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Letto anche l'ultimo capitolo: intuisco che Piccolo sia su per giù al livello di Goku col kaiohken x10, ma mi chiedo come Gohan possa risultare d'aiuto di fronte a due poteri così differenti dal suo.
Mi piace la caratterizzazione di Sauzer e lo scambio di battute tra il guerriero d'elitè e il terrestre.
180.000 è un'indice spropositato rispetto a quello dei nostri (tra l'altro è l'unico livello che all'incirca combacia con quelli ufficiali del movie 5, non so se è un caso o se è voluto), quindi come immaginavo sarà Kodinya a risolvere la situazione. Hype per l'incontro con Vegeta, spero di vedere un po' di sani sfottò tra i due. :asd:
Per il resto capitolo molto scorrevole e interessante su cui non ho particolari appunti da fare.
Una domanda: Goku non sa che Vegeta è ssj?
Esigo subito il prossimo :lol:
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Grazie per i commenti, è bello avervi tutti e due! :)
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calogero99
Che bello, amo il nonsense, ho ADORATO la parte sulle bibite gassate ed il Megacombo! xD
A me piace scriverle, queste parti! :lol: Hanno anche un po' dello humour alla One Piece (personaggi stupidi come Rufy e Brook che ridono, fanno gag, sbraitano ecc.); trovo che anche in questo genere di scenette One Piece sia un po' l'erede di Dragon Ball.
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Originariamente Scritto da
calogero99
Oddio, bomba radioattiva e Chernobyl... Ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente casuale. :D
L'idea mi è venuta un po' perchè ho associato il verde della pelle di Dore alla radioattività (è una specie di Hulk spaziale :D ), considerando anche che l'arma della radioattività è particolarmente adatta ad uno che come mestiere stermina popoli e conquista pianeti.
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Ssj 3
Letto anche l'ultimo capitolo: intuisco che Piccolo sia su per giù al livello di Goku col kaiohken x10, ma mi chiedo come Gohan possa risultare d'aiuto di fronte a due poteri così differenti dal suo.
Quando Piccolo diceva che Gohan guarendo avrebbe potuto aiutarlo, probabilmente intendeva riferirsi a qualche intervento strategico diverso dalla mera forza combattiva. Sai che Piccolo è sempre furbo e tattico nelle battaglie contro nemici più forti di lui (Radish, Nappa, Freezer); la frase è volutamente ambigua perchè lui stesso non sa ancora bene cosa fare: in questa fase sta affrontando un nemico preso "a scatola chiusa". Deve ancora capirne la forza e i limiti!
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Originariamente Scritto da
Ssj 3
180.000 è un'indice spropositato rispetto a quello dei nostri (tra l'altro è l'unico livello che all'incirca combacia con quelli ufficiali del movie 5, non so se è un caso o se è voluto),
Anche questa è una cosa che non sapevo: diciamo che, nel consultare Internet come fonte, mi sono mosso un po' a casaccio. :D Nel mio caso volevo che fosse più forte di Ginew, ma inferiore ai 200.000 in modo da essere più debole di Kreezer primo stadio (lo aveva detto Kreezer stesso, che Sauzer è meno forte di lui); infatti anticipo sin d'ora che Kreezer al primo stadio era più debole del 530.000 di suo padre. Del resto, è ancora un bambino. :)
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Originariamente Scritto da
Ssj 3
Hype per l'incontro con Vegeta, spero di vedere un po' di sani sfottò tra i due. :asd:
Una domanda: Goku non sa che Vegeta è ssj?
Esigo subito il prossimo :lol:
Su questi punti, prestissimo il prossimo capitolo ti darà soddisfazione. :)
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Più presto che mai, ecco il capitolo successivo. :) Buona lettura!
Cap. 34: Mille risate in mezzo a un mare di guai.
Kodinya, che - in disparte – adesso sovrastava a mezz’aria l’altro campo di battaglia, iniziò a scrutare il terri-torio. “Prima di tutto mi interessa sapere che fine abbia fatto quella piccola squilibrata: non mi è piaciuta per niente la faccia con cui si allontanava!!” Cercandola con lo sguardo, la localizzò. «Ah, eccola… guarda te, se doveva mettersi a stringere amicizia con quei mocciosetti terrestri!» la disapprovò, dopo averla adocchiata.
«Sono la più forte del pianeta interoooo!» dichiarò Kapirinha esultante, seduta per terra, coi pugni levati verso il cielo, per poi ricadere lunga distesa sulla schiena, come sfiancata. Nel giro di pochi minuti, sotto il potente effetto iperstimolante del Megacombo, la piccola guerriera era sballata, completamente fuori di testa; stava per perdere il controllo di sé, come tradivano i suoi occhioni lucidi color miele e la pelle rosa pastello del viso, che aveva assunto una tinta blu in corrispondenza delle guance e della cima delle orecchie. Chiacchierava smaniosamente e senza freni. Di questo passo, le tre ragazze e il ragazzino stavano socializzando amichevolmente.
«Ma di quale pianeta?» chiesero in coro Kaya e Ganja.
«Di tuttiiiiiii!» esultò nuovamente Kapirinha. Scoppiarono risate collettive ed irrefrenabili tra i quattro.
«Ma allora sei simpatica!» esclamò Ganja, cui fece eco la gemella: «E noi che pensavamo fossi una stronza!»
«Anche voi due siete simpatiche! E poi mi piacciono i vostri capelli, mi ricordano la mia infanzia e il mio pia-neta natio...»
«Anche tu hai dei bei capelli... lunghi, scuri e ricciolini!» la elogiò Kaya. «Ma come fai a farteli così ricci?»
«No, no... sono i miei ricci naturali! Non uso prodotti di bellezza!» spiegò la piccola guerriera, attorciglian-dosi una ciocca attorno al dito indice; per sbadataggine, inavvertitamente si tirò da sola quella ciocca di capelli: «Ahiahi!! Mi fai male, Kapirinha! Cioè, ti fai male! Cioè, mi faccio male da sola!» e a quella gag scoppiò una crassa risata ignorantona.
«Ehi!» esclamò Ivanovich, desideroso ancora una volta di mettersi in mostra, visto che i discorsi sul tema di cosmetica e bellezza non erano decisamente il suo forte. Puntò l’indice da maestrino in avanti e disse: «Sapete come si dice dalle mie parti? Ogni riccio un capriccio!»
«Uffiiiiiiii!» sbuffò Kapirinha, con le guance blu e lucide come due palloncini. «Non sono una tipa capriccio-saaaa!»
«Ihihih… però adesso siete amiche non per la pelle, ma per i capelli!» esclamò Ivanovich.
Kapirinha strillò: «Sìììì! Io vivo per voi, amiche mieeee!» E le risate scoppiarono con fragore per un po’, poi si spensero. Intervenne Ivanovich, ragionando divertito con un ampio sorriso: «Certo che sembriamo proprio un bel branco di maiali sdraiati su un divano…»
Le reazioni a quell’asserzione furono: «Eh?» «In che senso? » «Cos’è un maialo?» Quest’ultima domanda era stata posta da Kapirinha; a quanto sembrava , sul suo pianeta non esistevano i suini.
«Facile.» spiegò Ivanovich «Sapete cosa fanno dei maiali sdraiati su un divano?? I porci comodi!»
«Aspetta, aspetta!» intervenne Kaya, anch’ella in vena di spiritosaggini argute. «Sapete cosa fanno i maiali distesi in posa sul divano, davanti ad una macchina fotografica?? La loro porca figura!!» E nuovamente l’insana ridarella prese il sopravvento, con Kapirinha che rideva più di tutti pur capendo quelle battute me-no di tutti.
«Porca zozza…» imprecò Kodinya, schifata dal vedere l’amica darsi alla pazza gioia nel bel mezzo di una missione. «La balorda ride come una scema e ha uno strano colorito bluastro! Devono essere quei sintomi di cui mi aveva parlato! Io pensavo che si fosse ripulita, e invece ci è ricascata… Brutta roba, la droga…» Scosse la testa: «Finché non fa danni… prima di tornare dal Re, andrò a recuperarla. E ora seguiamo lo scontro dell’imbecille numero uno della galassia: il capitano speciale di ‘sta minchia. Intanto noto che Neiz e Dore non si vedono in circolazione… che siano stati sconfitti? Sarebbe troppo bello… due stronzi in meno…»
In quegli stessi minuti, Ramen si alternava tra l’assistere l’adorato maestro Tenshinhan e la visione del combattimento, con la paurosa idea che anche il maestro Jiaozi dovesse combattere per finire in fin di vita, se non peggio. Grazie alla previdente Soya, che si portava sempre dietro una capsula-cassetta di primo soccorso, le contusioni, i graffi e le ferite riportati dal treocchi durante lo scontro erano stati appena disinfettati; ma quel primo soccorso era ancora troppo poco per migliorare le sue condizioni. Per quanto fosse privo di sensi, i suoi lineamenti erano tesi, gli occhi erano chiusi ma corrucciati e la bocca semiaperta; il danno al cranio doveva causargli un dolore indescrivibile. Per dargli un po’ di sollievo, il discepolo gli asciugava il sudore e gli inumidiva in viso con una pezza che si era fatto prestare da Soya, in quel momento interessata alle sorti del “suo” Crilin. «Ma come cavolo fanno ad essere così festosi, quei deficienti… la situazione è critica e le condizioni dei nostri maestri sono pessime! Accidenti…»
Crilin se la stava cavando male: non disponeva di strumenti che gli permettessero di colmare in alcun modo il divario con il nemico. Sauzer aveva aumentato di poco la propria aura. «Forza, giochiamo ancora un po’ con le lame! Voglio farti vedere una cosa! Lanciami ancora una volta quelle tue lame laser! Due, tre, cinque… quante ne vuoi, insomma!»
Crilin obbedì, e plasmò cinque Kienzan, lanciandoli in sequenza e mettendo assieme una sorta di stormo disordinato. «Èpée de noblesse!» sancì solennemente Sauzer, facendo scaturire attorno al polso una lunga spada d’energia dorata che svettava al di sopra del suo braccio. Ora sì che combatteva soddisfatto: la lama energetica era una delle sue tecniche preferite, perché gli permetteva di atteggiarsi a valoroso moschettiere. «Per duellare contro una lama, ci vuole un’altra lama!» Con notevole agilità e spontanea eleganza, Sauzer affrontò i cerchi energetici con la sua spada: alcuni di essi vennero colpiti in senso perpendicolare e respinti verso l’alto o verso il basso, altri invece collidevano per alcuni secondi lungo il filo, provocando scintille e un fastidioso ronzio. «Ma non sei capace di manovrarle, allora… che delusione! La mia tecnica è molto più raffinata!» si lamentava, mentre giocherellava con le lame per poi deviarle e mandarle allo sbando. «Scommetto che hai sempre fatto grande affidamento sulle tue seghe rotanti, perché ti aiutano a danneggiare nemici molto più forti di te! E il ragionamento non è sbagliato… uno spirito volenteroso tende a prevalere sulla pura forza fisica… Ma la mia è una lama più resistente ed affilata, perché è emanazione di uno spirito molto più nobile e potente del tuo… il mio!!» Senza esitazione, dopo essersi disfatto dei Kienzan, Sauzer si lanciò all’attacco con la sua spada. La mossa seguente di Crilin fu ancora una volta istintiva: «Colpo del Sole!!»
«Perdinci! Ma allora è un vizio! Però i vizi si pagano…!» gridò il Capitano, accecato dall’immane bagliore e scocciato da quell’insulso attacco che, ancora una volta, lo ostacolava. Crilin approfittò di quel momento per andare a nascondersi dietro un alto sperone roccioso, azzerando l’aura in modo che Sauzer non riu-scisse ad intercettarlo nemmeno quando, recuperata la vista, attivò lo scouter. “Dove si è nascosto quel nanerottolo, perdiana!? Si sarà cacciato nella fossa scavata dal mon pauvre Neiz?” Sauzer scese a controllare e a perlustrare con il rilevatore sull’occhio, poi lanciò un raggio che si allargò in un’ondata ampia nella buca; Crilin seguiva la ricerca di cui era preda con fortissimo batticuore: “Cacchio, mi sta cercando là sotto…”
«Umano, ascoltami bene!! Se non esci allo scoperto, farò saltare in aria tutto! I corpi dei tuoi amici saranno travolti e disintegrati, inermi come sono!» E non sapeva che sul posto erano presenti pure gli allievi delle due scuole… un cavaliere oserebbe mai prendere in ostaggio degli innocenti? E un invasore alieno, lo farebbe? Era preferibile non dover scoprire la risposta a tali interrogativi: «F-Fermo… eccomi qua!» esclamò Crilin uscendo allo scoperto.
«Malnato codardo!» lo ingiuriò saltandogli addosso e afferrandolo per il colletto della maglia blu; poi co-minciò a tartassarlo di pugni nello stomaco uno dopo l’altro: «Così impari a prendermi in giro! Nei duelli non ci si nasconde! Questa è l’ammenda per il tuo comportamento vile!»
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Quella sorta di nascondino e il susseguente pestaggio costituirono un temporeggiamento provvidenziale. In quei minuti, infatti, la flying car viola di Yajirobei era atterrata in prossimità di Soya, Ramen e Jiaozi. Il samurai ciccione, sceso pesantemente dalla sua vettura, salutò con voce scorbutica, a dispetto dal tenore amichevole delle sue parole: «Ehilà, gente! Che aria tira qua? Bleah, che postaccio… ma in effetti è l’ideale per combattere…»
Jiaozi, meravigliato per l’inaspettata apparizione, si ricordò di lui: «Ah! Yajirobei! Sei venuto a darci una mano?»
«Ma che, sei matto?! Sono solo venuto a portarvi una scorta di senzu da parte del maestro Karin! Non sono tantissimi, purtroppo, quindi usateli con criterio e fateveli bastare!»
«Sapevamo che il maestro Karin non si sarebbe dimenticato di noi, anche se ci hai messo un bel po’ per arrivare...»
Yajirobei, con un grugnito seccato, porse il sacchettino con i fagioli magici a Jiaozi, affinché guarisse subito i feriti; poi, appallottolando una caccola del naso, rispose senza scomporsi: «Invece di ringraziare…! Sapete come dico sempre io? “Meglio tardi che mai...” e poi dico sempre anche “La vita è una questione di culo: o ce l'hai, o te lo fanno!” Voi l'avete avuto, quindi ringraziate e non siate polemici!» Nel frattempo, sotto gli occhi increduli di Soya e Ramen, Yamcha e Tenshinhan erano miracolosamente in piedi, sani, salvi e al mas-simo delle forze; solo i vestiti strappati e bruciacchiati testimoniavano i guai affrontati e, malgrado tutto, superati.
«Perfetto, il mio compito qui è finito! Fatevi forza e ci vediamo alla prossima!»
«Ma come? Te ne vai di già, Yajirobei?» chiese Yamcha. «Sicuro che non vuoi restare a darci una mano?»
«Sicurissimo! Non dire scemenze, lo sai bene che non sono affatto utile… quindi, non ha senso che io rischi la vita qua…»
«Ad ogni modo grazie: mi sento in perfetta forma, di nuovo pronto a combattere!» dichiarò convinto Ten-shinhan, liberando la sua energia interiore, mentre il destinatario dei suoi ringraziamenti se l’era già svignata senza ritegno. Dopo aver fatto il punto della situazione, i tre super guerrieri si divisero i compiti: Tenshinhan sarebbe intervenuto al fianco di Crilin, portandosi in battaglia due senzu; Yamcha, per non sentirsi da meno, avrebbe assunto il ruolo di riserva nell’eventualità che fosse stato necessario il suo intervento, mentre il piccolo Jiaozi avrebbe portato un paio di senzu a Gohan, la cui aura era percepita come flebile, e a Piccolo, che a quanto sembrava stava fronteggiando il figlioletto di Freezer.
«E quei quattro?» domandò Yamcha scioccato: si riferiva alla bizzarra chiacchierata che si stava svolgendo fra le due gemelle, il biondo allievo di Tenshinhan e la bassa guerriera dalla quale non pareva provenire alcuna minaccia. «Tutti quegli scalmanati stanno stringendo amicizia...»
«Non è così male che se ne stiano lì a chiacchierare...» sorrise Soya «… se non altro, staranno lontani dal campo di battaglia!»
Crilin sputava sangue; i suoi occhi erano cerchiati di nero, e il suo viso appariva più scavato. «Hai pagato abbastanza la tua slealtà! Adesso posso finirti!» Mentre l’alieno pronunciava questa frase, Crilin avvertì l’aura di Tenshinhan appena ripresosi. «Break!! C-chiamo… un mio amico!! T-tenshin…han, ti prego, vieni ad aiut-!» Non poté concludere la richiesta d’intervento, perché un pugno di Sauzer gli aveva trapassato lo stomaco, e adesso schizzi di sangue e succhi gastrici colavano dal suo addome.
Soya strabuzzò gli occhi e scoppiò in lacrime: «Oh, Crilin! Nooo!»
Sauzer si sbarazzò di quel corpo, ormai in procinto di diventare una salma, gettandolo via con schifato disinteresse quasi fosse un sacco dell’immondizia; il pelato fu recuperato da Tenshinhan che, presolo in braccio, si affrettò a riportarlo in piena salute con un senzu. «Anche se lottate in due, non ci vorrà molto a terminarvi.»
Kodinya si era fatta un’idea sufficientemente chiara di ciò che era accaduto tra i vari combattenti prima del suo arrivo sul posto; ora che era lì, avrebbe assistito al concludersi del combattimento di Sauzer, per poi andare a fare rapporto al Re. Con sua somma meraviglia, l’alta guerriera sentì che, oltre la linea dell’orizzonte, un’aura incredibilmente ampia e potente era in progressivo avvicinamento a velocità supersonica. “Ma… questo spirito così imponente… non posso usare lo scouter su di esso, o andrà in tilt! Non riconosco quest’aura… terribilmente forte e con un che di spietato… Non so perché, nell’animo mi sorge un sentimento di nostalgia… Non sarà mica…??”
Anche Yamcha avvertì quell’aura, riconoscendola: «Ecco! Ora ci siamo tutti… ci mancava solo lui! Ma non so se è uno su cui possiamo fare affidamento, e se ci sarà di aiuto…» Proprio mentre Tenshinhan e Crilin si erano portati in posa d’attacco, il nuovo arrivato fu finalmente visibile: adesso Vegeta troneggiava fiero sul campo di battaglia, davanti ai tre contendenti. Un sorriso si allargò sul volto dal pallido incarnato di Kodinya, che fra i presenti era quella che lo conosceva meglio di tutti, malgrado non avesse riconosciuto la sua aura: questo perché non lo aveva più incontrato da quando aveva imparato a gestire quel genere di percezioni.
«Vegeta!» esclamò il basso combattente pelato. «Sei venuto ad aiutarci!»
«Ci conosciamo, testa pelata?» chiese di rimando Vegeta, sfoderando per provocazione un ghigno derisorio. «Non me ne frega di quel miserabile del vostro nemico! Voi ed io non siamo amici e non siamo alleati… Sbrigatevela da soli!»
«Miserabile… à moi? Dopo che avrò completato la missione, sarà il tuo turno, maledetto screanzato.» ribatté Sauzer. «Non ho ancora il dispiacere di conoscerti, ma presto morirai! Lasciami misurare l’indice della tua forza combattiva! » aggiunse, premendo un pulsante dello scouter.
«Io invece ti conosco: tutti nei confini del regno della famiglia Cold hanno sentito almeno parlare di quel disgustoso lecchino del Capitano Sauzer, l’anima nera di Cooler! E, ad ogni modo, non sei un avversario di mio interesse… io punto più in alto! Sta’ a vedere!» E concentrò la propria aura in modo talmente rapido che lo scouter, nel tentativo di rilevare il livello, andò in tilt ed esplose.
«Si è rotto! Lo scouter si è rotto!!» ripeté Sauzer sgomento ed incredulo. «Ignorami pure, sciagurato… la prossima volta ti vedrò supplicare!». Kodinya smorzò un sorrisetto divertito sotto i baffi. A quel punto, Vegeta si spostò in volo davanti alla sua ex collega.
«Hola, testone del cazzo! È bello rivederti in splendida forma! Vedo che hai conservato l’armatura dell’ultima volta che ci siamo incontrati, eh?! Decisamente ti donano le spalline gialle! Come te la passi??»
«Ehi, cara la mia troia!» Com’è bello essere amiconi, eh? «Anche tu qui?»
Kodinya strinse le spalle. «Ti avevo promesso che sarei venuta a trovarti, no? Il Re ha organizzato questa spedizione, ed ho chiesto di farne parte! Tu che mi dici??»
«L’ultima volta non ero pienamente in me, ossessionato com’ero dall’idea di raggiungere lo stadio di Super Saiyan… ricordi? Beh, ora guarda!» annunciò, facendosi avvolgere da un’inequivocabile aura d’oro.
«Minchia, quanto sei figo! Allora ci sei riuscito, alla fine!» commentò ammirata Kodinya, fissando il Saiyan dagli occhi verde acqua e dai capelli biondi. Vegeta sghignazzò con una luce maligna negli occhi: questo traguardo gli aveva restituito la sua piena baldanza; per di più, come spiegò egli stesso alla sua ex collega: «Per la prima volta, quest’oggi ho la possibilità di mettere alla prova i miei nuovi super poteri su di un nemico alla mia portata, e che nemico poi! Mi hai appena confermato che abbiamo grandi visite, oggi!» asserì convinto e galvanizzato, accennando col pollice al campo dove stavano lottando Kreezer e Piccolo.
«Vegeta! Hai presente chi c’è di là? Sei sicuro di farcela??» domandò Kodinya esterrefatta. Crilin notò di sottecchi come tra i due dovesse sussistere una qualche forma di complicità o amicizia, un rapporto probabilmente nato negli anni in cui Vegeta lavorava al soldo di Freezer: Vegeta non era mai stato visto in un atteggiamento simile, sulla Terra.
Il Super Saiyan guardò tutti, ma non diede alcuna risposta. Tornò alle sue sembianze naturali, poi concluse: «Vi saluto, gente! Statemi bene!» E con una risata strafottente si allontanò.
Tenshinhan lo insultò per l’indignazione: «Dannato bastardo…»
Gli fece eco Crilin con un broncio infelice: «Poteva anche darcela, una mano…»
Piccolo, la cui aura trasparente lo avvolgeva alla massima intensità, era pronto in posa d’attacco, stavolta sul serio. «Sarò onesto: del resto, se - come dici - ci tieni tanto alla correttezza, questo è già un bel passo avanti! Non ti aspettare che userò riguardi con te solo perché sei un bambino…» lo avvisò «…tanto lo so che sei un mostro terribile, come tuo padre...»
«Grazie, amico verde… non c’è bisogno che mi fai i complimenti!» rispose Kreezer, quasi lusingato dal paragone con l’illustre genitore.
Piccolo distese le braccia in avanti; il suo corpo era avvolto da fremiti d’elettricità. Concentrò la forza nelle braccia; dalle palme delle mani fuoriuscì una duplice onda d’energia che si congiunse in un indomabile ca-vallone dorato. Kreezer decise di rispondere in modo analogo, lanciando da una mano una voluminosa emissione di energia di color amaranto-rossiccia. Le due onde si confrontarono per alcuni secondi; dopo una fase iniziale di parità, quella di Piccolo prese il sopravvento: acquisì terreno rispetto a quella del ragazzino, fino a prevalere completamente ed investire il nemico.
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Kreezer, travolto dall’attacco, si domandò: «Ma da dove sbucano oggi tutti questi tizi straordinariamente forti?!» Era costretto ad aumentare ancora una volta la percentuale di potenza da cui attingere.
Piccolo approfittò di quel frangente per infliggere una ginocchiata al bambino alieno all’altezza del ventre, facendolo capitombolare all’indietro di alcuni metri, per poi attaccarlo con ripetuta ferocia con una raffica di numerosissimi pugni e calci feroci, senza concedergli respiro. Il nipote di Cooler ebbe la sveltezza di balzare fra un pugno e l’altro e di sferrare un doppio calcio a gambe giunte all’altezza del diaframma di Piccolo; quest’ultimo sulle prime tentò di resistere senza indietreggiare, nonostante le gambe del ragazzino premessero sul petto del namecciano quasi volessero sfondarglielo per traforarlo fino alla schiena. Kreezer cominciò ad alternare calci sferrati al petto a velocità ancora superiore: stavolta Piccolo, per non rischiare di farsi sfondare il torace, indietreggiò. Necessitava di un espediente per interrompere l’offensiva del piccolo alieno: gli puntò addosso gli occhi e sparò due raggi energetici. «Questo so farlo anch’io!» gridò Kreezer, ripetendo a sua volta quell’attacco di raggi rossicci dagli occhi. “Maledizione…! È solo un moccioso, ma quanto a tecniche non ha nulla da invidiare al padre…” imprecò tra sé il guerriero namecciano. «Kreezer…» ansimò «chi ti ha insegnato a combattere in questo modo?» chiese Piccolo, nel tentativo di riprendere respiro apprendendo qualcosa di più sui nuovi nemici. «In parte mio papà, ma soprattutto mio zio, di recente …» spiegò in breve Kreezer con un sorrisino presuntuoso. “Anche questo Cooler deve essere letale quanto suo fratello, se non peggio… sono entrambi a livelli di abilità paurosi!” fu la deduzione di Piccolo.
«Per esempio, lo zio mi ha spiegato che alle volte i deboli plebei cercano di intavolare discussioni apposta per far perdere tempo alla gente seria come noi! E siccome ho capito che stai cercando di fare lo stesso, non te ne darò la possibilità!» Inutile specificare quanto fosse orgoglioso Cooler nell’ascoltare il nipote parlare come lui: gli insegnamenti stavano dando ottimi frutti. Kreezer mise in atto i suoi propositi: levitò nuovamente all’attacco a testa bassa, con un’agilità inattesa, intenzionato a prendere a testate il nemico. Piccolo, preso in contropiede da quell’accelerazione, liberò completamente la propria aura a scopo difensivo, scatenando contro il ragazzino una sorta di ventata energetica; il figlio di Freezer non si perse d’animo, aumentò la propria forza e, contrastando la difesa del maestro di Gohan, lo attaccò come un rinoceronte con una sequenza di una, due, tre capocciate al petto e, salendo, al mento. Piccolo si sbilanciò e cadde indietro dopo un volo di alcuni metri; Kreezer volle cogliere l’occasione di quella posizione supina. Unendo le manine in una martellata, il ragazzino alieno gli frantumò il ginocchio. Al crack della rottura si accompagnò l’urlo disumano di dolore di Piccolo: adesso lo stinco era ruotato in maniera innaturale. «Maledizione… Piccolo…!» sibilò Gohan con un filo di voce, seguendo lo straziante martirio del suo maestro.
«Eheheh…» sghignazzò il nipote di Cooler. «E il premio del migliore urlo di dolore del giorno va a… il rompi-scatole dalla pelle verde! Voglio vedere come farai a rialzarti con la zampa a penzoloni!»
Piccolo guardò con odio quella piccola peste che lo stava mettendo in difficoltà in quel modo. Poi si infilzò le nere unghie della mano nella coscia e se la mozzò con sofferenza, gettandola via con tutta la stoffa viola che la rivestiva, sotto lo sguardo attonito dell’avversario. Senza esitare, dal moncherino di coscia che gli era rimasto rigenerò una nuova gamba. «Figata! Mi ricordi degli animaletti che vivono sul mio pianeta… anche a loro spezzo le zampine; poi, per evitare che se le facciano ricrescere, sai che faccio?? Gli spacco la testolina! Ti sarà anche ricresciuta la gamba, ma le tue energie non si rigenerano così facilmente, eh?!»
«Curioso…» commentò il guerriero dalla pelle verde rialzandosi. «Anche tuo padre una volta mi disse una cosa simile…» Per l’esattezza, quell’osservazione era stata fatta da Freezer a Nail, i cui ricordi continuavano a conservarsi anni dopo, nella mente di Piccolo.
«Dunque confessi! Anche tu hai cospirato contro di lui, come se non bastasse il fatto di aver ostacolato me e mio zio quest’oggi! Motivo in più per ammazzarti!» esclamò il ragazzino, avventandosi su Piccolo a gamba tesa.
Jiaozi si era portato nei pressi di questo scontro; adesso, da dietro un costone roccioso, con la telepatia contattò il figlio di Goku: “Gohan, mi senti? Sono io, Jiaozi!”
“D-dove sei? chiese Gohan, appoggiato alla roccia, volgendo la testa come un fantoccio inerme.
“Sono qua… dietro la roccia alla tua sinistra…” disse, sporgendo la testolina. Inorridì al vedere che Gohan era pieno di graffi, croste di sangue rappreso e crosticine di varie dimensioni. “Ti ho portato un paio di senzu… potresti venire qua a prenderteli?”
“Magari potessi…! Sono tutto ammaccato, per non dire stremato… Dentro mi sento peggio di come si vede da fuori…”
Jiaozi, titubante, preferì rimanere nascosto, consegnando al ragazzino i due magici semi facendoli fluttuare mediante la telecinesi: «Scusa se non mi avvicino, ma… i parenti di Freezer mi fanno tanta paura…»
«Non preoccuparti!» sdrammatizzò Gohan che, grazie al fagiolo, aveva riacquistato piena forza e salute, diventando ancora più forte di prima, grazie al suo retaggio Saiyan. «Vai pure, Jiaozi! Sei stato gentile ed in gamba!» Era giunto di nuovo il momento di tornare in campo.
Ormai Piccolo non riusciva più a tenere testa all’escalation di potenza del figlioletto di Freezer, cosa di cui si rese conto anche l’avversario: «Più di così non sai fare, eh? Sei arrivato al limite della tua forza! Altrimenti, se potessi, aumenteresti il tuo livello per resistere e rispondere ai miei attacchi…» Piccolo ringhiava, frustrato per la vergogna di aver realizzato che c’erano tutti i presupposti per una sua prossima sconfitta.
«Ottime notizie, gigante verde! Mi dispiace per te: eri così determinato quando sei comparso, ma hai falli-to… Ho fatto i miei calcoli: con metà della mia forza totale ti supero, quindi basterà un po’ più della metà per porre fine alla tua esistenza!»
«Co-cosa?? Solo metà della forza totale??» ripeté Piccolo, con lo sgomento in viso, che lo faceva somigliare ad un grottesco gargoyle. “Dunque questa razza di mostri ha un’innata potenza fuori scala… non hanno bisogno di allenamenti speciali per potenziarsi: a loro basta seguire il normale sviluppo fisico…”
«Esatto! Eheheh… Vedi, sono queste le facce che piacciono a me: quelle che trasudano terrore! In questo dovresti prendere esempio dal tuo maestro, Gohan… Non capisco come mai voialtri vi azzardiate ad agire con tanta spavalderia, se non sapete nemmeno a cosa andate incontro… temerari!» esclamò, voltandosi verso il piccolo Saiyan. Ciò che vide lo sorprese: «Ma sei di nuovo in piedi?? E tutte le ferite che ti avevo regalato??»
«Magia… sono guarito.» annunciò Gohan recuperando il suo sorriso determinato. «Sono pronto a combattere al fianco di Piccolo… Stavolta ti sconfiggeremo!»
Il combattimento era ad un nuovo punto di svolta, quando l’allievo e il maestro avvertirono una nuova aura approssimarsi dal campo di battaglia: Vegeta, allontanatosi in quel momento da Crilin, Kodinya e gli altri, nel giro di qualche secondo si era catapultato nell’altro campo di battaglia, quello più interessante per lui, dove avrebbe trovato, oltre a Piccolo e Gohan, anche il figlio e il fratello del suo detestato aguzzino.
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Nell’Aldilà, Re Kaioh e il suo pupillo osservavano con meraviglia gli ultimi eventi.
«Quindi ora Vegeta è… un Super Saiyan?? È una cosa grandiosa!» osservò il Saiyan con grande entusiasmo. «Allora la crisi sulla Terra può considerarsi risolta! Deve essere fortissimo… Quando morirà, mi piacerebbe sfidarlo! Non vedo l’ora… accetterà di sicuro!»
Re Kaioh però sembrava rammaricato. «Ti sembrano cose da augurargli in questo momento? Se è vero che vuole gettarsi nella mischia, deve solo vincere, altroché! E comunque non vi rincontrerete, perché verrà destinato sicuramente all’Inferno! A parte questo, non mi sembra molto collaborativo nei confronti del resto del gruppo… sembra voler badare solo ai propri interessi!»
Goku pestò lo stivaletto per terra, esclamando serafico: «Accidenti! Cosa gli costa essere un po’ più cari-no??»
«Aspetta, figliolo… c’è dell’altro.» aggiunse re Kaioh con palpabile preoccupazione.
«Mi dica… la ascolto…»
«Gli allievi dei tuoi amici… sono dei veri geni della comicità! Devo allenarmi, o persino il divino re Kaioh ri-schia di essere superato sul suo terreno! Hmpfff…» Re Kaioh trattenne a stento una risata.
«Beh? Cosa c’è?»
«Ho fatto una battuta: “divino Re Kaioh”, perché non per nulla sono un dio… ahahahahah!» concluse ridendo la divinità azzurra.
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
Capitolo un po’ lungo, lo ammetto: mi premeva fare definitivamente entrare in scena Vegeta.
Per i livelli di combattimento, per il momento vi lascio in sospeso: la battaglia contro Kreezer non è ancora finita!
Precisazione su Sauzer. Il nome ufficiale della spada energetica di Sauzer sarebbe “Sauzer’s Blade” (letteralmente “lama di Sauzer”). Mi sembrava un nome un po’ misero per un personaggio che ho voluto rivisitare come una specie di cavaliere, quindi ho inventato la dicitura “Èpée de noblesse” (=Spada di nobiltà), che fra l’altro è un gioco di parole: nella Francia della monarchia assoluta e dell’aristocrazia, “nobiltà di spada” si intendeva quella aristocrazia composta da coloro che avevano sostenuto guerre e battaglie per il Re e che da questi erano stati ricompensati con la concessione di privilegi nobiliari e feudali. Non a caso, per ridipingere alcuni tratti della personalità di Sauzer, mi sono in parte ispirato al cliché secentesco del moschettiere del Re.
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Letto il capitolo 32!
Sempre divertente e mai noioso leggere la tua Fanfiction...
Ahahah, finalmente Piccolo! E ora arriva il bello xD
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Letto adesso l'ultimo: che dire, neanche a farlo apposta, ho avuto soddisfazione sui punti in cui la aspettavo :)
La comicità dei 4 giovani può essere compresa solo da un maestro come Re Kaioh, mi pare evidente :asd:
Bella rimpatriata di Vegeta e trombamica, non è andato in aiuto dei terrestri ma sono sicuro che qualcun altra rimedierà.
Hype a 1000 per il combattimento con Re Cooler.
Ottima la citazione a Freezer-Nail, elemento che arrichisce il capitolo, già di per sè ben scritto e godibile.
Il piccolo Kreezer plasmato a sua immagine e somiglianza da Cooler stermina i plebei proprio come lo zietto gli ha insegnato, carino e coccoloso insomma.
Attendo con ansia il prossimo :D
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Grazie ai miei due commentatori. :) Questo è un capitolo che vi dovrebbe piacere, visto che sarà totalmente incentrato su...
Cap. 35: Il destino dei Saiyan.
«Ma guarda quanta bella gente!» prese la parola il Principe dei Saiyan, dandosi un’occhiata intorno. «L’onnipresente muso verde, il figlio di Kakaroth, il figlio di Freezer e…» si fermò, con una pausa d’indecisione. Aveva sempre sentito parlare di Cooler, ma nei fatti non lo aveva mai visto di persona. Era davvero lui?
«Adesso basta! Quanta insolenza!» sbottò indignato Cooler, rizzandosi di scatto in posizione eretta e pe-stando un piede sul terreno. «Allora avevo proprio ragione a dire che c’è sempre uno sciocco in agguato pronto a fare irruzione! Per tua norma e regola, ti trovi al cospetto di Cooler… Sua Maestà Re Cooler, per te.» precisò il figlio maggiore di re Cold, senza esitazione. «Tu chi saresti, terrestre?»
«Io, “terrestre”?» ripeté Vegeta, levandosi a mezz’aria perché le sue parole giungessero a voce chiara all’orecchio di Cooler. «Sono un Saiyan, idiota!»
Cooler sorvolò sull’insulto: era altro che gli premeva. «In base alle mie informazioni, la razza dei Saiyan non contava superstiti, a parte Son Goku! È anche vero, devo ammettere, che non sapevo avesse un figlio… dunque non sarebbe la prima volta che le mie informazioni sono incomplete.»
«Dunque sei proprio tu, il celebre Cooler! Avevo sentito un bel po’ di trambusto da queste parti, ma ciò che mi aveva attratto era l’aura di questo marmocchio! Il livello e la natura della sua energia sono inconfondibili. Non l’avevo mai visto coi miei occhi: ai tempi in cui militavo per Freezer se ne sentiva parlare, di tanto in tanto! Non mi aspettavo una forza simile da un bambino… Poi arrivo qua e cosa trovo? Non uno, ma ben due membri della più bella famigliola del Creato! Tu ti stai trattenendo, eh? Per questo non avevo capito chi fossi, con quest’aura così bassa, prossima allo zero!»
«Zio!» chiamò Kreezer a gran voce. «Vuoi che mi sbarazzi pure di quest’altro plebeo?? Oggi ci sto prendendo gusto!» domandò Kreezer, trattenendo infastidito la stizza di sentirsi dare del marmocchio.
«Non sono un plebeo… anche nelle mie vene scorre sangue reale, ragazzino!»
Per Cooler non fu difficile fare due più due: “Militava per mio fratello… dice di essere un Saiyan e il suo aspetto lo confermerebbe… sostiene di appartenere ad una schiatta reale…” «Ma tu… non sarai mica…?» azzardò Cooler.
«Indovinato! Sono Vegeta, il Principe dei Saiyan… e anche l’ultimo purosangue, ormai! Tuo fratello ti avrà parlato di me, suppongo.»
«A me, ne ha parlato!» intervenne di nuovo Kreezer. «Mi ha detto che sei un ribelle e un bastardo! Zio, posso ucciderlo?? Eddaaai!»
«Sii paziente, pargolo… voglio vederci chiaro.» rispose benevolo lo zio, per poi rivolgere lo sguardo al Saiyan: «Il famoso Vegeta, dunque... Il Principe decaduto dei Saiyan, nonché dipendente di mio fratello... l'insubordinato ribelle e traditore! Eravamo tutti convinti che fossi morto.»
«Lo ero. Immagino tuo fratello ti abbia parlato anche delle Sfere del Drago…»
«Ah. Quegli oggetti magici.» accennò Cooler con indifferenza. «Peccato. Sai com’è… Freezer si era tanto vantato di aver posto termine alla dinastia reale Saiyan su Namecc. Dal mio punto di vista, un altro degli errori di Freezer è stato quello di avere risparmiato dallo sterminio proprio un Saiyan di casta aristocratica, il quale teoricamente avrebbe avuto maggiori probabilità di far avverare la leggenda del Super Saiyan. Forse in qualche modo gli stavi simpatico... oppure, ti considerava una buona vittima da tiranneggiare a dovere.»
A quelle parole Vegeta strinse i denti, e gli sfuggì un ringhio sommesso al rinnovato ricordo dello sfrutta-mento fisico e morale subito per anni. Era inutile: per un orgoglioso come lui, essere stato usato da Freezer era una piaga che non si era ancora rimarginata. Però… forse il Destino gli aveva offerto una possibilità per superare completamente l’umiliazione che per anni gli era stata inflitta.
«Mio fratello avrà taciuto molti dettagli decisivi, ma su una cosa aveva ragione: sei stato insulsamente pre-suntuoso. E poi, non hai nemmeno la coda...»
«Non è la coda a fare un Saiyan…» sentenziò Vegeta, laconico.
«Ma se ce l’ha pure quel piccolo bastardino…» ribatté Cooler, nell’evidente intento di sminuirlo.
«Cosa?» Solo allora Vegeta si accorse che dal sedere di Gohan ondeggiava una coda scimmiesca. «Ah, ma guarda! Non ci avevo fatto caso. Nei bambini, la coda ricresce facilmente, e sembra che questo carattere si perpetui anche nei meticci…» Tale circostanza gli suggerì un’idea mirabolante.
Guardò il cielo del pomeriggio, portandosi la mano al mento: “Non ho mai capito come funziona la Luna di questo mondo! In tre anni e più, non l’ho mai vista comparire!” Tutti i presenti, perplessi, lo guardarono, perso com’era nelle sue macchinazioni. A quel punto, Vegeta dichiarò: «Ad ogni modo, sarebbe ancora presto, a quest’ora della giornata… Ma non c’è nulla che non si possa risolvere! State tutti a vedere!» Concentrò parte della sua energia nella mano e plasmò una power ball candida e splendente, che lanciò ad un’altezza considerevole. Gridò: «Vai!»; in una colossale concentrazione di luce abbagliante, la sfera si dilatò e, combinandosi con l’ossigeno dell’aria, si convertì in una luna artificiale. Tutti i presenti rimasero attoniti al fenomeno a cui avevano assistito: dunque i Saiyan potevano anche creare un satellite? O solo Vegeta ne era capace?
Gohan mantenne lo sguardo fisso su quella fonte di luce; era così tanto tempo che non vedeva uno spettacolo così bello e particolare, anche per l’insolito orario del giorno… e poi, erano passati quasi quattro anni dall’ultima volta che i suoi occhi avevano contemplato la luna, creata da Vegeta. «Ti regalo la Luna, ragazzino... goditela, e goditi anche la tua bella codina!» disse Vegeta.
Piccolo, all’udire le parole di Vegeta, ricordò l’accaduto della notte di quasi cinque anni prima in cui Gohan, trasformatosi per la prima volta, aveva rischiato di causare un quarantotto: «Non guardare! Gohan, non guardare quella luna!»
Anche Cooler, fremente all’idea che la situazione potesse sfuggirgli di mano, intimò: «Son Gohan! Distogli lo sguardo!» Troppo tardi: gli occhi del piccolo mezzosangue, dopo aver assorbito raggi lunari a sufficienza, si accesero di rosso sangue. Il suo cuore fu assalito dall’eccitazione, ed iniziò a martellare ossessivamente; la dentatura umana assunse le spaventose sembianze di fauci ferine con zanne lunghe ed aguzze. In breve, stracciati gli indumenti color viola prugna, tutte le sue membra raggiunsero dimensioni gigantesche, e tutto, ad eccezione del muso, delle mani e dei piedi si rivestì di una fitta pelliccia scura da gorilla.
«Gohan… ti senti bene?» chiese Kreezer con una leggera preoccupazione nella voce; poi, cercando di essere spiritoso, chiese: «Ma che cav…? È uno scimmione mannaro?»
«Tuo padre non te ne ha parlato, nipote?» intervenne lo zio. «I Saiyan possono trasformarsi in scimmioni giganti, se c’è una luna piena sufficientemente luminosa! O almeno, questo è ciò che so io… Per questo volevo evitare che si trasformasse.»
«Figata! Più gigantesco di nonno Cold!» esclamò il bambino alieno.
«Altro che figata, mocciosetto…» lo volle disilludere Vegeta: «Quando un Saiyan subisce quella trasforma-zione, la sua potenza si decuplica letteralmente!» Nel frattempo, la belva aveva raggiunto le sue dimensioni massime. Uno scimmione dalle orecchie a punta adesso sovrastava l’intera area; innalzò il muso allungato verso il cielo e si lasciò andare ad un roboante ruggito.
“Anche se le cose stessero davvero come ha detto Vegeta e la forza di Son Gohan si decuplicasse, mio nipote potrebbe anche reggere il confronto… anche se la vittoria sarebbe rischiosa, e molto laboriosa…” pensò Cooler, che sull’onda di questi ragionamenti decise di prendere le redini della situazione e stroncare ogni rischio sul nascere. Sollevò le dita indice e medio congiunte e sprigionò una buona parte della sua potenza, in un gesto che a Vegeta risultò tristemente familiare. A super velocità, il Principe si portò accanto al fratello di Freezer e riuscì ad afferrargli e deviargli le braccia, nell’esatto momento in cui sparava vari raggi energetici blu intensamente concentrati, mirati al cuore della belva secondo l’intenzione del monarca. Gli occhi del Principe incontrarono quelli del Re, che scansò la mano dell’altro schiaffeggiandola con ripugnanza. Mettere le mani addosso al Re… quale arrogante affronto!
«Sei veloce, Vegeta…» osservò il Re, al colmo del disappunto.
«Non posso permettere che tu uccida un Saiyan proprio mentre sta dando il meglio di sé, anche se si tratta del figlio dell’odiato Kakaroth… ovvero, quello che tu conosci come Son Goku. Piuttosto, sappi che da adesso hai un nuovo nemico da affrontare: il Principe dei Saiyan. Forza, spostiamoci lontano dal bestione e dagli altri… il loro scontro è una questione che non ci deve riguardare, per ora.» lo sollecitò Vegeta. Cooler decise che lo avrebbe fatto fuori entro breve, per poi sistemare anche il figlio del Super Saiyan Son Goku… e così, la missione sarebbe stata completata. I due extraterrestri adulti, ormai proclamatisi reciprocamente nemici, si spostarono di qualche centinaio di metri.
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«Come mai hai fatto la tua comparsa solo adesso, Vegeta?»
«Da qualche ora percepivo le mosse dei tuoi uomini e di quei terrestri... ma tutti loro – che, come avrai capito, sono mezze calzette in confronto a me - mi avrebbero dato solo noia.» affermò Vegeta con disprezzo. «Infatti, anche se conosco quegli uomini, li ho lasciati al loro destino, in balia del tuo Sauzer… non nutro alcun interesse per loro…»
«Non riesco a capire cosa tu intenda.» disse Cooler seccamente, ignaro di cosa volesse intendere il Saiyan quando parlava di “percepire le mosse”; da questo punto di vista, Vegeta era avvantaggiato.
«Lo scoprirai presto! Comunque… tuo nipote mi ha attirato qui, ma la vera sorpresa me l’hai fatta tu, Cooler: non mi aspettavo che ti scomodassi a raggiungere questo pianeta periferico.»
«Un Re che si rispetti non può permettere che sulla sua dinastia pesi il marchio dell’infamia. Desideroso di vendetta per i fatti di Namecc e per quelli avvenuti un anno dopo su questo pianeta, sono venuto in cerca del Super Saiyan, per scoprire praticamente subito che era deceduto di morte naturale. Però sono contento: ho scoperto che la linea di sangue di Son Goku sopravviveva nella persona di suo figlio. Sono arrivato in tempo per evitare che quel bambino cresca: sembra che abbia una potenza molto sopra la media… sarà un fattore ereditario, visti i suoi natali…»
«Non necessariamente: di solito i figli dei Saiyan non hanno una crescita così prodigiosa e, a parte ciò, suo padre era ben lontano dal diventare un Super Saiyan quando il mocciosetto venne alla luce. Io ho sempre creduto che sia un qualche strano effetto derivante dal miscuglio fra razze…»
«E dimmi, cosa vuoi fare ora? Sfidarmi? » domandò il Re con atteggiamento altezzoso. «Chi credi di essere, la brutta copia di Son Goku?»
«No, perché io sono già la bella copia! Infatti, dopo averti sconfitto, io ti ucciderò, cosa che Kakaroth non farebbe!»
«Oh, e come faresti? Non c’è nessuno che possa anche solo eguagliare la mia potenza nell’universo.»
«Nemmeno un Super Saiyan?» proclamò Vegeta con sguardo fiero. Strinse i pugni con un ghigno minaccioso; un lampo di perfidia gli fece brillare le pupille, e il Principe dei Saiyan si accese d’oro per alcuni secondi, sotto gli occhi di Cooler, per poi tornare allo stadio di base.
Il viso di Cooler rimase stupefatto per qualche impercettibile secondo, durante il quale non riuscì nemmeno a balbettare. Riavutosi da quella reazione iniziale, commentò: «Dunque abbiamo ulteriori prove concrete che la famosa leggenda era tutto un racconto per i creduloni… altro che uno ogni mille anni: ne abbiamo avuti due in pochi anni, e il figlio di Son Goku potrebbe essere il prossimo.» Subito dopo, un lampo di genialità attraverso lo sguardo di Cooler. Prima di allora non aveva mai incontrato di persona un vero Saiyan di pura razza: quel popolo rientrava nell’area di influenza di Freezer, una zona dell’universo estranea alla sua giurisdizione. Ora, per la prima volta gli capitava di incontrarne uno, e per di più il Principe, l'erede della casa regnante… come se non bastasse, in versione Super Saiyan. La scoperta poteva avere un valore inestimabile, per lui: Re contro Principe, nobile contro nobile, una sfida aristocratica e leggendaria tra i due più potenti esponenti di quelle due razze. Avrebbe affrontato il Super Saiyan, l’ancestrale terrore della sua dinastia: «Non ho mai creduto a quella che per me era… una fiaba, e a seguito di ricerche ho scoperto che non era altro che una mediocre mistificazione del nostro passato storico. Tuttavia…»
«Dunque sei d’accordo con me nel dire che Freezer era un’idiota, a crederci!» osservò Vegeta.
Cooler, che odiava suo fratello, mal tollerava che si parlasse in quei termini di un qualsiasi membro della sua famiglia. «Lasciami finire. Tuttavia…» aggiunse Cooler, con uno schiocco di coda al suolo. «…la fiaba aveva un fondo di verità. E poiché questa “verità” è inaccettabile, devo porre fine allo scempio che la comparsa del Super Saiyan ha determinato! Ti racconterò cosa ho scoperto: non siamo in molti a conoscere questa storia, ma voglio fartene dono prima di spedirti dai tuoi antenati, mio caro Principe.»
I fatti che ci accingiamo a raccontare risalgono a mille anni prima delle nostre vicende, e riguardano l’atavica ostilità fra le due razze più temibili dell’universo. Dal momento che – fortunatamente per noi! - non siamo dominati dalla tensione e dall’eccitazione che, in quel frangente, animava Cooler e Vegeta, possiamo attardarci un attimo di più rispetto a loro per capire come andarono realmente le cose.
Chilled, primo e più potente figlio di Frost, era un alieno dall’aspetto peculiare, più unico che raro, che nell’universo non somigliava ad altri che ai suoi parenti: era caratterizzato dalla carnagione violacea e dal fisico basso ed agile, aveva gli occhi rossi e le labbra nere. Delle placche ossee ricoprivano avambracci e stinchi, e una sorta di casco osseo sulla sua testa era sormontato da una placca lucida arancione. Dalle spal-le spuntavano due piccoli spuntoni neri, mentre dai lati del casco osseo sorgevano due corna nere curve verso l’alto. L’extraterrestre aveva ereditato dal beneamato padre il dominio del loro pianeta d’origine, con l’auspicio di accrescere vieppiù i possedimenti, e una raccomandazione: “L’onore e la supremazia della famiglia prima di tutto”. Da qualche decennio aveva assunto il titolo di Re e, grazie ad una politica espansionistica violenta ed aggressiva, aveva consolidato in un unico regno diversi pianeti su cui dominava da sovrano.
Come tutti i grandi conquistatori, era ambizioso; come tutti i membri della sua famiglia, Chilled era straordinariamente forte. Da diverso tempo, era giunta alle sue orecchie la fama degli abitanti del pianeta Saiya, i Saiyan: si favoleggiava che, nella storia precedente, decine di razze di invasori fossero atterrati in quel mondo, spinti da brama di conquista, con risultati fallimentari. Quale impresa migliore, per affermare agli occhi dell’universo la propria supremazia, che farsi conoscere come il vincitore dei famosi Saiyan?
Prima di aggredirli, Chilled raccolse informazioni. Apprese che Saiya era un pianeta lussureggiante, selvatico e vergine, una sorta di paradiso terrestre tropicale sul quale abbondava la vegetazione ad alto fusto, specialmente alberi carichi di frutti commestibili; quanto alla fauna, per terra e mare erano diffuse bestie di dimensioni enormi. Sul pianeta si era sviluppato, come forma di vita intelligente, un popolo di creature dai caratteristici capelli ispidi e scuri, dall’eccezionale propensione per la lotta e il confronto muscolare. Con tutta probabilità, dovevano essersi imparentati a qualche specie di scimmia, perché dei primati conservavano ancora la lunga coda oltre alla struttura fisica. All’epoca questi esseri vivevano come animali selvatici, a contatto e in sintonia con la natura; usavano coprirsi con la pelle delle belve trucidate per proteggersi dalle intemperie. Sul pianeta agiva una forza di gravità particolarmente intensa, ma i Saiyan, popolo dalla straordinaria robustezza fisica, erano in grado di rinforzarsi e di non soccombere al peso della gravità, sviluppando una forza molto superiore a quella di svariate razze dell’universo. A ciò si aggiungeva la loro indole selvaggia e competitiva, che li spingeva a sfidarsi e combattersi come se tale loro attività rappresentasse una forma di intrattenimento e svago. Ne conseguiva che, giorno dopo giorno, i Saiyan acquisivano una potenza fisica superiore: più combattevano, più diventavano forti. Non conoscevano armi, ma non ne avevano bisogno: riuscivano a stendere bestioni molto più grandi di loro, semplicemente a mani nude. Si vociferava, ma di questo nessuno aveva informazioni certe, che nelle notti di luna piena regredissero a mostruose forme di gorilla. Sicuramente la loro caratteristica più pericolosa era un’altra: a differenza della stragrande maggioranza degli abitatori dell’universo, i Saiyan sembravano non conoscere limiti: erano capaci di trascendere in continuazione il proprio potere, fino a livelli praticamente irraggiungibili.
Non avevano un’idea del vivere in istituzioni organizzate; erano bruti - per quanto mediamente svegli e dotati di comprendonio - che si riunivano in branchi allo stato brado, che riconoscevano il più forte del pianeta come autorevole vertice dell’organizzazione sociale. Chilled venne a sapere che il massimo esponente dei Saiyan, con cui avrebbe dovuto confrontarsi, si chiamava Vegeta: era alto, gioviale, atletico e muscoloso. Sul suo corpo recava in ogni parte i segni e le cicatrici di migliaia tra battaglie, duelli o semplici liti. Aveva delle doti che lo rendevano un vero e proprio genio della sua specie: un’intelligenza strategica che lo faceva primeggiare rispetto ad altri compatrioti; era testardo, di un’ostinazione che sfociava talora nell’incoscienza. Ma soprattutto aveva una fortuna sfacciata, come tutti i leader che si rispettino: anzi, per il suo popolo era semplicemente “Il Fortunato”. Era uscito gravemente ferito da parecchi scontri, ma le sue ferite – un po’ per caso, un po’ perché sapeva prendersene cura - si erano sempre rimarginate perfettamente; aveva sperimentato tante volte sulla sua pelle la caratteristica di uscire ampiamente più forte da ogni guarigione, da non dover temere più alcun rivale. In un contesto sociale che ancora ignorava l’avanzata tecnologia medica attuale, riuscire a rimettersi dalla morte era quasi un miracolo. Per di più, il miracolo nella sua vita si era reiterato tante di quelle volte che Vegeta, ritrovandosi più potente ogni volta che si riprendeva, amava ripetere “ciò che non ti uccide, ti fortifica”.
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Determinato a vincere, Chilled atterrò sul pianeta Saiya e si fece condurre alla presenza di Vegeta il Fortunato. Lo sfidò; Vegeta, irriverente, lo derise per il titolo di Re con il quale si era presentato. «Perfetto, straniero… se tu sei il Re dell’universo, oggi io diventerò il tuo Re!» Lo scontro fisico fu accanito: era la prima volta che Chilled aveva a che fare con un nemico in grado non solo di resistere ad un corpo a corpo con lui, ma anche da metterlo alle corde. Quando fu chiaro che si trovava in condizioni di inferiorità, Chilled si sentì indotto a giocare la sua carta vincente. Risuonavano nella sua mente le parole del possente genitore Frost: “Ricordati, figlio mio! Noi non saremo mai sconfitti… in caso di bisogno, possiamo trasformarci e raggiungere una potenza che travalica ogni limite conosciuto!”. La trasformazione era la chiave per sbloccare un potere maggiore, ma i figli di Frost non avevano mai avuto bisogno di farvi ricorso. Fu Chilled a sfoderare il suo vero aspetto che, per quanto più minuto e meno corazzato, era enormemente superiore al leader dei Saiyan. Vegeta, mosso da uno spontaneo spirito di miglioramento, poiché non aveva mai seguito forme di addestramento, imparò da Chilled – solo guardandolo ed imitandolo - il potere dell’emissione di energia interiore: ciò rese lo scontro ancora più intenso e complesso. Vari colpi lanciati agli alberi devastarono il paesaggio del pianeta, il che infastidì gradualmente, e non poco, il Saiyan – il quale era un animale attaccato al suo territorio; ma la goccia che fece traboccare il vaso furono alcuni attacchi energetici con cui, vigliaccamente, il figlio di Frost pose fine all’esistenza di alcuni fratelli di Vegeta che assistevano alla battaglia. Fu un attimo: il Fortunato si illuminò del colore dell’oro e divenne un Super Saiyan, fenomeno mai verificatosi prima d’allora nella storia dei Saiyan. Fu mirabile, subito dopo, assistere al biondo combattente che, in preda ad una sorta di possessione soprannaturale, raccolse nelle mani la propria energia interiore e, distendendo le braccia in avanti, urlò: “GARRICK CANNON!”
Subìto il colpo, Chilled fu costretto ad arrendersi. Il Super Saiyan, perso interesse verso un avversario indebolito e malconcio, ne ebbe compassione, schernendolo: «Così racconterai alla tua discendenza cos’è la sconfitta subita sulla tua pelle!»; subito dopo, i Saiyan attaccarono e trucidarono per ripicca una moltitudine di soldati giunti al seguito del Re spaziale, intimando loro di tenersi alla larga dalla loro patria. Chilled, gravemente ferito, pieno di fratture ed emorragie interne, tornò a casa col supporto di uno sparuto drappello di uomini; sembra che le ultime parole con cui si congedò dal pianeta invaso siano state: «Dovranno passare mille anni prima che i figli di Frost subiscano una nuova sconfitta.» La metafora voleva sottendere un monito per i posteri; ma con l’andar dei secoli, fu interpretata come una profezia e si tinse di colori leggendari. Certo è che, in quelle condizioni pietose, il figlio di Frost patì un’agonia breve prima di passare a miglior vita.
Da allora, l’atteggiamento della gente di Vegeta cambiò: dopo la vittoria epocale contro quel nemico che, con tutto il suo esercito, si era proclamato l’essere più potente dell’universo, i Saiyan acquisirono la consa-pevolezza di essere guardati dagli altri popoli dell’universo come un baluardo inespugnabile, un unicum, qualcosa di coeso ed irripetibile. Furono queste le origini del famoso orgoglio guerriero Saiyan, della co-scienza collettiva di un popolo che sapeva di essere una potenza invincibile.
Già tempo prima della batosta, Chilled aveva messo su famiglia… la dinastia reale non si sarebbe estinta, e la sconfitta fu una lezione abbastanza sonora, visto che suo figlio Blizzard non si avvicinò a Saiya per molto tempo. Tuttavia non trascurò mai di monitorare gli eventi del popolo guerriero; aspettò la morte naturale del Fortunato per ripresentarsi sul pianeta dei Saiyan, nel frattempo ribattezzato Vegeta in onore del suo più glorioso combattente: quello stesso nome sarebbe stato trasmesso ai discendenti del capobranco, che nei secoli a venire si sarebbero fregiati del titolo di Re dei Saiyan. Presentatosi al popolo di Vegeta, ormai privi di un guerriero all’altezza del Fortunato in grado di competere con Blizzard, pervennero ad un accordo di non belligeranza, che col tempo divenne un trattato di collaborazione: fu così che, nei secoli che seguirono, le mani dei figli di Frost si allungarono e si strinsero sempre di più sul pianeta Vegeta, finché anche i Saiyan ne caddero schiavi. La strategia era: domare e civilizzare i Saiyan, addestrarli e sfruttarne la forza - superiore rispetto alle altre razze dello spazio – per una politica di conquista; infine, incanalare la loro aggressività per distruggere pianeti e decimare i popoli deboli, con i quali non poteva esistere competizione né crescita. Ciò comportò che il livello medio dei Saiyan si andò abbassando, perché gli scimmioni non trascorrevano giornate intere a lottare fra loro per crescere. Se un individuo lotta con un suo simile, c’è competizione, c’è potenziamento, c’è desiderio di sopraffazione… ma tra un uomo e una colonia di formiche, per quanto queste possano essere fameliche, non ci sarà mai competizione, e colui che le stermini in massa non può uscirne potenziato. In tal modo, la famiglia più potente della galassia era riuscita a impedire la crescita collettiva dei Saiyan, a “tenerli a bada”. Ogni tanto, qualche fortunello riusciva a sforare abbondantemente la media… nulla di irreparabile, perché nel frattempo anche i discendenti di Chilled, generazione dopo generazione, avevano amplificato le proprie capacità: in una cucciolata di fratelli, era sempre il più forte – non necessariamente il primogenito - a succedere al padre, rafforzando dunque il potere della Corona, che poggiava le proprie fondamenta sulla forza di chi la deteneva. Ciononostante, nessuno della dinastia, né il popolo dei Saiyan dimenticò mai la “leggenda” del Super Saiyan e le parole di Chilled agonizzante. Re dopo Re, venne l’epoca di Re Cold. Si approssimava il compimento del millennio dalla tragedia subita da Chilled: il giovane Freezer, figlio minore e più potente del Re, da qualche anno aveva ricevuto la reggenza di vari pianeti, fra cui la patata bollente rappresentata dal pianeta Vegeta, da cui sarebbe potuto scaturire l’inizio della fine. Era giunta l’ora di distruggere il pianeta Vegeta, prima che da esso crescesse e si sviluppasse un nuovo Super Saiyan. Cooler, piuttosto scettico sulla veridicità della leggenda, diede inizio alle sue ricerche: non gli interessava nulla di quel pianeta; si chiedeva però da dove derivasse questa arcana paura che si era trasmessa nella sua famiglia generazione dopo generazione. Freezer, capricciosamente, non volle temporeggiare oltre: avendo accesso al calendario degli arrivi e delle partenze da e per il pianeta Vegeta, scelse un giorno in cui il pianeta era densamente popolato per trasformare il mondo dei Saiyan in una spettacolare pioggia di fuochi d’artificio felicemente tragici. Mise in giro la voce che si fosse trattato di un meteorite; al contempo, mandò in giro squadre scelte composte da guerrieri potenti per completare il lavoro, uccidendo tutti i Saiyan che in quel periodo erano in missione. Perché avesse scelto di risparmiare la vita al Principe Vegeta e, con lui, al suo subordinato Nappa, restò un mistero per Cooler; Freezer sapeva che i due, essendo già molto forti, si sarebbero adagiati sugli allori, senza sentire il bisogno di migliorarsi per primeggiare, specialmente perché il tiranno non mancava di far sentire viva la sua sorveglianza. Inoltre, si trascurò di uccidere un debole Saiyan d’infimo livello, Radish, perché non giudicato pericoloso. In definitiva, Cooler bollò l’operazione come mediocremente eseguita, perché erano stati lasciati in vita troppi superstiti; peraltro, sfuggì all’attenzione di tutti l’esistenza di un neonato, che sarebbe divenuto noto come Son Goku.
Dopo aver ascoltato la sintesi di questo racconto, Vegeta aveva davanti ai suoi occhi un filo rosso che niti-damente collegava il passato della sua razza al presente suo e a quello di Kakaroth. «Quindi la tecnologia sottratta ai popoli sterminati, e quelle che chiamavate missioni e collaborazioni erano solo un modo per assicurarsi che noi Saiyan non superassimo mai una soglia di sicurezza… per controllarci e limitarci.»
«Esatto.» rispose Cooler. I suoi occhi traboccavano di sadico compiacimento al pensiero che i suoi antenati avessero tenuto sotto scacco un intero popolo guerriero con la paura e con l’astuzia.
Vegeta digrignava i denti: gli ribolliva il sangue nelle vene. Solo qualche anno prima aveva dovuto dichiarare guerra aperta al detestato datore di lavoro per sentire nascere forte l’esigenza di migliorarsi al punto da eliminarlo dalla galassia; ma, più ancora, era stato necessario incontrare Kakaroth e subire da lui una batosta più che sonora, perché si risvegliasse in Vegeta l’istinto di competizione. Per una serie fortuita di circostanze, in Vegeta si era verificata quella rottura dell’equilibrio al ribasso che gli antenati di Freezer e Cooler avevano instaurato nella razza Saiyan.
Se il Principe non avesse incontrato il guerriero di infimo livello, se la sua vita non avesse preso la piega che invece aveva preso, difficilmente il suo livello di combattimento avrebbe superato quello che ora gli appariva come un “misero” 18.000, ma di cui un tempo era andato molto fiero. Se ora era un Super Saiyan, in parte lo doveva anche all’indiretta sollecitazione ricevuta da parte di colui che gli aveva dimostrato che “anche un fallito potrebbe superare un nobile, se si impegna...”
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«Dannati, stramaledetti bastardi! Ci avete sottomesso perché ci temevate! Perché sapevate che eravamo gli unici ad avere le potenzialità per superare il vostro livello, e ci tenevate sotto scacco con la paura del tiranno di turno, impedendoci di crescere e superarvi! Bel modo di diventare la famiglia più forte dell’universo!» Avete presente quei momenti in cui la mente rievoca scene del passato come in un flashback apparentemente incoerente, ma che una coerenza ce l’ha, eccome? Vegeta in quegli attimi si rivide moribondo, riverso sull’erba blu mare del pianeta Namecc, sanguinante e in lacrime davanti a un Freezer più potente che mai e ad un Kakaroth che aveva superato ogni limite di potenza mai raggiunto da un Saiyan, dai tempi di suo padre Re Vegeta, o addirittura da molto molto prima. «Ascoltami, Kakaroth…» farfugliava Vegeta a fatica, con un filo di voce. «Il pianeta Vegeta, dove io e te siamo nati… è scomparso… non a causa di un meteorite, come ci hanno sempre detto… Invece è stato Freezer ad attaccarlo… noi Saiyan abbiamo sempre servito Freezer con dedizione, seguendo sempre con fedeltà i suoi ordini… sono morti tutti, anche i tuoi genitori e mio padre, il Re… Freezer temeva che tra i più forti potesse nascere un Super Saiyan…» In quell’occasione, l’orgoglio ferito di Vegeta si aggiungeva alle vite perfidamente stroncate dei namecciani, e ai numerosi pericoli corsi da Crilin, Bulma, Piccolo e Gohan su quel pianeta: tutto l’insieme aveva infiammato il cuore di Goku di collera e sete di giustizia.
«È da tanto che me ne ero reso conto…» riprese Vegeta, ora più calmo. «Ma la storia che mi hai appena narrato mi dà ora una visione più chiara delle mie radici. Ad esempio, non immaginavo che il mio Garrick Cannon avesse origini tanto nobili da risalire al primo Super Saiyan, ossia il primo Vegeta…” disse il Principe con un ringhio che affiorava appena, sentendo montare la furia nel proprio cuore, sforzandosi di mantenere un tono vocale moderatamente irato.
«Oh, ma non prendertela con me…» replicò Cooler. «Io non avrei agito come quel debosciato… vi avrei soppressi tutti in massa, per sempre. Il genocidio operato da mio fratello è stata una delle poche cose giuste che abbia fatto. Ma ha operato da stolto superficiale, come suo solito: alla fine qualche moscerino gli è sfuggito e gli ha dato filo da torcere; nelle sue leggerezze e nei suoi errori di valutazione c’era il seme della sua morte. Quando seppi che mio padre era deceduto, sentii la rabbia ribollire dentro di me: se il grande Re Cold avesse spartito tra noi i territori di rispettiva influenza dando a me quella bomba pronta ad esplodere che era il pianeta Vegeta, le cose negli anni successivi sarebbero andate molto diversamente. Non ci sarebbero stati superstiti, nemmeno a cercarli col lumicino. Ma ormai siamo arrivati fin qui, e io ho preso la mia decisione: oggi completerò l’operazione che i miei antenati avrebbero dovuto compiere secoli fa, Vegeta. Combatterò contro di te e ti sconfiggerò definitivamente. La razza Saiyan sarà estirpata come una malerba da questa e da tutte le galassie, e l'onore della mia razza, da voi ingiuriato, sarà riscattato e glorificato per sempre in tutto l'universo. Si parlerà per sempre di Cooler il trionfatore, l'erede di Frost, di Chilled e di mio padre, Re Cold! Noi, i figli di Frost.”
«Se la metti su questo piano... accetto la sfida. Ho ancora più voglia di ucciderti, dopo ciò che mi hai raccontato!» disse Vegeta, lasciandosi infuocare dall’ira del guerriero leggendario.
Il fratello di Freezer si sfilò di dosso lo scouter, sapendo che lo strumento non avrebbe retto quei livelli di potenza, e sbottonò il mantello rosso dalla divisa da battaglia: entrambi gli oggetti sarebbero stati solo un intralcio per la battaglia. «Bene... oggi è il giorno in cui io e te salderemo tutti i conti arretrati. Mettiamo alla prova questo famoso Super Saiyan!» dichiarò elettrizzato il grande Re Cooler, balzando all’indietro e portandosi in posa d’attacco.
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
Capitolone sostanzioso! Spero che non sia troppo pesante come contenuto, e che riesca ad affascinarvi ed incuriosirvi per i prossimi capitoli! :)
Chilled è un personaggio preso da un episodio speciale dedicato a Bardack, che potete trovare anche su Youtube: io non considero valido quell’episodio perché lì è il padre di Goku il Super Saiyan leggendario, però l’antenato di Freezer e Cooler mi piaceva e me ne sono appropriato. Sappiate comunque che non è una mia creazione originale. Vegeta il Fortunato, capostipite dei Re dei Saiyan, è una mia creatura: in lui ho unito tratti delle personalità di Goku e Vegeta; infatti fisicamente lo immagino simile a Vegeth. :)
Il titolo del capitolo “Il Destino dei Saiyan” è ripreso dal movie di Cooler, ma ovviamente va ricollegato a tutta la storia che ho raccontato.
In questa storia ho tralasciato l’idea (tipica dell’anime) che i Saiyan condividessero fin dalle origini il proprio pianeta con gli Tsufuru, perché gli Tsufuru di cui parla l’anime mi stanno antipatici. La mia versione non è in contraddizione con l’anime: potete immaginare che, quando i Saiyan erano ormai dipendenti di un discen-dente di Chilled, abbiano occupato il pianeta Plant e sterminato gli Tsufuru: se non sbaglio, nelle scene dell’anime si vede che il re dei Saiyan era il padre di Vegeta, quindi la sottomissione degli Tsufuru deve essere una missione abbastanza recente, non certo risalente a mille anni prima.
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Letto il capitolo 33. Ahi ahi, qui Crilin rischia, ci vuole Vegeta o al limite una ripresa di Gohan... Mi appassiono sempre più :D
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Ho letto con interesse la storia dei saiyan: rispetto a quanto ho sempre pensato, hai deciso di porre in un'ottica quasi paritaria le due razze dei changeling e dei saiyan, due potenze ancestrali in perenne conflitto tra loro: una potentissima per natura, l'altra formata da guerrieri non dotati della stessa capacità per nascita, ma con la facoltà di potenziarsi all'infinito al prezzo di sudore, sangue, dolore e con un bel po' di fortuna :)
Bello anche il confronto Re-Principe e tutta fase preliminare della battaglia: quanto intendi farci aspettare ancora? :lol:
Mi è piaciuto il richiamo, nella mente di Vegeta, agli accadimenti di Namecc.
Bel capitolo, complimenti.
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Originariamente Scritto da
Ssj 3
Ho letto con interesse la storia dei saiyan: rispetto a quanto ho sempre pensato, hai deciso di porre in un'ottica quasi paritaria le due razze dei changeling e dei saiyan, due potenze ancestrali in perenne conflitto tra loro: una potentissima per natura, l'altra formata da guerrieri non dotati della stessa capacità per nascita, ma con la facoltà di potenziarsi all'infinito al prezzo di sudore, sangue, dolore e con un bel po' di fortuna :)
Dato che in questa storia ci tocca fare il tifo per i Saiyan, che ne sono i protagonisti... Machiavelli insegna che le doti essenziali del Principe ideale sono virtù (e quindi abilità nello sfruttare le proprie potenzialità innate) e fortuna... nell'ideare il primo Vegeta, ho pensato che il modo per far arrivare un Saiyan primitivo oltre il limite dei Saiyan dovesse essere una bella botta di... fortuna. :D Da notare che nella storia ho volutamente evitato di usare termini come "changeling" o "demoni del freddo" per indicare la razza di Freezer. Dato che Toriyama non usa mai questi nomi (che sono invece molto diffusi fra i fans su Internet), ho fatto la scelta di lasciare ancora nel mistero il nome della razza (figli di Frost non è un nome, è un appellativo quasi allegorico); razza a cui, fra l'altro, ho lasciato sottintendere che appartengano membri della stessa famiglia.
Citazione:
Originariamente Scritto da
Ssj 3
Bello anche il confronto Re-Principe e tutta fase preliminare della battaglia: quanto intendi farci aspettare ancora? :lol:
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Beh questo capitolo aveva lo scopo di "caricare" per bene, emotivamente parlando, due contendenti che di fatto non si sono mai visti nè parlati prima d'ora. Mi sembrava un po' superficiale farli ammazzare a vicenda solo per motivi di "appartenenza razziale", quindi ho dato loro qualche altra motivazione forte. Non temere, comunque: ci sono ancora due "scagnozzi" in circolazione... ciò significa che per un po' i tre scontri (Sauzer/Kreezer/Cooler) procederanno in parallelo, ma il rush finale sarà dedicato a Cooler, il boss. :)
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Cap. 36: Megacombo Powa! Col dentro di...?
Sul fronte dei nostri amici terrestri, si stavano vivendo sprazzi da commedia demenziale e, al contempo, scene di grande drammaticità.
Alcune lattine vuote di aranciata, gassosa e cola erano testimoni giacenti al suolo della nascita di un grande sodalizio. «Ehi, Kapirinha!» disse Kaya. «Per consacrare la nostra amicizia, io e mia sorella abbiamo deciso di affibbiarti un soprannome: ti chiameremo Ricciolinha! Ti piace??»
«Yessaaaaaaa!» gridò a pieni polmoni Kapirinha. Cosa avesse da essere eccitata, è chiaro… effetto devastante delle bibite ingerite.
«Ricciolinha… ehi, non male!» approvò Ivanovich a braccia conserte, annuendo con la testa. «Chi l’avrebbe detto che oggi ci saremmo divertiti tanto? Ma soprattutto… che bella è, la nostra amicizia??»
Le tre ragazze lo fissarono con gli occhi a fessura: «Che c’entri tu nella nostra amicizia?»
«Non vorrete mica dirmi che non vi sto simpatico? Sono due ore che sto qua a farvi ridere!»
«Seeee! Due ore!!» E i quattro scoppiarono nuovamente a ridere.
Dopo il passaggio di Vegeta in stile meteora, Tenshinhan e Crilin si trovarono nuovamente faccia a faccia con il Capitano Sauzer: il combattimento contro di lui stava assumendo le tinte di quel gioco al massacro che Cooler aveva preventivato nel momento in cui aveva stabilito le regole del torneo. Fino ad allora, tutti gli amici di Goku erano riusciti a sopravvivere, grazie anche ad una notevole dose di fortuna che aveva permesso loro di ottenere i senzu al momento giusto. Crilin si rendeva conto di tutto ciò, quando mormorò: «Credo che adesso abbiamo ben poche speranze di vittoria…»
«Cerchiamo di inventare qualcosa, invece di disperare…» rispose Tenshinhan, più serio del solito, se possibile.
Il Capitano dell’ormai distrutta Squadra Speciale di Cooler era convinto che il suo lavoro fosse prossimo alla fine: non v’era niente di più semplice che massacrare quegli sciocchi e ultimare la parte del lavoro di sua spettanza. «Adesso si fa sul serio. Vendicherò i miei compagni e riscatterò la buona nomea della formazione che porta il mio nome! Non la passerete liscia, terrestri... state pronti!»
«Non dare a noi la colpa... sai benissimo che questa è una lotta all'ultimo sangue... o si vince, o si muore! Noi siamo disposti a tutto, pur di non morire!» ribatté Tenshinhan.
«Dovevamo essere noi a vincere ogni singolo duello! La vostra vittoria è fuori da ogni meccanismo raziona-le!» ribatté Sauzer al colmo dell’indignazione.
«Che discorsi…» Tenshinhan giustificò con lucida logica ciò che era avvenuto negli scontri precedenti: «Analizza con attenzione i nostri combattimenti: ti renderai conto che, se i tuoi compagni sono stati sconfitti, è tutta colpa della loro leggerezza, dei loro errori di valutazione dovuti ad arroganza, superbia ed eccesso di orgoglio. Sono il primo a riconoscere che - se si guarda la pura forza - voi ci siete superiori; tuttavia noi abbiamo dato fondo a tutte le nostre capacità... i tuoi, invece, hanno combattuto con inutile e dannosa tracotanza.»
«Risparmiami la predica, homme avec trois yeux! Io sono diverso dai miei subalterni... sono molto superiore! Tu non hai assistito al mio duello con il tuo amico! Forza, rifammi il giochetto con cui hai abbattuto mon ami Dore!»
Tenshinhan attivò nuovamente il Kaiohken alla seconda potenza, come divenne evidente dalla caratteristica aura rossa che lo contornava. Congiungendo le mani a triangolo, per la prima volta tirò fuori il suo colpo migliore alla massima potenza: «Super Kikoho!» Il colpo più potente mai lanciato da un terrestre travolse in pieno il braccio destro di Re Cooler, il quale, benché travolto in pieno, rimase illeso subendo con l’unico effetto di un pesante contraccolpo all’indietro; con una capriola, risalì e commentò con sferzante ironia: «Sei riuscito a spettinarmi! Utile, il tuo attacco!»
Alcuni secondi prima, Jiaozi era tornato dalla consegna dei senzu a Gohan; subito si era posto accanto a Soya, Yamcha e Ramen per seguire le mosse dei suoi amici in combattimento.
Il famigerato Megacombo era ormai completamente in circolo nel sangue di Kapirinha, in quantità tali da renderla pericolosamente alterata, per un appartenente alla sua razza: la sua super allegria si convertì in super rabbia quando i suoi occhi lucidi incrociarono per caso la minuta figura di Jiaozi. «Ehi, amici!» disse acida, rivolgendosi ai tre adolescenti che le stavano vicini. «Qualcuno di voi conosce quel bambolotto?? Come si chiama??»
«Io lo conosco! È il signor Jiaozi, uno dei miei maestri di arti marziali! A dispetto delle apparenze, è un atleta davvero in gamba!»
«Bah… così così…» mugugnò la piccola. «Se io sono Ricciolinha, lui è Pupazzozi! Prima ci ho combattuto, ma ho rimediato una figura di cacca! Mi è venuta un'idea...!» vaneggiò Kapirinha, sollevandosi verso l’alto. «Ihihih… dichiaro aperta la stagione di caccia al bambolotto! Mi vendicherò per la figuraccia che mi ha fatto fare!»
«Fermati, sballata spaziale che non sei altro!» cercò di bloccarla Ganja, allungando il braccio ma impossibili-tata a raggiungerla per via della propria incapacità di volare. Kapirinha lanciò un primo attacco di energia: Jiaozi e gli altri che gli stavano intorno ne percepirono l’emissione, e si scansarono in tempo; fortunatamente per loro, la piccola guerriera in quello stato non era in grado di agire con precisione degna di un soldato. Il colpo frantumò una roccia, ma fortunatamente Soya e Ramen che gli stavano vicini non subirono conseguenze se non lo spavento per il contraccolpo. Per paura che i più deboli venissero coinvolti, Jiaozi si spostò verso l’alto, inseguito dalla scatenata Kapirinha che lo mitragliava di attacchi di energia: «Vieni qua, Pupazzozi!»
Sauzer, nel frattempo, aveva preso di mira Tenshinhan: sarebbe stato il primo a perire. Intuito questo proposito, mentre l’extraterrestre saliva a tutta velocità in linea obliqua contro il treocchi, Crilin provò un attacco a sorpresa lanciando dei Kienzan. Sauzer non si fece prendere in contropiede come aveva fatto Neiz, e saettò in modo fulmineo in modo da vanificare la tecnica del pelato; tecnica che fortunatamente anche Tenshinhan riuscì a schivare, grazie ad un uso prudente del Kaiohken. Anche il maestro della Gru in quel frangente volle cogliere l’occasione per lanciare un altro attacco Super Kikoho; che tuttavia non sortì nessun effetto, se non un contraccolpo d’aria. «Adesso basta coi giochi! Questo trucchetto ti fa acquisire una velocità molto superiore… ma nulla che possa impensierirmi!» disse Sauzer, esaminando la tecnica del treocchi. «Non devo nemmeno affaticarmi: basterà aumentare un po’ la velocità…», e con queste parole si lanciò all’attacco con un movimento tanto rapido che non permise al treocchi di approntare alcun tipo di difesa, benché fosse riuscito a percepirlo con la vista e con l’anima.
Le gemelle Kaya e Ganja rimproverarono Ivanovich: «Perché non corri a fermare quei due nanerottoli, buono a nulla?! Tu sai volare! A forza di giocare a guardia e ladri, stanno finendo sul campo di battaglia! Si faranno ammazzare!»
«Il signor Jiaozi si sa difendere benissimo da solo, sapete?? » rimbrottò il biondo. «Cosa dovrei andare a fare? A farmi arrostire come una braciola da uno di quegli extraterrestri?? »
«Mi dispiace doverlo ammettere, ma Ivanovich ha ragione...» riconobbe saggiamente Ramen. «Andandogli dietro, corriamo più rischi noi stessi che loro!»
Nel frattempo Kapirinha bombardava Jiaozi di colpi energetici ma, per via della sua scarsa lucidità mentale, non riusciva a mettere a segno un tiro che fosse uno.
«Oddio, questa è pazza! Mi ha preso per una paperella del tiro al bersaglio!» si rammaricò Jiaozi, elevatosi a mezz’aria, intento a schivare i colpi di energia lanciati dalla sua avversaria. Nel giro di un minuto, Kapirinha perse la pazienza: «Ti lancerò l’attacco più sgargiante dell’universo, il mio fiore all’occhiello! Ti pentirai di non avermelo lasciato usare quando eri in tempo, durante la nostra sfida!!»
Prese la mira verso l’alto ed intrecciò le mani per formare una sorta di farfalla; poi a voce squillante, con una luce di follia negli occhi gridò: «Supa Stupendo Powa Beam!!!» Dalle manine guantate fuoriuscì un luminosissimo raggio energetico dalla fantastica tinta sgargiante arancio-rosata. Peccato che la piccola guerriera avesse fatto tanta scena da rendere il colpo prevedibile e facilmente schivabile: infatti, Jiaozi si spostò dal raggio d’azione dell’attacco e ne approfittò, senza essere visto dalla nemica, per poi ritornare di soppiatto al punto di partenza, approfittando della distrazione della piccola sballata. Quest’ultima, dando per scontato il proprio trionfo, si era lanciata in una sorta di balletto stupido. Purtroppo, proprio mentre il pugno del Capitano - quasi sul punto di raggiungere Tenshinhan alla sprovvista - brillava di un’energia verde acqua sufficiente per far fuori il treocchi in un colpo solo, il Powa Beam arrivò ad intercettare Sauzer; naturalmente, il colpo di Kapirinha aveva forza tale da non danneggiare minimamente Sauzer. Kapirinha terminò il suo balletto della vittoria con una graziosissima capriola in avanti che, malauguratamente, la collocò a pochi metri dal braccio destro di Cooler e da Tenshinhan: «Yeah! Da Winner!» esultò la guerriera ricciolina, formando una V con le dita della mano.
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Adesso davanti alla bassa guerriera troneggiava imponente il capo delle forze d’élite con un grottesco e maligno sogghigno agghiacciante stampato in faccia, il quale aveva interpretato quel gesto come un affronto. Non c’era nulla nella galassia che lo facesse infuriare più di un insolente gesto di insubordinazione da parte di un inferiore gerarchico; per di più, una donna. Per di più, molto più debole di lui.
«Hai osato sfidare il capitano Sauzer, colui che siede alla destra del sommo re Cooler?» chiese, avvicinandosi alla piccola.
«Ma che cazzo fa quell’esaurita??» domandò Kodinya, incredula, dal suo posto di osservazione.
«Io- m-ma… non era una sf…» provò a balbettare Kapirinha davanti a colui che era conosciuto come la se-conda potenza dell’universo, tremante come una minuscola fogliolina esposta al vento invernale.
«Taci!» sillabò l’anima nera di Cooler, con gli occhi sgranati e un’espressione contratta che definire “da psi-copatico” era riduttivo. «Il guanto di sfida è raccolto, mia Lolita… fuoco della mia ira… Non mi sono mai tira-to indietro, davanti a una sfida a duello. Non a caso dalle mie parti sono celebre e celebrato con il titolo di Duca delle Galassie!”, e accese la sua celebre Èpée de noblesse che, dal gomito, gli avvolse l’avambraccio fino a svettare per alcune decine di centimetri fuori al di là della mano. Senza esitare, Sauzer abbassò la lama di energia bionda su Kapirinha e la giustiziò decapitandola: un attimo dopo, dal collo schizzarono fiotti di sangue denso, rosso scuro come sciroppo di amarena; parte dei lunghi capelli ricci che ricadevano sotto il collo volarono via al vento; ciliegina sulla torta, a Kodinya – per via della posizione in cui si trovava – toccò in sorte anche la raccapricciante visione dei grandi occhi, sbarrati come negli ultimi istanti di vita, ormai totalmente bianchi e opachi, privi di luce.
Kodinya era paralizzata alla scena che le si era manifestata in quei pochi, orribili secondi. Chi si aspettava che Sauzer avrebbe reagito in maniera così brutale ed improvvisa al gesto sconsiderato di una subordinata che, peraltro, aveva fama di non essere particolarmente brillante quanto ad intelligenza? «Bambolina… NOOOOOOOOO!!» urlò l’alta e formosa guerriera con il corpo contratto in una posizione d’angoscia, vedendo il corpicino e la testa ricciuta rotolante della defunta, che rovinavano miseramente verso il suolo, in uno di quei terrificanti momenti in cui il tempo sembra cristallizzarsi. Crilin e Tenshinhan rimasero atterriti: quello a cui avevano assistito era solo l’antipasto, e loro due erano il piatto forte della carneficina. Il gruppetto che da terra seguiva gli eventi rimase sconvolto, in particolare Jiaozi, che ebbe a constatare l’atroce fine patita dalla ragazza che pochi secondi prima lo braccava. Perfino le due gemelle, solitamente così gaie e spavalde di fronte al sangue e alla violenza, serrarono gli occhi per l’orrore alla tristissima fine della loro nuova amica; a momenti scoppiavano a piangere.
Bisogna sapere che, in situazioni di quel genere, Kodinya era stata educata a non piangere mai. Quando era piccola, infatti, sua mamma e sua nonna non facevano che ripeterle che piangere è una cosa “da maschietti” che, per tante altre razze dello spazio, sarebbe come dire “da femminucce”, ossia da deboli; nell’incazzarsi, in compenso, Kodinya era un talento nato… ma questo si era ben compreso. Il viso e la punta delle orecchie le si tinsero di rosa shocking, segno dell’ira che dal profondo del suo cuore le montava fino al viso. Crilin spostava lo sguardo ora verso Sauzer, che guardava soddisfatto la caduta del cadavere della sua presunta sfidante, ora verso Kodinya: quest’ultima aveva perso gli ultimi freni emotivi e, sull’onda dell’arrabbiatura, si lanciò in picchiata. L’uccisione di Kapirinha doveva essere l’ennesimo gesto di tracotanza e prepotente sopraffazione che l’alta guerriera doveva tollerare? Odiava Sauzer e i suoi uomini, perché – per quanto più incapaci e stupidi di lei - avevano ciò che ella aveva sempre desiderato e meritato, e che non le era mai stato concesso di ottenere; e che dire del loro atteggiamento tronfio e spaccone? Che titoli pensavano di avere più di lei? Li detestava, li aveva sempre detestati… stavolta Sauzer non l’avrebbe passata liscia, parola di guerriera!
“Accidenti… che aura gigantesca… e cresce sempre di più!” Era nei momenti di stress ed ansia che la mente di Crilin lavorava in modo più efficiente e partoriva le soluzioni più efficaci. Al vedere la reazione impulsiva e furibonda dell’alta guerriera, il basso maestro della Tartaruga colse al volo le sue intenzioni: ella desiderava sangue e vendetta. Forse non era malvagia come sembrava… per il poco tempo che aveva avuto a che fare con lei, sembrava essersi più che altro divertita a farsi beffe della loro preoccupazione e ad eseguire con atteggiamento brusco e scostante una missione impostale dall’alto. “Possibile che quel Sauzer non temesse la reazione della ragazza spilungona, quando ha ucciso la nanerottola? Possibile che lui non conosca la vera forza di lei?” Un’idea balenò per la testa di Crilin: se avesse funzionato, sarebbero stati salvi; se non avesse funzionato, sarebbero morti; ma sarebbero morti comunque, se lui non ci avesse nemmeno provato. Il pelato prese la sua decisione: “Ok… vale la pena di fare un tentativo!”, raccolse tutta la provvista di coraggio di cui disponeva (e di cui, andando avanti di quel passo, non sarebbe rimasto molto) e si parò davanti alla guerriera di Cooler nel tentativo di arrestarne la frenetica picchiata, implorandola: «Ti supplico, fermati!!»
Kodinya fu talmente stranita da quel gesto che si fermò, irata: «Togliti di mezzo, pelato di merda!»,
Crilin nel frattempo urlò a Tenshinhan: «Prendi tempo! Distrai Sauzer come tu sai...», accennando con un occhiolino al Sole. Tenshinhan afferrò il messaggio.
Sauzer lo derise: «Quante corbellerie… non avete tecniche efficaci per fermarmi!»
Crilin si avvicinò a Kodinya e bisbigliò, sforzandosi di far uscire la voce nel modo più chiaro possibile senza essere udito dal Capitano, per non permettergli di mangiare la foglia: «Dammi retta… chiudi gli occhi! È nel tuo interesse! E tieni basso lo sguardo, verso terra!».
«Ma che cazz…» iniziò a dire la donna, ma in preda alla rapidità dei gesti di quegli attimi ubbidì al monito del basso terrestre e serrò le palpebre, con Crilin che la imitava.
Yamcha e Jiaozi colsero la strategia e avvertirono agli altri: «Copritevi gli occhi, forza! O finirete accecati!» Era tutto chiaro: Crilin aveva in mente una qualche nuova tattica; Tenshinhan non indugiò a preparargli il campo e, a voce chiara, sparò il suo famoso diversivo: «Colpo del Sole!» Scatenò un’inondazione di luce bianca.
«Anche tu, ribaldo di un treocchi!! Che tu sia dannato! Odio questa tecnica! La detesto!! È la terza volta che mi faccio fregare, oggi!» imprecò Sauzer, quanto mai furibondo. Perché non aveva sospettato che anche Tenshinhan avrebbe potuto conoscere quella mossa? È proprio vero che non c’è due senza tre.
Crilin afferrò Kodinya per il polso; lei si lasciò trascinare – senza nemmeno sapere perché si stesse lasciando coinvolgere. «Muoviamoci! Seguimi!» gridò Crilin. «Prima che quel farabutto riacquisti la vista… è momentaneamente accecato, non può seguire i nostri movimenti!»
Tenshinhan colse quel vantaggio momentaneo: iniziò a sparare un Super Kikoho per spingere verso il basso l’anima nera del Re che, accecata, aveva perso l’orientamento e faticava a rendersi conto della propria posizione. “Devo prendere tempo: se usassi sempre il doppio Kaiohken con un attacco simile, il risultato sarebbe certamente più potente, ma comunque non all’altezza della potenza nemica… ma quel che è certo è che mi consumerei molto più in fretta…! No, se devo guadagnare tempo, mi fermerò al semplice Kaiohken!” Così, colpo dopo colpo, riuscì a scaraventarlo sempre più in basso, sotto il livello del suolo, trattenendolo e tempestandolo dei detriti di materia che inevitabilmente si sollevavano in quel putiferio.
Crilin e Kodinya atterrarono a breve distanza dal gruppetto degli umani. «Ascoltami...» disse Crilin. «Ti chiami Fikudinya, vero?»
«Si dice Kodinya, rincoglionito!» rimbrottò nervosa con due file di denti da pescecane e le mani serrate in due terribili pugni. «Che cazzo vuoi da me??»
«Scusami! Però noi possiamo aiutarti!» urlò, alzando le mani avanti quasi in segno di resa.
«A fare cosa? Guarda che Sauzer posso batterlo da sola!»
«Benissimo! E noi possiamo riportare in vita la tua amica! Sulla Terra esistono degli oggetti chiamati Sfere del Drago...» iniziò a spiegare, mentre in quel momento arrivarono Yamcha e gli altri, eccetto Jiaozi che era rimasto a seguire la strenua resistenza del suo amico Ten.
«Non abbiamo molto tempo per le chiacchiere!! Yamcha, lei è un’amica di Vegeta! Spiegale tu il funziona-mento delle Sfere…» spiegò concitatamente Crilin all’amico, aggiungendo a voca bassa: «Dobbiamo farcela alleata con la promessa di restituirle la sua amica... prima le ho sentito sprigionare un’aura potentissima!» E prese di nuovo il volo: «Contiamo su di te, Yamcha… vado ad aiutare Tenshinhan, ma non saremo in grado di resistere per molto!»
Yamcha si affrettò a spiegare a Kodinya il funzionamento delle Sfere e il modo di ricerca, che non avrebbe richiesto troppo tempo. «Quindi, ti proponiamo un accordo: aiutaci a battere quell’alieno, ed entro un paio di giorni al massimo la tua amica risorgerà!»
«Ti prego, stacci dentro con noi! Ci farebbe piacere se Kapirinha tornasse fra noi... era simpaticissima!» la supplicò Ganja, a mani giunte.
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«Quindi è così che funzionano le Sfere di cui parlava Vegeta!» ricordò Kodinya, memore dell’ultima volta che aveva incontrato Vegeta nello spazio, ormai tre anni prima… mese più, mese meno. Un impeto di diffidenza la fece però dubitare di rimando: «Chi mi dice che non mi imbroglierete??»
«Ma stai scherzando!?» scoppiò Kaya in un impeto di rabbia, nel sentir parlare dei suoi cari insegnanti come di due imbroglioni qualsiasi, in una circostanza così delicata in cui un'innocente era stata brutalmente uccisa. «Guarda che Yamcha e Crilin sono due uomini di parola... sono due grossi maestri di arti marziali... Ahò, sono due guerrieri con le palle così!» esclamò, accompagnando l'asserzione con un volgare gestaccio delle mani che rappresentava la grandezza dei loro attributi virili.
«Chiudete il becco, voi due!» Yamcha rimproverò le gemelle, per poi tornare a rivolgersi all'aliena: «Ma perché non ti fidi mai?? Ti giuro che coi nostri mezzi non ci costa nulla riportare in vita la tua amica... anzi, potrai assistere personalmente alla sua rinascita!» Poi le sviluppò un ulteriore ragionamento: «Rifletti: se tu non accetti, saremo sicuramente uccisi da te, da quel bellimbusto di Sauzer o addirittura da Cooler; se ti fiderai di noi, saremo salvi e tu avrai la possibilità di riportare in vita la tua amica e riaverla con te... se non lo faremo, nulla ti impedirebbe di ucciderci comunque... quindi, come vedi, noi non ci guadagneremmo niente, nell’imbrogliarti!»
Nel frattempo, Tenshinhan – quasi privo di energie, col viso scavato e contratto dalla stanchezza - era stato raggiunto da Crilin, che davvero non sapeva come aiutare l’amico. «Potrei cederti la mia energia!»
«Sarebbe grandioso! Amplificandola col Kaiohken…» esclamò il treocchi, ma subito notò l’aura del Capitano che risaliva: «Non c’è tempo per il trasferimento, maledizione!» Lanciò un altro Kikoho, che causò un’altra spinta verso il basso. «Ho a mala pena il tempo per mangiare questo…» disse, estraendo dai pantaloni un senzu e recuperando immediatamente le forze.
Kodinya si soffermò per un attimo a guardare quello che le accadeva attorno, combattuta dentro e con mille pensieri che le turbinavano nella testa in un clima mentale di tensione ed agitazione: Yamcha, con occhi imploranti, premeva affinché diventasse loro alleata; gli altri due suoi compagni si stavano battendo come due leoni disperati nel tentativo di portare a casa la pelle o quantomeno di venderla cara, contro quel detestabilissimo damerino di merda. Dall’altra parte poteva sentire il figlio di quel tanto famigerato Son Goku che si batteva contro il figlio di Freezer, con il supporto del suo maestro, un alieno di Namecc; per non parlare di Vegeta, il suo amico Vegeta, deciso ad opporsi al tiranno più terribile dell'universo! Lei era una dipendente di Cooler. Tuttavia, dall'altra parte della barricata, c'era un gruppo di persone, alleate per simpatia o per necessità, che le stavano mostrando concretamente come l’arte della lotta, che lei tanto amava e per la quale aveva sempre vissuto, poteva essere utilizzata come strumento per creare un domani diverso, probabilmente meno turbolento e doloroso dell'oggi. Un domani in cui trionfasse qualcosa di dissimile dalla violenza gratuita, dall’annientamento ingiustificato della vita e della dignità morale delle persone. Cosa aveva assorbito da anni e anni di servizio alle dipendenze dei figli di Re Cold? Aveva conosciuto ed esercitato per professione la guerra come strumento di prevaricazione e sopraffazione, e quindi di sofferenza, dolore, angoscia. Verso i nemici deboli, tutto questo si giustificava in base ad una legge di natura dove il forte vince il debole; verso gli amici e gli alleati, ai quali ci si lega per vincoli di rispetto quando non di affetto, che senso potevano avere cattiveria e brutalità? Nessuno. Eppure quell’oppressivo stato di violenza permanente, che regnava non solo nelle spedizioni militari ma anche nei rapporti fra commilitoni, aveva influito su di lei già ai tempi della piena adolescenza, quando il brusco impatto con quella drammatica realtà aveva finito per forgiare il carattere e l’atteggiamento ruvido e spinoso della guerriera. Se è vero che col tempo ci si abitua a tutto, anche Kodinya aveva finito per convivere abitudinariamente in quel macello psicologico che era l’ambiente cameratesco e bellico, e nessuna offesa aveva più potuto ferirla davvero. Di tanto in tanto, negli anni, un mai soppresso istinto di giustizia si riaffacciava nella sua mente; lei lo teneva per sé e lo ricacciava nel subconscio, giustificando la violenza con la legge del più forte: “Cane mangia cane; vince chi mangia per ultimo”. Quello che era appena successo a Kapirinha rappresentava la prima volta, da quando era una donna matura, che la guerra la feriva negli affetti: non sarebbe riuscita a mettere a tacere il dolore ribadendo con rassegnazione che “c’est la vie”, come avrebbe detto quel grandissimo bastardo di Sauzer. Una volta aveva sentito voci di corridoio secondo le quali Vegeta era morto, ucciso da Freezer, perché aveva osato ribellarsi… quella notizia l’aveva gettata nello sconforto, ma aveva dovuto ammettere a sé stessa che il Saiyan se l’era andata a cercare, poiché il suo caratteraccio indomabile l’aveva infine spinto alla ribellione. L’episodio di Kapirinha era completamente diverso, era l’equivalente di un passante che per strada urta col gomito un altro passante che cammina in senso opposto. Non c’era cattiveria né intenzionalità, in quella che Sauzer aveva perfidamente e deliberatamente letto come una provocazione. Nell'esercito di Freezer prima, e di Cooler poi, non esisteva la coscienza di un legame profondo fra gli individui; esisteva solo la cieca forza bruta: senza quella, valevi quanto un signor nessuno, o anche meno. Era quasi un miracolo che lei stessa nella vita fosse riuscita a costruire qualcosa di vagamente simile ad una “amicizia” prima con Vegeta e poi con Kapirinha. Adesso, quella forza bruta le aveva sottratto nuovamente la compagna! Morale della favola: ancora una volta la violenza aveva prevalso impunita! Era mai possibile? Sorprendendosi a riflettere in questi termini, si chiese: “Ma guarda te se dovevo venire su questo pianetucolo per rimettere in discussione tutta la mia vita...” Oltre a ciò, un ulteriore pensiero affiorava periodicamente a perseguitarla fin da quando si era imbarcata per quella missione, e ora premeva con maggiore emergenza sul suo immediato futuro: se Cooler avesse scoperto che lei sapeva dell’esistenza in vita di Vegeta sul pianeta Terra, ma aveva omesso volontariamente di parlarne… il Re in persona avrebbe avuto un ottimo motivo per volerla vedere morta. La donna, all’avvicendarsi di tutti questi pensieri nella sua mente, si senti presa fra più di due fuochi; si passò la mano guantata fra i capelli e mormorò: «Minchia, che casino… che cazzo devo fare…?!» Alleandosi coi terrestri, agli occhi del Re sarebbe diventata a tutti gli effetti una traditrice. Aiutare quei terrestri destinati a morte certa e uccidere quello schifoso assassino di Sauzer, con il forte incentivo di riportare in vita Kapirinha… oppure, mettere da parte l’affetto per l’amica il cui cadavere era ancora caldo, mantenersi fedele al regime e non ostacolare Sauzer? Alle volte, il Destino ci offre situazioni ed ottime motivazioni per spingerci ad essere delle persone un po’ migliori, o se non altro meno peggiori, di quello che siamo… che fosse quella l’occasione per cominciare a dare alla vita un senso e un valore diversi?
Kodinya interruppe quel breve ma intenso silenzio, rivolgendosi al giovane con le cicatrici: «Ascoltami, umano! Sapete chi c’è di là?» indicò col pollice in direzione del sovrano. Proseguì incalzando tutto d’un fiato: «É Cooler! Cosa vi fa pensare che io possa tradirlo? Sapete cosa mi fa se non vi ammazzo...? Mi fa un culo così!! Chi me lo risolverebbe questo problema, se passassi dalla vostra parte??»
«Te lo risolve Vegeta... almeno delle sue capacità potresti fidarti, no? Se sei sua amica, dovresti sapere che ha l'ostinazione e la forza di volontà necessarie per sbarazzarci per sempre di quel mostro! Non solo: i Super Saiyan sono gli unici in grado di sconfiggere creature come Freezer e Cooler! E Vegeta non è uno che perdona, lo sai…!» Il tono di voce di Yamcha si faceva sempre più convinto e persuasivo: questo perché lui stesso andava acquisendo maggiori speranze su quella via, che ormai sembrava l’unica ad assicurare le maggiori probabilità di vittoria. «Per me Cooler non arriverà vivo a fine giornata... non sarà assolutamente facile, ma aiutaci! Battiamo quel maledetto Sauzer e andiamo a vedere il loro combattimento! E, se necessario, ci sforzeremo anche di essere di aiuto al tuo amico Principe dei Saiyan! Vedrai... »
Kodinya si rese conto di aver esitato anche troppo: «Fottetevi tutti, accetto! Voglio cascarci, anche se è un azzardo.» I quattro adolescenti, compreso Ramen nell’euforia del momento, scoppiarono in grida di esultanza; e presisi a braccetto iniziarono a sgambettare e canticchiare festosi: “Ricciolinha sarà vendicata, Ricciolinha sarà vendicata…!” Soya applaudiva sollevata: nonostante fosse un’aliena dell’esercito invasore, Kodinya le ispirava una certa fiducia, in quella situazione... chissà perché, poi. Da parte sua, Kodinya strinse la mano a Yamcha per suggellare l'accordo, vigorosamente, come a sottolineare che se tra loro c'era qualcuno in vena di scherzi, quella non era certo lei: «Ma vi avverto: se alla fine di tutto Cooler verrà sconfitto, avrete avuto ragione voi... ma se vince, ci fotterà di brutto uno per uno.»
Ganja si sentì in dovere di intervenire con una delle sue sparate: «Dina-mitico! Allora anche tu ci stai dentro con noi, ora! Col dentro di...?» Tutti, ad eccezione di sua sorella Kaya che annuiva felice, si fermarono a fissare Ganja.
Kodinya, spiazzata e perplessa per quel gergo criptico, si limitò ad inarcare un sopracciglio: «Eh?»
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Ganja le spiegò, con l'indice da maestrina, quel concetto di importanza basilare: «Se anche tu ci stai dentro con noi, devi dire “bestia!”. Capito?? Riproviamo: col dentro di...?»
«Bestia?» replicò perplessa l’alta guerriera.
«Grandeee! Ora riproviamo… con più convinzione, però! Col dentro di…?» domandò di nuovo Ganja.
Furono Ramen e Soya, stavolta, a rimproverarla in uno strabiliante unisono: «Ma vuoi lasciarla andare a combattere?? I nostri maestri stanno rischiando la vita! »
«Ooh, santa pazienza... » si lagnò Kodinya scuotendo la testa. «Ma vaffanculo!» E si diresse a tutta velocità a dare sostegno a Crilin e Tenshinhan contro Sauzer.
«Che finezza…» commentò l’educato Ramen per disapprovare il linguaggio della loro nuova alleata, provo-cando la risposta di Ivanovich: «Scemotto, non capisci nulla! Quella sì che è una donna! Io sono già innamorato!»
Ganja guardò di sottecchi la sorella e i due ragazzini: «Ouh, raga… col dentro di...?» Gli altri tre, insieme a lei, sollevarono il pugno verso l'alto e risposero all'unisono: «BESTIAAAA!»
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L’ANGOLO DELL’AUTORE.
Finalmente si è capito perché ci tenevo tanto a tutta la storiella di Kapirinha e il Megacombo: alla fine avrebbe avuto conseguenze sulla trama principale. Resta da vedere se Kodinya saprà farsi valere in combattimento. Le premesse ci sono… :-)
Per chi non lo sapesse (credo molti), “col dentro di bestia” è un modo per dire che le cose vanno alla grande, che “ci stiamo dentro di bestia”; quindi se uno chiede “come butta?”, si risponde “col dentro di bestia”. :-D
Il sistema usato da Tenshinhan per guadagnare tempo è lo stesso che, nella storia originale, userà per trat-tenere Cell dal catturare 18: qua però il livello di potenza usato è molto inferiore (in questa storia non ha mai inventato una mossa potente come lo Shin Kikoho, che gli permetteva di ostacolare nemici come Cell senza usare il Kaiohken… diciamo che il mio Super Kikoho sta allo Shin Kikoho usato contro Cell, come Goku
Kaiohken sta a Goku Super Saiyan: ossia infinitamente più debole).
La battuta di Kaya sui “due grossi maestri di arti marziali” è scopiazzata da un film di Verdone, lo ammetto; quella di Sauzer “Lolita” ecc. era una mezza citazione del romanzo Lolita di V. Nabokov. :-D
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Bellissimo capitolo, il migliore di questa saga.
Dal punto di vista della storia mi ha intrattenuto dall'inizio alla fine, tutti i tasselli sono tornati al loro posto senza forzature, ogni personaggio ha detto e agito in maniera perfetta.
Per quanto riguarda la scrittura mi è piaciuta molto, veramente tutto ben scritto, la riflessione di Kodinya è ottima ed evidenzia la sua complessa, almeno in termini di uno shonen, caratterizzazione.
Mi pare giusto limitarmi a dire questo, e aspettare il prossimo.