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Senior Member
<<Che sei un sospettato. Bada, uno degli assassini fu ritrovato, il “nazista”, ma dell’altro, quello che ti ferì, non se ne trovò traccia. Il fatto che egli fosse asiatico come te e che tu fossi, be’, una delle persone meglio addestrate ed in forma lì dentro, ha portato una lista di sospetti nei tuoi confronti. Special modo per come tu sia sparito per la maggior parte del tempo.>>
<<Ma è assurdo. Natsukawa, l’amica di cui le ho parlato nel diario, lei è stata a fianco dell’assassino e della mia persona nella stessa stanza. Ha stilato anche un identikit, sono sicuro l’abbia letto.>>
<<Sì, l’ho esaminato. Sano, la tua amica era in stato di shock. Per quanto possa essere stata uno dei pochi superstiti ad essere rimasti dentro la nave, sappiamo con certezza che certi dettagli non ci sono stati riferiti, colpa di alcune falle nel suo racconto alle forze dell’ordine. Senti. Io ho, per certi versi, la completa certezza che non sia stato tu. Mi capisci? Però il tuo disturbo… devo capire se lo soffrivi da prima dell’incidente. So che suona strano, ma neanche la tua di storia aveva molto senso, e come già detto il dubbio principale è dovuto alla tua improvvisa sparizione. Tu hai dei vuoti di memoria, degli eccessi di rabbia in cui perdi il controllo e ti trasformi dimenticandoti cosa hai fatto, una volta risvegliato. Parli di stanza insanguinata, eppure l’hai vista solo tu. Parli di dialogo con il killer, ma mancano prove concrete e fatti. Nella peggiore delle ipotesi, potresti esserti immaginato tutto ed aver tragicamente risposto alla cosa trucidando chiunque ti capitasse a tiro.>>
Ovviamente <<Se fosse così, non teme per la sua vita? Potrei ucciderla qui ed ora.>>
<<Temo per la mia vita, si, ma in modo relativo. Tu sei pericoloso per i tuoi eccessi incontrollati, ma quando ripensi alla vicenda della Heaven per qualche dannato motivo diventi apatico. Se mai ti sei interessato alle vite di quelle persone, prendila come una rivalsa. Aiutami a capire che cosa c’è veramente nella tua testa. Continua a leggere.>> ti chiedi perché questo vecchio ci tenga così tanto.
Quali scioccanti rivelazioni, in ogni caso. Non sai se sia peggio perdere la memoria o ascoltare un vecchio in cerca di dialogo. Però è una cosa seria, quindi ti devi adattare. Anche perché questo luogo ti fa impressione.
***
6 Luglio. Sano sta passeggiando per il centro della cittadina. Luogo tranquillo, il mare riesce a rubare tutto lo stress e la frustrazione. Sano si chiede come reagirebbero tutti di fronte ad un’inondazione. Sicuramente sarebbe qualcosa di eccitante. Tutta quella gente impegnata a praticare la propria routine ed all’improvviso doverla interrompere per una fastidiosa onda gigante che crea disordine e panico. Lui cercherebbe del latte. Passa di fronte ad un bar e crede che sia una buona idea. Al bancone un giovane ragazzo dalla carnagione scura gli chiede cosa desidera. Molto acuto, il suo atteggiamento. Sano si chiede da quanto tempo bada alle origini delle persone. C’entra qualcosa quel discorso fatto dal giovane crucco che si era divertito a fare guerra aperta con quell’altro pazzo, alla Blue Heaven. Fece un bel discorso, qualcosa riguardante il fatto che la nave fosse come la terra e che se ci fosse stato il nucleare, la gente non si sarebbe potuta nascondere. Era morto. Quel lurido razzista.
<<Un bicchiere di latte, grazie.>>
A volte Sano guarda la gente provando a capirne i pensieri. Di suo alla Heaven aveva fallito miseramente con il killer, gettando alle ortiche ogni speranza di salvezza per quelle 1000 persone. Ma cosa può farci, ormai. Il tempo passa e bisogna andare avanti, anche s’esso è una macchinazione dell’uomo. Di fianco si siede una giovane ragazza. Così carina e truccata, non avrà più di 16 anni, nonostante questo agli uomini basti ed avanzi. Più cambiano le generazioni e più queste ragazzine si dispongono a gente più grande di loro. Sarà un virus, o un punto di vista, c’è poca differenza, ma non si accontentano dei loro coetanei. C’è aria di insoddisfazione. O forse è semplicemente Sano che pensa troppo. Dannata schizofrenia. O Apatia. O sindrome di Truman.
<<Sei nuovo di qui?>> chiede guance rosa. Ma che simpatica, a tentare un contatto con un a malapena trentenne che ha sulla coscienza migliaia di morti.
<<Ero nei paraggi.>> taglia corto Sano. Chissà se la ragazzina ha mai avuto rapporti. A Sano lampeggia lo scenario della ragazzina piangente e tenuta legata ed imbavagliata nell’angolo di un bagno. Le lacrime le staccano il trucco mostrando il suo bellissimo ed immacolato volto, mentre tenta di liberare le mani legate dietro alla schiena. Appoggiata di lato, ha le mutandine staccate e pendenti dalla gamba destra, ora inutili, incapaci di coprire quel mondo da cui traspare una chiazza di sper-
<<Il prossimo drink te lo offro io.>> questi dannati ragazzini, così frettolosi.
<<Smamma. E’ tardi per te e circola brutta gente a quest’ora. Non farmelo ripetere.>> forse offendendola, ma questo non importa. Se ne va, in uno scatto al limite del rabbioso. Che eroe, Sano, ad evitare l’amata passiona carnale di un tale e pregiato miele ancora da raccogliere. Tutta questa roba gli fa venire il mal di pancia. Beve il suo latte al sorso e si leva dai piedi. Mancia per il ragazzino, ovviamente.
La città è molto illuminata, ricorda per certi versi le nottate alla Heaven. Sano ha il dubbio di esserci ancora, dentro la Heaven. Il mondo non gli pare così diverso, è solo un po’ più grande. “Non se ne vedeva la fine”, diceva un pianista osservando il mondo dalla cima della sua nave. Forse aveva ragione. Sano si siede su una panchina, perché l’aria è fresca e vale la pena godersela. Un vecchio signore occupa il posto di fianco, intento a leggersi un giornale, o qualcosa del genere. La vecchiaia a Sano crea una strana sensazione di ostilità, a tratti ribrezzo. Devono essere loro le figure sagge che insegnano i dettami sulla vita. Invece si cresce. Si cresce e si scopre che non cambia niente. A parte la presenza degli ormoni, ed anche quello entro certi limiti. Qualcuno oserebbe dire che la saggezza più grande è votata alla ricerca personale, ma sarebbe spietato. Intere generazioni di bambini che affidano i loro comportamenti e la loro crescita ad eroi ed icone che narrano le proprie gesta con noncuranza. Sano non aveva mai creduto in Babbo Natale, eppure tutti lo prendevano in giro per questo. Poi, crescendo, la cosa da parte degli altri era ovviamente cambiata. Almeno si spera. Sano si chiede come si sentirebbe sua moglie se lui le dicesse di credere in Babbo Natale. Prima prenderebbe la cosa come uno scherzo, poi sentirebbe una lieve irritazione mischiata alla vergogna. Se l’irritazione è naturale nelle persone comuni, quella invece nata per motivi “non comuni”, termine tutto da definire, ti crea una piccola figura da schizofrenico. Questo Sano lo sa perché glielo ha detto qualcuno. Sano lancia un’occhiata al vecchio. Ben vestito, con cappello, bastone ed occhiali da diverse centinaia di migliaia di Yen.
<<Che cosa è solito fare, lei, oltre a venire qui la sera e leggere?>> socializza Sano.
Si gira <<Oh, poco altro. Mi godo la vecchiaia. Lei non pare affatto vecchio, anzi, è ancora piuttosto giovane. E’ per caso in cerca di qualche avventura? Ce ne sono tante di persone, qui in giro.>>
Sano sbuffa. Capisce con che razza di persona si è imbattuto. <<Sono totalmente privo di sorpresa.>>
<<Come scusi?>>
<<Cosa faceva da giovane?>>
<<Ah, tante cose. Un lavoro onesto dopo tanti anni di studio. Un giorno mi misi a girare il mondo, senza badare a ciò che poteva succedere. Mi sentivo libero. Tante città, tante persone e tanti avvenimenti. Ora me la passo con calma tra i piaceri dell’età avanzata. Non sembra, ma ci sono diversi vantaggi nell’essere vecchi. Almeno se si sta bene economicamente.>> scoppia a ridere.
<<Ne sono certo. Lei ha mai ucciso qualcuno?>>
Smette di ridere <<Che razza di domande fai, ragazzino? Certi peccati rimarranno sempre vietati. E ora chiedo scusa, ma ho un appuntamento.>> e si alza.
Ironico pensare che quella ragazzina stesse solo cercando di evadere qualcosa di ben peggiore. Si presenta al fianco del vecchio e lui le mette una mano sulla spalla, poi si incamminano. C’è un attimo in cui gli occhi di Sano e della ragazzina si incrociano. Lei è triste.
A Sano gira la testa. Sente il cuore battergli ed il cervello pulsargli, mentre se ne sta seduto su quella panchina. Stringe forte le mani ed i denti. Gli occhi iniziano a guardare intorno in modo incontrollato. Cosa vuole tutta quella gente che passeggia? Un cenno nervoso gli attraversa la faccia, mentre alza le mani e le apre. Sono piene di tagli e sangue.
Non ricordo altro di quella serata. Capii solo che l’indifferenza ha diversi volti. Io non amavo più la compagnia delle persone, eppure avevo creduto che quell’atto di pietà verso la ragazzina fosse tale. L’avevo solo condannata. Il vecchio, poi. Non so perché gli ho parlato. Mi svegliai il mattino successivo sdraiato in un vicolo. Le mani non erano più insanguinate, anche se il vestito era da buttare. Mi alzai e tornai a casa, felicemente sorpreso della qualità del mio nuovo paio di occhiali.
***
Ultima modifica di Dargil; 30-07-2012 alle 19:57
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