Ti risponderei pure step by step, ma se il tuo preconcetto è "Nolan manierista vuoto", allora non ne usciamo più. Il tuo post lo trovo un trionfo totale dell'imposizione dei canoni dell'industria cinematografica americana, dove è impossibile trasmettere qualcosa con il crudo realismo e che il messaggio debba essere necessariamente addobbato da una regia pomposa e retorica all'inverosimile. È il trionfo del Malick moderno, quello che riprende i temi esistenziali di Badlands e Days Of Heaven ma perdendo totalmente il contatto con la realtà e annacquando il tutto nella tecnica autoindulgente arida e priva di cuore. È il trionfo di Refn che si perde nel suo stesso labirinto onirico. È il tronfo di un Sorrentino che maschera i limiti narrativi con la sua maestria pittoresca.
Sono pedante, ma perfettamente coerente con quello che voglio dire: la necessità dello spettatore moderno intenditore - quello che va oltre i blockbuster e le commedie da decerebrati per intenderci - di avere appunto un'analisi esplicita e pomposa del cammino del protagonista, invece di riuscire da sé ad estrapolarne i contenuti e il processo.
Io non ve ne faccio una colpa se in Memento vedete solo la tecnica e non l'anima vera del racconto: è colpa di processo di degenerazione che si sta ramificando sempre di più nel cinema moderno, che predilige la copertina patinata al vero contenuto, e se una cosa è troppo vicina alla mediocre realtà che conosciamo, perde totalmente fascino. Deve essere romanzata, confezionata, riecheggiata. È questo che mi provoca tristezza. Non la vostra opinione in sé, ma cosa si richiede al regista d'autore oggigiorno, o forse quello che gli stesso vuole presentare, è difficile da capire.
Fatto sta che Memento per quanto mi riguarda rimane il più puro esempio di tecnica passionale, totalmente funzionale allo scopo del messaggio, siamo proprio distanti dal concetto di manierismo, se tu in Memento ci vedi solo un gioco e non una denuncia [e anche qua, si può denunciare qualcosa senza scadere nella retorica fine a se stessa] me ne dispiaccio, perché ti perdi un tassello fondamentale del cinema contemporaneo. Poi francamente trovo incredibilmente pretestuoso pretendere da una storia realistica, che tratta un problema del genere, una soluzione pronta all'uso, è irreale ed arrogante. Non stiamo mica parlando di "banale" alcolismo. Il cinema dovrebbe mostrare e trasmettere una cosa, riuscire ad immedesimare chi la guarda con empatia o anche con la tecnica del paradosso, se voglio necessariamente una lunga disanima sulle disfunzioni sociali a cui può portare tale status, tanto vale che prendo in mano dei libri di psicologia e medicina, che saranno sicuramente più accurati e non cercheranno di trovare un banale compromesso tra intrattenimento e realtà. E siccome sto diventando a mia volta Malickiano, la chiudo qua con Nolan, tutto quello che volevo dire c'è e non mi serve nemmeno una risposta.
Michael Fassbender.
Ah, tocca pure a Refn, che casualmente ho citato nel wallpost. Eccezionale tratto artistico, la sua abilità nel creare contrasti in penombra e dare risalto ai giochi di luce è fenomenale, purtroppo però è anche un narratore mediocre e spesso tende a perdersi nella sua simbologia, molto Lynch wannabe.