Il successo del titolo ha portato la Red Storm a cercare di sfruttare la meccanica di gioco utilizzata per Rainbow Six per esplorare altri territori ludici fino a quel momento ancora vergini. Nacquero così titoli del calibro di Rogue Spear e Ghost Recon, con soprattutto quest'ultimo sostanzialmente differente da R6, ma con l'innegabile marchio di qualità che l'ha reso comunque uno dei titoli di maggior successo della passata stagione. Ma cosa ha reso Rainbow Six e i suoi discendenti così particolare agli occhi del pubblico?
Ecco la pianificazione della missione, nell'immagine sulla sinistra potete vedere esattamente cosa vedranno i vostri uomini
Una volta lasciata la sezione tattica, si passava direttamente all'azione conducendo direttamente sul campo i nostri personaggi in un ambiente 3d di primissima fattura. E sempre in tema di personaggi, non possiamo non menzionare il fatto che il pubblico si è affezionato moltissimo ad alcuni “eroi” incontrati nella serie Rainbow, uno dei quali (Il mitico Chavez) è addirittura finito all'interno di uno dei film tratti dagli stessi romanzi di Clancy (Pericolo imminente, se vogliamo fare i precisini). Un cocktail esplosivo, quindi, che ha colto nel segno in maniera quasi chirurgica e che ha portato l'allora sconosciuta Red Storm ad essere una delle più famose software house nel panorama videoludico. E arriviamo finalmente a parlare del terzo episodio di questo capolavoro che per la prima volta abbandona il motore grafico sviluppato direttamente da Red Storm (che sebbene migliorato nel corsd degli anni stava cominciando a diventare obsoleto), per passare al più attuale e tecnicamente perfetto motore di Unreal tournament 2003.
Altra caratteristica mantenuta dalle precedenti versioni sarà quello del potervi scorgere dalle pareti
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