L’eSport italiano continua a inseguire “L’anno Zero”, quello che cambierà tutto e farà compiere al movimento tricolore il passo definitivo, se non proprio verso il professionismo, almeno verso una struttura più compatta, organizzata ed efficiente. Una macchina che si muove verso un’unica direzione. Nella giornata di ieri il Team Forge e MSI hanno compiuto un passo importante verso questa direzione, ufficializzando un rapporto di partnership che, così come dicono loro stessi, sarà molto di più che un semplice logo sulle maglie, ma che ha in cantiere diversi progetti che saranno presentati più in là. Un accordo che si stringe alla vigilia di un altro incontro importante che porterà, nella giornata di oggi, i massimi esponenti dell’eSport italiano ad incontrarsi con quelli del CONI, per definire e dare una forma più o meno definitiva a quanto sta accadendo sotto gli occhi di tutti. Non dimentichiamoci che proprio la scorsa settimana la Gazzetta dello Sport ha aperto una ricca sezione dedicata proprio agli sport elettronici: un segno di evoluzione e di accettazione davvero molto importante. Ci siamo quindi recati alla Gaming House del Team Forge per incontrare i vertici del team e di MSI per capire il perché e i confini di questo accordo.
Gianpaolo Catania, Marketing manager di MSI, ha scattato la fotografia dell’Italia che videogioca e che, soprattutto, inquadra perfettamente del brand all’interno di questo scenario. Precisando subito che la focalizzazione nei confronti del gaming è totale, contrariamente ad altri competitor che hanno semplicemente integrato nel corso del tempo sezioni dedicate. MSI, al contrario, è gaming al 100% e l’esperienza maturata nel settore in tutti questi anni si riflette nei prodotti immessi sul mercato, sempre di alto profilo e con il gamer al centro del concetto produttivo. Una passione per questo settore che inizia dal logo, recentemente rinnovato, e da una continua ricerca delle massime prestazioni possibili, anche in settori come i notebook, solitamente avulsi dal videogioco. Al di là di questo, il centro del discorso di MSI è proprio sull’Italia che gioca e che contrariamente a quanto si possa facilmente pensare, ama farlo in compagnia di altre persone. “Riceviamo almeno due telefonate alla settimana per sponsorizzare nuove sale LAN”, precisa Gianpaolo, che sottolinea come MSI sia sponsor della maggior parte delle sale presenti in Italia. Un “tessuto” in espansione, che MSI sta curando in maniera capillare, anche grazie alla creazione di iniziative modellate attorno alla struttura della sala LAN, attraverso il brand TGl (True Gamers League), che vede coinvolte proprio le sale LAN in un torneo che poi vedrà affrontarsi "de visu" i vincitori delle varie tappe ad eliminazione.
Un settore in crescita e in evoluzione, e MSI vuole porsi alla guida di questa fase di cambiamento. La sponsorizzazione del Team Forge è solo l’ultima di una serie di partnership strette nel corso di questi anni con team di primaria importanza a livello mondiale. Fnatic e Cloud9 sono solo alcuni dei team con cui MSI collabora. Perché Team Forge? Perché la squadra fondata da Alessandro Fazzi permette di respirare la stessa aria che si respira nelle squadre più blasonate di tutto il mondo. Perché il Team Forge è la realtà italiana più strutturata (è l’unica ad avere una gaming house) e lavora al contempo sia sul versante sportivo che aziendale ed è stata scelta direttamente dall’headquarter dell’azienda Taiwanese. Ed è un passaggio fondamentale, questo, che Gianpaolo Catania sottolinea più volte.
E il perché il Team Forge sia stata la scelta più naturale per MSI lo si capisce quando prende la parola Alessandro Sesani, Team Manager della squadra, che ha soddisfatto le curiosità dei presenti circa lo stile di vita degli "eAtleti". Come vivono? Come si preparano? Qual è la giornata tipo? Alessandro racconta di come i ritmi dei ragazzi siano leggermente sfasati rispetto alla norma, perché dovendosi confrontare con giocatori di tutto il mondo sono costretti a terminare gli allenamenti verso le due del mattino. Ad ogni modo lo schedule giornaliero del Team è stato studiato per bilanciare l’allenamento al riposo, quindi la sveglia mattutina non è esattamente all’alba, in modo da garantire sempre un’adeguata “ricarica” delle batterie. E, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, la giornata non è certo all’insegna dell’ozio, perché sono loro stessi a prendersi cura di tutte le faccende domestiche, dalla lavanderia alla pulizia degli ambienti in cui vivono.
Dimenticatevi quindi le immagini quasi “da college” dei team americani, perché il Team Forge adotta una disciplina molto ferrea e marziale nei confronti dei suoi giocatori. Le faccende domestiche sono curate in prima persona dai players, e sempre in coppia, in modo da cementare ancora di più lo spirito di squadra e migliorare il rapporto di collaborazione e fiducia. Il trash talking è bandito e la gaming house è trattata letteralmente come un “tempio” dove ordine e pulizia sono valori da rispettare da tutti, nessuno escluso. Si capisce quindi come quello proposto dal management dei Forge sia anche, e soprattutto, un percorso di crescita per questi giovanissimi che, il più delle volte, sono alla loro prima esperienza al di là delle mura domestiche. Sentire parlare Alessandro delle sue attività organizzative lo pone quasi nelle vesti di mental coach , a metà tra il lato tecnico del lavoro e il modellare le giovani menti dei giocatori nell’essere maggiormente ricettive rispetto ai suggerimenti sulle strategie di gioco, e non solo. Il tutto sotto il costante riscontro dei risultati ottenuti, grazie alla costante analisi delle partite nelle sessioni di teoria.
Azzardo una domanda: “essendo giovanissimi e appassionati, è molto difficile staccarli dal gioco? “. Alessandro mi assicura che sono tutti molti precisi nel rispettare i tempi di gioco e di riposo, ma è altrettanto normale che delle volte si “sfori” per terminare un allenamento o una partita, recuperando magari il giorno successivo. Così com’è normale che alcuni giocatori si sveglino prima del previsto per seguire le partite in diretta delle squadre che dovranno affrontare, per studiare da vicino tattiche e stili di gioco. Ad ogni modo, nella casa dove tutti vivono quotidianamente, sono banditi i PC da gioco, limitando qualsiasi altra distrazione dal focus principale, tenendo ben separati i momenti di allenamento/gioco, da quello di vita quotidiana/relax. Il team è anche in stretto contatto con un’università coreana, che aiutano e analizzano le performance del team, con anche “scambi” di giocatori per approfondire altri stili di gioco e diverse culture applicati al gaming.
Insomma, esport, valori umani, vittorie e adesso anche gli sponsor. Un viaggio che è appena iniziato ma che ha già orizzonti molto ampi e interessanti. Fa piacere, soprattutto, che entrambi i partner parlino apertamente di cultura degli sport elettronici e di come sia importante portare questa cultura anche nelle fasce d’età più giovani, per scardinare, forse una volta per tutte l’atavica percezione che vede l’appassionato di videogames/Cyberatleta (anche se lo stesso Fazzi mette dei chiari paletti tra videogioco e eSport) come il classico asociale incapace di approcciarsi al mondo esterno.