Il nuovo sistema di recupero istantaneo dei soldati farà la felicità di quelli che, in Portable Operation, odiavano la sfacchinata ai camion
Peace Walker, più che posizionarsi in qualche modo nella cronologia della saga, cerca di lasciare un messaggio. Un messaggio sulla pace (anzi, sull'illusione della pace), sull'impotenza degli uomini di fronte all'olocausto imminente, sul terrore a cui anche i capi di stato devono andare incontro al momento di premere il fatidico “bottone rosso”. La popolazione mondiale sarà mai sul punto di estinguersi? Ma, soprattutto, possibile che una decisione così importante possa giacere nelle mani di una singola persona? Peace Walker ha una trama coraggiosa che gira attorno ad una morale, non ad un super-cattivo; è un telegramma dritto al cuore, non così dissimile da Snake Eater. Big Boss si vedrà invischiato in una storia carica di ricordi e phatos, dove i nemici non sono totalmente nemici. Dove addirittura lo stesso Big Boss lotterà contemporaneamente per la pace e contro la pace.Hideo Kojima, storico creatore della serie, ha sempre parlato di Peace Walker come il quinto capitolo ufficiale della saga. È stata forse questa sua frase ricorrente a farci storcere un po' il naso, una volta finita la campagna principale. In veste di prequel, Peace Walker è forse quello più inutile a livello di rivelazioni, soprattutto se paragonato a Snake Eater o a Portable Operation. Il diretto predecessore, ad esempio, mostrava le origini di alcuni personaggi chiave come Frank Jaeger, o del progetto Enfates Terribles, o ancora dell'Ocelot “Patriot”. Se dovessimo citare invece un solo elemento di Peace Walker che, in un modo o nell'altro, andrebbe a ricollegarsi con gli altri Metal Gear Solid... bè, non esageriamo dicendo che - a primo acchitto - non ci viene in mente niente. Intreccio di alto spessore, scrivevamo prima, ma piuttosto inutile ai fini della comprensione della saga in sé. Persino la nascita di Outer Heaven e la clonazione di Big Boss, che speravamo avessero avuto un po' di spazio, sono assenti. Che il tutto lasci presagire un ulteriore seguito?
Forse per la prima volta in un Metal Gear possiamo dire che la bellezza della parte giocata prevalga su quella narrativa. Il sistema di fondo è ripreso da quello gestionale di Portable Operation, ma i mille accorgimenti e la sbalorditiva completezza dell'offerta lasciano di stucco. Pur permettendo approcci piuttosto “violenti”, è solo con lo stealth e con la circospezione che si viene ripagati. Ad inizio avventura, inoltre, potremo scegliere tra varie mappature di comandi, una delle quali è quella classica degli sparatutto su PSP. Non il massimo della comodità, certo, ma sicuramente più diffusa dell'impianto arzigogolato messo su per il prequel. D-Pad per le varie azioni (ricaricare, accucciarsi, scorrimento di armi e oggetti), grilletto sinistro e destro rispettivamente per mirare e sparare, pulsanti a destra per girare la telecamera o prendere la mira. Classico, quindi.
Il leggendario faccione di Big Boss. L'ombra del nucleare lo porterà sui campi di battaglia ancora una volta
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