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«Dannato Muten, solo lui può trascorrere così tanti anni da solo senza annoiarsi. Come avrà fatto a resistere così a lungo su un’isola sperduta nell’oceano?»
Gohan aveva rifiutato l’offerta del suo vecchio maestro di proseguire l’allenamento.
Molti anni addietro, poco dopo la conclusione di un torneo Tenkaichi il cui vincitore fu l’Eremita della Tartaruga, Gohan decise di abbandonare le arti marziali. Aver scorto il viso sofferente di Ashley, anche se solo per un secondo, permise al dolore stipato nel profondo del suo cuore di riemergere con la forza di un proiettile e di intaccare ogni certezza che il ragazzo aveva raggiunto sino ad allora, compresa la passione per le arti marziali. L’amore che un tempo provò per quella donna, le giornate felici che trascorsero insieme, le carezze, gli abbracci, i baci: tutto vorticava nella mente di Gohan come un ciclone, annientando ogni altro pensiero. Tremendi dubbi lo assalirono. Aveva fatto la scelta giusta? O forse avrebbe dovuto continuare a cercare la sua amata piuttosto che seguire il consiglio della lettera?
Amore, o ambizione? Era giunto ad una posizione di stallo.
Ormai ho sessantatré anni, ed ancora non ho imboccato il bivio che si presentò di fronte a me decenni fa. Ho preferito seguire l’esempio del mio maestro, mi son rintanato su questo monte, e da allora non ho più avuto il coraggio di affrontare il mondo esterno. Chissà se gli appassionati d’arti marziali si ricordano ancora di me. Non che me lo meriti comunque. Ho scelto di diventare invisibile, e così dovrò rimanere fino alla mia morte.
Ash, che senso ha la mia esistenza?
«Waaaaaaah!»
Il flusso di pensieri fu spezzato da un urlo agghiacciante proveniente dall’esterno della piccola dimora di Gohan. Senza esitazione, il nostro ormai anziano eremita si alzò dalla poltrona in cui era sprofondato ed uscì, in cerca della fonte di tale frastuono.
«Waaaaaaah!»
È molto vicino!
Corse in direzione delle grida, in mezzo ad alte piante frondose. Si fece strada con tutti e quattro gli arti tra rami e foglie, tentando di muoversi il più velocemente possibile.
«Waaaaaaah!»
Sto arrivando! Resisti!
Gohan sentiva che le urla si facevano sempre più vicine, sempre più strazianti, e che di lì a poco ne avrebbe raggiunto l’origine. Scansò un’ultima grossa foglia, ed ecco che finalmente lui apparve di fronte ai suoi occhi.
Era un bambino, con una coda pelosa che gli spuntava poco sopra il fondoschiena. Se ne stava sdraiato, tutto nudo. Sembrava fosse stato appena abbandonato. E piangeva come un matto.
«Waaaaaaah! Booohooo!»
Che diavolo ci faccio adesso con questo neonato? si chiese Gohan, senza sapere come comportarsi.
Il piccolo non accennava ad attenuare le grida, e certamente non poteva rimanere lì per terra. Gohan decise così di prenderlo tra le braccia e di cullarlo, nel tentativo di calmarlo almeno per il momento per poi cercare i suoi veri genitori. Non devono essere molto lontani, pensava.
Tutt’a un tratto, un remoto ricordo si stagliò chiaro nella mente del vecchio Gohan.
Ashley…
…Sembrano passati solo pochi attimi da quando ti incontrai per la prima volta.
Piangevi a dirotto, proprio come il bambino che ora tengo tra le braccia. Eri seduta sul ciglio di una strada della città, sola ed indifesa. Il mio istinto mi disse di correre in tuo aiuto, sentivo che era mio dovere proteggere una ragazza tanto bella e al contempo fragile, così mi diressi verso di te. Ti domandai che cosa fosse andato tanto storto da portarti alla disperazione.
Tu mi rispondesti con un tono inaspettatamente deciso nella voce. «Preferirei morire piuttosto che restare con la mia famiglia un giorno di più.»
Solo più tardi scoprii che eri spesso vittima di violenze da parte di tuo padre.
È da quel momento che in cuor mio ho saputo per certo una cosa: era mio compito renderti felice. L’ossessione di proteggerti da uomini come il tuo genitore mi spinse ad intraprendere il percorso delle arti marziali, che col tempo si trasformarono in una sincera passione. Decisi, senza consultarti, di raggiungere l’Eremita della Tartaruga, dando per scontato che tu mi avresti seguita. Ed infine non ebbi la forza di seguire sinceramente il mio cuore quando mi recapitasti quell’ultima lettera; ascoltai invece il tuo consiglio, incapace di disobbedirti, incapace di dimenticarti, e rimasi al fianco di Muten. Avrei dovuto cercarti.
Ora so che al Tenkaichi tu eri davvero lì. E so che piangevi perché ti stavo lentamente seppellendo nel mio cuore, per poi non poterti ritrovare mai più. Avevo messo le arti marziali al primo posto. Sono stato uno sciocco.
Non riuscivo a capire che l’unica cosa di cui avevi realmente bisogno era il mio affetto.
È per questo che mi hai abbandonato. È per questo che la mia vita è andata a rotoli.
Di fronte al bivio, io scelsi l’ambizione. E con quel gesto segnai il mio destino.
«Waaaaaaah!»
Il piccolo continuava a piangere a squarciagola.
Gohan lo osservò. Era davvero un bel bambino, se non fosse per quella strana coda che sbucava dalla sua schiena. Probabilmente era stato abbandonato a causa di quella insolita caratteristica. Era solo al mondo ormai, proprio come Gohan.
…O forse no. Gohan lo stava tenendo tra le braccia. Lo stava cullando, e lo stava proteggendo dai pericoli della natura in cui i suoi genitori l’avevano lasciato. Ora entrambi non erano più soli. Erano legati.
Ora Gohan poteva finalmente imboccare una via, in quel bivio.
Ora poteva finalmente amare.
«Ti chiamerò… Goku!»
THE END
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