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    Gray Purgatory



    467 morti. 567 dispersi.

    Ti guardi intorno. L’aria ti attraversa la faccia, poi vedi una stanza, forse è tua. Controlli tasche e cassetti, mai che qualcuno ci lasci qualcosa. Anche se questo è poco probabile ed infatti non trovi niente. Vai allo specchio e provi a guardarti, ma è rotto, qualcosa di forte e deciso, forse un gesto di frustrazione o magari un semplice incidente. Deve essere in ogni caso cambiato. Ti guardi le mani e le vedi insanguinate, nessuna ferita ma non vuoi rischiare e così vai in bagno. Cerchi dei farmaci, ma non ne trovi. C’è poca sicurezza nel vivere senza medicine perché se anche impari ad evitare i danni loro non imparano ad evitare te. Poi ti volti. Il riflesso è scostante, la luce va ad intermittenza, forse è guasta, ma riesci a vederti. C’è un uomo che ti fissa. Ti chiedi chi sia. Sai di non essere tu, troppo alto, a petto nudo e, ridi, ha un’espressione estranea nel volto. Ma sai anche che sei tu, devi essere tu perché questa non è altro che la tua condanna e sai che dovrai patirla ogni volta. Un flash ti attraversa la mente e ti getti a capofitto nel mucchio di vestiti per terra. Cerchi qualcosa ma non sai cosa, forse un pezzo di carta o qualcos’altro di importante o forse no, non ne sei sicuro. Poi lo trovi. Un portafoglio, pelle, marca apparentemente pregiata ma procurata da un sobborgo in zona. Molto bravi a copiare, ma era un regalo così non si doveva dire niente anche se lo si sapeva perché è buona educazione mentire ai bugiardi. Lo apri delicatamente. L’azione è automatica e questo ti fa pensare sia il tuo portafoglio perché il cervello si abitua ad azioni e movimenti che dopo andranno di pari passo con il tuo istinto e così nascerà quella che chiami abitudine. Tiri fuori quello che ti serve e getti via il resto. La foto è diversa e mostra altro rispetto a quanto visto prima, ma tu sai che quella stessa foto ti rappresenta come sai che quello specchio non sta mentendo e anche che qui c’è qualcosa di strano e vuoi scoprirlo. Non sai chi sei veramente e cerchi di capire come ti chiami perché in questo modo qualcosa dentro di te scatterà, così sposti i tuoi occhi sulla scritta di fianco e leggi Yukinobu Sano. Tu sei Yukinobu Sano e ora sei chiuso in una stanza con le mani insanguinate e lo specchio rotto. Sai chi sei ma sai anche che non è questa la chiave di volta della tua storia, ed improvvisamente un brivido ti attraversa la schiena. Ti guardi intorno di nuovo perché ora hai paura o forse ti stai svegliando. Ti volti perché senti un rumore molto forte da farti sussultare. Riesci ad individuare l’armadio e quello conferma perché si muove. Sei teso ma devi scoprire cosa c’è dietro e capire se anche questa volta qualcuno è morto per colpa tua. Ti avvicini lentamente ed allunghi la mano verso la porta. Cerchi di far durare questo momento il più a lungo possibile ma devi aprirlo e lo sa anche l’armadio perché si avvicina sempre di più e così accidentalmente lo apri. Vedi una borsa, di grosse dimensioni, aperta a metà e appoggiata sul fondo vuoto. Sposti la testa lentamente al di sopra di essa e tenti di vederne il contenuto. Un occhio ti fissa. Azzurro, cristallino, pallido e lucido. Ti fissa senza mai chiudersi. Dietro quell’occhio c’è una faccia, sopra quella faccia ci sono dei capelli, lunghi e biondi. Dietro quell’occhio c’è morte. Poi si muove.
    Ti gira la testa, il mondo intorno a te ruota. Per un attimo ti attraversa il pensiero che tutto questo sia colpa tua, atto a dare una svolta alla tua vita. Precipiti.
    <<Cindy…>>


    Un debole cinguettio strappa Sano dal sogno. La luce filtra dalla finestra e gli crea fastidio, ma la cosa lo rassicura, visto che ora sa di essere realmente sveglio. Un’altra notte con quell’incubo. Quella storia che lo affligge da 1 anno, esattamente lo stesso tempo passato dall’incidente.
    <<Che cosa ci sto facendo qui, in realt&#224;?>> si domanda, affranto, Sano, che si alza e si appoggia alla finestra. La brezza mattiniera &#232; dolce e candida, spinge costantemente la tenda e permette a Sano di vedere l’orizzonte. Un’isola, un arcipelago. Sono ormai due settimane che si trova l&#236;. La vita dopo la Blue Heaven non era stata pi&#249; la stessa. Tutti quei morti, indiscriminatamente tra amici e passeggeri. Tutti quei folli, che per un briciolo di sopravvivenza avevano iniziato una guerra razziale, scatenando il caos pi&#249; totale. Ma di chi era stata la colpa? Sano caccia via quei pensieri. Sua moglie, per quanto lo potesse amare, non riusciva a vederlo in quello stato afflitto e sofferente, cos&#236; gli aveva proposto un viaggio da solo ed in pace, lontano da tutto e tutti. Santa donna. Oltre che ottima moglie, si rivelava anche una brava madre per la loro bambina. Ma questa storia a Sano creava disagio, e sapeva il perch&#233;. Il vero motivo per cui era stato mandato in vacanza era legato alla lieve schizofrenia che lo affliggeva da diversi mesi. I medici non avevano trovato nessun vero sintomo, eppure c’erano delle volte in cui Sano si sentiva diverso, assumendo degli atteggiamenti contorti e soprattutto quegli incubi… cos&#236; realistici e folli da farlo sentire un vero malato. Oppure &#232; questo il suo incubo?
    <<Questo &#232; reale? Sono io che sto guardando me stesso o qualcuno sta scrivendo le mie gesta? Chi sta tracciando la mia strada ed i miei atteggiamenti? Chi mi sta guardando ora nel mio piccolo mondo mentre mi muovo e faccio quello che ogni personaggio &#232; destinato a fare? Sono sveglio? Sono io che detto questa storia? O qualcun altro?>>

    Blackout.


    Ti fa male la testa. Non quello che attribuiresti ad un semplice mal di testa o ad un gioco alcolico con gli amici. E’ qualcosa di pi&#249; malvagio. Vorresti chiederti dove sei, ma sai che conterebbe poco. La tua vita, ora, &#232; vuota. Meglio fare uno sforzo, in ogni caso. Quella che a qualcuno di molto garbato sembrerebbe una stanza &#232; immersa nell’oscurit&#224;, con le finestre oscurate ed il pavimento pieno di ogni genere di cosa. Pare che ogni lampada sia stata distrutta, qualcosa di aggressivo. Per un attimo ti guardi le mani e scopri chi &#232; stato. Le medicine, come nel sogno. Ti giri verso il bagno e noti che la porta &#232; sbarrata <<Questo &#232; assolutamente ingiusto>> ed inizi a staccare i pezzi di legno piantati in modo disordinato con chiodi e coltelli. Coltelli? Ti chiedi da che razza di pessimo venditore te li sei procurati. Trovi il martello per terra e sfili i coltelli, poi inizi a staccare i chiodi.
    <<Facciamo mente locale. Sono partito per mia moglie, giusto? E la mia bambina, si. Cosa ci faccio in questo posto? Devo uscire e chiedere aiuto. Questa dannata schizofrenia>> due chiodi si staccano maledicendoti << e questo dannato luogo.
    E questi dannati tagli.
    E questa dannata porta>> e le tiri un calcio sfondandola.
    Che immagine curiosa, quella dell’uomo imbavagliato. Se ne sta l&#236; immerso nella vasca, con gli occhi fissi su di te. Che sia vivo? Gli lanci il martello per accertartene, cos&#236; quello inizia a sbraitarti contro. Sorridi.
    <<Chiedo scusa, lo staff si prender&#224; tutte le responsabilit&#224;>> e ti dirigi a toglierli il bavaglio, facendo nascere un bellissimo arcobaleno di insulti e urla.
    <<Sei pazzo! Che diavolo ti salta in mente Sano? Liberami subito razza di malato che non sei altro, hai capito?>>
    <<Non ne sono sicuro. Fa parte delle mie priorit&#224;?>>
    <<Cosa? Che cosa stai farneticando maniaco?>>
    Il tizio &#232; poco socievole, meglio tirarlo fuori dal suo bagno. Lo liberi e questo ti fissa.
    <<Ma hai idea di chi sono? Hai dimenticato di nuovo tutto?>> chiede.
    <<Niente, mi dispiace>>
    <<Sono il Dr. Samuel Loomis. Dio… sta succedendo di nuovo. Senti, questa storia deve finire. Hai bisogno di urgente aiuto da parte di una clinica specializzata. Come tuo psichiatra ed amico &#232; l’unica diagnosi che posso trarre dopo tutta questa vicenda.>>
    Non capisci <<Aspetti un momento. Cosa intende dicendo che &#232; successo di nuovo? Io non la conosco, ma forse c’entra con il mio problema. E’ successo dopo l’incidente della Blue Heaven, sono diventato schizofrenico, o alienato, i medici non sapevano descrivere la cosa in modo chiaro.>>
    <<No, Sano. Ascoltami, questo me l’hai gi&#224; detto, ma non &#232; vero. E’ tutto falso, &#232; la tua mente che ti prende in giro.>>
    Una strana scossa attraversa il tuo corpo. Abbassi la testa e vedi la mano trasformarsi in un pugno, poi lo scaraventi contro il viso del povero Sam che volteggia sul water.
    <<Agh che cosa stai facendo!>> ma non c’&#232; pi&#249; tempo per le buone maniere <<Che cosa diavolo sta succedendo qui? Chi sei tu, e che cosa sai di me e del mio disturbo? Non voglio sentire altre bugie.>> d’effetto, ma attira tutta l’attenzione del vecchio americano.
    <<Nessuna bugia! Sei tu che stai mentendo a te stesso. Non mi credi? Cerca nell’armadio, troverai il tuo diario. Me lo dicesti tu, che stavi annotando tutto. Dentro quel quaderno c’&#232; tutta la verit&#224;, se proprio non riesci a fidarti, razza di idiota presuntuoso.>>
    Oh. Forse vale la pena controllare. Ma un momento. Cos’&#232; questo brivido che ti scioglie la schiena? Non sar&#224; per caso per colpa di quegli incubi? No, non questa volta. Devi farlo se vuoi capire cosa ti sta succedendo.
    Vai da quello stupido armadio e comunque hai un attimo di esitazione. Poi lo apri. Un mucchio di stracci, niente di che a dire il vero. Ma eccolo, &#232; l&#236;, lanciato come se fosse spazzatura. Lo raccogli e torni dal vecchio, ora seduto, cos&#236; lo imiti.
    Ultima modifica di Dargil; 02-08-2012 alle 04:15

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