-
Ho le Palle Piene
Finalmente Gohan! Vediamo come evolveranno le cose nel prossimo capitolo... 
Cap. 26: Onora il padre.
I quattro terrestri assistettero con gioia all'atterraggio del bambino. Rispetto a quasi due anni prima, ultima occasione in cui si erano ritrovati tutti insieme, il figlio di Goku aveva guadagnato alcuni centimetri di altezza: dunque stava seguendo i ritmi di crescita di un piccolo umano, malgrado il sangue Saiyan che aveva rallentato lo sviluppo di suo padre. Piccolo non mancava mai di regalargli abiti adatti alle sue esigenze, come la tuta color prugna che indossava in quel momento, completata da una cinta di tessuto bordeaux all'altezza della vita e da una sciarpa in leggero panno bianco avvolta attorno al collo, e le solite scarpe marroni. Non aveva mai smesso di allenarsi, su suggerimento del defunto genitore: i suoi sforzi erano un omaggio al povero papà, mentre quegli indumenti onoravano il suo maestro namecciano. Aveva cambiato taglio di capelli, scegliendo una capigliatura meno ingombrante che non gli desse fastidio quando trascorreva lunghe ore sui libri: via i capelli lunghi dalla nuca, aveva scelto di tenere alcuni ciuffi lunghi che si innalzavano folti sulla fronte. Data l'eccezionalità della situazione, nessuno dei presenti fece attenzione ad un curioso particolare: al piccolo Saiyan era ricresciuta la coda, che adesso ondeggiava vivacemente all'altezza del fondoschiena. «Gohan! Quanto tempo! Come sei cresciuto!» esclamò Jiaozi.
«Beh, effetti è da un bel po' che non ci vediamo... specialmente con voi due!» disse, riferendosi a Tenshinhan e Jiaozi, con un lieve tono di rimprovero, accompagnato da un tenero sorriso fanciullesco. «È da “quel” giorno che non vi fate vedere, e non so nemmeno dove venirvi a cercare... Potreste farvi vivi, ogni tanto!»
«Ma cosa ci fai qua?» domandò Crilin.
«Quello che ci fate tutti voi, immagino! Io ho seguito delle percezioni che ho avvertito mentre studiavo... e quindi ho tagliato la corda senza farmi scoprire dalla mamma!» Da quando suo padre non c'era più, Gohan era diventato leggermente più scavezzacollo, dibattuto tra il perenne sogno di diventare un importante studioso e l'esigenza fisiologica di non lasciarsi fagocitare dalle attenzioni della madre. Non era stato Piccolo ad inculcargli quel desiderio d'autonomia: paradossalmente, se Goku fosse vissuto, suo figlio probabilmente non avrebbe sentito il bisogno istintivo di rilassarsi in libertà anche fuori da casa sua.
«Sei sempre il solito!» lo punzecchiò Crilin. «Ti resta solo da sperare che tua madre se ne accorga il più tardi possibile, o magari non se ne accorga per niente... anche se la vedo dura.»
«Specialmente perché mi pare che più passa il tempo e più questa vicenda si complichi.» aggiunse Tenshinhan, in tono serioso.
«Dai, allegria!» esclamò Yamcha cercando di risollevare gli animi. «Adesso che c'è anche Gohan, le nostre probabilità di successo sono aumentate. L'ideale sarebbe che sbucasse anche Piccolo...»
«Ma perché? Mi spiegate che cosa sta succedendo?» domandò Gohan. Ancora una volta, Crilin riepilogò le vicende avvenute a partire dalla mattinata, compresi gli ultimi sviluppi: il duello di Jiaozi e l'imminente intervento dei combattenti d'élite di Cooler.
Mentre discutevano così, Cooler, seduto sul suo trono levitante e attorniato dalle due guerriere che fungevano da guardie del corpo del sovrano in attesa dell'arrivo della squadra speciale, osservava il bambino appena sopraggiunto. Nella sua mente riflessiva si facevano strada delle congetture: era il più meditativo della sua famiglia, e forse proprio questa sua natura aveva contribuito a far sì che Re Cold propendesse più spesso per Freezer, più impulsivo. “Quel ragazzino sa volare, e il rilevatore segnalava un livello combattivo insolitamente alto... come mai?” Squadrandolo da capo a piedi, si soffermò su un dettaglio decisivo: “Ha la coda... gli esseri umani hanno una coda? I quattro adulti non ce l'hanno...” Chiese alle due donne al suo servizio se avessero notato che gli abitanti della città da loro visitata avevano quel tipo di coda, e ne ricevette risposta negativa. “Dov'è che ho visto quel tipo di coda... non nei miei territori, me lo ricorderei. Freezer... già! Ricordo: è una coda da Saiyan! Che sia un cucciolo di Saiyan?” Preso dal desiderio di saperne di più, il Re emise un colpetto forzato di tosse, per attrarre l'attenzione dell'ormai quintetto su di sé. «Io sarei sempre qui.» fece notare con il suo tipico atteggiamento altezzoso. «E sappiate che non ho interrotto i vostri convenevoli solo perché adoro cerimonie e formalità. Ora però bando alle ciance: dimmi, come ti chiami, ragazzino? Presentati come si conviene.»
«Io?» disse Gohan, muovendo qualche passo avanti e indicando sé stesso con il pollice verso il proprio petto. «Mi chiamo Son Gohan, e sono il figlio di quel Son Goku che stai cercando tanto.»
«Allora i miei sospetti erano fondati! Immaginavo ci fosse un legame di sangue tra te e il Super Saiyan!» esclamò trionfante Cooler, riscosso dal suo tipico atteggiamento snob con cui squadrava la plebaglia dall'alto verso il basso. «E ora dimmi... dov'è il tuo paparino?»
«Possibile che tu non ci creda? Papà è morto e non c'è modo di farlo tornare in vita... mettiti il cuore in pace.» disse Gohan con rassegnazione, abbassando lo sguardo per l'amarezza che il ricordo del genitore scomparso troppo presto gli suscitava.
«Abbassa i toni, piccolo Saiyan.» ribatté nervoso l'alieno. «Tu non sai con chi hai a che fare...»
«Purtroppo lo so... sei il fratello di Freezer.»
«Non pensavo che su questo pianeta mio fratello fosse una celebrità... o forse, più probabilmente, per qualche strana coincidenza le persone qui riunite hanno avuto a che fare con mio fratello. Ad ogni modo il vostro passato non mi interessa...» Si innalzò un momento di silenzio, durante il quale, mano sul mento, Cooler rifletté sul da farsi: non riusciva a credere che Goku fosse morto, in quanto gli sembrava più plausibile che quella torma di amici e il figlioletto volessero proteggere il nascondiglio dove stava il suo vero bersaglio, il quale a sua volta sarebbe saltato fuori solo in caso di emergenza. Pensava che, per motivi ignoti, gli stessero mentendo più che spudoratamente. Ma lui non aveva intenzione di cadere nel tranello, di commettere ulteriori leggerezze lasciando in vita altri Saiyan: suo fratello aveva agito da sprovveduto e si era scavato la tomba con le sue stesse mani, come il povero imbecille che era. Bisognava motivare diversamente quegli imbroglioni.
«Ho preso la mia nuova decisione.» annunciò ancora una volta a voce alta e chiara. «Da adesso stabilisco che, per voi quattro terrestri, la posta in gioco del nostro amichevole torneo sarà la salvezza e la libertà del vostro pianeta, poiché non mi interessa più sapere da voi dove si trova Son Goku. Poiché è una mia decisione, totalmente autonoma, non mi occorre il vostro consenso. Per quanto riguarda te, Son Gohan... ce l'ho io l'abbinamento giusto. Ho trovato per te un avversario perfetto...»
Le parole pronunciate dall'alieno risvegliarono qualcosa di indomito in Crilin, che da Namecc in poi aveva subito più di tutti i presenti le malefatte di quella dinastia di tiranni: ogni loro gesto e ogni loro parola era un coltello che rigirava nella piaga di paure ed orrori subiti. Possibile che dovessero ancora piegare il capo davanti a quell'ultimo esponente di quella malvagia genia? Chi era Cooler, con che diritto imponeva loro i suoi capricciosi decreti? Con un moto spontaneo di coraggio, Crilin azzardò: «E-e se noi ci rifiutassimo di fare come hai detto?»
«Un vostro rifiuto significherebbe direttamente la distruzione del vostro pianeta.» In altri termini: se avessero ubbidito, avrebbero avuto la speranza di gustare un uovo domani... altrimenti, quel giorno stesso non ci sarebbero stati più né la gallina, né l'oggi, disintegrati dalla truce volontà dell'invasore.
La fantasia di Crilin, al solo pensiero, generò una visione in cui Cooler passava in rassegna i suoi soldati, decine di centinaia di mostri orribili con zanne, spine e corna che uscivano da tutti i lati della truppa: «Noi non siamo venuti qui... per lottare! Noi non siamo venuti qui... per conquistare! Ma siamo venuti qui... per devastare! Tre parole d'ordine: la distruzione, la desertificazione, la desolazione più totale!» E a un suo cenno, i mostri delle truppe di Cooler sarebbero stati pronti a scatenare l'inferno su quel pianeta, polverizzandone la vegetazione rigogliosa e rivoltando le rocce e la crosta terrestre letteralmente a mani nude, per non parlare di come avrebbero ridotto ogni forma di vita animale ed umana in semplice poltiglia sanguinolenta ed inanimata... «Dovremo lottare, e lotteremo finché le forze ce lo consentiranno.» concluse Crilin in uno scatto d'orgoglio guerriero. Yamcha che, non avendo partecipato alla lotta per la sopravvivenza su Namecc era più pavido rispetto all'amico e collega, si limitò a dire: «Non mi pare che avessimo molta scelta, comunque...»
Detto ciò, con un cenno invitò Kodinya ad avvicinare l'orecchio per rivolgerle un comando a bassa voce; l'alta guerriera, alla fine dell'ordine, esclamò: «Ma è un’idea brillante, Maestà! Complimenti!» ed entrò nell'astronave, pronta ed ubbidiente.
«La mia soldatessa è andata a chiamare il tuo avversario... ti senti fremere, vero, cucciolo di Saiyan?»
«Non posso sentirmi fremere, se non so che tipo è colui con cui ho a che fare...» osservò con candore Gohan, prendendo in contropiede il Re che si aspettava una reazione più eccitata da un Saiyan in procinto di lottare.
«Effettivamente hai ragione. Sappi che appena lo vedrai, le ossa ti tremeranno senza controllo.» lo informò, pregustando con un compiaciuto sorriso sarcastico la paura che Gohan avrebbe dovuto provare davanti al terribile nemico che lo avrebbe sistemato definitivamente: “... specialmente perché lo preparerò a dovere ad infliggerti una tortura più terribile della morte stessa, mio piccolo ultimo Saiyan.”
Permessi di Scrittura
- Tu non puoi inviare nuove discussioni
- Tu non puoi inviare risposte
- Tu non puoi inviare allegati
- Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
-
Regole del Forum