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Recensione Metal Gear Solid

Redazione GamesurfDi Redazione Gamesurf (27 ottobre 2000)
Ci sono i nostalgici, quelli che Moon Patrol si che era un gran gioco, che Loom era l’avventura per eccellenza, che il C64 stava una spanna sopra lo Spectrum. Ci sono i nostalgici, quelli che la grafica CGA, che Ironman’s Super Off Road, che Guybrush ha il pizzetto e non è così alto… Come si crea un classico? Come nasce una pietra miliare? Come direbbe qualcuno "classico non si nasce, si diventa"; quanto appena detto è aleatorio, lascia il tempo che trova, è duttile quanto una sbarra di ferro a 0° centigradi, ma serve al nostro caso. Vedete voi se non è proprio il nostro caso..
Metal Gear Solid - Immagine 1
Il cannocchiale elettronico si rivela vitale in particolari passaggi del gioco. E‘ possibile zoomare e ingrandire a piacimento particolari obiettivi
Inizio settembre 1998: dopo mesi di ritardi, dopo troppe, troppe preview e anteprime sulle riviste di tutto il mondo, dopo interviste e notizie rilasciate col contagocce... Arriva Metal Gear Solid. In Giappone ovviamente. E i critici si esaltano, riscoprono il loro ruolo, si svegliano di soprassalto e iniziano a catalogare, elencare, spizzicare. Criticare. Metal Gear Solid è un gran gioco, un signor gioco per PlayStation, ma... Ma. Punto, finita lì. La creazione, lungamente cullata dalle piccole e sapienti mani di Hideo "MSX+NES" Kojima giunge su questa terra e non è perfetto. Cosa ci volete fare?
Nonostante la perfezione non sia di questa vita, né di questo gioco, Metal Gear Solid ha due anni sulle spalle e non li dimostra. L’avventura di Solid Snake, anche trasportata su PC, mantiene intatto vigore, forza, spinta innovatrice, carisma narrativo, regia. Classe. E questo è diventare un classico. Quando un gioco riesce a farsi riscoprire, apprezzare e si rivela valido tanto quanto (almeno) la sua originale data di nascita, c’è qualcosa di estremamente raro in lui. In Metal Gear Solid questo ingrediente misterioso non è tale, anzi, si potrebbe dire quasi scontato, semplice, ingenuo. Talmente scontato che ormai pochi hanno il tempo di inserirlo e gestirlo a modo: la cura. Hideo Kojima e il suo staff hanno voluto Metal Gear Solid, l’hanno pensato, centimetro dopo centimetro, immagine dopo immagine, espressione dopo espressione, frase dopo frase. L’hanno voluto, pensato, realizzato con tutti, tutti, tutti i crismi del caso, dedicando ore a ogni singolo, minimo, piccolo dettaglio. E Metal Gear Solid è un grande gioco (e finalmente possiamo anche cominciare con la recensione vera e propria, scusateci la digressione moraleggiante)