Ritroveremo quindi le strade della cittadina (vagamente dedicate ad alcuni mostri sacri della letteratura horror/fantastica) brulicanti di mostri che come da tradizione rappresentano un bestiario davvero inquietante e perfettamente in linea con quel substrato figurativo che Silent Hill è riuscito a creare. Ricompaiono, dopo la sosta forzata del quarto episodio, i puzzle e gli indovinelli che sebbene non siano esattamente all’altezza della tradizione, vi terranno comunque piacevolmente impegnati fino alla relativa soluzione. Il sistema di controllo, affidato all’unico stick analogico, riprende per larghi tratti il classico approccio della stragrande maggioranza dei survival horror e che sembra non risentire della trasposizione sulla console portatile Sony. Qualche disappunto arriva invece dalla gestione della telecamera che, come da tradizione risulta essere fissa (ma con la possibilità di essere riportata in alcune occasioni alle spalle del protagonista), ma che ha il difetto di costringerci a più riprese di non visualizzare correttamente la posizione di alcuni avversari, costringendoci a sparare “al buio”.
A parte questo (che peraltro è un difetto storico della serie), Origins dimostra insperate qualità tecniche, tenuto ovviamente conto le sue origini “portatili”, se si eccettua forse un marcatissimo clipping. Graficamente non ha assolutamente niente da invidiare agli episodi sulle console domestiche, mostrando invece un sistema d’illuminazione, legato alla fedele torcia di Travis, davvero di pregevole fattura. Anche la realizzazione poligonale di protagonisti e ambienti sembra non risentire del passaggio ad un sistema che dimostra di avere qualità ancora inesplorate, sebbene siano da rimarcare i frequenti caricamenti e le furiose letture dall’UMD che “frulla” come raramente abbiamo visto sulla PSP. Sugli scudi, ancora una volta, il versante sonoro che alterna fasi di inquietanti silenzi ai ritmi più martellanti e quasi fastidiosi, intervallati dalla colonna sonora firmata ancora una volta da Akira Yamaoka, padre di tutti i temi sonori della saga e che, giusto per non sbagliare, compone tracce di altissime livello, capaci di suscitare nel giocatore diversi stati d’animo, opportunamente legati alle specifiche situazioni di gioco.
Origins si rivela quindi un titolo all’altezza delle aspettative che forse tradisce, in parte, gli estimatori più affezionati della serie che si aspettavano un maggiore approfondimento delle tematiche più “intime” di Silent Hill e che invece Origins scalfisce a malapena. E’ vero che si ripresenteranno personaggi “storici” nell’economia della saga ma nelle 6 ore scarse di gioco non c’è evidentemente posto per un maggiore approfondimento che avrebbe forse però tradito la natura “nomade” di questa versione, concepita maggiormente sulla rapidità d’azione di occhi e dita che non di quella più profonda e aperta a migliaia di interpretazioni che ha raccolto migliaia di giocatori attorno ad un vero e proprio “culto” di Silent Hill. E’ comunque indubbio che questa prima uscita su PSP riavvicini la saga a chi si sia sentito tradito da quel Silent Hill 4 che rappresenta forse il punto più basso dell’intera produzione Konami, in attesa di quel quindi episodio che rappresenterà l’esordio della saga sulle console next-gen.
12
8
Konami debutta con successo sulla console portatile di casa Sony, dando alle stampe un prodotto che non deluderà i fans della saga. Rimarranno forse delusi gli ammiratori più “malati” della serie Konami, sempre pronti a cercare in ogni angolo dello schermo (a volte calcando volutamente la mano), elementi e citazioni che hanno creato un vero e proprio culto di cui qui, purtroppo, non c’è traccia. Quello che c’è è invece un ottimo passo fatto da Konami per riportare la serie sui giusti binari dopo la sbandata del quarto episodio, centrando in pieno l’obbiettivo prefissato.



