Oscar 2016










Da cosa deriva questa mancanza di polso sulla contemporaneità dell'Academy? La lista dei fattori è lunga. Innanzitutto l'Academy riflette un mondo cinematografico dominato da potenti executives che sono quasi totalmente bianchi e maschi (per non dire maschilisti), quindi i progetti di questo tipo hanno già in partenza molte difficoltà ad ottenere la fatidica “green light” che prelude alla realizzazione e al finanziamento. Meno opere, meno scelta. Anche quando i film ci sono e sono oggetto di campagne per ottenere l'attenzione dell'Academy, bisogna considerare che i suoi oltre 6000 componenti sono in larga maggioranza uomini e bianchi e sono nominati a vita. Questo significa che una fetta dei votanti (ancora più rilevante nelle categorie che votano per i 4 attori vincitori, in cui lo spettro si riduce a circa 1300 aventi diritto) non lavora nel mondo del cinema da anni, a volte decenni e presumibilmente buona parte di loro tende a favorire film più allineati a un vecchio (e bianco) concetto di Hollywood.L'Academy col suo presidente Cheryl Boone Isaacs (una donna afroamericana) sta tentando di riequilibrare la rappresentanza, dando diritto di voto a centinaia di nuovi membri l'anno, stavolta scelti con maggiore oculatezza anche dal punto di vista del colore della pelle. Partendo da una base di 6000 votanti e contando con quanto anticipo si muovono le major per programmare i nuovi film, non è improbabile che possa succedere ancora, l'anno prossimo.
Tra i snobbati che hanno fatto più scalpore figurano innanzitutto Creed e Straight Outta Compton, protagonisti di massicce campagne promozionali e che sulla carta potevano puntare a una nomination sia per la regia che nella categoria regina di miglior film. Michael B. Jordan, il protagonista del ritorno di Rocky Balboa, è stato snobbato mentre il bianco coprotagonista Sylvester Stallone l'ha spuntata. Anche Will Smith si era fatto avanti con Concussion, per non parlare di Idris Elba con l'acclamato Beast of no Nation.
La speranza è che le proteste non pungano l'Academy nel vivo, ovvero nel portafoglio. In molti hanno deciso di boicottare la visione in diretta delle premiazioni e la vendita dei diritti tv (il cui prezzo è legato anno per anno ai risultati degli ascolti), voce vitale nel bilancio dell'istituzione. D'altronde la collina di Hollywood è un sogno fondato sul business e alle volte i soldi sono l'unica vera lingua compresa dalle major.