Un concetto del tutto nuovo per la serie, attorno al quale ruota l'intera struttura di gioco. Un'idea di fondo che sembra funzionare del tutto, dal momento che le operazioni di Sam sembrano richiedere un'attenzione ai particolari ancora più marcato rispetto al passato. Due speciali indicatori posti sull'HUD indicheranno rispettivamente il grado di fiducia accordataci dall'NSA o dal JBA e andranno ad aumentare o a diminuire a seconda delle operazioni portate a termine sul campo. Ovviamente l'esaurirsi di una o dell'altra, porranno fine al nostro mandato constringendoci a ricaricare l'ultimo salvataggio. Così se uccidere una guardia nel corso di una rivolta carceraria potrebbe andare a vantaggio del piano dei JBA, potrebbe ovviamente non essere ben vista da Lambert & Co mentre, al contrario, forzare una cassaforte con dati sensibili rimpinguerà le casse dei terroristi, facendoci perdere il rispetto dei nostri. Un colpo al cerchio e uno alla botte, ricordate?
Va da sé che l'approccio stesso al titolo è radicalmente cambiato, introducendo forse un soterraneo filo di incertezza che constringe il giocatore a ponderare adeguatamente le proprie decisioni in virtù della fiducia da conquistare dall'una o l'altra fazione. Quello che invece non è cambiato è il grado di libertà d'interpretazione concessa al giocatore, capace anche questa volta di risolvere le varie situazioni di gioco senza il vincolo della soluzione preconfezionata. Percorsi alternativi, diversi atteggiamenti nei confronti dei NPC e l'immancabile uso degli storici gadget tecnologici donano a Sam un invidiabile ventaglio di scelte. Ne consegue che il gameplay di Double Agent risulti piacevolmente ricco e variegato, con un grado di profondità sicuramente maggiore rispetto a quanto visto in Chaos Theory. Questo grazie anche ad una rinnovata intelligenza artificiale avversaria che sebbene debba necessiti ancora di qualche ritocco sul codice, sembra comportarsi meglio rispetto al passato, con nemici finalmente in grado di organizzarsi meglio per fronteggiare le nostre incursioni e con un cono di visuale forse ancora ristretto ma che ha già compiuto qualche timido passo in avanti.
In Double Agent Sam integra un nuovo sistema che aiuta a capire la sua "invisibilità" nei confronti degli avversari. Vedete quella lucina sulla schiena di Sam? Ecco, funziona come una specie di semaforo...
Chiudiamo con un brevissimo accenno al multiplayer. Rispetto a Chaos Theory il rapporto spie-mercenari è molto più equilibrato. Prima le certezze. Uno in più: da due contro due lo scontro diventa tre contro tre. Sempre spie contro mercenari, sempre visuale in terza per i primi e in soggettiva per i secondi. Adesso le novità. Aggiornamenti nell'arsenale, possibilità di accelerazione, di effettuare salti, compresa l'impiego di un drone-spia. Se l'asso nella manica della spia è il silenzio e l'incapacità del mercenario di rilevare suoni, questa volta il mercenario dispone di un visore per individuare i movimenti ravvicinati della spia. Sprovvista dello shocker-gun, la spia può disabilitare – “hackerare” – ogni dispositivo e sono dotate di un'agilità ancora più accentuata attivando mosse speciali premendo un solo pulsante sul controller. Infine anche alla spia è concessa la chance di uccidere in modo stealth il mercenario, ma a mani nude. Purtroppo Ubisoft ha preparato il necrologio per il multiplayer cooperativo che tanto “chaos” aveva creato tra i giocatori. Ma non ci sarà comunque tempo per versare lacrime di fronte ad un notevole arricchimento delle modalità competitive.
Double Agent si candida ad essere sicuramente uno dei masterpieces di questo inverno e quanto visto finora dimostra che il quarto capitolo della serie partorita dalla mente di Tom Clancy e messa sul campo da Ubisoft conferma che Fisher (che a questo giro ha perso la voce storica di Luca Ward) e compagnia sono un po' il vino d'annata: invecchiando migliorano.