
Originariamente Scritto da
sentinel
Allora, prima di tutto la trama non è nemmeno originale, immagino tu sappia che è tutto preso dall'Isola del Tesoro di Stevenson. In secondo, come fa assai giustamente notare Rob, è una serie di film che parla di transizione tra l'età infantile e quella adulta, quel periodo un po' malinconico dove dici addio ai giocattoli ed entri nell'adolescenza e poi diventi adulto. Ma appunto, è stato fatto in un periodo dove la tecnologia non era ancora pervasiva e endemica come è adesso. Ormai i bambini ( e non lo dico in senso spregiativo, per carità) non guardano più ai giocattoli per trovare intrattenimento, ormai ci sono i videogiochi, i cellulari. E sebbene insista nel dire che non ci sia NULLA di male in questo, è semplicemente il mondo che avanza, Toy Story tocca delle corde mostrandoci noi stessi, le avventure che ci inventavamo con tutti i nostri giocattoli affazzonati, presi da vari cartoni e serie, e li catapulta in un mondo unico, dove un cowboy e uno sceriffo intergalattico convivono perfettamente, senza alcuna forzatura logica. E' un mondo d'infanzia, che (nota bene) man mano che va avanti, diventa sempre meno idilliaco e sempre più impegnato. I nostri giocattoli avevano vita, personalità, e man mano che crescevamo sentivamo incombente su di noi quel momento in cui avremmo dovuto abbandonarli per sempre, quando ci sarebbe sembrato più interessante un pallone, una ragazza, o semplicemente roba più adulta e matura. In generale, tutta la serie di Toy Story gioca tantissimo su questo, ed ogni film rappresenta una fase della crescita: nel primo è semplicemente un mondo infantile e innocente, dove la cosa più brutta è un ragazzino che stacca le teste alle bambole. Nel secondo affronti il problema del rifiuto, quella parte nella crescita dove volevamo ancora giocare, ma ci sentivamo infantili nel farlo. Il terzo affronta quello della nostalgia, dove, ormai cresciuto, ti guardi indietro e riscopri quella gioia semplice nel muovere pupazzetti facendo suoni scemi.