Ma, casualmente, è da questo slancio di pigrizia programmatoria che sboccia la sua atipicità, che lo rende meritevole e unico di fronte alla massa di fps fotocopia che affollano il mercato videoludico. Ed è da questa circostanza fortuita che DNF assume una sua decorosa identità, dall'assenza di diretti rivali, che lo rendono qualcosa in più che un onanistico tributo al Duca plasmato per i suoi ossequiosi.
Le armature sono per le fig@#!!@te
Curioso a dirsi, ma le (a dir poco) pessime animazioni di Duke durante l'interazione con alcuni elementi del fondale, la possibilità di pisciare nei gabinetti, aprire i rubinetti e quant'altro, susciteranno un sentimento di nostalgia nei giocatori di vecchia data. Che poi gioiranno di fronte all'autoreferenzialità e il sarcasmo del Duca quando, terminato il primo livello (di un videogioco con protagonista lo stesso Duke) e con un pad della 360 in mano esordirà dicendo che era una dozzina d'anni che aspettava il gioco.
La prima mezz'ora è una standing ovation continua nei confronti del protagonista, da troppo assente dalle scene: il Duca vive in una reggia di lusso, è dannatamente popolare, ricco, acclamato dalla folla, e soprattutto ogni donna sbava per lui. Dopo un bel servizietto generosamente offerto dalle sue fidanzate (non ripreso dal cameraman), autografi a qualche bamboccio, un giro turistico tra muri tappezzati da sue foto, statue con seni al vento e continui rimandi al passato (che i fan non tarderanno a riconoscere), l'ennesima invasione aliena spezzerà quest'idillio di tranquillità e popolarità. Sarà ora di imbracciare le armi.
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