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In realtà, come sappiamo, Gohan era semplicemente perso nei suoi tormentati pensieri.
E se invece non l’avessi solo sognata? Se si trovasse davvero in mezzo al pubblico, qui, in questo momento? Se davvero volesse rivedermi?
Ashley…
…È passato molto tempo da quando abbiamo parlato per l’ultima volta, tu ed io.
Stavamo passeggiando nel parco che tanto ti piaceva, come facevamo ogni week-end. Chiacchieravamo amabilmente con un cono gelato tra le mani, un vero toccasana durante le afose giornate estive. La gente ci sorrideva, il verde ci abbracciava, il sole ci scaldava il viso e l’atmosfera era piacevole e tranquilla.
Mai delle premesse si rivelarono più inadeguate.
«Che cosa?! Vuoi andare ad allenarti su un’isola?!»
«Ma non è un’isola qualunque» cercai di spiegarti frettolosamente, «lì ci abita l’Eremita della Tartaruga in persona! È il più grande esperto di arti marziali che esista al mondo. So che è il maestro giusto per me! Sei a conoscenza di quanto io ci tenga a diventare un grande combattente, no?»
Sorrisi. «Inoltre, finalmente potrei difenderti nelle situazioni più pericolos-»
«Non provare a coinvolgermi in questa storia, Gohan!»
Rimasi decisamente stupito da quella tua esplosione di rabbia. Non ti avevo mai vista irritata come allora.
«Ash, ho detto forse qualcosa che non va?»
Strabuzzasti gli occhi, esterrefatta. «E me lo chiedi? Mi stai dicendo che io sono uno dei motivi per cui ti ritirerai su un’isola assieme ad un vecchio per chissà quanti anni! Credi che dovrei esserne compiaciuta? O forse che io abbia intenzione di seguirti fin laggiù solo perché vuoi imparare a menar pugni?»
Le tue braccia si incrociarono sul petto. «Non voglio che tu vada da Muten, quindi sappi che se davvero ci tieni dovrai andarci da solo.»
In quel momento proprio non capii.
Non capii che per te quella mia scelta voleva dire tutto. Che involontariamente ti stavo facendo del male. Né che di lì a poco ci saremmo separati per sempre. Sono stato ingenuo a non comprendere i tuoi sentimenti, e me ne vergogno tuttora.
La mia risposta fu secca, decisa… ed idiota. «Non pormi di fronte a questo bivio, Ash! Per favore, vieni con me, ci divertiremo anche lontani da casa. Te lo prometto.»
«Non cercare di sviare il discorso» rispondesti, furiosa, «e dimmi; a cosa tieni maggiormente, a me o all’allenamento? Devi scegliere, perché io non lascerò casa mia per un tuo capriccio.»
In quel malaugurato giorno, alle tue parole la voce mi si spense in gola e dalla mia bocca non fuoriuscì altro che un debole sospiro. Per qualche ragione rimasi in silenzio, e le mie labbra non si contorsero nel pronunciare quel tanto rimpianto “A te”.
È così che te ne andasti, in lacrime, correndo verso casa nostra. Ed è così che mi lasciasti solo, nel parco, mentre urlavo a squarciagola il tuo nome nel tentativo di recuperarti. Volevo stringerti tra le braccia, dirti che ero stato uno sciocco, che le tue parole mi avevano solo spiazzato, e che sarei voluto rimanere con te per il resto dei miei giorni. Ma tu corresti, veloce come il vento, e scomparisti tra le strette vie della città, lontana, sempre più lontana da me e dalla mia vita, svuotandola lentamente di significato.
E poi arrivò quella lettera…
«Tecnica delle Palme Fantasmagoriche!»
Gohan rinsavì di colpo. «Eh?»
Un raggio di pallida luce lo investì, ed immediatamente tutto il suo corpo cominciò a bruciare, come se il suo sangue si fosse tramutato in lava bollente. Gohan serrò gli occhi per il dolore, e la sua mente smise di ragionare con lucidità.
«Argh! C-che diavolo sta succedendo?!»
«Prima regola di ogni incontro: mai distrarsi. Non mi sarei aspettato un errore così grossolano da uno dei miei allievi.»
Maestro!
Il dolore continuava a crescere d’intensità. Ogni muscolo del corpo di Gohan si contraeva affannosamente nel tentativo di fuggire alla morsa infernale in cui Muten l’aveva intrappolato, ma l’Eremita non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Continuava a convogliare le sue energie in quell’onda ardente, senza tregua.
Il vecchio sorrise. «Arrenditi Gohan! Non hai più speranze di vittoria!»
Il pubblico ora bisbigliava e borbottava, incredulo di fronte a tanta potenza. La loro fiducia nel giovane atleta venne a mancare nell’esatto istante in cui Muten mostrò la sua tecnica segreta, scenografica quanto letale.
Gohan era agli sgoccioli. Ashley, perdonami. Ti ho lasciata per una passione che non riesco neanche a coltivare a dovere. Sono un fallito, non merito alcuna vittoria…
Con grande sforzo, il giovane spalancò la bocca e pronunciò le decisive parole.
«M-mi arrendo!»
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«Ah, allora hai visto davvero una bella ragazza, eh? Pervertitello, distrarsi per una cosa simile…»
«Maestro, non mi sono confidato con lei perché si prendesse gioco di me.»
«Certo, certo, chiedo scusa. Ma dimmi… hai qui con te una foto di questa Ashley per caso?»
«Io non… m-maestro, ma sta sbavando?! Non ce l’ho la foto, e anche se fosse non gliela darei di certo!»
Il Tenkaichi s’era concluso con la vittoria di Muten. La finale fu entusiasmante come nessun’altra disputata sino ad allora, ed il pubblico, sebbene non avesse visto salire sul primo gradino del podio il giovane e talentuoso Gohan, lasciò lo stadio con soddisfazione. Per i due finalisti, però, non era ancora tempo di rincasare; gli zeni racimolati con la prestazione appena terminata erano abbastanza cospicui da permettere alla coppia di concedersi un lauto pasto nel ristorante più costoso della zona.
Avevano appena ripulito l’ultimo piatto della cena, e Gohan aveva deciso di rivelare al suo maestro per quale motivo avesse abbassato la guardia durante lo scontro. Il viso di una vecchia fiamma del giovane, Ashley, comparve per un attimo immerso nella folla esultante dello stadio, con un’espressione triste stampata sul volto. Gohan era convinto di esserselo immaginato, poiché i due avevano tagliato i ponti da molto tempo ormai, come anche per il fatto che mai sarebbe andata a trovarlo proprio mentre… combatteva.
Improvvisamente, Gohan fissò gli occhi di Muten con intensità.
«Maestro, io vado a fare quattro passi. Ho bisogno di schiarirmi un po’ le idee. Nel frattempo, legga questa; è l’ultima traccia che mi rimane di lei.»
A quel punto estrasse dalla tasca un pezzo di carta piegato con cura e lo porse all’Eremita, dopodiché si alzò dal tavolo, pensieroso, ed uscì a passo lento dal ristorante.
Muten era preoccupato riguardo all’atteggiamento di Gohan, ma non cercò in alcun modo di fermarlo. Era evidente che vedere Ashley l’avesse turbato profondamente, e non sarebbe stata una buona idea stargli col fiato sul collo.
Al vecchio non restava che aprire il biglietto.
Uhm, vediamo un po’ di che cosa si tratta… pensò, curioso di capire in cosa consistesse l’oggetto che teneva tra le mani.
Ma questa…
Dispiegata la carta, una lunga serie di parole comparve sotto i suoi occhi, scritte elegantemente e con ampio uso di riccioli e ghirigori vari. Si trattava di una lettera, indirizzata proprio a Gohan.
Muten iniziò a leggerla, sempre più incuriosito.
Ciao Gohan,
Sai già chi sta all’altro capo della penna, non è così? D’altronde la mia calligrafia non è un mistero per te.
In questi ultimi giorni - mi dispiace d’essermi resa irreperibile - son giunta alla conclusione che nessuno dei due merita di convivere assieme ai limiti imposti dall’altro, io con il mio forte desiderio di metter su famiglia e tu invece con il tuo spirito ribelle ed ambizioso, sempre pronto a mettere in gioco la tua intera esistenza pur di praticare le arti marziali.
Ho sentito spesso parlare del leggendario Eremita della Tartaruga. Dev’essere proprio una persona straordinaria, degna di fiducia…
Muten sorrise a quelle parole.
«Chissà se Ashley è bella come la lettera che ha scritto. Gohan deve assolutamente darmi una sua foto.»
Mentre provava a disegnarsi il corpo della ragazza nella mente, una piccola goccia di saliva colò sul foglio che teneva tra le mani. Imbarazzato, il vecchio la asciugò con la manica del vestito.
Proseguì con la lettura.
…quindi so di lasciarti in buone mani. Promettimi che condurrai la tua vita senza freni, così come io cercherò di raggiungere la serenità tanto agognata senza guardare al passato. Forse ora ti sentirai triste e tradito dalla mia insensibilità, ma quando arriverai a padroneggiare gli insegnamenti dell’Eremita ed il tuo sogno sarà divenuto realtà saprai che ciò che ho fatto è nel giusto.
Rimarrai sempre nel mio cuore, Gohan. I miei sentimenti nei tuoi confronti non sono cambiati, eppure non possiamo più vivere insieme. Cerca di capirlo. Un giorno forse ci rivedremo, e spero che allora entrambi avremo già ottenuto ciò che vogliamo dalla vita.
Che la fortuna ti sorrida, piccolo mio. Mi mancherai.
Ashley
Muten ripiegò la lettera e se la mise in tasca.
Le parole scritte su quel pezzo di carta avevano aperto gli occhi all’Eremita, che fino allora aveva conosciuto solamente un Gohan solare e felice. Il cuore di quel ragazzo era molto più profondo e torbido di quanto si potesse immaginare, e dietro alla sua determinazione non v’era solo coraggio, ma anche l’amore di una donna.
Uno sguardo deciso si delineò sul volto di Muten.
«Ti allenerò come mai prima d’ora. Diventerai il miglior combattente d’arti marziali sulla piazza. La tua abilità si tramuterà in leggenda, il tuo nome sarà sinonimo di forza.
«Te lo prometto Gohan. Non soffrirai più invano.»
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«Dannato Muten, solo lui può trascorrere così tanti anni da solo senza annoiarsi. Come avrà fatto a resistere così a lungo su un’isola sperduta nell’oceano?»
Gohan aveva rifiutato l’offerta del suo vecchio maestro di proseguire l’allenamento.
Molti anni addietro, poco dopo la conclusione di un torneo Tenkaichi il cui vincitore fu l’Eremita della Tartaruga, Gohan decise di abbandonare le arti marziali. Aver scorto il viso sofferente di Ashley, anche se solo per un secondo, permise al dolore stipato nel profondo del suo cuore di riemergere con la forza di un proiettile e di intaccare ogni certezza che il ragazzo aveva raggiunto sino ad allora, compresa la passione per le arti marziali. L’amore che un tempo provò per quella donna, le giornate felici che trascorsero insieme, le carezze, gli abbracci, i baci: tutto vorticava nella mente di Gohan come un ciclone, annientando ogni altro pensiero. Tremendi dubbi lo assalirono. Aveva fatto la scelta giusta? O forse avrebbe dovuto continuare a cercare la sua amata piuttosto che seguire il consiglio della lettera?
Amore, o ambizione? Era giunto ad una posizione di stallo.
Ormai ho sessantatré anni, ed ancora non ho imboccato il bivio che si presentò di fronte a me decenni fa. Ho preferito seguire l’esempio del mio maestro, mi son rintanato su questo monte, e da allora non ho più avuto il coraggio di affrontare il mondo esterno. Chissà se gli appassionati d’arti marziali si ricordano ancora di me. Non che me lo meriti comunque. Ho scelto di diventare invisibile, e così dovrò rimanere fino alla mia morte.
Ash, che senso ha la mia esistenza?
«Waaaaaaah!»
Il flusso di pensieri fu spezzato da un urlo agghiacciante proveniente dall’esterno della piccola dimora di Gohan. Senza esitazione, il nostro ormai anziano eremita si alzò dalla poltrona in cui era sprofondato ed uscì, in cerca della fonte di tale frastuono.
«Waaaaaaah!»
È molto vicino!
Corse in direzione delle grida, in mezzo ad alte piante frondose. Si fece strada con tutti e quattro gli arti tra rami e foglie, tentando di muoversi il più velocemente possibile.
«Waaaaaaah!»
Sto arrivando! Resisti!
Gohan sentiva che le urla si facevano sempre più vicine, sempre più strazianti, e che di lì a poco ne avrebbe raggiunto l’origine. Scansò un’ultima grossa foglia, ed ecco che finalmente lui apparve di fronte ai suoi occhi.
Era un bambino, con una coda pelosa che gli spuntava poco sopra il fondoschiena. Se ne stava sdraiato, tutto nudo. Sembrava fosse stato appena abbandonato. E piangeva come un matto.
«Waaaaaaah! Booohooo!»
Che diavolo ci faccio adesso con questo neonato? si chiese Gohan, senza sapere come comportarsi.
Il piccolo non accennava ad attenuare le grida, e certamente non poteva rimanere lì per terra. Gohan decise così di prenderlo tra le braccia e di cullarlo, nel tentativo di calmarlo almeno per il momento per poi cercare i suoi veri genitori. Non devono essere molto lontani, pensava.
Tutt’a un tratto, un remoto ricordo si stagliò chiaro nella mente del vecchio Gohan.
Ashley…
…Sembrano passati solo pochi attimi da quando ti incontrai per la prima volta.
Piangevi a dirotto, proprio come il bambino che ora tengo tra le braccia. Eri seduta sul ciglio di una strada della città, sola ed indifesa. Il mio istinto mi disse di correre in tuo aiuto, sentivo che era mio dovere proteggere una ragazza tanto bella e al contempo fragile, così mi diressi verso di te. Ti domandai che cosa fosse andato tanto storto da portarti alla disperazione.
Tu mi rispondesti con un tono inaspettatamente deciso nella voce. «Preferirei morire piuttosto che restare con la mia famiglia un giorno di più.»
Solo più tardi scoprii che eri spesso vittima di violenze da parte di tuo padre.
È da quel momento che in cuor mio ho saputo per certo una cosa: era mio compito renderti felice. L’ossessione di proteggerti da uomini come il tuo genitore mi spinse ad intraprendere il percorso delle arti marziali, che col tempo si trasformarono in una sincera passione. Decisi, senza consultarti, di raggiungere l’Eremita della Tartaruga, dando per scontato che tu mi avresti seguita. Ed infine non ebbi la forza di seguire sinceramente il mio cuore quando mi recapitasti quell’ultima lettera; ascoltai invece il tuo consiglio, incapace di disobbedirti, incapace di dimenticarti, e rimasi al fianco di Muten. Avrei dovuto cercarti.
Ora so che al Tenkaichi tu eri davvero lì. E so che piangevi perché ti stavo lentamente seppellendo nel mio cuore, per poi non poterti ritrovare mai più. Avevo messo le arti marziali al primo posto. Sono stato uno sciocco.
Non riuscivo a capire che l’unica cosa di cui avevi realmente bisogno era il mio affetto.
È per questo che mi hai abbandonato. È per questo che la mia vita è andata a rotoli.
Di fronte al bivio, io scelsi l’ambizione. E con quel gesto segnai il mio destino.
«Waaaaaaah!»
Il piccolo continuava a piangere a squarciagola.
Gohan lo osservò. Era davvero un bel bambino, se non fosse per quella strana coda che sbucava dalla sua schiena. Probabilmente era stato abbandonato a causa di quella insolita caratteristica. Era solo al mondo ormai, proprio come Gohan.
…O forse no. Gohan lo stava tenendo tra le braccia. Lo stava cullando, e lo stava proteggendo dai pericoli della natura in cui i suoi genitori l’avevano lasciato. Ora entrambi non erano più soli. Erano legati.
Ora Gohan poteva finalmente imboccare una via, in quel bivio.
Ora poteva finalmente amare.
«Ti chiamerò… Goku!»
THE END
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Se tutto va bene domani posto la mia one shot.
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Alla fine ho terminato in tempo, col mio post non volevo invitare i giudici a spostare la data di consegna, spero di non aver causato fraintendimenti...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Dragon Slayer
Il rosso è simbolico, non posso cambiarlo, ho optato per una tonalità più scura.
Ora è leggibile, perfect. :)
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Citazione:
Originariamente Scritto da
TheOnlyBest
Alla fine ho terminato in tempo, col mio post non volevo invitare i giudici a spostare la data di consegna, spero di non aver causato fraintendimenti...
Bella, sei stato molto bravo. Sopratutto a ricreare un ottimo AU
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Citazione:
Originariamente Scritto da
TheOnlyBest
Alla fine ho terminato in tempo, col mio post non volevo invitare i giudici a spostare la data di consegna, spero di non aver causato fraintendimenti...
No no, nessun problema, mancano ancora due shot quindi avrei spostato comunque. Alla fine sono solo 3 giorni, in questa manche abbiamo fatto il record, a parte la bravura state migliorando anche sui tempi (oltre il fatto che anche il campanellino di avvertimento avrà aiutato a non allungarli) :lol:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
sssebi
No no, nessun problema, mancano ancora due shot quindi avrei spostato comunque. Alla fine sono solo 3 giorni, in questa manche abbiamo fatto il record, a parte la bravura state migliorando anche sui tempi (oltre il fatto che anche il campanellino di avvertimento avrà aiutato a non allungarli) :lol:
Sì, il campanellino è stato provvidenziale. :lol:
Citazione:
Originariamente Scritto da
Light 96
Bella, sei stato molto bravo. Sopratutto a ricreare un ottimo AU
Grazie mille Light. Appena avrò abbastanza tempo leggerò anche le vostre shot.
Solo una cosa, scusa l'ingoranza: cos'è l'AU? :asd:
EDIT: domanda idiota, google m'ha risposto. :asd:
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Alternate Universe, ovvero fan fiction dove i personaggi sono catapultati in una realtà diversa (per esempio Goku e Vegeta sui banchi di scuola). La tua one shot non l'ho ancora letta, quindi non so se sia un'AU (lo dico perché molti la confondono con la "what if", che è invece una storia ambientata nell'universo originale dove però vengono cambiati degli eventi).
Scusate se ho fatto questa parentesi, ma penso che in un torneo di one shot sia giusto far conoscere qualche termine specifico. :)
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Thanks. In base alla tua descrizione sembra che la mia shot non ricada nell'ambito AU. Almeno credo.
Comunque avevo già sentito parlare delle differenze fra Alternate Universe e via discorrendo, più che altro in quel momento chissà perchè non riuscivo a capire a cosa si riferisse la sigla AU. :asd:
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Mi scuso se sto sfruttando tutti i giorni extra, ma sto faticando non poco a portare avanti la storia. Ora sono a buon punto e penso di riuscire a finire anche in serata. Ho creato una così bella coppia che mi dispiace far terminare il tutto in tragedia...
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Scuse anticipate per la bassa qualità
E' la seconda volta in vita mia in cui provo a scrivere una cosa del genere. L'idea mi frullava in testa già dall'ultimo torneo a cui ho partecipato, ma ho sempre lasciato perdere proprio per inesperienza. Anche a causa del poco tempo e della paura della pagina bianca ho deicso di tentare. Il tentativo di mantenere un ritmo e cercare di seguire uno schema c'è, ma temo che anche così potrebbe suonare un po' troppo forzato. Insomma, un po' mi vergogno a pubblicare qualcosa di così povero, ma è stato un esperimento abbastanza interessante.
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Premessa:
Questa one shot è basata sull'anime Dennou Coil, che da domani verrà trasmesso in italiano su Rai 4. E' ambientata cinque anni dopo gli eventi dell'anime e contiene alcuni spoiler di lieve entità.
Ho cercato di rendere il carattere dei personaggi simile alla serie originale, ma con alcune modifiche legittimate dal tempo trascorso.
Ecco la spiegazione di alcuni termini tipici di Dennou Coil che utilizzo nel racconto:
-Cyber occhiali: Occhiali a realtà aumentata che consentono di vedere alcuni elementi del cyber spazio di Daikoku
-Encoder: Una specie di Hacker in grado di manipolare il cyber spazio
-Spazi obsoleti: Parti di un cyber spazio osboleto non ancora formattate
-Illegali: Esseri simili a dei virus informatici che possono sopravvivere all'esterno del cyber spazio solamente infettando un animale virtuale
-Satchi: Anitivirus che elimina tutto ciò che può arrecare danno al cyber spazio
Love is illegal
Ritorno
Una ragazza dall'aria annoiata era comodamente seduta su uno dei sedili del moderno e rapido treno diretto alla stazione di Daikoku. Il modo in cui sedeva con le gambe accavallate e le braccia incrociate le conferiva un'aria spavalda e altezzosa, che cozzava un po' col suo viso dai lineamenti delicati e con la sua acconciatura. I suoi capelli corvini erano infatti raccolti in due lunghi codini, i quali le donavano un aspetto un po'infantile. Forse era anche per questo motivo che in molti al primo impatto la scambiavano per una studentessa delle medie, prima di rendersi conto che la sua uniforme e il suo corpo sviluppato non potevano che appartenere ad una scuola superiore.
Quel giorno la giovane indossava un paio di jeans dall'aria vissuta, una semplice maglietta bianca a maniche corte ed un paio di scarpe da tennis grige. Si trattava di un abbigliamento piuttosto semplice, ma in fondo non aveva motivo per vestirsi in modo elegante in tale occasione.
I suoi occhi dalle nere iridi scrutavano distrattamente il monotono paesaggio che scorreva davanti al pulitissimo finestrino del piccolo scompartimento in cui si trovava. I suoi cyber occhiali erano accessi, ma ad eccezione di qualche sporadico animale virtuale non le avevano permesso di vedere nulla di interessante.
-E io che mi ostino a tenerli accesi...Mha, è tutta colpa dell'abitudine-
Dopo qualche altro minuto di monotonia gli occhi della ragazza notarono in lontananza il familiare profilo di Daikoku, la città in cui aveva trascorso un periodo particolarmente intenso della sua infanzia e che non vedeva da ben cinque anni.
-Torno senza dire niente dopo tutto questo tempo...Mi chiedo come la prenderanno. Non che mi importi molto di loro...ma spero almeno che Yasako sia felice di rivedermi-
Nessuno ne era consapevole in quel momento, ma il ritorno a Daikoku di Yuko Amasawa, meglio conosciuta come Isako, stava per stravolgere la vita di chi in passato aveva già avuto a che fare con lei.
Nostalgia
"Terra chiama Yasako! Terra chiama Yasako!...Yasako, sto parlando con te!"
Sedute ad un tavolo di uno dei più conosciuti bar di Daikoku vi erano due ragazze delle scuole superiori che indossavano la stessa uniforme. Una delle due era chiaramente intenzionata a chiacchierare a ruota libera, ma l'altra sembrava assente, probabilmente assorta nei suoi pensieri.
"Eh? Hai detto qualcosa, Fumie?"
"Lasciamo perdere...Certo che oggi sei piuttosto distratta, Yasako. A che stai pensando?"
Il vero nome di Yasako era Yuko Okonogi. Si trattava di una ragazza tranquilla, paziente e gentile, sempre pronta ad impegnarsi e ad aiutare chi le stava attorno. Era anche molto carina e questo aveva recentemente attirato l'attenzione di alcuni ragazzi. Lei però non sembrava particolarmente interessata alle loro attenzioni.
"A niente..." rispose dopo qualche secondo con un tono di voce che tentava maldestramente di celare il suo stato d'animo.
La sua amica Fumie Hashimoto inarcò un sopracciglio.
"Sì, certo...Ti conosco troppo bene, è inutile che cerchi di fare finta di niente."
Yasako non era particolarmente intenzionata ad aprirsi, ma sapeva bene che Fumie non avrebbe mollato la presa tanto facilmente. In più il fatto che la compagna di classe continuasse a fissarla con sguardo inquisitore stava iniziando a metterla a disagio.
"Ecco...Stavo ripensando ai fatti di cinque anni fa. Sai, quando sono arrivata qui per la prima volta e ho incontrato te e tutti gli altri. In quel periodo sono successe tante cose, alcune positive ma molte altre negative. Mi sembra dunque strano che a ripensarci io provi una forte nostalgia e il desiderio di rivivere alcune di quelle esperienze."
Yasako non si aspettava che Fumie potesse aiutarla. L'amica si era rivelata affidabile in varie occasioni e spesso aveva anche saputo darle dei preziosi consigli, ma aveva sempre dimostrato di non essere particolarmente abile nei problemi sentimentali. A prova di ciò basta dire che ci aveva messo tre anni a rendersi conto che il suo amico d'infanzia Daichi era innamorato di lei, nonostante i tentativi del ragazzo di farglielo capire fossero stati sempre piuttosto eloquenti.
Per guadagnare tempo utile a riflettere sul problema dell'amica la giovane si mise a sorseggiare lentamente la sua coca cola.
"Mmh...Forse ti manca il rapporto che avevi con Haraken a quei tempi. Era estremamente innocente e privo dei problemi che hanno condotto alla vostra rottura."
Ken'ichi Harakawa, più noto come Haraken, era stato il ragazzo di Yasako per circa tre anni. Col passare del tempo la ragazza aveva realizzato che il sentimento che la legava a Ken'ichi non era amore, ma solamente una forte amicizia. Inoltre aveva iniziato a trovare piuttosto soffocanti sia la sua l'estrema possessività che la sua tendenza a voler bruciare le tappe. A quindici anni pensava già alla convivenza e al matrimonio, eventualità a cui Yasako non aveva mai nemmeno pensato e che le mettevano addosso una certa pressione. Tutto questo era chiaramente terminato con la decisione della ragazza di tornare ad essere semplicemente amici.
"In effetti da quando l'ho lasciato o non mi parla o fa delle scenate assurde per spingermi a tornare con lui. E anche se a conti fatti mi manca l'innocente rapporto che avevamo cinque anni fa, non credo che sia ciò di cui ho più nostalgia. Sento che c'è qualcuno o qualcosa che mi manca infinitamente di più."
Fumie sospirò.
"Ti voglio bene, Yasako, ma certe volte faccio fatica a capire i tuoi ragionamenti. Sarà che tendo a farmi meno problemi...Comunque non credi che possa trattarsi di Densuke? Eri davvero molto affezionata a quell'animaletto virtuale."
L'amica scosse la testa.
"No, sono sicura di aver superato la morte di Densuke già da tempo. Il fatto di avergli potuto dire addio come si deve mi ha permesso di non soffrire troppo per lui. Deve trattarsi di qualcos'altro..."
In quel momento la porta d'ingresso del bar si aprì e un campanello collegato ad essa suonò. Quel rumore indusse Yasako a voltarsi. Appena i suoi occhi si posarono sulla ragazza che era appena entrata si sentì avvampare e realizzò qual'era la vera natura della sua nostalgia.
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La mia strada
Appena era arrivata a Daikoku, Iasako aveva raggiunto la casa dei suoi zii per salutarli e liberarsi dei bagagli che aveva portato con se. Aveva trovato ad aspettarla solamente la zia, con la quale non andava particolarmente d'accordo e il desiderio di non stare da sola con lei per più di quache minuto l'aveva spinta ad uscire di casa per fare un giro lungo le strade della città. La fame l'aveva indotta a cercare un bar e il primo che aveva trovato era casualmente quello in cui si trovavano Fumie e Yasako.
Nonostante fossero passati cinque anni e l'aspetto delle ex compagne di classe era un po' cambiato, Iasako ci mise ben poco a riconoscerle.
-Eccole...Che faccio? Le saluto? Le ignoro?-
Prima che potesse prendere una decisione vide Yasako alzarsi e correrle incontro.
"I-Isako? Sei davvero tu?"
-Perchè è così contenta di vedermi? No, la vera domanda è un'altra...Perchè IO sono così contenta di rivederla?-
"No, sono una sua sosia...Ma certo che sono io, Okonogi" rispose Iasko. La sua voce fredda e distaccata non rispecchiava minimamente le emozioni che provava in quel momento.
Di fronte a quella risposta così secca il volto di Yasako si rabbuiò.
-Ma che mi prende? Se le parlo in questo modo penserà che di lei non me ne importa nulla...-
Si sforzò di sorridere.
"Scherzavo. Solo felice di vederti dopo tutto questo tempo, Yasako."
L'amica ricambiò il sorriso.
"Anch'io sono felice di rivederti. Da quando te ne sei andata qui a Daikoku sono cambiate un po' di cose. Perchè non ti unisci al nostro tavolo, così possiamo parlarne meglio?"
"D'accordo."
La ragazza prese una sedia da un tavolo libero e la posizionò accanto al posto di Yasako.
"Bentornata, Amasawa" la salutò Fumie con scarso entusiasmo. A differenza di Yasako non era mai riuscita a stringere una vera amicizia con Isako.
"Grazie, Hashimoto. Sei cambiata parecchio in questi anni."
"Ma no, sono solo cresciuta di qualche centimetro! Per il resto sono rimasta uguale! Eh, già..."
-Perchè sta guardando il suo seno con aria così afflitta?-
Yasako intercettò lo sguardo stranito dell'amica e soffocò a stento una risata.
"Dai, Fumie non abbatterti...C'è ancora tempo per quello."
"Taci, latteria...Dimmi, Amasawa..."
Isako arrossì violentemente e dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante mormorò: "Coppa C"
"Eh?"
"..."
"N-No, non era questo che volevo chiederti! Volevo sapere quanto tempo resterai qui a Daikoku."
Per l'imbarazzo Iasako si coprì la faccia con le mani.
-Vediamo un po' di ricomporci...-
"Resterò qui fino alla fine della coppa Champion di Rugby amatoriale. Era questo che intendevo con coppa C, mica altro...Per la cronaca, la coppa Champion di Rugby amatoriale finisce a settembre."
Yasako cadde dalla sedia dal ridere, mentre Fumie si limitò a fissare Isako con tutto lo scetticismo possibile.
"Come Encoder eri molto abile, ma come arrampicatrice degli specchi lasci molto a desiderare..."
Iprovvisamente i cyber occhiali di Fumie iniziarono a vibrare.
"Oh, una chiamata da parte di mia mamma...Scusatemi un secondo."
La ragazza si allontanò dal tavolo, lasciando le due amiche da sole.
Yasako si sentiva stranamente in imbarazzo. Di solito non aveva problemi a stare da sola con un amica, ma con Isako era diverso. Molto diverso. Pensò che potesse dipendere dal fatto che avevano condiviso assieme delle esperienze particolarmente intense, ma in cuor suo sentiva che non era così. La sensazione che provava stando da sola con lei l'aveva già speriementata in passato, ma non in modo così intenso.
-Provavo una stretta allo stomaco simile quando stavo con Haraken...Ma questa è dieci volte più forte...-
Ad un certo punto Yasako non riuscì più a tollerare quel silenzio imbarazzante e disse la prima cosa che le venne in mente...
"Cacca!"
...Per poi pentirsene subito dopo.
Non aveva bisogno di guardare Isako per sapere che la stava fissando ad occhi spalancati. Inaspettatamente però dopo alcuni isanti la udì ridere.
"Mi sono appena ricordata...La tua sorellina aveva l'abitudine di indicare qualunque cosa ed urlare 'Cacca!'."
Anche Yasako si mise a ridere, ma più per il sollievo di aver evitato una figuraccia che per altro.
"Ora fortunatamente non lo dice più. In questi anni è passata da bambina pestifera a studentessa modello."
"Evidente sua sorella ha saputo darle il buon esempio."
-E questo complimento da dove diavolo salta fuori?! Spero che non si accorga che sono arrossita!-
"Tutto ok, Yasako? Hai il viso paonazzo...Sicura di non avere la febbre?"
-Oddio...Non toccarmi la fronte, non toccarmi la fronte, non toccarmi la fronte...-
Isako fece esattamente quello a cui Yasako stava pensando. Essere toccata dalla mano fresca e morbida dell'amica fece aumentare notevolmente il suo battito cardiaco.
"No, non hai la febbre. Bè, meglio così."
Yasako era ancora più imbarazzata di prima e non sapeva cosa dire, ma per sua fortuna in quel momento Fumie si avvicinò al tavolo.
"Mia madre ha bisogno del mio aiuto per alcuni lavori domestici. Scusatemi, ragazze, ma devo proprio andare..."
-C-Cosa?! Mi sta davvero lasciando da sola con lei? E ora che faccio?-
Nonostante le preoccupazioni di Yasako il resto del pomeriggio fu piuttosto tranquillo. Lei e Isako parlarono molto, raccontandosi a vicenda quello che avevano fatto di interessante nei cinque anni in cui non si erano viste. Verso le cinque del pomeriggio le ragazze decisero di fare una passeggiata in uno dei parchi della città. Mentre camminavano vicino alle piante illuminate dalla luce arancione del crepuscolo, Iasako iniziò a chiedere all'amica molte informazioni su com'era cambiato il cyber spazio che circodanva Daikoku e restò stupita quando scoprì che era già stato formattato due volte in modo da evitare incidenti simili a quello in cui erano rimaste coinvolte a undici anni.
"Dunque ora gli spazi obsoleti non esistono più?"
"Sono diventati rarissimi, esattamente come gli Illegali. Le nuove versioni di Satchi riescono ad individuarli ed eliminarli in pochissimo tempo. La realtà virtuale di questa città è diventata molto più sicura e gli animali virtuali vengono infettati sempre più di rado. Inutile dire che la Nonna non è contenta della situazione...Gli affari del negozio andavano meglio quando il cyber spazio non era del tutto formattato e i bambini passavano le giornate in cerca di metabug."
Improvvisamente Iasko divenne particolarmente silenziosa.
"Va tutto bene, Isako?"
"...Possiamo sederci su quella panchina? C'è una cosa di cui devo parlarti."
"D-D'accordo..." mormorò Yasako. Prima di quel momento non pensava che il suo cuore fosse in grado di battere così velocemente. Con le gambe che tremavano leggermente si avvicinò alla panchina. Isako era già seduta, come al solito con le gambe accavallate e le braccia incrociate.
"C'è una ragione precisa se sono tornata qui a Daikoku. Durante questi cinque lunghi anni ho sempre provato una forte nostalgia pensando al periodo della mia vita che ho trascorso assieme a te. Ero convinta si trattasse del classico rimpianto dell'infanzia che hanno un po' tutti, ma ultimamente ho iniziato ad avere dei seri dubbi a riguardo. Sono piuttosto sicura che se potessi farlo non mi farei alcun problema a cancellare quei mesi dalla mia memoria...Ma non sarei in grado di cancellare il tuo ricordo. Non so quale sia la ragione, ma stare lontano da te mi fa soffrire. E' quasi come se avessi bisogno di te, per quanto assurdo possa sembrare. Dimmi, Yasako...Per quale motivo provo tutto questo? Tu lo sai?"
"N-Non ne sono sicura...Forse senti la mancanza del legame d'amicizia che ci univa?"
"Amicizia...Prima di andarmene ti dissi che io non avevo la minima idea di cosa fosse l'amicizia, giusto? Bè...In questi cinque anni penso di averlo imparato. Alle medie e alle superiori ho avuto modo di stringere amicizia con alcune persone. Con alcune di esse ho un forte legame, con altre solo qualche interesse in comune...Ma per nessuna di loro provo gli stessi sentimenti che nutro nei tuoi confronti. Dunque no...Non mi manchi come amica."
"...I-Io non so cosa dire..."
"Prima di andarmene ti dissi anche che il motivo per cui avevamo stretto un legame era perchè ci eravamo perse lungo la stessa strada e che se una persona come me sta troppo tempo con gli altri finisce per perdere di vista la propria strada. Mi sbagliavo di grosso e solo col passare del tempo l'ho capito. Non ci siamo perse lungo la stessa strada. Non ho bisogno di stare lontano da te per seguire la mia strada. Piuttosto devo stare con te...Perchè la mia strada sei tu."
Senza il minimo preavviso Isako avvicinò le sue morbide e rosee labbra a quelle di Yasako e le baciò con passione. Yasako si sentiva paralizzata. Stava accadendo tutto così in fretta e lei non sapeva assolutamente cosa fare. Sapeva però che quel bacio era quanto di più meraviglioso le fosse capitato in tutta la sua vita. E improvvisamente le fu perfettamente chiaro che cosa doveva fare: ricambiare il bacio e trasmettere ad Isako tutto l'amore che non aveva potuto donarle in cinque anni.
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Illegale
"Non credo di aver capito bene..."
"E invece hai capito benissimo! Ho visto la tua ex ragazza pomiciare allegramente con Yuko Amasawa! Non pensavo che fosse...Sai...lesbica."
"Infatti non lo è. E' solo confusa. Ma ci penserò io a schiarirle le idee"
Dal giorno in cui si erano incontrate dopo cinque anni Yasako ed Isako non avevano fatto altro che cercare stratagemmi per passare assieme più tempo possibile. Non avevano ancora ben definito la loro relazione, ma non lo ritenevano necessario. Ormai per loro l'unica cosa che contava era poter stare l'una con l'altra, affidandosi esclusivamente ai propri sentimenti ed evitando di porsi domande superflue.
Un giorno, mentre stavano rincasando dopo una tranquilla giornata passata al parco accadde qualcosa di strano. La nuova versione di Satchi, antivirus tanto pericoloso quanto efficente si palesò di fronte ai loro occhi.
"Eh, Satchi?! Credevo che ormai fosse praticamente impossibile vederlo!" esclamò Yasako, allarmata.
"Dobbiamo scappare...Oppure disattivare i cyber occhiali."
"No, aspetta. Questa nuova versione di Satchi non attacca chi indossa gli occhiali. E' stato programmato per eliminare solamente gli Illegali e per formattare gli spazi obsoleti."
Ma proprio in quel momento dal corpo dell'antivirus partì un raggio laser che le due ragazze riuscirono ad evitare solo all'ultimo istante.
"Credo che questo modello sia difettoso...Spegniamo gli occhiali."
Fu in quel momento che Yasako capì che qualcosa non andava. Nonostante Isako avesse spento gli occhiali prima di lei sembrava che Satchi fosse ancora in grado di vederla.
"Isako...Corri!"
"Cosa? Ma ho disattivato gli occhiali!"
"Non importa, mettiti ugualmente a correre! Non credo che Satchi possa danneggiare fisicamente gli esseri umani...Ma è meglio non correre rischi."
Isako riattivò gli occhiali in modo da poter vedere Satchi e poi si mise a correre il più velocemente possibile. L'antivirus si mise immediatamente al suo inseguimento.
"Mi ha totalmente ignorata...Il suo unico obiettivo è Isako!"
Non riusciva a capire cosa stava succedendo, ma una cosa le era perfettamente chiara: la persona che amava di più era in pericolo e doveva fare di tutto per salvarla. Iniziò a correre nella direzione in cui era andata Isako, ma un grido la constrinse a fermarsi prima del previsto.
"Yasako, aspetta!"
La ragazza si voltò e vide che era stato Haraken, il suo ex ragazzo, ad urlare.
"Non ho tempo! Iasko è...."
"Quella non è Isako!"
"Eh? Cosa stai dicendo?"
"Rifletti un secondo...Se fossero davvero Iasako, Satchi non avrebbe motivo di inseguirla. E' programmato per eliminare bug e virus informatici, non certo esseri umani."
C'era una certa logica in quello che diceva il ragazzo, ma Yasako era troppo agitata per rendersene conto.
"Dev'essere un modello difettoso!"
"Impossibile. Tutti gli antivirus sono stati aggiornati ieri. Posso testimoniarlo io e molti altri impiegati del ministero di cyberdifesa...inclusa mia zia."
Yasako stava veramente iniziando a perdere la pazienza. Perchè Haraken si ostinava a dire che Isako non era Isako? Non aveva senso!
"Piantala! Non so perchè Satchi si stia comportando in modo strano, ma so per certo che quella ragazza è Isako!"
Haraken scosse la testa.
"Sei stata ingannata. Esattamente come Fumie, gli zii di Isako e altri abitanti di Daikoku. La Isako che tu credi di aver incontrato dopo cinque anni non è altro che un Illegale."
Accecata dalla rabbia, Yasako colpì il volto del ragazzo con uno schiaffo particolarmente violento.
"Posso capire che tu sia geloso del rapporto che ho con Isako. Posso capire che faresti di tutto per tornare con me. Ma non posso accettare che tu stia cercando di allontanarmi da lei con delle scuse così patetiche. Credevo che cinque anni fa tu avessi superato la morte di Kanna...E invece non hai fatto altro che spostare su di me l'ossessione che nutrivi nei suoi confronti. E' per questo motivo che ti ho lasciato. Per te io non ero altro che un rimpiazzo."
Dopo aver pronunciato quelle parole taglienti come lame la ragazza si mise a correre. Sapeva che le assurdità pronunciate da Haraken erano totalmente false, ma nutriva ugualmente il bisogno di riabbracciare Isako per accertarsi che esistesse veramente, che non fosse solamente una sua bellissima fantasia.
-Ma certo che esiste! E' stupido mettere in dubbio l'esistenza di una persona che stavo baciando mezz'ora fa!-
Ma dopo due ore passate a vagare per le strade di Daikoku alla ricerca della sua amata le convizioni di Yasako inizarono a vacillare. Se Isako esisteva veramente perchè non rispondeva alle sue telefonate? E perchè nessuno aveva visto una ragazza inseguita da un Satchi? E perchè tutti parlavano di un tragico incidente avvenuto pochi giorni prima in stazione? Cosa diavolo stava succedendo?!
"Sei sicuro di non aver esagerato, Haraken?"
"Rilassati...Non se ne accorgerà nessuno."
"Quel programma...Bè, non è stato creato per manipolare i ricordi della gente. E credo che non sia legale installarlo su Satchi..."
"L'ho già rimosso. E se qualcuno mi chiederà perchè ho formattato Satchi...Dirò che era stato infettato da un virus. Del resto non sarebbe la prima volta."
"...Cosa farai se quella ragazza dovesse riuscire a tornare?"
"A che serve pensarci? Tanto sappiamo entrambi che non accadrà mai. Nessuno può uscire da uno spazio obsoleto dopo che la nuova versione di Satchi l'ha sigillato. Nessuno."
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Se ti interessa la mia opinione, il finale è ben riuscito. :ahsisi:
EDIT: Hanno postato tutti la propria shot, giusto?
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Io sono già curiosa di sapere la prossima traccia. XD