Quella oggi esaminata è la versione per Personal Computer, fruibile, in questa incarnazione, in digital download. Una non meglio specificata Catastrofe, occorsa circa un anno prima gli eventi narrati nel gioco, ha trasformato la Terra in un'arida palla di fumo, dove le vestigia della nostra civiltà sono ora scheletri morenti di palazzi riarsi sotto un sole impietoso e indifferente. E' in questa ambientazione da incubo che il nostro alter ego digitale senza nome si troverà a muoversi, nella ridente (!?) cittadina di Haventon mosso soltanto dal profondo amore verso sua figlia e sua moglie. Non è chiaro - e non lo sarà neanche al comparire dei titoli di coda, perché il protagonista si trovi dall'altro capo degli States quando la misteriosa Catastrofe si abbatterà sulla vita di tutti; si evince solamente che c'e' un “peccato”, una “colpa” in ballo è forse proprio per questo che il nostro eroe è così determinato.
Come si evince dalle foto sparse qui attorno, ci troviamo di fronte ad un titolo in terza persona, fatto di colori piatti e crudi, con la telecamera che si posiziona a poca distanza dalle spalle del protagonista, muovendosi quasi sempre opportunamente in base ai nostri movimenti. “I'm Alive”, non è un gioco d'azione (anche perché quest'ultima,invero, latita e pure parecchio) e di certo non è un survival inteso nel senso più puro del termine. Lo definiremmo una via di mezzo, o un sano frullato, (di) fra un'avventura grafica, un Principe di Persia fra i più recenti e un video-romanzo. Nei panni polverosi del...tizio,diciamo (right, termine sgradevole, ma non avendo nome, definirlo sempre “protagonista”, alter ego o quant'altro è ripetitivo) ci troveremo ad arrampicarci su muri, pali, tralicci e lampioni, scivolare su piattaforme e saltare pozzi, buche e crepacci, scalando quindi novelli SpiderMan ponteggi autostradali, palazzi, cancellate e muraglioni.
Tutto questo con una resa fisica invero piuttosto convincente (non è certo la fisica, o la grafica, il nodo debole dell'ultimo nato in casa Ubi) e, nel complesso, la fluidità dei movimenti del personaggio ci ha colpito in modo favorevole. L'ampio HUD sempre disponibile ci terrà costantemente informati, in alto sullo schermo, del nostro senso di affaticamento (barra grigia, nelle foto) e del nostro stato di salute. Ogni passo veloce, ogni corsa, ogni manovra di agilità, scalate, salti e piroette consumeranno rapidamente la barra grigia; a quel punto, non vorremmo proprio trovarci per esempio appesi ad un cornicione perché, in un singulto di realismo, ci troveremo a perdere la presa perché troppo stanchi e quindi destinati ai verdi pascoli.
La Morte quindi appena citata, ci porta ad una delle peculiarità del titolo oggi esaminato: in “I'm Alive”, non avremo, inesplicabilmente, modo di salvare a piacimento e saremo quindi chiamati a veri tour de force in quanto i checkpoint automatici sono spesso molto lontani fra loro. Non solo : smettere di giocare prima di arrivare alla fine di un livello comporterà che, al prossimo avvio del gioco, ripartiremo dall'inizio del livello stesso e non dall'ultimo check superato. Non potremmo neanche contare su un numero infinito di tentativi : in base al livello di difficoltà scelto fra i tre disponibili, avremo una quantità strettissima di prove (rimpinguabili trovando apposite nonché rare “item” sparse nel gioco) per ogni sessione, pena il dover ricominciare dall'inizio. Fortunatamente, però, il prode avventuriero che impersoneremo ha delle capacità di recupero (della stanchezza, NON della salute) tali da far invidia alla nanotuta di Alcatraz ed il che è tutto dire...quindi,a meno di non ciondolare inutilmente appesi ad un traliccio, morire di stanchezza sarà difficile.
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