Come, poi, non citare l'onnipresente fungo Miyamoto-mariesco, per l'occasione tramutato in uno degli ostacoli di maggior spessore dell'intero gioco?
TRE MODI DI INTENDERE UNA CAROTA
Poco per volta, partita dopo partita, giorno dopo giorno, la simbiosi tra il giocatore e i Pikmin si compie in tutta la sua completezza. Sono tre i "modelli" di Pikmin esistenti, caratterizzati da altrettanti colori: rosso, giallo e blu. Quello che a prima vista potrebbe apparire semplicemente come l'ennesimo titolo dalle pretese fanciullesche si tramuta immediatamente in un gioco dalla profondità neanche lontanamente immaginabile finché si tengono le mani lontante dal bicornico pad del GameCube
Ogni razza di Pikmin ha i suoi punti deboli e i suoi assi nella manica: volete attaccare una specie di toro insettoso sputafuoco? Chiamate attorno a voi una ventina di Pikmin rossi e lanciateli contro il fellone, non patiranno il benché minimo sobbalzo di temperatura, oltre a essere naturalmente portati per gli scontri fisici. Se quel che vi serve è invece far raggiungere ai piccoli Pikmin altezze particolarmente elevate, scegliete la variante leggera gialla, capace inoltre di raccogliere delle strane rocce esplosive vitali per poter abbattere dei muri altrimenti invalicabili. Che dire poi degli insostituibili Pikmin blu? Come qualcuno di assai più celebre e osannato (in senso letterale diremmo) possono attraversare le acque senza pericolo di annegare, al contrario di quanto succederebbe ai loro fratellini gialli e rossi. Ma qualsiasi sia il loro colore, i Pikmin possono comunque essere presenti sotto tre forme di evoluzione, a seconda del tempo che vengono lasciati in "incubazione" nel terreno (i Pikmin nascono come semi dotati di una piccola foglia che ne testimonia all'esterno la presenza nel terreno)