Sullo sfondo sfila un mondo invecchiato precocemente, disumanizzato, nel quale in fondo ci si scopre quasi ad invidiare la semplice vita dura ma tutto sommato bucolica dei Distretti, piuttosto che immaginarsi anche solo per un giorno cittadini della megalopoli futuristica Capitol City, la cui architettura sembra il parto della fantasia di un Albert Speer strafatto di metanfetamina. Il fascino da sempre esercitato sugli autori americani dall'epoca classica si percepisce nell'onomastica. I cattivi portano nomi come Caesar, Seneca, Plutarch, e la festa di inaugurazione dei giochi somiglia a un baccanale del Ventunesimo Secolo.
Accompagna la visione la colonna sonora di James Newton Howard, discretamente epica, mai invasiva (manca però forse un motivo principale che resti impresso davvero, come la marcia di Satr Wars, il tema della Contea de Il signore degli anelli, o la memorabile canzone dei nani de Lo hobbit, ed è un po' tardi, ormai, per pensarci), mentre la fotografia di Jo Willems gioca con la palette di colori per alternare ai grigi dei Distretti il verde malato della giungla artificiale dell'arena e i pastello chiari della capitale. Menzione d'onore, non ci si può esimere, per i costumi, curati e originali senza strafare. Ad eccezione dei Pacificatori del regime, con le loro corazze bianche che li fanno sembrare emuli bizzarri delle truppe d'assalto imperiali di lucasiana memoria, ma con in testa caschi da motociclisti (o piloti spaziali anni Settanta, se preferite).
Katniss è andata avanti, e il resto della storia la segue. Il secondo capitolo della serie è più bello, intenso, sofferto e appassionante del primo. Piacerà, e tanto, non solo al suo pubblico più ovvio di adolescenti (“giovani adulti” è una definizione di per sé ossimorica che mi rifiuto di adottare) alla ricerca delle prime vere emozioni. Una volta tanto, infatti, la definizione di film per tutti è davvero azzeccata. Usciranno dal cinema soddisfatti ragazzi e genitori, maschi e femmine, fan dell'azione e amanti di trame complesse, con un po' più di spessore di una puntata di Violetta.
La gazza imitatrice si prepara alla guerra, cari amici, e non sognatevi nemmeno, dopo il finale lasciato in sospeso, di tirarvi indietro. Fate conto di aver acquistato, assieme al biglietto per questo film, anche le prevendite dei biglietti dei due seguiti attesi. Tanto non resisterete alla voglia di sapere come andrà a finire.
Il 27 novembre il film sarà nelle sale italiane. A casa mia, per l'occasione, moglie e figlia mi hanno fatto cancellare tutti gli impegni dall'agenda. Ci vediamo al cinema.
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Memori del ricordo stucchevole della saga di Twilight e dell'involuzione verso la depressione terminale del ciclo di Harry Potter, verrebbe facile dire che non ci vuole molto, alla fine, per tirare fuori un bel film d'azione e sentimenti per tutti. In realtà, però, oggi giorno non è per niente facile accontentare una generazione di giovani sempre più smaliziati ed esigenti e allo stesso tempo intrattenere senza sbadigli genitori e pubblioco più maturo. E' necessaria, prima di tutto, una storia ben raccontata, popolata di personaggi realistici, nei quali è facile immedesimarsi. Servono attori in gamba, idee per stupire, effetti speciali dignitosi, una fotografia che si ricordi, una colonna sonora che uno si ritrovi a fischiettare sotto la doccia e abbia voglia di ascoltare in macchina, in viaggio. E un buon regista, per mettere insieme il tutto e farlo funzionare. La ragazza di fuoco fa tutto questo molto bene, e anche molto di più. Non riuscite a crederci? Andate a vederlo e lo scoprirete da soli.