In Double Agent Sam integra un nuovo sistema che aiuta a capire la sua "invisibilità" nei confronti degli avversari. Vedete quella lucina sulla schiena di Sam? Ecco, funziona come una specie di semaforo...
Ma, comprovata la volontà di Sam di non tatuarsi addosso l'intera mappa del carcere, non possiamo fare altro che cercare la fuga attraverso le ottime ambientazioni messe sul campo dai designers Ubisoft. Ottime tanto per la mera qualità visiva degli ambienti, quanto per la libertà s'interpretazione lasciata al giocatore, capace di gestire diverse vie di fuga e studiare svariate soluzioni per risolvere il problema di turno. Il comportamento in gioco andrà direttamente condizionare il grado di fiducia accordataci dalle due fazioni. Scatenare la rivolta carceraria, inutile ai fini della nostra fuga, potrebbe far infuriare il JBA, per cui potremo vedere il particolare segnalatore su schermo decrescere di conseguenza, facendo invece aumentare di conseguenza quello dell'NSA. Un esperimento sicuramente interessante che però avrebbe necessitato di un approfondimento maggiore, dal momento che le conseguenze delle nostre decisioni saranno quantomeno impalpabili. La direttrice delle vicende che coinvolgeranno Sam, sarà praticamente unica, senza alcun bivio narrativo di sorta. Solo all'ultima missione, una volta tirate le somme del nostro atteggiamento durante tutto l'arco del gioco accederemo ad uno dei quattro finali differenti pensati da Ubisoft. Troppo poco davvero.
Grazie alla possibilità di trovare nascondigili sicuri, Sam potrà nascondersi alla vista dei nemici e organizzare efficaci tranelli.
Dobbiamo scassinare una cassaforte. Certo che il vizietto della pubblicità in game non lo perdi mai, vero Ubisoft?
Confermandosi come la software house che, al momento, meglio ha saputo interpretare il passaggio alla nuova generazione di console, Ubisoft ha donato a questo nuovo episodio di Splinter Cell un comparto tecnico realmente ineccepibile. Un motore grafico roccioso, capace di muovere scene dettagliate e un quadro grafico pulito e texturizzato a dovere è solo una parte dell'ottimo lavoro svolto. Apprezzabile, soprattutto sugli schermi ad alta definizione, il lavoro maniacale svolto sui modelli poligonali dei protagonisti, di cui si possono notare anche i minimi dettagli. Le cicatrici sul cranio di Sam, il sudore e l'espressività del volto sono tutti fattori che aiutano a ricreare un ambiente di gioco credibile e, di conseguenza, facilitano il giocatore a calarsi nei panni dell'infallibile agente NSA. Peccato invece per qualche errore grossolano (clipping, oggetti sospesi a mezz'aria), che infastidiscono ma non intaccano l'ottimo quadro generale. Discreto il sonoro che affianca alle voci storiche dei personaggi di contorno (Lambert, nella fattispecie), anche un nuovo doppiatore per Sam Fisher, che non fa rimpiangere l'ottimo Luca Ward (in alcuni frangenti le voci si somigliano moltissimo).
Chiude il discorso il multiplayer, rivisto e corretto rispetto al precedente episodio. Rispetto a Chaos Theory il rapporto spie-mercenari è molto più equilibrato. Prima le certezze. Uno in più: da due contro due lo scontro diventa tre contro tre. Sempre spie contro mercenari, sempre visuale in terza per i primi e in soggettiva per i secondi. Adesso le novità. Aggiornamenti nell'arsenale, possibilità di accelerazione, di effettuare salti, compresa l'impiego di un drone-spia. Se l'asso nella manica della spia è il silenzio e l'incapacità del mercenario di rilevare suoni, questa volta il mercenario dispone di un visore per individuare i movimenti ravvicinati della spia. Sprovvista dello shocker-gun, la spia può disabilitare – “hackerare” – ogni dispositivo e sono dotate di un'agilità ancora più accentuata attivando mosse speciali premendo un solo pulsante sul controller. Infine anche alla spia è concessa la chance di uccidere in modo stealth il mercenario, ma a mani nude. Purtroppo Ubisoft ha preparato il necrologio per il multiplayer cooperativo che tanto “chaos” aveva creato tra i giocatori. Ma non ci sarà comunque tempo per versare lacrime di fronte ad un notevole arricchimento delle modalità competitive.
Interrogare i nemici colti di sorpresa può rivelarsi utile per estorcere informazioni fondamentali per la missione
8,5
Forse non quel capolavoro in senso assoluto che in tanti si aspettavano, ma comunque un titolo capace di affascinare e dare soddisfazioni. Merce rara, di questi tempi. Purtroppo Ubisoft non ha approfondito quella che doveva essere la reale novità di questo episodio, lasciando solo sulla superficie la doppia veste di Sam. Nessun vero bivio narrativo, nessun modo di creare un reale e solido rapporto di causa ed effetto. Buono, ancora una volta, ma non ottimo e appuntamento con l'eccellenza nuovamente rimandato.
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