«Parli dei soldi necessari per lanciare un'attività? Ci sto pensando...»
«No. Ti sto chiedendo se sei pronto dentro, nel tuo cuore. Essere un maestro presuppone una solida convinzione dei propri ideali, e un'apertura al confronto e al dialogo senza mai traballare; diventare un punto di riferimento per i propri allievi e non deludere mai l'affidamento che riporranno in te. Ti saranno richieste doti di severità, pazienza, umanità, onestà.»
La tartaruga intervenne: «Maestro, però lei non è mica così onesto come dice...»
«Tu stai zitto!» si stizzì l'anziano, per poi domandare con tono serioso: «Crilin, ti senti pronto a tutto questo?»
Crilin per un momento fu sul punto di rispondere “Sì, credo di sì...”. Ma si rese istintivamente conto che una risposta simile non sarebbe stata degna di quella convinta determinazione che il vecchietto si aspettava da lui. Quindi, a voce chiara concluse: «Ne sarò sicuro e convinto quando lo avrò sperimentato; intanto sono sicuro di volerci provare.»
«Bravo, è una risposta saggia, ragazzo mio. Credo che, con un po' di pratica, potrai essere un buon maestro, o almeno diventarlo col tempo.» Poi, con tono più rilassato, proseguì: «Dal lato pratico, come hai intenzione di procedere?»
«Beh, prima di tutto devo trovarmi un lavoro, anche due se sarà il caso, per accumulare un po' di soldi e finanziare questo mio progetto. Sai, non avendo molti risparmi da parte...»
«Mi sembra ragionevole. E poi?»
«Poi, potrei prendere in affitto un capannone o qualcosa di simile per aprire una palestra di media grandezza, e dovrei acquistare tutte le attrezzature. Non so quanti allievi potrò avere prima di ingranare, però di spazio ce ne vuole, per fare esercizio...»
«Bene! Hai già deciso dove realizzerai tutto ciò? Certo non puoi restartene qui, isolato nell'arcipelago a sud-est...»
«Infatti pensavo nella grande Città dell'Ovest, almeno nel periodo iniziale... per avere una maggiore visibilità e farmi conoscere!» rispose l'allievo, segno che aveva già riflettuto abbondantemente sull'argomento. Poi continuò, e il suo tono di voce virò verso il nostalgico e il sognante: «Magari più avanti mi piacerebbe trasformarla in qualcosa di più simile ai suoi allenamenti! Isolamento dal caos della civiltà, consegne del latte, lavoro nei campi a mani nude...»
Muten lo riportò alla realtà: «E poi, come procederai?»
«Te l'ho detto, maestro! Quando avrò un piccolo drappello di iscritti, voglio coltivare e diffondere quegli ideali di lotta per la pace e la giustizia che lei ha insegnato a tutti noi allievi!»
«Bravo, lodevole davvero! Per caso hai in serbo altri... progetti per il futuro?» chiese maliziosamente. Lo sguardo del vecchio, da serio che era, mutò: sorrideva sotto i folti baffi, mentre un brillio di furbizia attraversava le lenti scure.
Crilin arrossì e calò lo sguardo, ammettendo: «Vorrei trovarmi una fidanzata e sposarmi...»
«Allora sii più convinto! Dillo con convinzione, senza paura!» lo incalzò il maestro, per instillargli entusiasmo.
Crilin scattò in piedi facendo cadere all'indietro la sedia su cui era seduto, i pugni alti verso il cielo in segno di trionfo: «Io mi fidanzerò con una bella ragazza e la sposerò!» urlò in preda all'esaltazione.
«E io potrò essere fiero di te?» proseguì Muten con tono esaltato.
«Certo, maestro!» annuì energicamente.
«E indicarti con euforia e commozione dicendo: “Guardate tutti, questo è il mio allievo prediletto!”?»
«Ne sarei felice, maestro!»
«E tu mi lascerai toccare il culo di tua moglie??» domandò il vecchio, accompagnando la domanda con un eccitatissimo gesto di palpeggiamento con le mani.
Calò il gelo. Crilin accoltellò il maestro con un'occhiataccia rabbiosa. «No, eh?» chiese l'anziano con un'espressione facciale sciocca.
La tartaruga volle sedare gli istinti depravati del vecchio maniaco: «Maestro... non sia inopportuno...»
«Nemmeno un pochino di pat pat alle tette?» aggiunse lagnandosi.
«No...» tagliò corto Crilin.
«Dai, Crilin... permettimi di toccare una sola tetta di tua moglie, quando vi sposerete...» si lamentò Muten con tono patetico.
«Incredibile... Crilin non è nemmeno fidanzato, e lui pensa già a molestare un'ipotetica futura ragazza...»
Ottenuta l'approvazione del maestro sul suo progetto, Crilin decise di girare sui tacchi e salire in camera per preparare l'occorrente. Nonostante tutto, il dialogo col maestro lo aveva elettrizzato e voleva raccontare ogni cosa a Bulma e Yamcha.
Muten imperterrito lo seguì, cercando di estorcergli qualche promessa. «Potrò venire a trovarti ogni tanto in città? Lì è così pieno di belle gnocche...»
«Solo se si comporterà bene, maestro...»
Anche Tenshinhan, e in misura minore Jiaozi, erano rimasti negativamente colpiti dalla morte di Goku, evento che aveva offerto alcuni spunti di riflessione in particolare al treocchi. Il buon Tenshinhan, rispetto a Crilin, aveva però un carattere meno sentimentale: per quanto rammaricato, aveva mantenuto un atteggiamento pragmatico. Dedito alla sua vita concreta fra i monti, continuava ad allenarsi insieme a Jiaozi, e ogni tanto si presentava a qualche mercato per vendere le materie prime che riusciva a ricavare dai boschi.
Di tanto in tanto, specialmente la notte, rifletteva su quello che Goku gli aveva lasciato. I segni del passaggio di quel caro amico, o meglio ancora l'eredità di Goku... Prima di incontrarlo, Tenshinhan e Jiaozi erano due delinquentelli furbacchioni e presuntuosi che vivevano di atti al limite della legalità quando non piccole truffe e imbrogli, approfittando della loro forza fisica superiore. Plagiati dai cattivi insegnamenti dell'Eremita della Gru e traviati dall'ancora più cattivo esempio di Taobaibai, per un certo periodo avevano creduto che l'arroganza e la prepotenza pagassero. Poi era arrivato Goku: avevano imparato a stimarlo ed apprezzarlo come esperto di arti marziali prima, durante il Tenkaichi, e poi come grande eroe durante la crisi causata dal Grande Mago Piccolo. Era stato quello il periodo in cui i due amici si erano convertiti alla causa della giustizia, della lealtà, dell'etica.
Nel periodo successivo all'addio di Goku, Tenshinhan si era ritrovato a ripensare alle parole che Dio gli aveva rivolto quel giorno. “Non dubitare mai del valore della giustizia”: quelle parole non erano state solo delle spiegazioni verbali, perché lui le aveva vissute come un monito nei suoi confronti, sul quale aveva continuato a rimuginare. Il ricordo degli anni trascorsi seguendo il loro vecchio maestro lo scontentava, anche se ormai aveva superato da molto la fase dei rimorsi, in special modo perché aveva dato il suo contributo alle forze del bene per combattere contro Piccolo e i Saiyan ma, cosa ancora più importante, aveva dato una sonora ed umiliante lezione ai suoi ex maestri. Si rendeva conto, comunque, che la colpa di quel suo spacconeggiare adolescenziale era dei pessimi insegnamenti ricevuti. Che rabbia! Quei due farabutti avevano indirizzato sulla via del male due giovani innocenti, disonorando così la Scuola della Gru che, in altre circostanze, sarebbe potuta essere una grande scuola. Questi pensieri gli fecero balenare un'idea, che sentì il bisogno di mettere a fuoco consultandosi con Jiaozi. Un giorno i due amici erano in pausa pranzo sotto un vecchio pino; vedendo Tenshinhan pensieroso, il suo piccolo amico gli chiese: «Qualcosa non va, Ten?»
«No, stai tranquillo.» sorrise il treocchi. «Stavo solo riflettendo su un'idea interessante che mi è venuta da qualche giorno...»
«Eh? E quale...?» domandò Jiaozi.
«Pensavo a Goku e a tutto quello che ha comportato la sua amicizia per me... e ripensavo al nostro passato, quando l'eremita della Gru ci dava lezioni...»
«È stato lui a insegnarci le basi.» ricordò con nostalgia il piccolo combattente, per poi rabbuiarsi: «Però ci ha fatto anche commettere tante cattiverie...»
«Già! Infatti pensavo proprio che è un peccato che tanti utili insegnamenti fossero al servizio di azioni così malvagie. Ed è un peccato che la scuola di arti marziali della Gru sia stata corrotta e degradata per colpa sua e di suo fratello.»
«Però eravamo più giovani!» obiettò Jiaozi, con il tono di uno che si sentiva cresciuto. «Fortunatamente siamo maturati!»
«Hai detto bene, Jiaozi... “fortunatamente”, perché il destino ci ha fatto incontrare gente come Goku e il maestro Muten che ci hanno convinto a cambiare, sia con le parole che coi fatti.»
«È vero! Siamo stati molto fortunati in questo...»
«Ma non tutti i ragazzi potrebbero avere questa fortuna.» osservò Tenshinhan.