente sarebbe stata utile nel duello con Neiz.
«Però Ten sudò sette camicie per convincerlo ad insegnargliela! Sinceramente era un po' invidioso del fatto che Goku l’avesse imparata e lui no! Imparò il funzionamento della tecnica e riusciva a padroneggiarla abbastanza bene, almeno finché restammo nell'Aldilà... Poi, però, quando tornammo in vita le cose cambiarono...»
«In che senso?» chiese il pelato.
«Sembra che sulla Terra reggere il Kaiohken gli risultasse più pesante e faticoso! Credo sia dovuto al fatto che nell'Aldilà eravamo già morti e quindi potevamo bruciare tutta l'energia che volevamo e sforzarci oltre il limite fisico... ma ora che siamo vivi è diverso! Io stesso all’epoca ho appreso le basi del Kaiohken, in teoria: da morto qualcosina riuscivo a farla, mentre sulla Terra non sono mai riuscito ad usarlo.» confessò imbarazzato il piccolo amico di Tenshinhan.
«Credo sia anche un problema di fisico.» rifletté Crilin. «Goku anche da vivo era in grado di usare un Kaio-hken a livelli elevatissimi... però lui aveva un fisico robusto, ben allenato… da Saiyan, che è per natura molto più robusto del fisico di noi umani e permette loro di sopportare allenamenti e sforzi molto più pesanti! Ricordo che quando Goku ha imparato ad usarlo, mi rivelò che un semplice errore di concentrazione avrebbe potuto portare il suo corpo alla distruzione. Credo che però con gli allenamenti successivi abbia colmato questa lacuna, compensando l’anormale sforzo che il Kaiohken comporta...»
«Adesso basta!!» tuonò furibondo Dore, non senza un certo affanno nella respirazione, mentre gocce di sudore caldo gli solcavano la fronte; in condizioni analoghe versava Tenshinhan. «Visto che non riesco a sovrastarti, prima che questo confronto mi logori ancora, mi costringi a ricorrere alla mia tecnica speciale! Non hai possibilità di salvarti… e sai perché?» chiese ghignando minaccioso. Plasmò con la mano semichiusa a pugno un globo di energia di un lucido e brillante colore verde chiaro, delle dimensioni di un pallone da spiaggia. «È un colpo i cui effetti micidiali non dipendono solo dalla sua potenza, ma anche dalla sua radioattività…»
«Ra-Radioattività…!?» ripeté Tenshinhan.
«Sì… ha un potere letale sugli esseri viventi! Li disintegra a partire dall’esterno, dalla pelle, penetrando tramite radiazioni fino agli organi! Non puoi incassarlo o respingerlo affidandoti alla tua forza: moriresti all’istante!» Concluse queste succinte spiegazioni, il guerriero dalla pelle verde lanciò quella sorta di bomba atomica iperconcentrata, evocando il nome della sua mossa. «Questa è la mia… Green Radio Bomb!!!»
Tenshinhan scattò a massima velocità, intenzionato a non farsi raggiungere da quella pericolosissima sfera: Dore aveva parlato di radiazioni, quindi teoricamente anche avvicinare la Bomb era potenzialmente deleterio. «Bella velocità, amico! Però dimenticavo: anche scansarlo sarà inutile! Sei condannato!»
Al giovane maestro della Gru bastò compiere un paio di altre manovre evasive per scoprire l’arcano: la Green Radio Bomb lo inseguiva, simile in questo al Sokidan di Yamcha. Eppure, da quello che era riuscito a vedere durante le sue manovre di fuga, l’extraterrestre era perfettamente immobile, dunque non era con i movimenti delle braccia che quel colpo veniva manovrato. “Non mi perde di vista un attimo, nonostante sia sicuro che il colpo andrà a segno… come mai?” si domandò Tenshinhan. “Eppure potrebbe muoversi e attaccarmi da un’altra parte, prendendomi tra due fuochi! Perché non lo fa?” continuava a chiedersi mentre fuggiva da una parte all’altra del cielo. “Forse ci sono! Deve seguirmi con lo sguardo e dirigere la sfera con la forza del pensiero!” A sua volta l’alieno si divertiva a vedere sfrecciare quel terrestre senza speranze con la sfera che gli stava alle costole, come il gatto col topo. “Eheheh… anche se mi ero consumato considerevolmente, ero ancora in condizioni tali da riuscire a creare una Radio Bomb a livello H…” Come tutti sapevano nei pianeti soggetti da sempre al dominio di Cooler, e come anche gli ex sudditi di Freezer avevano cominciato ad apprendere, il cosiddetto livello H rappresentava la massima potenza raggiungibile dalla Green Bomb Radio, tecnica speciale del popolo dell’ex pianeta Chernobyl, oggi noto come Cooler 86; tecnica della quale il possente Dore era maestro indiscusso.
Il treocchi continuava a sfuggire: “Così non durerò molto… per non farmi raggiungere devo mantenere il Kaiohken, in modo da eguagliare la velocità del suo colpo! Così mi consumerò presto…! Ah, se conoscessi il teletrasporto di Goku… lo batterei in un attimo!”
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
Per il momento, niente livelli di combattimento: aspetterò che lo scontro Tenshinhan vs. Dore sia concluso.
Sull’idea di far usare il Kaiohken a Tenshinhan, diciamo innanzitutto che nella storia originale nessuno lo usa mai a parte Goku. I suoi amici potrebbero non averlo imparato affatto, o magari potrebbero averlo imparato ma non avere avuto nemici alla loro portata contro cui usarlo (contro i cyborg, anche il Kaiohken non avrebbe permesso di colmare il divario coi nemici, sarebbe stata fatica completamente sprecata, a parte che non hanno avuto proprio tempo e modo di usarlo). Io ho dato una possibile spiegazione, che mi pare non sia in contraddizione con la storia originale, ma che mi torna utile ai fini della mia storia. :-)
Spero che la folle idea del Megacombo non vi dispiaccia… anche se nella vera scienza probabilmente questa cosa non reggerebbe. Del resto Dragon Ball ci ha abituato ad altre teorie pseudoscientifiche (il super udito di Piccolo, le onde Bluetz che trasformano i Saiyan in scimmioni, la teoria dei viaggi nel tempo e delle dimensioni). :-D
Il “poeta” che viene citato da Ganja è, come qualcuno ricorderà, Lorenzo il Magnifico; mentre la canzone in inglese che canticchiano è di Ke$ha, “Die Young” (del 2012, fra l’altro). Dragon Ball, il Rinascimento italiano, alieni che si drogano con l’aranciata e canzoni pop americane… non ci facciamo mancare nulla, in questa fanfiction!
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Bellissima battaglia tra Ten e Dore, veramente molto interessante.
Ben descritta, dalla schermaglia iniziale a Ten che stupisce i combattenti più forti dell'universo, tanto che un Sauzer più indispettito che mai si chiede come l'essere inferiore osi resistere, molto azzeccato.
Mi ha convinto la spiegazione sul kaiohken (facendo per un attimo finta che non abbiamo a che fare con DB, l'opera semplicistica per eccellenza xD) che tra l'altro viene riconosciuta come tecnica del treocchi anche in una daizenshuu.
Ok, sulla tossica di fanta e sul resto non mi esprimo :lol: anzi dai, dico che è abbastanza dragonballiano dei primi tempi in quanto ad assurdità e nonsense, gag simili le vedrei bene su nekomajin.
Finalmente gli allievi dei nostri eroi sapranno chi sono e con chi combattono veramente, sono curioso in particolare della reazione di Soya, sapendo con che gente se la vede l'apparentemente tranquillo e pacato maestro :lol:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Ssj 3
Bellissima battaglia tra Ten e Dore, veramente molto interessante.
Ben descritta, dalla schermaglia iniziale a Ten che stupisce i combattenti più forti dell'universo, tanto che un Sauzer più indispettito che mai si chiede come l'essere inferiore osi resistere, molto azzeccato.
Mi ha convinto la spiegazione sul kaiohken (facendo per un attimo finta che non abbiamo a che fare con DB, l'opera semplicistica per eccellenza xD) che tra l'altro viene riconosciuta come tecnica del treocchi anche in una daizenshuu.
Beh comunque per il funzionamento del Kaiohken mi sono basato su cose dette nel manga (il funzionamento del Kaiohken spiegato da Goku, e la minore fatica che in generale si fa nella dimensione ultraterrena), applicandoli a Tenshinhan. E sulla spiegazione del PERCHE' Yamcha non l'ha imparato e invece Tenshinhan sì, beh... era un po' nel carattere di re Kaioh fare un bel po' di capricci, e di Tenshinhan il fatto di insistere caparbiamente! Comunque non sapevo che la daizenshuu avesse affibbiato al treocchi questa tecnica!
Citazione:
Originariamente Scritto da
Ssj 3
Ok, sulla tossica di fanta e sul resto non mi esprimo :lol: anzi dai, dico che è abbastanza dragonballiano dei primi tempi in quanto ad assurdità e nonsense, gag simili le vedrei bene su nekomajin.
Sì dai, diciamo che loro sono un po' l'anima giovane di DB! Abituati, perchè ogni volta che salteranno fuori, faranno sicuramente qualche stupidata... però sul loro ruolo... NO SPOILER, PLEASE! :lol:
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Quale sarà la prossima mossa di Tenshinhan? Riuscirà il treocchi a portarsi a casa un risultato positivo? Questo ed altro nel prossimo capitolo, intitolato:
Cap. 32: Scommettere il tutto per tutto.
La tattica che Tenshinhan avrebbe potuto attuare, se solo avesse conosciuto la tecnica del teletrasporto, era quella di farsi inseguire dalla Green Radio Bomb fino ad arrivare di fronte a Dore, per poi teletrasportarsi all’ultimo secondo e far sì che l’alieno finisse come bersaglio e vittima della sua stessa tecnica; ma purtroppo, il giovane maestro della Gru ammetteva con rammarico di non poter disporre di tale strumento. Poi arrivò l’illuminazione, fulminea come era giusto che fosse in un caso del genere. “Idea! In assenza del teletrasporto, mi arrangerò coi mezzi a mia disposizione! Sarà distruttivo per il mio fisico, ma non ho molte alternative…” Decise dunque di iniziare a muoversi seguendo una traiettoria casuale, in modo da mascherare le proprie intenzioni. Quando gli sembrò che Dore non sospettasse nulla, volò rapidamente davanti a lui; scese, poi risalì arrivando quasi a sfiorarlo. Dore, che in tutto questo flipper non aveva perso un attimo di vista il treocchi, gli urlò dietro: «E tu ti reputeresti un guerriero serio? È il trucco più stupidamente ingenuo della storia… tu vuoi che io mi distrugga con le mie stesse mani!» Tenshinhan continuò imperterrito a svolazzare confusamente, ignorando le ingiuriose recriminazioni del nemico. «Non combinerai mai nulla, se pensi di sconfiggermi in questo modo… finché sarai un avversario alla mia portata, potrò seguire le tue mosse, umano! E finché seguirò ogni tuo movimento, la mia Green Radio Bomb ti perseguiterà!» aggiunse con tono derisorio.
«Appunto!!» urlò Tenshinhan, portandoglisi davanti, inseguito dall’impietosa sfera radioattiva. Poi concentrò rapidamente la propria aura e gridò: «Prova a seguirmi adesso! Doppio Kaiohken!!» Poi sparì a super velocità, rendendo i propri movimenti talmente rapidi da essere impercettibili. Dore non lo sapeva, ma Tenshinhan si era portato in una frazione di secondo a decine di metri da lui; l’alieno, spiazzato, avendo perso di vista il proprio bersaglio, cadde nella trappola del terrestre, che seguiva in tutta sicurezza l’esito delle sue mosse: la violenza distruttiva di quella bomba atomica concentrata continuò lungo la traiettoria che stava seguendo e si abbatté spietata sul suo creatore. Una fragorosa esplosione di luce abbagliante avvolse Dore.
«D-dov’è Ten?? Si sarà messo in salvo??» chiese Jiaozi preoccupatissimo.
«Non sono riuscito a seguirne i movimenti… ma credo sia riuscito nel suo scopo di far sì che quel mostro venisse colto alla sprovvista!» rispose Crilin. Si formò un impressionante nuvolone di fumo grigio a forma di fungo, e bisognò aspettare che la nube si diradasse per vedere che ne era stato dell’alieno. Passato qualche minuto, Tenshinhan poté riconoscere il suo nemico, sorprendentemente ancora vivo. Nulla era rimasto del suo casco: si scrollò dalla massa di capelli neri i pochi frammenti rimasti; dell’armatura, dei guanti e stivaletti e del perizoma viola, residuavano brandelli sparsi. La sua pelle verde mostrava chiazze nere, sintomo di ustioni, e dai capelli si sollevavano pennacchi di fumo brunastro. Adesso Dore era proprio iracondo: iracondo, ma lucido. «Ecco dove sei finito, treocchi!! Giuro che ti ammazzo!!» dichiarò l’extraterrestre.
«M-Ma… come… sei riuscito a salvarti?!» bofonchiò incredulo Tenshinhan.
«Sul mio pianeta siamo tutti immuni alla radioattività! Le assorbiamo senza problemi! Questa tecnica è stata creata apposta per decimare i popoli deboli senza che noi risentissimo degli effetti delle nostre armi! Non sono in molte, le razze che hanno un fisico in grado di resistere…» In altri termini, per Dore era come aver subito un normale attacco energetico, privo di radiazioni, lanciato a massima potenza; e poiché i due si equivalevano, il corpo lo aveva danneggiato… ma non abbastanza da spedirlo al cimitero. Come se non bastasse, il Doppio Kaiohken aveva logorato il giovane uomo, per cui ancora una volta le loro forze si equivalevano. Di nuovo il subalterno di Sauzer si slanciò all’attacco, animato da furia selvaggia. Mentre l’alieno si muoveva per raggiungere il terrestre, quest’ultimo congiunse le mani per formare una sorta di triangolo. “Se non va questo, non so cos’altro usare…” pensò Tenshinhan, inquadrando con quel mirino il suo avversario, che si avvicinava secondo dopo secondo, e attivando il Kaiohken a livello base. «Kikoho!!» Il colpo partì con una sorda esplosione.
«Idiota!!» lo insultò Dore. «Quel colpo è troppo lento! Mi è fin troppo facile schivarlo!» Infatti, si scansò appena in tempo, lasciandosi sfiorare a pelo dal Kikoho. Poi raggiunse il treocchi alle spalle, e lo raggiunse con una martellata a due mani in piena testa. «Centro perfetto!» esultò Dore mentre Tenshinhan precipitava in picchiata verso il suolo, reggendosi la sommità del capo.
Jiaozi fremeva e tremava, preda dell’agitazione e dell’impazienza: «T-Ten…!» Sentendo la sua aura ampliarsi di colpo come una fiammata, Crilin lo bloccò tenendolo per il braccio: «Non fare l’eroe, sciocco! Come pensi che reagirebbe Tenshinhan se ti gettassi a capofitto in uno scontro simile? Lo faresti deconcentrare e lo condanneresti a morte, e subito dopo sarebbe il tuo turno!» Jiaozi si fermò e tenne a freno il proposito di partire a testa bassa, ma con lo stato d’animo di un ordigno pronto ad esplodere. Anche Ramen, saggiamente, fu d’accordo: «Giusto! Anche io stimo molto il maestro Tenshinhan… ma se non siamo in grado di aiutarlo, non dobbiamo nemmeno ostacolarlo!»
«Senza contare che quel Sauzer non esiterebbe a scendere in campo se uno di noi facesse un passo falso! Tenshinhan ha sicuramente una tattica pronta! Non è così stupido da farsi uccidere quando potrebbe chia-mare me, anche se gli ho detto che non ero al massimo delle forze…» osservò Crilin più fiduciosamente di quanto forse il treocchi meritasse. Infatti, adesso l’uomo dai tre occhi esibiva un ematoma scuro sul cranio, e si accorgeva che a momenti la sua vista andava appannandosi; un’emicrania stava cominciando a battere i tamburi dentro il suo cervello: era il trauma cranico che cominciava a produrre i suoi effetti. Visse quei momenti come in un sogno, quasi a rallentatore. Ancora una volta si lanciò all’attacco, tenacemente ma anche temerariamente, con i pugni serrati e le braccia dritte davanti a sé, con Dore che lo imitava, bullandosi fra sé: “È evidente che ormai è troppo indebolito e malconcio per lanciare un attacco più potente di quello di prima! Si ostina, ma morirà…”. “Potenza, velocità ed effetto sorpresa… lo so che non mi resta molto tempo prima di perdere conoscenza, ma c’è un solo modo per combinare questi fattori…” pensò oniricamente il treocchi, che andava impallidendo sempre più. “Doppio Kaiohken…” chiamando a raccolta le sue migliori energie, lasciandosi avvolgere da un’aura rossa fiammante. Dore credeva che il suo nemico avrebbe lanciato un attacco semplice, ma non aveva capito nulla… “Non ci sarà mai un momento più adatto di questo…” pensò Tenshinhan, per poi evocare la sua mossa definitiva. «SUPER KIKOHO!!» gridò Tenshinhan, dopo aver formato rapidamente un triangolo con le mani, sparando il suo miglior colpo a pochissimi metri di distanza dall’extraterrestre. La combinazione di Kikoho e Kaiohken generò un cannone di energia spirituale dalla portata tremendamente potente, che Dore nemmeno sospettava potesse verosimilmente essere generato da quell’uomo, specialmente ora che era alla frutta, in condizioni fisiche pessime: per questo, fu investito e travolto in pieno da quell’attacco – potente, veloce e sorprendente, come lo aveva voluto e lanciato il suo autore. Una luce bianca abbacinò il pubblico ristretto che stava seguendo il duello; svanito il mare di luce, Dore era stato annullato, spazzato via, cancellato per sempre. Era rimasto uno solo dei contendenti, il vincitore: Tenshinhan. Aveva gli occhi segnati da occhiaie nere di stanchezza; il fiato era pesante, ormai in totale affanno, e raccoglieva l’aria dal profondo dei polmoni; la vista era completamente offuscata… sentiva che le forze gli si erano letteralmente azzerate.
Usò le sue scarsissime energie residue per ridere spossatamente per il trionfo. «Eh eh eh… Basta… non ce la faccio più… E pensare che re Kaioh si era tanto raccomandato su questa tecnica…» Gli venne in mente un’immagine, di circa due anni prima, ambientata sul piccolo pianetino dell’Altro Mondo: “Mi raccomando, figliolo… ne va della tua incolumità! Cerca di utilizzare il secondo livello il meno possibile… e se puoi, evita-lo…” A quel punto l’immagine svanì, la vista gli si oscurò definitivamente; chiuse tutti e tre gli occhi, e iniziò a precipitare verso il suolo. “T-Ten!” strillò Jiaozi, balzando istintivamente verso l’amico. Ne arrestò la pic-chiata lanciando la telecinesi con i piccoli indici puntati in avanti e, facendolo fluttuare, lo portò finalmente in salvo.
Sauzer, per la stizza, frantumò una pietra pestandola col piede, poi mugugnò fra sé sempre più indignato: «Perfetto: un altro pitocco incapace di combattere. Che questo sporco pianeta sia maledetto! I miei due uomini, distrutti dai miseri mezzucci di questi esseri umani!! Non concederò loro nemmeno un attimo per riposarsi… li ucciderò tutti, uno dopo l’altro, e riscatterò la mia forza d’élite dalla vergogna!»
Re Kaioh, che stava seguendo con attenzione ed angoscia tutti gli eventi di quelle ore commentando con Goku, si asciugò con un fazzoletto il sudore dalle tempie e mormorò inquieto: «Povero Tenshinhan! E dire che lo avevo tanto avvertito… mai darmi ascolto, voi testardi!»
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“La sua potenza è fuori dall’ordinario… non per nulla è figlio di Freezer! Anche se quella frase sul 10% fosse una spacconata, non sarebbe tanto lontana dalla verità…” Era ora di rimettersi in piedi – pensava Gohan – e di dare il meglio di sé. “Darò il tutto per tutto… non sarei il figlio del mio papà, se non lo facessi…”
Iniziò un nuovo confronto tra i due bambini, per la prima volta aspro da ambo le parti. Gohan caricò la sua massima potenza e venne circondato da un’aura d’energia calda e trasparente che ondeggiava attorno al suo corpo; subito si scagliò all’attacco colpendo con il taglio dell’avambraccio, a cui Kreezer si contrappose con eguale gesto. Il mezzosangue si sforzò di vincere la resistenza opposta; non riuscendoci, sferrò un pugno con l’altro braccio: il figlio di Freezer lo bloccò, stringendogli le nocche come a volergli stritolare la mano. Mentre Gohan gemeva per il dolore, Kreezer si diede una spinta e cominciò a prenderlo a calci al petto, facendolo arretrare metro dopo metro, finché con un calcio più forte degli altri lo abbatté una decina di metri all’indietro. Il meticcio si rialzò rapidamente, dandosi lo slancio verso il cielo, e bombardò il nemico con una sequenza di dorati colpi energetici sparati da entrambe le mani. Kreezer, che si proteggeva il viso incrociando le braccia, cessato il fuoco ripartì all’attacco volando verso Gohan, bersagliandolo di pugni e calci in tutte le direzioni. Concluse l’offensiva con una capriola, grazie alla quale frustò Gohan con la coda sbattendolo energicamente al suolo. «Ti fa male eh? Te l’avevo detto che battevo bene di coda!» Poi atterrò e, rivolgendo le palme delle mani verso sé stesso, dichiarò: «Questo è il mio vero aspetto! Se ti risparmio la mia vera potenza, è perché lo zio dice di non danneggiare il pianeta d’altri: lo puoi sempre riutilizzare, dopo averlo disinfestato dagli insetti molesti! E naturalmente, perché voglio prolungare i tuoi dolori…» Poi mosse qualche passo verso l’avversario. «Avevo esagerato apposta a dire che ci voleva il 10% della mia forza, ma alla fine la mia fanfaronata si sta rivelando non troppo lontana dalla realtà. Se questo è il tuo meglio, ci vorrà anche meno…»
Gohan si rialzò, pieno di graffi e lividi, qualche dolore sparso nel corpo, ma risoluto. «Papà! Adesso userò la tua tecnica preferita!» annunciò ad alta voce il ragazzino, nelle cui orecchie risuonava la voce del padre udita appena poco prima. «La dedico a te! So che mi segui, dal Paradiso!»
“Gohan…” disse Goku dall’altra parte, con un largo sorriso sul volto, mentre con una mano sulla spalla di Re Kaioh non perdeva d’occhio lo svolgersi dei combattimenti.
Gohan iniziò a mettersi in una posa che aveva visto per la prima volta quando aveva appena tre anni. Ricordava una giornata tiepida e temperata, un prato verde di erbe e fiori di campo dietro casa, e una roccia che nei suoi ricordi di bimbetto era gigantesca, ma che nella realtà doveva essere stata due o tre volte più alta dei suoi genitori. Il piccolo stava dritto in piedi, con un vestitino giallo e azzurro e il suo cappello rosso con la quarta Sfera del Drago, vicino a suo padre, a qualche decina di metri di distanza da quella roccia.
«Guarda, Gohan…» iniziò Goku. «La mamma mi ha chiesto di far sparire questo masso, perché vuole allargare l’orticello dietro casa. Voglio farti vedere come faccio: sta’ alla larga, userò un sistema che sanno utilizzare poche persone al mondo, tra cui il tuo papà e nonno Gohan…»
«Quello che si chiamava come me?» chiese il piccolo, desideroso (e sicuro) di ricevere conferma.
«Sì… Son Gohan! Quello che mi ha regalato la pallina che porti sul cappello!»
«Era tuo nonno… ma era pure mio nonno?» chiese con innocente perplessità il bambino, confuso.
«Sì, proprio lui! Cioè aspetta… era sicuramente mio nonno… però per te sarebbe più di un nonno, perché è il nonno del papà!» spiegò il Saiyan, grattandosi il capo. «Diciamo una specie di super nonno!» concluse, superando così i propri dubbi.
«Ah… capito.» Gohan non aveva capito, ma il guaio era che nemmeno Goku aveva compreso molto di quell’intricata questione familiare. Comunque Gohan vide Goku congiungere le mani come a volervi rac-chiudere qualcosa, poi le portò al fianco destro e iniziò ad evocare il nome della sua tecnica più classica: «Kame… hame… ha!» L’onda di energia azzurra disintegrò in un batter d’occhio la roccia, che si distrusse lasciando dietro di sé un nuvolaccio di polvere e mille sassolini.
«Visto?? Non è una tecnica molto bella?» domandò Goku, per poi porre la domanda centrale, ciò che gli premeva sul serio: «Non è uno spettacolo che si vede tutti i giorni! Non ti piacerebbe imparare a farlo anche tu, molto presto?» Gohan - che, sconcertato dallo spettacolo, aveva sgranato gli occhi - serrò le labbra che gli tremolarono per qualche secondo, poi scoppiò in un pianto disperato come una sirena dell’ambulanza.
«C-che succede…? Perché piangi…?» chiese Goku, spiazzato e costernato. Inevitabilmente, a quella sirena si aggiunse il coro isterico degli improperi di Chichi, accorsa alla prima eco di quel piagnisteo: «Goku, sei sempre il solito! Possibile che tu non sia in grado di compiere un lavoro semplice senza combinare guai??» Poi rivolgendosi al bambino, si fece carezzevole ed amorevole: «Dai, tesoro, vieni in braccio alla mamma… non è successo nulla…»
Trascorsero alcuni anni, densi di eventi, e Gohan, desideroso di diventare abile come suo padre, volle imparare quella tecnica, che aveva contribuito a rendere il Super Saiyan l’essere più forte dell’universo. Nei primi giorni di apertura della Nuova Scuola della Tartaruga, pensò bene di chiedere aiuto al suo amico Crilin: «…quindi vorrei imparare la Kamehameha… sai, era la mossa preferita di mio padre e credo che tu sia la persona più indicata ad insegnarmela!»
«Ma come…? Sei arrivato fino a questo punto, senza mai impararla?» domandò Crilin incredulo.
«Già… tieni presente che è stato Piccolo ad insegnarmi le principali tecniche di lotta!»
«È vero… strano che tuo padre non ti abbia insegnato le sue tecniche…»
«Quando ero più piccolo, non mi interessavano… anzi qualcuna mi faceva persino paura. Ma quando hanno cominciato ad interessarmi, non abbiamo avuto tempo né occasione…»
«Non è difficile da imparare: io stesso ho imparato da autodidatta, anche se avevo già una certa esperienza nelle arti marziali alle spalle. Per te sarà semplicissimo.»
«Allora insegnami, maestro Tartaruga!»
«Ahah, scemo… vuoi mettermi in imbarazzo??»
«Facciamo così… tu mi insegni la Kamehameha e io ti alleno a non imbarazzarti davanti ai futuri allievi! Del resto devi imparare, visto che presto avrai decine di seguaci!»
Gohan sorrise a quei ricordi, che lo caricarono di ulteriore commozione ed energia emotiva positiva. Kree-zer, ignaro del nostalgico trasporto di cui era preda Gohan, domandò: «E allora… vuoi deciderti ad usare questa famosa mossa, o vuoi startene lì a giocare alla bella statuina sorridente??» Dopo la trasformazione il bambino alieno era troppo sicuro dei propri mezzi per temere qualsivoglia attacco.
«Sono pronto! KA… ME… HAME… HAAAAAAA!» scandì Gohan, per poi rilasciare la più potente onda d’energia azzurra che avesse mai caricato in vita sua. Il figlio di Freezer fletté le ginocchia, incrociò le mani allungando le braccia in avanti e, concentrandosi, caricò una forza bastevole a contenere l’impatto. L’attacco fu alquanto prolungato: non si capisce mai quanto possa durare un attacco, in casi come questi. Quando la Kamehameha si esaurì, Gohan fissava accigliato il nemico ansimando leggermente, mentre Kreezer si guardava seccato le palme delle mani: quel giochetto gli aveva provocato un segno nero da ustione. «Accidenti a te!! Guarda, mi è rimasta la bruciatura! Mi resterà per alcuni giorni, adesso! E non era nemmeno un granché, come tecnica… l’ho parata facilmente». Dal broncio infantile passò poi ad un sorriso malizioso. «Se una persona con uno stile di lotta così scadente ha sconfitto mio padre, deve per forza avere imbrogliato… non c’è altra spiegazione. Che schifoso disonesto… Ptui!» sentenziò ancora Kreezer, atteggiando il viso ad una smorfia di voltastomaco e chiosando la sua affermazione con un sonoro sputo, per accentuare teatralmente il suo disprezzo.
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«Non ti permetto…» cominciò Gohan serrando i pugni. «Non ti permetto di insultare mio padre! Bastardo!» gridò il figlio di Goku. Era in momenti come quello che l’affetto per quel genitore così speciale gli divampava improvviso, ma soprattutto era in momenti come quello che la collera montava davvero nel suo cuore. Furono queste emozioni che lo resero inaspettatamente fulmineo nella sua nuova offensiva. Una lunga e ripetuta sequenza di pugni al petto fece arretrare Kreezer, il quale si portò a mezz’aria per evitare gli attacchi; a super velocità, Gohan sparì per riapparire sopra la testa del piccolo nemico e colpirlo con una martellata sulla testa puntuta, abbattendolo al suolo. Sembrava che la sua velocità si fosse moltiplicata di colpo insieme alla sua forza. In un impeto dettato dalla collera, Gohan intrecciò le mani e gridò: «MASENKOOO!» Da quelle sue manine fuoriuscì uno smisurato lampo di energia di un giallo intenso che schiacciò il piccolo alieno. Al termine di questo ultimo attacco, in cui il figlio di Goku aveva riversato la forza spirituale a cui riusciva ad attingere solo nei momenti d’ira, Kreezer si ritrovò semisepolto fra rocce e terriccio… un po’ impolverato, ma integro, sicuramente poco lieto delle mosse compiute da ultimo. Il mezzosangue recuperava il fiato con affanno.
«Siamo alle solite… promettete di sfoderare le vostre tecniche migliori, fate l’exploit e, dopo aver fallito come dei poveri imbecilli, vi ritrovate con le batterie scariche. Sempre così, voi plebei!» Senza nemmeno impegnarsi troppo, Kreezer si diresse pacato alla volta del mezzosangue, conscio del fatto che quello non era nelle condizioni di reagire prontamente. Lo afferrò per una caviglia, poi iniziò a sbatacchiarlo al suolo da una parte e dall’altra, per una decina di riprese, finché Gohan – notando per puro caso la punta della coda del ragazzino alieno – la impugnò saldamente. Così, al primo strattone di Kreezer, rovinarono tutti e due per terra. Gohan ridacchiò.
«Ridi, deficiente… intanto la situazione tra noi due ormai si è capovolta!» disse Kreezer, per poi rialzarsi e scrollarsi un po’ di polvere di dosso. A sentir parlare di capovolgimento, Gohan rise un po’ più forte: «Già… ci siamo capovolti entrambi… ahah…!»
«Non intendevo in senso letterale, imbecille!» strillò Kreezer, mostrando due file di denti affilati. Alla fine anche Gohan si rialzò, sempre sorridendo, malgrado il dolore, con uno dei due occhi semichiusi per via della fatica: «Puoi mettermi al tappeto cento volte… io mi rialzerò sempre, finché sarò vivo…»
«Aveva ragione mio papà a dire che siete sempre così stupidamente ostinati, voialtri! Allora faremo in modo che tu non ti possa più alzare, cucciolo di Saiyan!» Così il figlio di Freezer cominciò a prenderlo a calci, facendolo volare ogni volta di qualche metro, senza avere tempo di rimettersi in piedi; ogni tanto, gli lanciava qualche raggio dagli occhi, per aggiungere dolore al dolore. Questo andazzo proseguì per un bel po’. Mentre Gohan giaceva a terra, sempre più stanco, sempre più malconcio e ferito, con abrasioni e rivoletti di sangue qua e là, si ritrovò a pensare: “Grazie agli allenamenti di Piccolo, la mia forza era simile a quella di mio padre su Namecc… peccato che papà conoscesse il colpo Kaiohken e io no, e fra l’altro sapeva gestirlo fino alla ventesima potenza: questo gli ha permesso di opporsi a Freezer per un bel pezzo… Mi sembra di avere consumato energie invano…” Lo colse il rimpianto di non aver prevenuto la trasformazione del nemico, quando ne avrebbe avuto l’occasione; ma era successo tutto in modo così celere!
Kreezer sollevò Gohan reggendolo per la casacca. «Schifezza schifosa! Facevi tanto il gradasso, e invece… guardati ora come sei ridotto!» Il meticcio lo guardava, con un occhio a malapena aperto per il dolore e l’emicrania che gli martellava nella testa. Gli angoli della sua bocca si sollevarono lentamente in un sorriso, e il bambino cominciò a ridacchiare: «Eh… eh eh…»
«Che cavolo ti ridi, scemo?? Sto per ammazzarti! Già il solo pensiero dovrebbe farti tremare come una foglia! Lo sai o no che fra un po’ raggiungerai il tuo paparino nell’inferno dei plebei??»
«Se la metti così… la cosa mi fa… quasi piacere… » Gohan parlava con voce soffocata dalla saliva: «…anche se mi dispiace per mia madre…»
«E allora non ridere!» strillò Kreezer. «Che fastidio!»
«Dicevi…» e qui Gohan si interruppe per tossire qualche rivolo di sangue. «Dicevi… che prima di uccidermi volevi divertirti a vedere “la mia faccia contratta per il dolore”… ma non voglio darti questa soddisfazione…» Kreezer parve a dir poco indignato per quella risposta insolente. «T-Tanto… mi ucciderai comunque… questi sono gli ordini di tuo zio e questo è l’obiettivo della tua missione… Morirò senza averti dato questa soddisfazione…»
«Allora ti la…» Kreezer, che aveva aperto bocca sull’onda dell’indignazione, si bloccò. Stava per dire “Allora ti lascerò vivo, ma agonizzante, per assistere alla tua morte minuto dopo minuto!” Però si rese conto che non faceva differenza farlo morire in due secondi o in mezz’ora: ad ogni ulteriore colpo subito, il volto del mezzosangue si sarebbe dapprima mutato istintivamente in una smorfia di dolore; ma ad ogni smorfia avrebbe sempre fatto seguito quell’ostentato sorriso dispettoso, dimostrando che da un certo punto di vista Kreezer era stato sconfitto. «Qualche problema… K-Kreezer?» chiese beffardo Gohan.
“Mannaggia a lui, accidenti! Come si è permesso di fregarmi in questo modo?” pensò Kreezer: tutti quei sorrisi erano una beffa ordita alle sue spalle. Il nipote di Cooler volutamente non esternò i suoi pensieri a parole, anche se la smorfia di disprezzo sul suo viso si esprimeva più che egregiamente. Con disgusto, gettò il corpo del piccolo mezzo Saiyan al suolo.
Cooler, che aveva capito l’antifona, sollecitò il nipote a farla finita: «Kreezer, taglia corto: dagli il colpo di grazia. Non puoi aspettarti altro da quel microbo…» Anche Kodinya, che seguiva lo scontro da dietro il suo sovrano, era d’accordo con questa decisione: “A che pro continuare a farlo soffrire inutilmente? Il piacere che provano nella sofferenza altrui è una cosa che non capirò mai.” La donna era così: secca, pragmatica e sbrigativa in tutte le sue missioni, priva del perfido compiacimento che muoveva Cooler e Kreezer.
«Perfetto!» annunciò Kreezer. «Hai deciso di affrontare la morte da eroe senza macchia e senza paura…»
Trovatosi davanti Gohan esausto e malridotto, riverso con la guancia a terra, Kreezer lo bloccò poggiandogli il piede destro sull’altra guancia, a voler sottolineare la propria vittoria e volerlo sopraffare nell’umiliazione. Cominciò a sollevare il braccio destro, intenzionato a puntargli l’indice al petto per trapassargli il cuore: un raggio di energia potente e concentrato avrebbe rapidamente decretato la morte del piccolo Saiyan. Il piccolo alieno pronunciò solo: «Addio, marmocchio Saiyan!», ma quando fu sul punto di colpire si sentì torcere il braccio. Si voltò, scoprì la natura dell’impedimento che lo aveva bloccato: un individuo dall’alta statura, dalla pelle verde e dall’espressione minacciosa gli stringeva saldamente l’avambraccio. «Piccolo…!» urlò soffocato il piccolo Gohan.
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L’ANGOLO DELL’AUTORE.
Livelli di combattimento del duello tra Tenshinhan e Dore.
Tenshinhan: 37.000. Livello frutto dei suoi allenamenti nell’aldilà e di quelli successivi sulla Terra, anche se meno rilevanti.
Tenshinhan Kaiohken: 55.000 (livello base moltiplicato x1,5).
Tenshinhan Kaiohkenx2: 74.000 (livello base x 2)
Dore: 55.000 – degno di un combattente d’élite, batterebbe tutti i subordinati di Ginew!
A parte il livello base di Tenshinhan, che è quello effettivamente mostrato, tutti quelli successivi sono teorici: rappresentano la forza che Tenshinhan avrebbe potuto avere se avesse usato quella forza quando era in piena forma. Nella nostra storia, invece, ha usato quelle forze dopo essersi logorato a poco a poco, quindi i livelli effettivi saranno necessariamente più bassi. Allo stesso tempo anche Dore andava perdendo colpi, specialmente da quando Ten ha iniziato a usare il Kaiohken; quindi Dore subiva l’incremento di potenza del terrestre. A scanso di equivoci: il Super Kikoho non è lo Shin Kikoho visto nella saga di Cell. Il primo è un Kikoho mixato col Kaiohkenx2, il secondo è una versione molto più potente e perfezionata.
L’idea della Kamehameha per Gohan mi è venuta in mente quando mi sono accorto che nel manga non vediamo mai Gohan utilizzarla prima del Cell Game: ho interpretato questo pensando che Goku gliela ha insegnata nella Stanza speciale. In questo universo, Gohan non si è mai allenato seriamente con Goku… però ho voluto far sì che conoscesse anche qua questa mossa.
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Ten vs Dore: conclusione giusta, l'unico modo per vincere quando puoi minacciare l'incolumità del tuo avversario unicamente con l'insostenibile kaiohken è tramite un attacco improvviso da "o la va o la spacca".
Ora però rimangono soltanto un Crilin non al meglio e Jaozi: contro un avversario superiore a Ginew mi chiedo come faranno a restare in vita fino ai soccorsi. (Kodinya? ricordo che avrebbe preso volentieri a calci Sauzer e squadra in più occasioni :lol: credo proprio che il momento sia arrivato)
Gohan vs Kreezer: troppe ripetizioni nella prima parte, a mio avviso usare braccio/avambraccio per 3 volte e mano per due nell'arco di una manciata di righe ha reso la lettura pesante.
Il resto del confronto invece è scorrevole e interessante, non sono mancati momenti autenticamente epici/toccanti (la kamehameha con dedica di Gohan e, finalmente, l'arrivo del maestro *_* ) nè divertenti, mi riferisco ovviamente al flashback di padre e figlio (accadimento incredibilmente verosimile e molto in stile DB, bella pensata).
Kreezer mi sà moltissimo di bamboccio viziato e non particolarmente intelligente, lo stai giustamente rendendo mooolto poco simpatico.
Non avevo idea che Gohan avesse perfino raggiunto il livello del padre, allora Kreezer deve possedere un potere nell'ordine di decine di milioni, sarà troppo anche per Piccolo? Sinceramente non vedo l'ora di scoprirlo :ahsisi:
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Grazie per i complimenti, presto leggerai il seguito!
Citazione:
Originariamente Scritto da
Ssj 3
Gohan vs Kreezer: troppe ripetizioni nella prima parte, a mio avviso usare braccio/avambraccio per 3 volte e mano per due nell'arco di una manciata di righe ha reso la lettura pesante.
Ho accettato la tua critica (azzeccata) e ne ho approfittato per modificare un po' quella parte. :) Non me ne ero reso conto neanche in fase di rilettura, e in effetti - focalizzandomi su quelle poche righe - suonava un po' ripetitivo, anche se di solito mi sforzo di evitare le ripetizioni.
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Come promesso, ecco subito il nuovo capitolo! Buona lettura. :)
Cap. 33: Noblesse oblige.
Piccolo, dotato di fine sensibilità percettiva, aveva adocchiato con il proprio intuito tutta la serie di movi-menti sospetti ed inconsueti che quella mattina erano stati compiuti sul pianeta Terra. Aveva infine deciso di avere un ruolo attivo nella vicenda; si era mobilitato per raggiungere la depressione di Zambookah su appello di Goku, dopo che quest’ultimo aveva fallito, tentando di dissuadere Cooler dai suoi propositi. Approdato sul posto, aveva poi seguito tutte le battute del duello tra Gohan e Kreezer, attendendo il momento giusto per gettarsi nella mischia: così, si era frapposto quando l’inferiorità del suo allievo era ormai palese, ed ora stava bloccando l’attacco col quale il figlio di Freezer avrebbe voluto giustiziare il mezzosangue. Gli torse il braccio, facendogli provare una fitta lancinante all’altezza della spalla. Poi lo sollevò e, dopo avergli fatto fare una serie di giravolte per aria, lo scagliò a qualche decina di metri di distanza, trattandolo come il pivellino che effettivamente Kreezer dava l’impressione di essere, nonostante l’abnorme potenza. Infine prese in braccio Gohan con un certo affetto, mostrando il sorriso severo di un genitore che salva il figlio da un pericolo mortale: «È tempo di riposare, Gohan… Sei esausto…»
«Mi dispiace che anche contro questo nemico non sono stato in grado di cavarmela da solo…» confessò Gohan a bassa voce, quasi sospirando.
«Sei stato abile, comunque. Ho seguito il tuo combattimento per un bel po’, e aspettavo da tempo l’attimo propizio per intervenire… Non ti avrei mai lasciato perire, ma volevo vedere fino a che punto poteva spingersi la tua potenza, quando eri sottoposto ad un forte stress emotivo contro un nemico serio. Hai fatto grossi passi avanti, da quando abbiamo iniziato ad allenarci insieme, anche se non hai potuto dedicare molto tempo ai tuoi esercizi…» Ma il vero orgoglio fu per Piccolo constatare il coraggio e, perché no?, la sfacciataggine che aveva mostrato, rifiutandosi di soffrire per il dolore davanti al nemico e continuando imperterrito a sorridere, nonostante il dolore. Gohan aveva mostrato una crescita sia nella sfera combattiva che in quella psicologica, e sotto ambo gli aspetti il namecciano andava fiero del proprio allievo. Portò Gohan in disparte, e gli fece appoggiare la schiena ad una roccia, che per la sua posizione risultava in ombra, al riparo dal sole dato l’orario. Piccolo era venuto a sapere che i senzu erano in arrivo, ma non si era voluto allontanare per andare a recuperarli, per non perdere d’occhio lo sviluppo degli eventi.
«Adesso riposati: so per certo che arriveranno presto i soccorsi, e ti rimetterai entro breve. Nel frattempo misurerò la vera forza di quel dannato marmocchio e, se mi riesce, cercherò di sconfiggerlo.»
«… e se non ti riesce?» domandò, dubbioso, il figlio di Goku.
«… Qualcosa inventeremo.» tagliò corto Piccolo. «Ce la faremo… se c’è una cosa che ho imparato in questi anni, è che ce la facciamo sempre.» Se fosse convinto di quello che diceva o mentisse, lo sapeva solo lui; era certo che non voleva preoccupare Gohan più del dovuto. “Prima di tutto devo tenere impegnato questo mostriciattolo per più tempo possibile, e nel frattempo studiare le sue capacità, poiché con Gohan finora ha solo scherzato. Quando avrò le idee più chiare, elaborerò una strategia… e spero che per allora i senzu saranno arrivati, in modo che al limite anche Gohan possa darmi una mano.” Questi erano i pensieri che, pressappoco, si agitavano nella mente della parte malvagia di Dio.
«Uff… Vedete, soldatesse?» sbuffò Cooler che, seduto sul suo trono, poggiava sulle nocche un broncio visibilmente seccato e scontento, interpellando le due subordinate, non essendosi ancora accorto che una delle due si era allontanata. «In questo genere di situazioni c’è sempre uno sciocco in agguato. Il copione della rappresentazione drammatica è sempre lo stesso: ogni volta che uno sciocco si ritrova con le spalle al muro, arriva un altro sciocco desideroso di fare l’eroe. Tanto lo spettacolo finisce sempre in tragedia: muoiono tutti. Che tristezza, vero?»
«Avete perfettamente ragione, Maestà! Parole sagge!» rispose lesta Kodinya, per coprire l’assenza della sua collega. «Mi è capitato diverse volte di verificarle personalmente coi miei occhi.»
Nel frattempo, Kreezer si era rialzato senza troppa difficoltà ed aveva raggiunto Piccolo e Gohan. «Ehi tu, stangone!» esclamò rivolgendosi a Piccolo. «Come ti permetti di interrompere l’uccisione di Gohan?»
«Adesso sono io il tuo nuovo avversario, ragazzino! Andiamo a metterci di là e, se mi batterai, Gohan sarà tutto tuo.» lo invitò Piccolo, parlandogli col tono che si usa per i bambini piccoli e indicandogli col pollice un punto abbastanza lontano dal mezzosangue.
«Ma se nemmeno ti conosco!» esclamò Kreezer. «Lasciami fare e fammi concludere!»
Piccolo si oppose, sollevò Kreezer di peso e lo tenne per la coda, tendendo il braccio in avanti. Nonostante l’alieno scalciasse e si dibattesse come una piccola furia, riuscì a portarselo via, ad una discreta distanza di sicurezza, preoccupato all’idea che potesse mettere in atto i suoi propositi assassini. Lo gettò a terra, poi si tolse di dosso mantello e turbante - come al solito appesantiti per garantire un allenamento fisico costante - e dichiarò: «Ascoltami bene, moccioso! Io sono più forte di Gohan… quindi, se ti senti tanto forte ed in gamba, prima sconfiggimi… e poi sarai libero di fare quello che vuoi!» Aveva deciso di essere brusco e non ammettere repliche; una volta iniziato il confronto, avrebbe messo a punto una qualche strategia che lo avrebbe condotto alla vittoria.
«Frena, amico mio!» lo richiamò Cooler, interessato dalla svolta che i fatti avevano preso. «Che maniere sono queste? Presentati: tu chi saresti? E che diritto pensi di avere di intrometterti in questo combattimento?»
«Mi chiamo Piccolo e sono il maestro di Gohan! E anche se non ho il dispiacere di conoscervi personalmente, ho una vaga idea della vostra potenza.»
«Quale affronto, rivolgersi a me dandomi del tu, e usandomi parole di insolenza! Che pianeta di riottosi!» si indignò Re Cooler. «È chiaro che non sei un terrestre. A quale razza dell’universo appartieni?»
«Sono un namecciano.» Anche quel fastidioso interrogatorio era un buon sistema per prendere tempo, aspettando che qualcuno soccorresse Gohan.
«Un alieno di Namecc… ecco spiegato come mai conosci la nostra forza! Sarai anche tu una vecchia cono-scenza di mio fratello! Ad ogni modo, bando alle ciance. Tieniti fuori da questa battaglia, amico dalla pelle verde: questa è una questione di famiglia… il figlio di Freezer contro il figlio di Son Goku, il riscatto della nostra famiglia contro l’abietta genia dei Saiyan.»
Piccolo osservò in tono derisorio: «Sembra che siamo destinati a fare conoscenza con tutto il vostro albero genealogico, allora! Ad ogni modo, se non posso sostituire completamente Gohan perché è lui il vostro obiettivo finale, posso affiancarlo provvisoriamente e rendervi la vita difficile…»
«Sei stato sciocco. Se non fossi comparso qui dal nulla, saresti potuto restare in vita. Sei un perfetto estra-neo e nessuno aveva interesse a che ti presentassi qui fra noi…»
«Non è esatto… se questa è una questione di famiglia, mi riguarda, come mi riguarda ogni aspetto della vita di Gohan.» replicò Piccolo ghignando. «Diciamo che… sono il suo secondo padre.»
Cooler ribatté infine, stufo: «Vuoi aggregarti al ragazzino? E sia: te lo concedo. Tanto non avete speranze contro mio nipote, ora che si è scatenato… non sarà forte come me, ma può disintegrarvi entrambi in pochi minuti.» Poi, volgendosi verso Kreezer, lo esortò a dare di nuovo inizio alle danze. «Sentito, Kreezer? Un po’ di esercizio in più non ti farà male.»
Il bambino alieno non fu molto contento di questa decisione, ma dovette ubbidire, a pena di serie punizioni da parte dello zio; così, i due nuovi contendenti si trovarono a fronteggiarsi.
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«Quindi sei di Namecc… quello stupido pianeta che ha portato sfortuna a mio padre! Anche se l’idea di affrontare te non mi rende felice, potrò vendicarmi almeno un po’!» Sul momento, Kreezer non ritenne opportuno aumentare la forza necessaria ad affrontare il nemico; puntò gli indici delle due mani in avanti e iniziò a giocare a freccette con il namecciano, bersagliandolo con una moltitudine di sottili raggi energetici color amaranto. Piccolo stette al gioco, evitandoli tutti con facilità e senza dover attingere ad una porzione notevole della propria aura. Kreezer volle allora alzare il tiro, attingendo ad una forza superiore, e scagliando dei raggi ancora più micidiali, veloci e per questo numerosi. “Ha aumentato l’energia utilizzata…!” pensava Piccolo, mentre continuava a schivare i colpi, adesso con maggiore sforzo. “Conosco bene questa tecnica: finché non supera la mia velocità, posso schivare quei raggi… per quanto potrà ancora alzare il tiro??” Urgeva un espediente per impedire al figlio di Freezer di aumentare la propria forza fino a un livello che sarebbe stato insostenibile per il namecciano. Sfuggendo a quel bombardamento di raggi grazie alla super velocità, Piccolo si portò dietro il nemico, per colpirlo con una ginocchiata all’altezza delle spalle, un colpo che scagliò Kreezer al suolo costringendolo a strisciare per diversi metri, sollevando un paio di codazzi laterali di polvere. Subito il bambino alieno si risollevò in posizione eretta e si mise in posizione di guardia. «Lo sai o no che alle spalle non è valido?? Accidenti a te! Tutti imbroglioni, voi plebei!»
«Non è colpa mia se non sei abbastanza sveglio da seguire il mio movimento!» lo sbeffeggiò Piccolo.
Kreezer cominciò ad irritarsi, complici l’attacco subito e le frasi di Piccolo, che suonavano alle sue orecchie come provocatorie. «Ora mi stai facendo incavolare… stai attento, gigante verde, che non ti conviene!»
Istintivamente Piccolo sogghignò; ragionandoci su, si rese conto che provocarlo era un gioco pericoloso: “Se si infuria, potrebbe sfoderare una forza al di sopra delle mie possibilità! Se anche valesse solo un terzo della massima potenza di suo padre, non riuscirei a salvarmi! Non devo tirare troppo la corda, o si spezzerà…” Ancora in posizione di guardia, il nipote di Cooler lanciò un urlo stridulo: avvolto da una fiammata rossiccia, potenziò la quantità di energia di cui aveva intenzione di disporre. Piccolo si regolò di conseguenza e, avvolto da una nuova onda bollente di calore, aumentò la propria aura.
«Eheh…» osservò Gohan ridacchiando. «Piccolo è sempre stato su un altro livello, rispetto a me… per fortuna…»
«Questo pianeta riserva molte sorprese…» commentò Cooler, a metà strada tra l’interesse compiaciuto e la meraviglia. «Quel namecciano non deve essere un tipo comune… qua siamo su livelli assolutamente fuori scala. A proposito… chissà come se la sta cavando la Squadra Speciale dall’altra parte?» si chiese, premendo l’interruttore dello scouter che portava sull’occhio.
Già… come stavano andando le cose “dall’altra parte”, ossia sul fronte dei terrestri e della Squadra Sauzer? Crilin e Jiaozi, i soli che fossero ancora in grado di combattere, constatavano che, seppur con qualche errore ed intoppo, il gruppo terrestre era riuscito a togliere di mezzo ben due guerrieri d’élite su tre; il tutto però al prezzo dell’incolumità fisica di Yamcha e Tenshinhan, che versavano l’uno in condizioni più critiche dell’altro. Il terzo guerriero della Squadra Speciale, il superstite, era sicuramente il più forte, non fosse altro che per il fatto di essere il Capitano; il fatto inoltre che sapesse sopprimere la propria aura lo rendeva di fatto anche il combattente più capace e pericoloso del trio. Con i suoi compagni più valenti fuori gioco, Crilin si sentiva allo stesso tempo atterrito ma anche pervaso dal senso di responsabilità: “Stavolta non arriverà Goku a salvarci, come al solito! Che dobbiamo fare? Quasi sicuramente non sarò all’altezza del nemico, ma… ho scelta? L’alternativa sarebbe consegnare il pianeta direttamente nelle mani di quel Cooler…” Non era quello il momento di esitare: c’era da combattere? Benissimo… si sarebbe combattuto, senza esitazioni. Il capitano Sauzer si era già posizionato lì, a mezz’aria, e aspettava che il prossimo avversario gli si presentasse davanti. “Sarà sicuramente il nano pelato… non c’è nessun altro valido combattente che sia in grado di combattere…”
«Jiaozi, tocca di nuovo a me…» annunciò il giovane maestro della Tartaruga.
«Vuoi che mi tenga pronto ad aiutarti?» chiese dubbioso ed esitante il piccolo amico di Tenshinhan.
«Lascia stare… se ti succedesse qualcosa, Tenshinhan non me lo perdonerebbe mai!» sorrise Crilin con una punta di sconforto. Jiaozi abbassò il capo, dispiaciuto per la propria inutilità. «Non fare così, Jiaozi… facciamo così: se avrò difficoltà, ti chiamerò… potresti essere utile, alla fin fine.» Sapevano entrambi che l’evenienza che Jiaozi fosse utile con un nemico a quei livelli era altamente improbabile. Crilin si innalzò in aria… «Crilin… fermati!» Era Soya; aveva visto che Crilin stava partendo a combattere. «Sei sicuro… di essere in grado di affrontarlo?»
«Non lo so… non posso saperlo, finché non lo affronto…»
«Scusa per prima.» disse semplicemente Soya, con umile dolcezza, spinta dal rimorso per quel gancio al mento e per quella sfuriata, e da oscuri presagi circa l’esito del prossimo combattimento.
«No… scusa tu. Per certi versi avevi ragione…» Perché doveva essere così facile capirsi al volo, e così difficile spiegarsi con le parole? Era un mistero che Crilin non era in grado di risolvere.
«Facciamo che avevamo ragione entrambi.» sorrise Soya. Come si fa ad essere così soavi, ogni singola volta? Ecco un altro mistero che Crilin non era capace di risolvere.
«Soya, quando tornerò… dovremo parlare.» Ecco – pensò Crilin – era più o meno questo il concetto che voleva esprimere; almeno in questa impresa aveva avuto successo!
«Certo! Fatti coraggio, Crilin… in bocca al lupo.»
Subito dopo, erano faccia a faccia, il basso uomo pelato senza naso contro l’uomo dalla carnagione azzurra e dalla raffinata acconciatura. Sauzer gli rivolse la parola, salutandolo con un fosco: «Bonjour.». Non era decisamente un buon giorno, nemmeno per lui.
«E-ehm… buongiorno.» L’espressione di Crilin era al contempo imbarazzata e tesa.
«E così siete riusciti ad isolarmi, a lasciarmi solo… Non hai idea di quanto sia difficile costituire una squadra di guerrieri d’élite, e ora dovrò cercare altri compagni.» Eh, bel problema… in qualità di Leader delle forze speciali di Cooler, Sauzer avrebbe dovuto farsi carico di tutti gli oneri legati alla ricostruzione di un élite di combattenti. E dire che era stato così difficile trovare, in giro per le galassie, due esseri dotati di poteri così speciali, utili nelle invasioni più massicce e nelle operazioni più complesse! Cosa non meno importante, su di lui ricadeva la responsabilità di riferire a Cooler l’ignominioso accaduto. «… ma in guerra vale il detto “Mors tua, vita mea”… per quanto sia arrabbiato, dovrò evitare di rimpiangere i miei amici, adesso.»
«…» Crilin ascoltava senza replicare.
«Bando alla timidezza, terrestre! Il treocchi mi era sembrato più loquace di te…» Ogni parola, anche la più gentile, in bocca a Sauzer aveva il suono di uno sberleffo, di una provocazione… e probabilmente lo era davvero, dato che colui che rivestiva il ruolo dell’anima nera di Cooler sapeva che il divario tra lui e i suoi avversari era abissale. «Per rompere il ghiaccio, permettimi di porre una domanda, mon chér: come fate ad essere così forti su questo pianeta?? Ce ne sono altri come voi??»
«No… purtroppo no…» rispose Crilin, a bassa voce e con sguardo torvo.
«Quindi siete dei casi eccezionali… come mai? Che addestramento avete seguito?»
«Ci hanno addestrato gli dei…» sorrise il pelato: il che non era una menzogna, ripensando agli allenamenti di Karin, Dio, re Kaioh e, in un certo senso, l’anziano saggio di Namecc. Tuttavia quel sorriso comunicò a Sauzer un’impressione di sfrontatezza.
«Tutte sciocchezze.» smentì Sauzer scuotendo lentamente il capo, con uno sguardo che aveva un che di sinistro. «Sono tutte sciocchezze. Non esiste altro dio all’infuori di sua maestà Re Cooler, il genio dell’universo! E io sarò l’unico, il solo più forte, dopo di lui!» Mentre pronunciava queste parole, il suo tono assumeva preoccupanti accenti da fanatico invasato, e i suoi occhi si illuminavano di conseguenza. «Ricomponiamoci… Questo stolto capirà a tempo e luogo il significato delle mie parole.» si disse il braccio destro del Re, per poi rilanciare: «Sarò un cavaliere. Ti faccio una proposta…»
«Eh…? Sarebbe a dire?» fece Crilin di rimando, a metà tra lo stupito e il diffidente.
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«Avendo seguito i vostri incontri, conosco i vostri livelli di combattimento, e conosco ancor meglio il mio… Ammettiamolo, finora vi siete salvati solo per il rotto della cuffia. Sarebbe molto poco decoroso da parte mia combattervi individualmente, non credi? Visto che in questa competizione gli scontri non terminano per knock out, ma solo per morte di un contendente o per resa, ho deciso di permettervi di lottare in due… scegli il tuo compagno!» Sauzer non si rendeva conto, o meglio non voleva abbassarsi a riconoscere, che proprio la leggerezza, la sicurezza dei propri mezzi e la superbia avevano condotto i suoi subalterni alla morte; e avevano permesso ai terrestri di avere la meglio attenuando la differenza di forza grazie all’astuzia e a buone strategie combattive.
“Accidenti a lui!” imprecò Crilin mentalmente, stringendo i denti. “Come se non lo sapesse che due su quattro non sono in grado di combattere, e guarda caso i due più forti!”
«Quanto alla regola dei dieci minuti… beh, potrete metterla in atto comunque, e allora combatterete in tre contro uno! Sarà come una battle royal... solo che invece di essere un tutti contro tutti, sarà un tutti contro di me!»
«E se non saranno in grado di combattere?»
«Dimentichi forse che questo è un survival game: in questo torneo non è ammessa la sconfitta se non per resa o morte. La loro impossibilità di combattere sarà equiparata ad un rifiuto, e quindi ad una tacita resa! E appena il re saprà cosa avete fatto dei suoi devoti dipendenti, sarete uccisi comunque per punizione! » concluse; pregustava la vittoria a tal punto, che proruppe in una risata di trionfo. «Che ne dici…? Hai solo da guadagnarci, mi pare! Generoso, da parte mia…» No, non è come il lettore potrebbe pensare: Sauzer non voleva affrontarli insieme perché riteneva dilettevole la loro sofferenza, o perché volesse rendere più movimentato lo scontro. Il suo intento era mosso da sentimenti genuinamente cavallereschi, tanto è vero che sancì la propria offerta concludendo: «Non per nulla, sono anche conosciuto come “il Cavaliere dello Spazio”!»
Poteva rivelarsi un privilegio utile – ragionò Crilin: non essendo al corrente della forza del nemico, non poteva sapeva quanto quella proposta potesse effettivamente rivelarsi vantaggiosa… però non si poteva mai sapere. Perché rifiutare a priori? «Mi riservo la facoltà di usare più tardi questo privilegio… Monsieur.» rispose Crilin, accompagnando ad un sorrisetto ironico un tono sarcastico della voce che a Sauzer piacque molto poco. La replica del capitano fu un secco mugugno: «Fai come credi. Se stai pianificando come approfittare del mio buon cuore, sappi che ti illudi. Sai a quanto ammonta il mio livello di combattimento? Te lo dico subito: 180.000. Sai cosa significa ciò?»
«Eh-» stava iniziando a balbettare Crilin, perplesso e stupefatto.
«Intuisco che non afferri il messaggio. Significa che quella tua onda di energia che hai lanciato contro Neiz, e che aveva una potenza di meno di 40.000, non mi farebbe nemmeno il solletico! Fatti i tuoi conti…» Il volto di Crilin divenne una maschera di terrore: la carta più potente di cui i quattro terrestri, globalmente considerati, potevano usufruire era il Super Kikoho di Tenshinhan… e anche questo attacco, che effetto avrebbe potuto sortire su un guerriero della portata di Sauzer?
«Forza, sfidante… Diamo inizio ai giochi! A te la prima mossa!» lo incitò Sauzer: si sentiva soddisfatto, ora che aveva riaffermato la propria netta superiorità. Crilin, che durante il combattimento di Tenshinhan aveva avuto modo di recuperare parte delle proprie energie, si risolse a favore di un attacco energetico: «Kakusan… dan!» urlò Crilin, allungando le braccia in avanti e lasciando fuoriuscire dalle palme delle mani un fascio energetico di un bagliore dorato. Sauzer alzò la sua difesa, sprigionando parte della sua energia, e aprì le mani guantate, intenzionato a parare il colpo: “È un’energia lenta! Non sarà molto potente!” Subito prima di andare a segno, il raggio si ramificò in quattro o cinque onde, che Crilin manovrava con le braccia. Sauzer, sorpreso, seguì con gli occhi i raggi che gli girarono attorno in varie arzigogolate giravolte, per poi giungere a collidere sul suo volto, sulle sue gambe, sul torace. «Trés bien, davvero grazioso!» lo derise Sauzer, dal cui colpo si levavano alcuni soffi di fumo grigi dai punti in cui il Kakusandan aveva inscurito l’undersuit viola. «Non sai fare di meglio??»
«Sì! Prendi questo!» urlò Crilin, portandosi istintivamente le mani ai lati degli occhi e gridando: «Colpo del Sole!» L’usuale luce bianca, abbacinante come il bagliore solare, colpì ferocemente le retine degli occhi l’anima nera di Re Cooler che, in preda all’indignazione, strepitò: «Ma… che diamine! I miei occhi! Non ci vedo più! Mi hai abbagliato, brutto vigliacco!». Cercando di trarre profitto da quella circostanza ottimale, Crilin lanciò una raffica di Kienzan contro il nemico: “Se questo colpo va a segno…” Le lame energetiche ronzarono verso il nemico, lo raggiunsero; si udì però un sinistro stridio: il capitano Sauzer si era fatto avvolgere da un’intensa emissione di energia verde acqua attorno al suo corpo, che aveva assunto l’aspetto di un guscio o di una barriera, dentro cui i cerchi rotanti sembrarono inizialmente penetrare, per poi finire deviati verso l’alto dalla spinta dell’aura di Sauzer. “Accidenti… li ha deviati!”
Soya, che seguiva il combattimento insieme a Ramen e a Jiaozi, commentò: «Non pensavo che Crilin fosse capace di tanto, non me lo ha mai lasciato sospettare… ma l’extraterrestre è ancora più terribile di lui!»
«Una buona tecnica! E una messa in atto degna dell’indecorosa marmaglia di cui fai parte!» commentò sarcastico l’alieno, ghignante. «Non riprovarci subito, perché i miei occhi stanno tornando alla normalità! Lascia passare un po’ di tempo, prima…» Fu allora che lo scouter di Sauzer trillò: era Cooler che si stava mettendo in contatto con il suo subordinato. «Maestà, al momento sono impegnato nella lotta… perdonatemi, vi prego, ma non posso parlare in questo momento.»
«Va bene…» rispose il sovrano. «Buon divertimento, capitano Sauzer!» augurò, ma subito dopo si assorse in un pensiero fugace: «È inconsueto che Sauzer combatta personalmente. In casi come questi, avrebbe dovuto delegare ai suoi due subalterni l’ignobile compito dei duelli contro la feccia.» Fece girare il trono levitante di 180°, per impartire un nuovo ordine alle due subordinate… trovandovi però la sola Kodinya. «Mh? Dove s’è cacciata quella piccola idiota della tua collega??» domandò il Re alla guerriera.
«Signore, si è dovuta allontanare un attimo, signore!» rispose pronta Kodinya, ritta sull’attenti.
«Non si usa più chiedere il permesso al proprio Re?? Comincio a credere di star diventando troppo buono e mansueto…! Ad ogni modo, voglio essere ben informato sul confronto tra la Squadra Sauzer e i terrestri: ti recherai sul posto per verificare, e poi mi riferirai l’esatto andamento dei fatti.» Il messaggio sottinteso era chiaro: se si vuole essere un re forte e temuto, “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”… e questo valeva non solo nei confronti dei nemici, ma soprattutto nei confronti degli amici, soci ed alleati, ai quali si è concessa per definizione una certa porzione di fiducia. Non che dubitasse della dedizione di Sauzer, però la sua voce aveva un che di… indefinibile.
«Signorsì, Signore!» rispose Kodinya.
«Ah, mentre ti trovi in giro, vedi anche di recuperare quella piccola scellerata. Data la sua forza non indifferente le risparmierò la vita: però merita una bella punizione vecchio stile, per essere sgattaiolata via sperando che non mi accorgessi di nulla.»
Kodinya si mise in movimento dando l’impressione di ubbidire di buon grado, ma i suoi pensieri reali erano ben altri. «Minchia oh… i soliti compiti di infimo ordine… ora mi tocca fare la reporter! Ma che cazzo!» bor-bottò fra sé l’alta guerriera. «Poi si lamentano perché dicono che le femmine sono sempre isteriche… e per forza, cazzo! Uff…» concluse sbuffando. Che fiore di ragazza!
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L’ANGOLO DELL’AUTORE.
Stavolta non mi pare che ci sia nulla di importante da spiegare. Il titolo è un modo di dire francese (=la no-biltà obbliga, impone degli obblighi “di stile” e “di classe”): nel caso particolare di questo capitolo si riferisce in minima parte (ed ironicamente) all’atteggiamento presuntuoso di Cooler, ma soprattutto al modo di agire di Sauzer. :)
Si potrebbe pensare che per la caratterizzazione di Sauzer modello "cavaliere francese" abbia scopiazzato la versione "abridged" del movie di Cooler; invece la verità era che, quando ho scritto il capitolo, ero fresco della lettura dei Tre moschettieri di Dumas. :D (dopo qualche tempo ho scoperto l'esistenza del movie abridged di Cooler, cosa che ignoravo, e con mio gran divertimento ho visto che anche lì Sauzer è stato rivisitato come un abitante della Francia spaziale... che è come la Francia, ma... in space. :D )
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Scusa se la mia presenza è saltuaria... Troppi impegni per ora non mi concedono tempo, comunque ora che ho un po' di tempo mi leggo 1-2 capitoli, promesso xD
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Letto il 30° capitolo! Finalmente Crilin viene varolizzato! Sta sempre lì a morire senza sconfiggere mai nessuno, poveretto.. :D
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Citazione:
Originariamente Scritto da
calogero99
Letto il 30° capitolo! Finalmente Crilin viene varolizzato!
VA-LO-RIZ-ZA-TO! :riso:
Comunque ci voleva che Goku morisse per dare un po' di spazio a tutti gli altri, Crilin per primo... che protagonista ingombrante, 'sto Goku! :D
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Scusa, ero con il cellulare oggi, errore mio... ;)
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Letto il capitolo 31!
Bellissimo il combattimento tra Ten e Dore, me lo aspettavo meno equilibrato, ma con il Kaiohken... :D
Che bello, amo il nonsense, ho ADORATO la parte sulle bibite gassate ed il Megacombo! xD
Oddio, bomba radioattiva e Chernobyl... Ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente casuale. :D