Sebbene Origins ricalchi in larga parte il gameplay già osservato durante tutto il corso della serie, sono diverse le importanti novità apportate da questa versione portatile del serviva horror Konami. La prima è senza dubbio l’introduzione di un nuovo tipo di combattimento, che sfrutta per lo più tutta una serie di oggetti che Travis potrà raccogliere durante il suo peregrinare per le fumose vie della città. Un sistema innovativo e tutto sommato ben riuscito che comunque non mette completamente al riparo Travis da rischi e pericoli, soprattutto per il “degrado” che tali armi subiscono dopo l’utilizzo e che le rendono inutilizzabili dopo pochi attacchi andati a segno. Televisori, bottiglie ma anche coltelli e bisturi faranno parte del rinnovato arsenale del protagonista che potrà comunque contare sul canonico armamentario (pistole e fucili, per intenderci) che hanno accompagnato i protagonsti dei precedenti quattro episodi. Una novità che rinfresca un elemento importante del gameplay e che ci ha favorevolmente colpiti per il suo utilizzo sul campo ma che ci ha lasciato più di un dubbio sulla sua effettiva veridicità. Era dai tempi delle avventure grafiche della Lucas che un protagonista non possedeva un corredo ambulante di tre televisori portatili, due stampelle per le flebo , due bisturi, un telefono e qualche decina di bottiglie vuote. Quantomeno poco credibile.
Ad affiancare questo rinnovato sistema di combattimento (peraltro migliorato nel puntamento delle armi di fuoco), troviamo anche un sistema di Quick Time Events che permetterà al contempo di sottrarsi dalle morbose attenzioni dei nemici di turno e, in contemporanea, di contrattaccare. Il mezzo è semplice e ormai metabolizzato da gran parte dell’utenza. In situazioni prestabilite verrete guidati attraverso puntuali richiami su schermo a premere in sequenza i tasti indicati. La corretta sequenza farà svolgere a Travis la contromossa adeguata. Niente di che, insomma e la poca profondità con cui è stato implementato questo aspetto ci lascia immaginare che Konami consideri questo come poco più di un esperimento o di un volersi semplicemente allineare alle mode del momento. Le novità però non si fermano qui, perché oltre a questi due importanti elementi troviamo, finalmente, la possibilità di alternare al classico “safe menu”, ormai canonico per tutti i survival horror, anche la possibilità (deputata al D-Pad) di scelta rapida delle armi, siano esse da fuoco o manuali. Una scelta, quella operata da Konami, che permette in questo modo di dare una connotazione più “tattica” all’approccio, grazie alla possibilità di poter decidere in tempo reale quale arma utilizzare in quel determinato momento e soprattutto se affrontare un avversario a mani nude o ricorrere a mezzi più drastici.
Infine in Silent Hill Origins, sarà il giocatore a decidere se e quando passare dalla dimensione normale a quella alternativa. Un ritmo precedentemente scandito da precisi eventi, che in questo episodio passa invece nelle nostre mani. Il passaggio da una dimensione all’altra potrà essere eseguito attraverso particolari specchi che una volta toccati porteranno Travis “dall’altra parte”, permettendogli di visitare la stessa locazione nella dimensione “infernale”. Capiterà quindi che determinati oggetti utili per la soluzione di un puzzle non si trovino sul vostro piano dimensionale e che siate quindi costretti a visitare le stesse locazioni nella dimensione alternativa. Ovviamente il passaggio è sottolineato dal carattere stilistico a cui Silent Hill ci ha ormai abituato fin dal primo episodio, presentando quindi una grafica decadente, fatta di superfici metalliche ormai arrugginite, filo spinato e più in generale un clima “disturbante” che è ormai diventato il marchio di fabbrico dell’horror Konami. A tutto questo si devono aggiungere i flashback che Travis vivrà nel corso dell’avventura che da una parte riveleranno importanti elementi utili alla trama generale, dall’altra potranno portare all’attenzione del giocatore, particolari che fondamentali per la soluzione di determinate situazioni.
Sono queste, in sostanza, le novità più rilevanti dell’intera esperienza di gioco, dal momento che Origins sembra voler fare di tutto per riportare sulla strada maestra una serie che dopo la sbandata del quarto episodio (considerato a tutti gli effetti uno spin off), aveva perso parte di quel particolar appeal che tanto aveva fatto presa sul grande pubblico.
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