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Recensione Dead Space 3

Ultima avventura per Isaac Clarke. Forse...
Luca GambinoDi Luca Gambino (5 febbraio 2013)
Isaac Clarke è un po' un fantozzi dell'anno 3000: capitano tutte a lui. Si, insomma, è “l'uomo dalla perenne pagliuzza corta”, uno che non vorrebbe fare altro che starsene per i fatti propri ma che è continuamente perseguitato dalla sfiga. Si guasta un reattore nucleare? Ci pensa Isaac. La navicella non ha carburante? C'è Mr. Clarke che risolve. Insomma, non gliene va bene una. Anche dopo aver smembrato necromorfi per due episodi ed essersi concesso un periodo di meritato riposo, sembra che il nostro eroe non sia stato sufficientemente veloce per scappare dai guai. In realtà, più che una vacanza, quello del nostro eroe è un vero e proprio esilio, nel tentativo di rimettere assieme i pezzi di una vita ormai in rovina. Provato dalla lotta contro il Marchio e i necromorfi e affossato da una relazione sentimentale fallita, il nostro eroe viene ricondotto nuovamente sulla via dell'azione quando viene richiamato sul campo direttamente da colei che lo ha ridotto in quello stato.
Ovviamente non vogliamo rivelarvi molto di più di una trama che comunque nel corso del gioco si è rivelata capace di regalare diversi colpi di scena e cambi di ritmo.
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Ecco cosa vi aspetta nel futuro. Un telepredicatore che elogia il Marchio 24/7
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Isaac ripensa al passato.
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Il ritorno all'azione di Isaac non è esattamente dei più gradevoli
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Nella modalità Dead Space Classica, avremo solo a disposizione il plasma cutter e le armi del primo Dead Space. Meraviglia.
Messe da parte le motivazioni che spingono il nostro Isaac a rimettersi la famosa tuta spaziale, scendiamo nel dettaglio sull'approccio che Electronic Arts ha riservato a questo terzo capitolo della saga. Fin dalle sue prime apparizioni, che risalgano più o meno allo scorso E3, EA aveva concentrato le attenzioni dei fans soprattutto sull'inserimento della modalità cooperativa e per aver, almeno apparentemente, abbandonato qualsivoglia appartenenza al genere survival horror (cosa peraltro già vista nel secondo capitolo), abbracciando una volta per tutte il genere action a 360°. I primi video somigliavano, infatti, ad una versione rivista e corretta, vuoi per le modalità di gioco, vuoi per gli scenari mostrati, a quel Lost Planet di capcomiana fattura, che è in qualche modo un punto di riferimento per un certo genere di action game.

Una “shenshazione” acuita ancora di più dopo la demo rilasciata qualche settimana fa, che ha mostrato la bontà dell'interazione a due giocatori ma che ha fatto storcere il naso a chi da Dead Space si aspetta quantomeno qualche emozione “forte”.  Fortunatamente per noi, quello che ci siamo trovati di fronte nelle diciotto ore di gioco (avete letto bene: 18), è un titolo che sebbene non cerchi dei compromessi con il primo Dead Space, non fa niente per rinnegarlo, riuscendo a trovare una coerente linea mediana che da una parte accelera il ritmo degli scontri (inserendo addirittura un primordiale sistema di coperture alla Gears of War) e dall'altra ci fa muovere all'interno ambienti di gioco carichi di continua incertezza, di momenti di tensione pura e di quel sano senso “di urgenza” che rappresenta in un certo modo l'anima stessa del survival horror.
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Carver, nostro compagno d'avventura per buona parte del gioco.
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I poteri di Isaac possono essere utili a riavviare generatori in disuso
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Alcuni passaggi mettono i brividi...
Le ambientazioni, per quanto meno claustrofobiche, data la possibile presenza di un secondo giocatore, sono comunque pregne di punti d'accesso per i vostri avversarsi che da un momento all'altro possono apparirvi da dietro le spalle, oppure calarsi direttamente dal soffitto o venirvi incautamente incontro, pronti per essere fatti a pezzi. Un consiglio che ci sentiamo di dare fin da subito è quello di giocare nel modo migliore questo Dead Space 3, il che prevede un impianto audio che sappia restituire al meglio il sottobosco sonoro fatto dei tipici rumori “industrial” di un ambiente spaziale da Alien in poi, unito a tutti vari squittii, grida strazianti e urla che arriveranno dai vostri avversari. Nel nostro caso, abbiamo fatto ricorso alle Px5 che hanno sfruttato a dovere l'ottimo surround, dandoci la perenne sensazione di essere immersi nel “mood” del gioco.

E' da sottolineare che questa volta, sebbene i necromorfi rappresenteranno un buon 80% dei nemici da abbattere, vi ritroverete a che fare anche con avversari umani, fedeli al Marchio che, armati fino ai denti, cercheranno di farvi fuori anche da lunghe distanze. Ed è proprio per far fronte a questo nuovo genere di nemici che gli sviluppatori hanno dato al nostro protagonista la capacità di cercare riparo dove possibile per poi centrare gli avversari in sicurezza. Non scomoderemo Gears of War, perché il sistema gli somiglia solo vagamente ed è molto meno evoluto, ma è giusto per darvi un riferimento di massima per capire cosa vi aspetta.

Ovviamente per affrontare al meglio nemici di così varia natura, vi sarà messa a disposizione una rinnovata santa barbara che metterà alla prova anche le vostre capacità creative, dandovi la possibilità di costruirvi l'arma dei vostri sogni. Nel corso del gioco, infatti, troverete sparsi per gli ambienti diversi “banchi da lavoro” che vi permetteranno di assemblare tutti i vari componenti raccolti nel corso delle vostre scorribande, creando o modificando nuovi strumenti di morte. Potrete partire da un progetto trovato in qualche armadietto, oppure dai singoli pezzi, iniziando dalla base per aggiungere poi tutti i vari componenti necessari.

Potrete, per esempio, avere una mitragliatrice con proiettili carichi d'acido e con un lanciagranate come arma secondaria, oppure un plasma cutter che rilascia mine di prossimità che riescono a rallentare l'avanzata dei vostri nemici. Basta poco per dedurre che questa feature è stata inserita non solo come “simpatica variante” al gioco, ma affonda le radici sulla basi stesse del gameplay. Innanzitutto perché costringe il giocatore a non tralasciare nessun dettaglio dell'ambiente circostante. Più materiale raccogliete, più varianti di armi avrete a vostra disposizione, ragion per cui l'esplorazione è più una necessita che un'opzione. In seconda battuta, perchè la possibilità di personalizzare le vostre armi, tenderà anche a personalizzare il vostro livello di approccio al gioco, il che rende ancora più interessante il prodotto finale.
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Alcuni scenari sono veramente sublimi.
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Come potete vedere nel corso del gioco avrete la possibilità di partecipare ad alcune missioni aggiuntive.
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Eccoci, bellissimi, nella nostra tuta N7
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Ovviamente anche la tuta può essere upgradata
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