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  1. #22
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    Tue Jul 2013
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    Passarono mesi prima che Jorgàn potette iscriversi al collegio militare, ma non aveva intenzione di farlo prima che Schlùn non fosse stato adottato, nel mentre vissero nel centro di recupero del governo della regione in cui erano nati.
    Una famiglia fu trovata per Schlùn, che all’età di sei anni fu adottato, abbandonò l’amico con tre desideri: avere un nome ed un cognome (Schlùn non è un nome, è un soprannome datogli da Jorgàn, un aggettivo che significa “uno che si fissa sulle novità e le approfondisce in modo maniacale, per poi dimenticarsene”), divenire pure lui un militare e di poter andare su Veyat.
    Jorgàn, qualche mese dopo aver compiuto 14 anni, fu accettato nel collegio militare, e fino a 21 anni non ebbe problemi a comunicare con Schlùn.
    A quel punto iniziarono i problemi, ma fra una difficoltà e l’altra un paio di volte all’anno riuscivano ancora a sentirsi, solitamente via messaggi (che restavano nel “limbo” anche per mesi prima di essere ricevuti) ma qualche volte pure tramite chiamate. Jorgàn aveva sperimentato un adesivo color carne sotto la pianta del piede per nascondere la scheda, che consigliò all’amico. Nel mentre dava sempre il meglio per il suo battaglione, ed intraprese il cammino che l’avrebbe portato su Veyat, un cammino che non prevedeva contatti col mondo esterno, lo stesso cammino che qualche anno dopo intraprese pure Schlùn.
    Jorgàn rimase sempre informato sulle novità della vita di Schlùn, escluso il nome, che non volle mai sapere per mantenere sempre il più vivo possibile il ricordo del piccolo Schlùn ed un rapporto a suo privilegiato con l’amico; aveva la speranza di poterlo rivedere un giorno su Veyat, anche se nonostante i numerosi avvertimenti dell’amico, Schlùn quando aveva l’occasione scappava dal controllo dell’esercito, e gli raccontava di essersi innamorato di una ragazza che negli ultimi 7 anni era riuscito a frequentare “a tratti”, “clandestinamente, un po’ in maniera simile con cui riusciva a sentire il “fratellone”. Gli aveva detto di aspettare un figlio e di non sapere se aveva intenzione di proseguire il sogno di andare su Veyat o dedicarsi a tempo pieno alla famiglia, qualunque cosa avesse deciso garantiva che sarebbe riuscito a farla, e Jorgàn sapeva bene che se Schlùn si metteva in testa una cosa era impossibile dissuaderlo.
    Jorgàn non riusciva certo a biasimarlo ed era immensamente felice per lui e per sé stesso, ce l’aveva fatta.

    Erano passati quasi 6 anni ormai dal messaggio che gli comunicava la lieta novella, da allora il suo telefono non aveva più né vibrato né squillato, almeno fino a pochi secondi fa.
    Aprì il messaggio: “Fidati di me come non ti sei mai fidato prima. Dinanzi al generale chiedi del Ki, insisti sul Ki, ricatta sul Ki. Ti prego. Colonnello Jorwàh”.

    ____________________________________
    Angolo dell'autore: Alla fine, con un pò di ritardo, sono tornato. Questo capitolo può essere considerato come "prima parte", in quanto avevo intenzione di farlo più lungo ed inizialmente m'ero mosso verso un preciso indirizzo, poi ho capito che era meglio concentrarsi su questo e fare due capitoli separati.
    Il prossimo è già iniziato ma non prometto nulla sui tempi.
    Spero vi piaccia perchè è stato forse il capitolo più complicato e soddisfacente scritto finora.

    Ultima modifica di AJeX-97; 02-07-2014 alle 16:16

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