... e non vi raccontiamo altro. La prima missione di "Battlefield: Bad Company 2" è una piccola perla che, grazie ad un trucco vecchio come il mondo, vi spingerà a giocare l'avventura single player tutta d'un fiato. Non saremo quindi noi a rovinarvela, vi basti sapere che l'operazione Aurora si perderà nel corso del tempo, dimenticata per oltre settantanni, fino a quando entrerà nei destini dei quattro componenti della Bad Company, ancora impegnati nell'eterna lotta alla terribile Federazione Russa. L'avventura porterà Redford, Haggard, Sweetwater ed ovviamente Marlowe in Sud America, sulle tracce di un agente delle forze speciali cui l'esercito russo sta dando inspiegabilmente la caccia. La trama, ricca d'azione e colpi di scena, fa dell'ironia la sua arma vincente e non concederà pause sino all'inevitabile epilogo, ovviamente apertissimo ad un eventuale seguito.
Il gameplay è una sapiente mistura di quegli elementi che rendono moderno un first person shooter. Bisogna dire che i DICE partivano dall'ottima base ereditata dal precedente capitolo, che aveva portato una ventata d'aria fresca in un settore storicamente inflazionato come quello degli sparatutto in prima persona. Il team di sviluppo si è quindi concentrato su quei piccoli difetti che la nutrita comunity non ha mancato di segnalare nell'anno e mezzo passato a giocare "Battlefield: Bad Company". In primo luogo è stato modificato il sistema con cui il gioco salverà la partita. In "Bad Company 2" è stato infatti abbandonato il respawn del personaggio che tanto aveva indispettito i giocatori più esigenti, in favore di un sistema a checkpoint decisamente più realistico e funzionale.
Le tredici missioni che compongo la campagna in singolo giocatore si sono rivelate generalmente lineari, un susseguirsi di obbiettivi chiari e ben segnalati che ci condurranno senza particolari deviazioni dal punto d'inizio a quello di fine. Questo non significa però che il gioco sia noioso o prevedibile. La qualità degli eventi scriptati, che i ragazzi di DICE hanno usato per enfatizzare i combattimenti, e l'ottimo design delle ambientazioni suggeriranno l'attuazione di tattiche di fiancheggiamento sempre nuove, che ci permetteranno di attaccare i nemici da posizioni di vantaggio.In un contesto simile assume grande importanza l'intelligenza artificiale degli avversari che, dobbiamo dirlo, non ci ha particolarmente impressionato. Le unità nemiche non cercheranno quasi mai di sorprendere la compagnia con manovre di accerchiamento o tattiche militari avanzate, restando il più delle volte barricate negli edifici o a difesa delle postazioni di fuoco fisse.
A questo punto è giusto sottolineare lo straordinario feeling restituito dalle armi durante le sparatorie. I ragazzi di DICE sono riusciti a rendere gli scontri a fuoco molto fisici e realistici, grazie ad un'ottima simulazione del rinculo ed al calcolo in tempo reale della traiettoria dei proiettili. Il numero di pistole e fucili implementati è ragguardevole e colpisce il fatto che ogni arma avrà un comportamento diverso ed immediatamente riconoscibile. Sarà inoltre possibile raccogliere le armi lasciate a terra dai nemici abbattuti, che si distingueranno da quelle standard per una maggiore potenza, precisione o frequenza di fuoco.
Un'altra caratteristica chiave del gameplay di "Battlefield: Bad Company 2" è la grande interattività degli elementi dello scenario. Potremo infatti scaricare postazioni fisse, lancia razzi, ma anche semplici fucili verso oggetti e strutture che compongono i livelli di gioco, per aprire nuovi percorsi o distruggere postazioni difensive nemiche. Una delle feature più apprezzate del titolo è paradossalmente anche la più controversa. Capiterà infatti spesso di imbattersi in strutture che, per il semplice fatto di innescare il tale script o di proteggere un obbiettivo di missione, saranno del tutto invulnerabili ai proiettili, scelta necessaria quanto discutibile da un punto di vista prettamente stilistico.
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