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Recensione Project Gotham 2

Giuseppe SchirruDi Giuseppe Schirru (24 novembre 2003)
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Inserire il dvd di PGR2 è come sedersi in macchina, accendere l'autoradio, cambiare stazione e premere a fondo sull'acceleratore: sentirsi liberi. Una sensazione unica, capace sulle prime battute di catturare il giocatore e di assuefarlo completamente, di levargli la coscienza che tra le mani ha uno dei giochi più attesi dall'utenza Xbox, secondo per hype suscitata soltanto ad Halo 2. Sono momenti particolari, difficili da descrivere: all'inizio si rimane quasi esterrefatti, ed è davvero un'epopea visiva quella che si anima davanti ai nostri occhi, scorci cittadini che se non fosse per l'assenza di traffico ci farebbero obliare che siamo sulla poltrona di casa, con le cinture allacciate. Una breve panoramica della città, con la regia che si sofferma su elementi caratteristici e via, si parte: non c'è tempo per contemplare le bellezze architettoniche, l'occhio si sofferma sulla conformazione della pista e qualche occhiatina alle meraviglie dietro il guardrail rallegra l'animo mentre si da sfogo al motore, che parla il nostro stesso linguaggio. Ci si sente un tutt'uno col nostro bolide.
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PGR2 raccoglie l'eredità di PGR proponendola in dosi extra: il tutto si traduce in un'impostazione arcade basata sulla velocità pura, senza rinunciare a una sottile vena simulativa. Il sistema di guida, semplice e immediato, accoglie a braccia aperte sia il giocatore occasionale che l'hardcore gamer, senza scontentare nessuna delle due tipologie di utenti. Uno stile di guida ricco di citazioni verso il primo PGR, ma lievemente modificato per l'occasione, puntando il dito sulla spettacolarità utile al raggiungimento degli obiettivi di gara. In project gotham non si tratta solo di arrivare primi, c'è spazio anche per la classe, le manovre spericolate e i sorpassi da arresto: una lieve rivoluzione copernicana dei racing game fatta dalla Bizzarre, che ha garantito un notevole aumento del divertimento su pista, senza scomodare manovre o implementazioni di turbo o aggeggi vari che l'avrebbero snaturato della sua essenza semi-realistica. Non siamo sul campo di GT3, la simulazione pura, ma a parte l'assenza dei settaggi qua si corre, ed è corsa vera. Ogni macchina ha un proprio comportamento, realistico, e a parte l'andamento che rimarrà inalterato anche dopo un urto violento, tutto quel che si vede su pista è credibile. Ma questo rientra nel suo campo di definizione: arcade con sottilissima vena simulativa.

Parlavamo di stile di guida, spericolatezza, derapate e sgommate. Queste servono per acquisire punti preziosi, che corrispondono alla parolina complice della piccola rivoluzione copernicana poco sopra menzionata: kudos. Un vocabolo derivante dal greco che ha affiancato all'obiettivo dell'arrivare primi, la necessità di compiere manovre spettacolari, necessarie quindi, per acquisire i kudos. Un concetto tanto semplice quanto geniale, che ha fatto la fortuna del gameplay di questa fortunata serie. I programmatori hanno seguito la regola “squadra che vince non si cambia”: del resto, questa tipologia di gameplay rimasta semi invariata nel corso dei tre capitoli finora usciti, trova ora il suo vertice massimo e con l'opzione multiplayer lo supera. Così, imparentato con PGR dal quale eredita la filosofia di gioco, riesce qua a proporla in dosi extra, migliorando il concetto kudos e conseguentemente il sistema di guida adottabile. Propositi Bizzarre Creations: perché stravolgere un prodotto vincente? Meglio affinarlo, perfezionarlo e arricchirlo per renderlo più completo, offrire un gameplay rivoluzionario senza dimenticare le origini che lo hanno portato al successo. Gli interventi sul sistema di controllo sono lievi quanto determinanti, un po' per soddisfare un maggior numero di palati, un po' per spostare l'obiettivo di guida dal semplice totalizzare kudos all'adottare un vero e proprio stile di guida fuori di testa. Persa la ruvidità di PGR, per via di un contatore di kudos troppo fiscale, ora sarà possibile acquisirne con più facilità, visto che l'urto contro un muro non si tradurrà nella completa perdita dei kudos, ma solo in una parte di questi, e per la precisione, quelli dell'ultima curva “errata” o dell'ultimo cono abattuto.
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