Incredibile anche il motion blur, specialmente quando il personaggio Busuzima, il camaleonte, si mimetizza con l'ambiente: qui vediamo la sua sagoma muoversi sullo sfondo in maniera assolutamente realistica, degno delle sequenze del remake dell'Uomo invisibile.
Lo prendo?
In tutto questo tripudio di colori (il paragone con DOA3 su Xbox non è avventato) purtroppo stona il dettaglio delle arene, soltanto accettabile e soprattutto poco interagibili (qualche vetro che si rompe, qualche staccionata da saltare). In Conclusione, Bloody Roar: Fatal Fury ha tante frecce nel suo arco per essere gradito a tanti videogiocatori “occidentali” poco disposti a memorizzarsi decine di combo alla volta, e golosi soprattutto di effetti grafici ed emozioni digitali. In pratica, un gioco che brucia subito tutte le sue carte, ma con un forte appeal che comunque lo differenzia dal resto dei picchiaduro.
Bloody Roar: Primal Fury è un vero fighting game di ultima generazione. I personaggi sono davvero in 3D e si muovono in tutte le direzioni, le animazioni sono frenetiche, gli affetti di luce mettono a repentaglio la retina come non mai. La distanza dai prodotti di un paio di anni fa è praticamente incalcolabile, e se aggiungiamo la grande personalità di questi guerrieri mezzi uomini mezzi animali capiamo che la definizione di picchiaduro brutale per Bloody Roar Primal Fury sia davvero azzeccata. Come altri titoli del suo genere, a mio parere, pecca di qualche meccanismo di premiazione o di una sceneggiatura più approfondita che ne allunghi un poco la longevità. Ma tant'è, se con Bloody Roar potrete tirarvi tante mazzate in compagnia, con effetti grafici da brivido nella schiena.