Tiscali

Anteprima Risen 2: Dark Waters

Piranha Bytes alla conquista dei mari
Sonny UbertiniDi Sonny Ubertini (27 febbraio 2012)
Con l'uscita di Gothic 3 nel 2006 i Piranha Bytes salutavano una delle saghe più amate su Personal Computer, per poi, quasi  a sorpresa, tornare nel 2009 con il primo Risen, per alcuni il seguito spirituale dei loro precedenti lavori, per altri un seguito diretto dello stesso Gothic viste le analogie tra i due titoli. Mantenendo fede alla piattaforma su cui era nato, (la versione 360 fu infatti un porting) Risen offriva un'esperienza difficile, appagante e completamente libera, proprio come il team ci aveva abituati fino a quel momento, con in aggiunta lo splendore delle nuove tecnologie. “Esperimento” riuscito? Ma certamente, oltre al plauso della critica il gioco accontentò anche quella nicchia di fan che si trovavano a scegliere tra questi ed un Gothic in piena crisi d'identità. Non per questo si poteva comunque parlare di olimpo dei videogames, ma il team, conscio di averlo intravisto per un breve tratto, si ripropone nel seguito diretto in quello che si può considerare il progetto più interessante e controverso della propria carriera.
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Nel codice preview testato la storia è ambientata 10 anni dopo gli eventi del primo capitolo. Il mondo ha subito diversi cambiamenti per colpa dei titani, che oltre a spingere l'umanità sull'orlo dell'estinzione hanno provocato il risveglio di mostruose ed antiche creature dei mari. Questo avvenimento ha provocato un grosso problema per quanto riguarda il trasporto di viveri e la comunicazione tra le varie isole, d'altro canto il nostro eroe senza nome, ormai monocolo, è diventato un membro dell'inquisizione che passa le sue giornate ad ubriacarsi. Sarà l'incontro con una vecchia conoscenza a spingerlo in una pericolosissima missione alla ricerca di un'arma dei Titani capace di contrastare il pericolo creato da un kraken. Arma la cui locazione è conosciuta solo dai pirati e che quindi porterà il protagonista ad entrare nelle loro file e a scalarne i ranghi pur di trovarla. Oltre a questo poco si sa, niente su cosa abbia fatto il protagonista nei 10 anni passati, niente sul perché sia con l'inquisizione, niente nemmeno su come abbia perso un occhio. Questa è a grandi linee l'introduzione del gioco ed il motivo per cui Risen 2: Dark Waters pare aver ragione d'esistere.

L'ambientazione continuerà a mantenere le caratteristiche del tardo medioevo con tratti fantasy, in cui si può notare l'aggiunta di un approfondimento totale del mondo piratesco, per l'occasione tirato a lucido e veramente ben curato (nel primo capitolo infatti se ne conosceva l'esistenza). Lo studio approfondito da parte dei produttori di un mondo realmente esistito ha portato ad un'ambientazione veramente accattivante, in Dark Waters infatti si possono notare citazioni videoludiche quali Monkey Island o anche cinematografiche come Pirati, in un risultato complessivo che ricrea perfettamente quell'atmosfera ironica, senza regole e dedita al solo vivere il presente che ha sempre caratterizzato tale ambientazione storica.

Presa confidenza coi comandi nel prologo/tutorial partiremo subito per la nostra missione da infiltrati, la cui prima meta sarà l'isola di Tacarigua, isola fittizia divisa tra l'inquisizione ed i pirati. Una volta sbarcati il feeling non sarà tanto diversi dall'inizio del primo Risen, ovvero che saremo abbandonati a noi stessi e potremo decidere se seguire la vicenda principale oppure dedicarci all'esplorazione malsana di un ambiente vasto ed inospitale. Seguendo la classica filosofia che li contraddistingue, i Piranha Bytes lasciano completa libertà al giocatore per quanto riguarda l'evoluzione del proprio personaggio e l'esplorazione del mondo di gioco, dove tutto ciò che possiamo vedere con i nostri occhi sarà altrettanto esplorabile, questo però non ha impedito di effettuare diverse modifiche al gameplay del precedente capitolo, oltre che alla struttura.
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Per la prima volta infatti avremo dei compagni di viaggio che ci seguiranno durante le nostre avventure, o addirittura aiutarci nello svolgimento di alcune missioni. Questo, va ribadito subito, non comporta l'eliminazione del tratto hardcore della saga, nonostante i personaggi siano immortali infatti dopo un certo numero di colpi verranno storditi e da lì dovrete vedervela da soli. Sempre parlando di difficoltà, il gioco non pare tanto diverso dal predecessore, ma anzi, si dimostra addirittura più malvagio in certe situazioni, il che forse è da imputare ad una leggera riprogrammazione del battle system. Prima di tutto la telecamera non sarà più fissa alle nostre spalle, questo a detta degli sviluppatori sarà essenziale durante i combattimenti multipli in cui ci si potrà approcciare contro più nemici capaci di circondarci, e va detto che come cosa è sicuramente ben riuscita ed integrata nel gioco.

In secondo luogo l'armamentario subirà una svolta a favore di una maggiore coerenza con l'ambientazione, spariranno infatti gli scudi che saranno sostituiti da armi secondarie, tra cui spiccano le armi da fuoco, controversa aggiunta di questo secondo capitolo (che si è rivelata tutt'altro che vantaggiosa per il giocatore), altrimenti si potranno equipaggiare elementi strategici come sabbia, sale o cocchi, atti a distrarre i nemici per poter scatenare successivamente le armi primarie, divise tra le classiche spade, spadoni e lance, mentre i bastoni purtroppo ci saluteranno. Le armature lasceranno spazio a vesti leggere spinte per lo più ad offrire maggiore mobilità ed abilità speciali, dove il massimo della protezione si potrà trovare nelle armature a piastre. In terzo luogo infine le magie subiranno un notevole cambiamento, dalle arti arcane dell'inquisizione infatti si passerà ai riti Voodoo, tipo di magia nera praticata dai nativi delle isole.
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