
Originariamente Scritto da
Dargil

The Wire è generalmente riconosciuto come la migliore serie TV di tutti i tempi, partito dal 2002 e ritenuto innovativo per il realismo di storia e personaggi e per l'uso intelligente delle critiche sociali rese di contorno alla storia. Ero interessato da tempo a iniziarmi questa serie, anche perché vista l'overdose da Breaking Bad ero curioso nel vedere se la serie di Gillian sia davvero la migliore attualmente in circolazione. La storia si apre con un caso di tribunale a cui il protagonista Jimmy (Dominic West) assiste da esterno. Quando l'imputato viene assolto sotto un chiaro segno d'intimidazione nei confronti dei testimoni, Jimmy parla col giudice e gli fa notare come quella tattica sia stata usata un'altra decina di volte dal gruppo di Backsdale, principale rifornitore di droghe a Baltimora. Questo spingerà il giudice a richiedere l'apertura di un caso che scotterà a diversi membri del dipartimento di polizia (Jimmy stesso avrà i suoi problemi) e da qui nascerà un gruppo di pessimi soggetti che spaziano da una poliziotta lesbica, a un novellino che ha come zio una testa grossa del dipartimento fino a Jimmy stesso, ritenuto la feccia della feccia. Su queste basi si svilupperà la trama nell'arco dei 13 episodi, e qui devo subito far notare un fattore che mi ha colpito positivamente, ovvero l'assenza di filler. Procede tutto in modo uniforme, non ci sono puntate di riempimento, il caso è sempre lo stesso che volta per volta si diramerà sempre di più. L'esperienza è molto realistica, lo spettatore sa già chi sono gli obiettivi e anzi ne vivrà spesso i punti di vista, visto che la serie è corale, con ampio spazio a praticamente tutti i personaggi che vediamo collegati al caso, che siano del dipartimento o della gang stessa. I personaggi sono fatti bene, in modo abbastanza concreto senza risparmiargli aspetti positivi o negativi, come il protagonista stesso, un uomo distrutto a livello familiare che lavorativo (tempo prima della vicenda era stato usato per una scalata di grado da diverse persone, tra cui il suo attuale migliore amico) e abbandonato a sé stesso, alcolizzato, dedito solo a un lavoro che sa non gli darà mai le soddisfazioni che vuole, così si impegna solo a dimostrarsi migliore di tanti suoi colleghi, mettendo in secondo piano il lavoro stesso, tutto per una piccola macchia egocentrica che ha sulla coscienza. La storia scorre bene, nelle prime puntate ci si può trovare spiazzati nel vedere come si parte praticamente dal nulla, ma volta per volta c'è sempre un indizio in più, qualcosa che rende tutto più definito e interessante. Alla fine i personaggi sono grigi e realistici, la storia coerente e non per forza di cose con un finale così scontato (piuttosto amaro devo aggiungere, in linea con lo stile della serie) e la cura notevole. Come prima stagione è ottima, rispetto all'esordio di Breaking l'ho trovato migliore e so che a ogni stagione migliora notevolmente fino a raggiungere l'apice nella quarta (idolatrata da ogni parte), per ora sono soddisfatto e ho già iniziato la seconda stagione
8.5