Se si sta facendo poco gradevole per gli altri, mi scuso anch'io, anche se, in realtà, credo che una discussione su un argomento così interessante non possa che impreziosire non tanto un topic, ma proprio la sezione stessa (poi, visto che ha preso piede in un thread come come questo, frequentato da gente con la quale si può interloquire tranquillamente - un consesso che, tra l'altro, ha più volte dimostrato di apprezzare questi scambi -, magari scaldandosi un po'ma senza mai superare un certo limite, mi sento di poter scrivere in totale tranquillità).
Lo apprezzo tanto, davvero. In fin dei conti è il sottrarre tempo alla propria vita per dedicarlo a qualcos'altro, qualcosa che generalmente (a volte anche troppo genericamente) può essere definita passione; parlare e scrivere di sport, nel nostro caso.
Ritagliarsi spazi in maniera diversa all'interno di vite che non possono che essere diverse (chi cazzo sono io per mettere in dubbio i tuoi impegni? Non hai bisogno nemmeno di giustificarti con me), unite, però, dalla voglia, dal desiderio di esternare pensieri ed emozioni.
E la cosa più bella è che quello che viene scritto, nonostante non abbia alcuna importanza e (talvolta) nemmeno nessuna utilità, rimane a distanza di anni, quantomeno per chi vi ha dato priorità, sacrificando magari altro.
Questo (tralasciando il modo di scrivere [per inciso, non sto parlando di sintassi, e quand'anche fosse mi faresti il favore di spiegarmi come ti è venuto in mente che io potessi permettermi di criticare la tua; è un parametro oggettivo - posso anche odiarti, ma se è corretta non può essere oggetto di critiche da parte mia] e di apportare un contributo alle varie discussioni a cui si partecipa - se dopo dodici e sette anni di permanenza la media messaggi è praticamente la stessa, non credo sia solamente un caso) per me, ma ovviamente la cosa è discrezionale, genera RISPETTO (a parte una trascurabilissima parentesi radicale non ho da molto tempo simpatie politiche per nessuno, e comunque penso che se proprio devo urlarti qualcosa sia più significativo questo che un numero di game vinti da qualcuno in un qualche torneo
).
Che non significa rimanere proni ed accettare passivamente l'opinione altrui; ci mancherebbe e non credo sia questo il caso.
Ma, magari a distanza di anni, ripensare a quanto faceva piacere scrivere in relazione a quel determinato argomento ANCHE perché c'era qualcuno che condivideva le stesse passioni (e magari c'era pure qualcuno che le condivideva allo stesso modo, con la stessa, identica concezione).
E se ho risposto in maniera piccata, l'ho fatto, è evidente (anche se non sono certo il solo, ma non ha importanza; d'altronde, siamo tutti esseri umani), non è certo alle presunte frecciatine (anche se mi hai tirato indirettamente in ballo fin dal tuo primo intervento), bensì proprio ad una non risposta che da te proprio non accetto (esattamente come mi fai notare ogni volta che scrivo che quello che hai scritto A MIO AVVISO sia un nonsense [nella fattispecie, sei tu a non aver capito il perché io abbia valutato così ciò che ho letto. Il mio pensiero è questo: Se Djokovic aveva puntato tutto sul RG e Nadal non era al top, e su questo concordiamo entrambi, e A MIO AVVISO la finale di Montecarlo si pone proprio su questa linea - un po' come quella di Roma 2014 -, com'è possibile che Nadal fosse destinato a prevalere e che soltanto di testa - carattere, chiamalo come vuoi - il serbo sia rimasto in partita? - IO, soggetto sottinteso - Intravedo in questa conclusione un nonsense perché MI sembra che sottintenda una superiorità abissale tra i due in condizioni normali e vabbè che Nadal è indiscutibilmente il miglior giocatore di sempre sulla terra, ma stiamo parlando comunque di un tennista che ha chiuso da numero uno del mondo tre degli ultimi quattro anni, come hai opportunamente ricordato]; ed il perché anche in questo caso mi sia sentito in dovere di offrirti nel dettaglio la mia replica è il leitmotiv dell'intero post).
E' vero, avrai letto in particolare la storia di Kipketer e Rodal almeno un centinaio di volte.
Ma c'era dell'altro e, soprattutto, si trattava di un contributo condito dal medesimo spirito con cui, per dire, aprii anni fa il topic su Biaggi (che tornerò a citare più avanti, in altro senso).
A mio modo di vedere, si poteva avere un po' più di rispetto ed è questo che mi ha infastidito. Ma soltanto perché proveniva da una persona che ha sempre sacrificato tanto quanto il sottoscritto.
Anche perché il resto è davvero poca roba. Cioè, se stiamo qui a parlare di quale Djokovic fosse più monstre, tra quello di Madrid 2011 o quello di Montecarlo 2013 (e del fatto che se mi definisci allo stesso modo quello della semifinale del RG 2013 allora non ci si capisce più nulla; ed a quel punto mi risponderesti che hai soltanto parlato di parziali e non della partita in senso lato
, leggendo poi la mia replica che non mancherebbe di sottolineare che di parziali abnormi, a mio avviso, c'è stato solo quello del secondo set - replica condita magari da qualche aneddoto di cui nessuno avvertiva la necessità [ho lasciato un giorno la mia azienda in autogestione per quella partita
]), potremmo andare avanti per ore senza concludere nulla.
Stesso risultato se stiamo a farci reciprocamente le pulci sulle varie frasi ed avverbi che utilizziamo (non hai capito che "lezioni di tennis" era una voluta esagerazione? Non hai capito che "totalmente" era un'esagerazione? E così via...), su come abbiamo sbagliato un quote, su quanti game potrebbero rappresentare un'enormità, sul fatto che definire Nadal appeso alla semifinale del RG 2013 non è conforme al reale stato delle cose (hai indiscutibilmente ragione, ciò che intendevo è che raramente come in quell'incontro ho visto lo spagnolo remare, giocando fin dal primo set 4-5 metri oltre la linea di fondo; senza imporsi, ecco); questo, sì, annoierebbe, in primo luogo noi stessi.
Quello che mi sento di aggiungere, in relazione a come ho sempre interpretato la fruizione (e cioè in maniera diretta, ovviamente) ed a come, invece, ho sempre concepito la "trasformazione", imprescindibile, se si vuole esporre le proprie idee pubblicamente, dal proprio pensiero ad un prodotto che unisce in sé l'idea personale di base ed i vari contributi partoriti dall'Intellighenzia del settore; il tutto incasellato in una serie di dati e riscontri oggettivi che fotografano a mio modo di vedere alla perfezione la caratura di uno sportivo.
Ti faccio un esempio, una roba di cui non credo abbiamo mai discusso (e se lo abbiamo fatto è stato di sicuro in maniera minore).
Per anni (4, per l'esattezza) ho sempre assistito con amici al Rally di Montecarlo, riservandoci quasi esclusivamente per il Turini.
Tra improbabili conversazioni in inglese con finlandesi su quanto fosse utile in strada utilizzare il piede sinistro o il "tacco-punta", si parlava anche di piloti; del presente e del passato.
La stragrande maggioranza sai di chi parlava? Di McRae e di Schwarz, e non è di certo un caso.
Si trattava semplicemente dei due che al passaggio emozionavano maggiormente la folla, una folla che però ignorava il riscontro cronometrico, unico e solo giudice della performance.
Questo è sempre stato il mio modo di procedere, giusto o sbagliato che sia, perché a mio parere leggere le dichiarazioni di Safin su Laver è probabilmente più stimolante da un punto di vista intellettuale ma non si discosta di un millimetro dal brontolìo del volgo accorso al Turini; è caciara, non riscontro, e pertanto cerco di filtrarlo con l'unica arma ineluttabilmente efficace e che a mio avviso esercita una salvifica funzione lenitrice su quelle che altrimenti rimarrebbero parole al vento.
Mentre scrivo mi accorgo che, così composto, il contributo che offro, che penso di offrire, sorry, è sicuramente meno spontaneo (forzatamente inibito) in quanto meno diretto, ma, quantomeno nelle intenzioni, vuole risultare maggiormente preciso (ed i vari sillogismi hanno unicamente funzione rafforzativa).
Se mi si vuole accusare di questo lo si faccia pure, ci mancherebbe, ma si tenga anche presente che il mio modo di postare è sempre stato il medesimo nel corso degli anni, senza subire variazioni che non dipendessero dalla crescita personale di chi scrive.




ma senza mai superare un certo limite, mi sento di poter scrivere in totale tranquillità).
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