«Quindi è così che funzionano le Sfere di cui parlava Vegeta!» ricordò Kodinya, memore dell’ultima volta che aveva incontrato Vegeta nello spazio, ormai tre anni prima… mese più, mese meno. Un impeto di diffidenza la fece però dubitare di rimando: «Chi mi dice che non mi imbroglierete??»
«Ma stai scherzando!?» scoppiò Kaya in un impeto di rabbia, nel sentir parlare dei suoi cari insegnanti come di due imbroglioni qualsiasi, in una circostanza così delicata in cui un'innocente era stata brutalmente uccisa. «Guarda che Yamcha e Crilin sono due uomini di parola... sono due grossi maestri di arti marziali... Ahò, sono due guerrieri con le palle così!» esclamò, accompagnando l'asserzione con un volgare gestaccio delle mani che rappresentava la grandezza dei loro attributi virili.
«Chiudete il becco, voi due!» Yamcha rimproverò le gemelle, per poi tornare a rivolgersi all'aliena: «Ma perché non ti fidi mai?? Ti giuro che coi nostri mezzi non ci costa nulla riportare in vita la tua amica... anzi, potrai assistere personalmente alla sua rinascita!» Poi le sviluppò un ulteriore ragionamento: «Rifletti: se tu non accetti, saremo sicuramente uccisi da te, da quel bellimbusto di Sauzer o addirittura da Cooler; se ti fiderai di noi, saremo salvi e tu avrai la possibilità di riportare in vita la tua amica e riaverla con te... se non lo faremo, nulla ti impedirebbe di ucciderci comunque... quindi, come vedi, noi non ci guadagneremmo niente, nell’imbrogliarti!»
Nel frattempo, Tenshinhan – quasi privo di energie, col viso scavato e contratto dalla stanchezza - era stato raggiunto da Crilin, che davvero non sapeva come aiutare l’amico. «Potrei cederti la mia energia!»
«Sarebbe grandioso! Amplificandola col Kaiohken…» esclamò il treocchi, ma subito notò l’aura del Capitano che risaliva: «Non c’è tempo per il trasferimento, maledizione!» Lanciò un altro Kikoho, che causò un’altra spinta verso il basso. «Ho a mala pena il tempo per mangiare questo…» disse, estraendo dai pantaloni un senzu e recuperando immediatamente le forze.

Kodinya si soffermò per un attimo a guardare quello che le accadeva attorno, combattuta dentro e con mille pensieri che le turbinavano nella testa in un clima mentale di tensione ed agitazione: Yamcha, con occhi imploranti, premeva affinché diventasse loro alleata; gli altri due suoi compagni si stavano battendo come due leoni disperati nel tentativo di portare a casa la pelle o quantomeno di venderla cara, contro quel detestabilissimo damerino di merda. Dall’altra parte poteva sentire il figlio di quel tanto famigerato Son Goku che si batteva contro il figlio di Freezer, con il supporto del suo maestro, un alieno di Namecc; per non parlare di Vegeta, il suo amico Vegeta, deciso ad opporsi al tiranno più terribile dell'universo! Lei era una dipendente di Cooler. Tuttavia, dall'altra parte della barricata, c'era un gruppo di persone, alleate per simpatia o per necessità, che le stavano mostrando concretamente come l’arte della lotta, che lei tanto amava e per la quale aveva sempre vissuto, poteva essere utilizzata come strumento per creare un domani diverso, probabilmente meno turbolento e doloroso dell'oggi. Un domani in cui trionfasse qualcosa di dissimile dalla violenza gratuita, dall’annientamento ingiustificato della vita e della dignità morale delle persone. Cosa aveva assorbito da anni e anni di servizio alle dipendenze dei figli di Re Cold? Aveva conosciuto ed esercitato per professione la guerra come strumento di prevaricazione e sopraffazione, e quindi di sofferenza, dolore, angoscia. Verso i nemici deboli, tutto questo si giustificava in base ad una legge di natura dove il forte vince il debole; verso gli amici e gli alleati, ai quali ci si lega per vincoli di rispetto quando non di affetto, che senso potevano avere cattiveria e brutalità? Nessuno. Eppure quell’oppressivo stato di violenza permanente, che regnava non solo nelle spedizioni militari ma anche nei rapporti fra commilitoni, aveva influito su di lei già ai tempi della piena adolescenza, quando il brusco impatto con quella drammatica realtà aveva finito per forgiare il carattere e l’atteggiamento ruvido e spinoso della guerriera. Se è vero che col tempo ci si abitua a tutto, anche Kodinya aveva finito per convivere abitudinariamente in quel macello psicologico che era l’ambiente cameratesco e bellico, e nessuna offesa aveva più potuto ferirla davvero. Di tanto in tanto, negli anni, un mai soppresso istinto di giustizia si riaffacciava nella sua mente; lei lo teneva per sé e lo ricacciava nel subconscio, giustificando la violenza con la legge del più forte: “Cane mangia cane; vince chi mangia per ultimo”. Quello che era appena successo a Kapirinha rappresentava la prima volta, da quando era una donna matura, che la guerra la feriva negli affetti: non sarebbe riuscita a mettere a tacere il dolore ribadendo con rassegnazione che “c’est la vie”, come avrebbe detto quel grandissimo bastardo di Sauzer. Una volta aveva sentito voci di corridoio secondo le quali Vegeta era morto, ucciso da Freezer, perché aveva osato ribellarsi… quella notizia l’aveva gettata nello sconforto, ma aveva dovuto ammettere a sé stessa che il Saiyan se l’era andata a cercare, poiché il suo caratteraccio indomabile l’aveva infine spinto alla ribellione. L’episodio di Kapirinha era completamente diverso, era l’equivalente di un passante che per strada urta col gomito un altro passante che cammina in senso opposto. Non c’era cattiveria né intenzionalità, in quella che Sauzer aveva perfidamente e deliberatamente letto come una provocazione. Nell'esercito di Freezer prima, e di Cooler poi, non esisteva la coscienza di un legame profondo fra gli individui; esisteva solo la cieca forza bruta: senza quella, valevi quanto un signor nessuno, o anche meno. Era quasi un miracolo che lei stessa nella vita fosse riuscita a costruire qualcosa di vagamente simile ad una “amicizia” prima con Vegeta e poi con Kapirinha. Adesso, quella forza bruta le aveva sottratto nuovamente la compagna! Morale della favola: ancora una volta la violenza aveva prevalso impunita! Era mai possibile? Sorprendendosi a riflettere in questi termini, si chiese: “Ma guarda te se dovevo venire su questo pianetucolo per rimettere in discussione tutta la mia vita...” Oltre a ciò, un ulteriore pensiero affiorava periodicamente a perseguitarla fin da quando si era imbarcata per quella missione, e ora premeva con maggiore emergenza sul suo immediato futuro: se Cooler avesse scoperto che lei sapeva dell’esistenza in vita di Vegeta sul pianeta Terra, ma aveva omesso volontariamente di parlarne… il Re in persona avrebbe avuto un ottimo motivo per volerla vedere morta. La donna, all’avvicendarsi di tutti questi pensieri nella sua mente, si senti presa fra più di due fuochi; si passò la mano guantata fra i capelli e mormorò: «Minchia, che casino… che cazzo devo fare…?!» Alleandosi coi terrestri, agli occhi del Re sarebbe diventata a tutti gli effetti una traditrice. Aiutare quei terrestri destinati a morte certa e uccidere quello schifoso assassino di Sauzer, con il forte incentivo di riportare in vita Kapirinha… oppure, mettere da parte l’affetto per l’amica il cui cadavere era ancora caldo, mantenersi fedele al regime e non ostacolare Sauzer? Alle volte, il Destino ci offre situazioni ed ottime motivazioni per spingerci ad essere delle persone un po’ migliori, o se non altro meno peggiori, di quello che siamo… che fosse quella l’occasione per cominciare a dare alla vita un senso e un valore diversi?
Kodinya interruppe quel breve ma intenso silenzio, rivolgendosi al giovane con le cicatrici: «Ascoltami, umano! Sapete chi c’è di là?» indicò col pollice in direzione del sovrano. Proseguì incalzando tutto d’un fiato: «É Cooler! Cosa vi fa pensare che io possa tradirlo? Sapete cosa mi fa se non vi ammazzo...? Mi fa un culo così!! Chi me lo risolverebbe questo problema, se passassi dalla vostra parte??»
«Te lo risolve Vegeta... almeno delle sue capacità potresti fidarti, no? Se sei sua amica, dovresti sapere che ha l'ostinazione e la forza di volontà necessarie per sbarazzarci per sempre di quel mostro! Non solo: i Super Saiyan sono gli unici in grado di sconfiggere creature come Freezer e Cooler! E Vegeta non è uno che perdona, lo sai…!» Il tono di voce di Yamcha si faceva sempre più convinto e persuasivo: questo perché lui stesso andava acquisendo maggiori speranze su quella via, che ormai sembrava l’unica ad assicurare le maggiori probabilità di vittoria. «Per me Cooler non arriverà vivo a fine giornata... non sarà assolutamente facile, ma aiutaci! Battiamo quel maledetto Sauzer e andiamo a vedere il loro combattimento! E, se necessario, ci sforzeremo anche di essere di aiuto al tuo amico Principe dei Saiyan! Vedrai... »
Kodinya si rese conto di aver esitato anche troppo: «Fottetevi tutti, accetto! Voglio cascarci, anche se è un azzardo.» I quattro adolescenti, compreso Ramen nell’euforia del momento, scoppiarono in grida di esultanza; e presisi a braccetto iniziarono a sgambettare e canticchiare festosi: “Ricciolinha sarà vendicata, Ricciolinha sarà vendicata…!” Soya applaudiva sollevata: nonostante fosse un’aliena dell’esercito invasore, Kodinya le ispirava una certa fiducia, in quella situazione... chissà perché, poi. Da parte sua, Kodinya strinse la mano a Yamcha per suggellare l'accordo, vigorosamente, come a sottolineare che se tra loro c'era qualcuno in vena di scherzi, quella non era certo lei: «Ma vi avverto: se alla fine di tutto Cooler verrà sconfitto, avrete avuto ragione voi... ma se vince, ci fotterà di brutto uno per uno.»
Ganja si sentì in dovere di intervenire con una delle sue sparate: «Dina-mitico! Allora anche tu ci stai dentro con noi, ora! Col dentro di...?» Tutti, ad eccezione di sua sorella Kaya che annuiva felice, si fermarono a fissare Ganja.
Kodinya, spiazzata e perplessa per quel gergo criptico, si limitò ad inarcare un sopracciglio: «Eh?»