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Speciale Oculus Quest

Abbiamo provato il nuovo visore di Realtà Virtuale di Oculus
Stefano RossatoDi Stefano Rossato (22 maggio 2019)

 

Finalmente ci troviamo davanti al "piccolo" della famiglia Oculus/Facebook per l’anno 2019 . Le virgolette sono d'obbligo e tendono a sottolineare che il Quest può apparire così se osservato attraverso  lo sguardo di un PC gamer poco attento. Il Quest è invece un dispositivo che ha sulla spalle l'ingombrante responsabilità di unire la fascia casual, occupata da RIFT e quella più casual, rappresentata dal GO. Il tutto per dare nuova spinta ad una rinnovata fascia di mercato su cui il binomio Facebook/Oculus punta davvero tantissimo. Una volontà che si evince a partire direttamente dal prezzo: 449 euro per il QUEST da 64 GB , 449 euro per RIFT

Una scelta che ci porta con a guardare al QUEST con rinnovato interesse , grazie ad un display OLED da 1600x1440 per occhio a una frequenza di 72HZ , uno spazio per le app di 64 GB e un processore Snapdragon 835. Caratteristiche tecniche importanti per un prodotto già di per sè interessante, che trova un vero tocco di genio grazie al sistema Oculus Insight che permette di avere un tracking room scale grazie al set di sensori e fotocamere integrate nella parte frontale del visore.

Cosa troviamo all'interno della confezione?

Il visore

Creato in collaborazione con Lenovo completamente standalone , presenta una buona ergonomia e la maschera di tessuto risulta confortevole, anche se qualche dubbio lo abbiamo riscontrato sul lungo utilizzo quando il sudore inizia a farsi sentire.  Sicuramente il mercato aftermarket delle VR Cover ha buone possibilità. Quattro sensori/camere permettono l’utilizzo del visore nei 6 assi spaziali e sono il fulcro della modalità room scale,  vera novità di quest’anno. Oltre all’audio integrato negli strap , sono presenti 2 uscite minijack per le cuffie ai due lati , entrambe stereo. La sezione pulsanti si limita a 3:  nella parte inferiore  troviamo o slider fisico per la gestione dell IPD e il bilanciere per la gestione del volume (comunque configurabile all’interno del mondo virtuale) , mentre il pulsante di accensione/spegnimento è stato posizionato sul lato destro.

I Controller

I controller hanno subito un leggero restyling rispetto a quelli Go, avvicinando i controlli a quanto visto invece sul Rift: l’anello di tracciamento è stato rivolto verso l’alto e il piano dello stick sembra essere leggermente più piccolo, presentando un trigger frontale per l’indice, uno dorsale per il medio.

Un alimentatore

Con uscita USB-C e un cavo di circa 3 mt , che permette di ricaricare completamente il visore in 2 ore scarse, è possibile giocare in situazione estrema con  il visore collegato e in ricarica , soluzione che ci sentiamo di sconsigliare considerando la possibiltà di ottenere un’autonomia pressochè infinita collegandolo a un semplice powerbank .

La prima accensione

Il primo avvio del Quest sarà seguito dalla richiesta di scaricare la app di Oculus , esistente sia per Android che IOS , creare un account e effettuare il classico pairing. Dopo gli aggiornamenti di rito e il pairing tra  il visore e i controller ci troviamo finalmente a compiere il primo passo nel mondo del VR, passando per forza di cose da un setup dei nostri fattori biometrici. Innanzitutto quello della distanza interpupillare (IPD) fondamentale per una visione nitida dell’immagine, tramite uno slider fisico che sposta l’asse delle lenti. Purtroppo il setup è reso più complicato per l'assenza di valori numerici di riferimento e la mancanza di riscontri di questo tipo, lascia tutto al più semplice "andare a tentativi". Chi vi scrive, per la cronaca, ha 56mm.

A questo punto ci troviamo a dover configurare il punto cardine di questa nuova generazione : l’Oculus Insight. Attraverso un passtrought in scala di grigi dell’ambiente che ci circonda dobbiamo definire i limiti della nostra area di gioco “disegnandola" con uno dei controller. Quest’area verrà memorizzata e rappresentata come una griglia virtuale quando ci avviciniamo alle estremità , attivando il passtrough delle telecamere nel caso la sorpassassimo fisicamente con il visore ; è quindi consigliabile tracciare i limiti leggermente distanti da mobili televisori o muri, nella foga della battaglia si potrebbe rischiare una capocciata. Al termine del setup , che dura 5 minuti al massimo (gran bella innovazione rispetto alle vecchie base station del VIVE o dell vecchio RIFT), siamo immediatamente proiettati nella prima esperienza introduttiva.

L’intro è veramente ben fatto, l’immersione è ottima e si fa leva fin dai primi secondi sulle potenzialità dell’interazione a 360 gradi con l’ambiente circostante. Complice anche il sistema audio integrato, grazie alla rifrazione del suono dei due piccoli altoparlanti laterali sugli strap, che permettono di mantenere comunque un contatto con i suoni del mondo esterno.

Oculus Quest - Immagine 2

In questa esperienza introduttiva si fa grande attenzione a spiegare l’uso dei controller e la conseguente "mappatura" delle nostre mani virtuali: lo stick superiore rappresenta il pollice,  i trigger frontali è il nostro indice e quello dorsale corrispondente le restanti 3 dita. Per capirci premendo tutti e 3 avremo un pugno, per raccogliere gli oggetti premeremo il dorsale, e per premere i pulsanti virtuali con l’indice quello frontale. Ovviamente non mancano i classici minigiochi per permettere all'utente di prendere confidenza con questo nuovo sistema, tra cui, uno shooter di stampo classico e un simpatico gioco di ballo di coppia con uno smilzo robottino molleggiato.

Dopo questa esperienza si presenta la nostra stanza virtuale che sarà l’hub centrale dell’esperienza , con lo store e tutti i menu di gestione sia del profilo che delle funzionalità del visore. Da qui è possibile attivare anche lo streaming verso una Chromecast per rendere partecipi gli invitati a un party VR e la possibilità di scattare foto o registrare gameplay nella memoria interna, reperibili nella galleria , dove è anche possibile vedere filmati prelevabili da un Nas o altre fonte di rete come ad esempio una condivisione dal proprio pc.

Nonostante il visore non sia “foraggiato” da un pc con una scheda video di fascia alta, a differenza di quanto accade su altri modelli,  il “piccolo” Snapdragon fa miracoli e non si notano dei downgrade brutali nei giochi precedentemente rilasciati per i modelli superiori. Ovviamente non bisogna aspettarsi effetti particellari o riflessioni da capogiro ma questi sono particolari ci cui ci si scorda facilmente quando si è immersi nel gioco.

Un pò come accaduto anni fa con il buon vecchio Wii. Tecnicamente limitato rispetto alla concorrenza, grafica basica e a quadrettoni, ma una volta presi i Wiimote in mano ci si immergeva nel gioco senza badare a quanto riprodotto dallo schermo. Un esempio classico di come convertire i propri limiti in veri punti di forza. 

Ovviamente non manca la possibilità di condividere il gameplay  in una diretta Facebook dal proprio account , attraverso il protocollo chromecast verso dispositivi compatibili con la  V3. Putroppo i precedenti modelli sia della chiavetta che di televisori, non vengono rilevati.

Oculus Quest
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Dobbiamo, per dovere di cronaca, segnalare anche un problema che abbiamo riscontrato quando abbiamo cercato di connettere il nostro Oculus con un router TP-Link (precisamente il WA830RE). Se in altri modelli di router non abbiamo avuto alcun tipo di intoppo, in questo caso non c’è stato verso di risolvere il problema. L’assenza della connessione wireless ci ha impedito di impostare la sessione di party con i nostri amici, con il diretto risultato che anziché condividere su grande schermo quanto visto sul nostro visore, si sono dovuti limitare a guardare uno che si agita e ride da solo come un alienato. E’ un caso sporadico, ci teniamo a ribadirlo, dal momento che altri router come FRITZ! Box e ASUS non hanno dato alcun problema ma è altrettanto ovvio che la mancata condivisione con altri amici presenti nella stanza potrebbe non dare all’Oculus Quest quel ruolo di oggetto tecnologico capace di condividere un’esperienza ludica con altri partecipanti.

Soprattutto perché molti dei giochi sviluppati o convertiti per il Quest hanno proprio questa finalità. Il Beat Saber, per esempio, è titolo divertente da giocare, ma anche da osservare. Si tratta di fare “a fette” con delle spade laser alcuni cubi che vi vengono lanciati contro a ritmo di musica. Un titolo che richiede anche del sano impegno fisico e che vi aiuterà anche a superare la prossima prova costume. C’è poi Journey of the Gods, un gioco che i più appassionati assoceranno sicuramente ad un qualsiasi titolo Zelda-Style, che ha sicuramente dalla sua la magia di una storia narrata bene e divertente da giocare, ma ha come contro un sistema di controllo ancora pienamente maturo e che in più di un’occasione ci ha portato al classico motion sickness.

Insomma, dobbiamo dire che Oculus, con il Quest, ha finalmente aperto le porte della realtà virtuale al grande pubblico, sfornando un gadget di semplice configurazione, che costa il giusto e che ha dalla sua anche ottime potenzialità dal punto di vista tecnologico. Non è esente da difetti, intendiamoci, perché ci sono ancora problemi con la durata della batteria, che spesso vi costringerà ad armarvi di un powerbank e abbiamo riscontrato qualche difficoltà nel cercare di non far filtrare la luce dalla zona del naso (il famoso effetto Light Bleed).

Oculus Quest - Immagine 4

E’ però ovvio che al netto di queste problematiche, comunque superabili, il Quest rappresenti un’agevole porta di ingresso, anche per i meno esaltati dall’argomento, verso il mondo della realtà virtuale. Un universo in continua evoluzione, che sta muovendo i primi passi importanti che lo porteranno ad essere non solo un compagno del nostro intrattenimento quotidiano (Il cinema in 3D è fenomenale, credeteci), ma che si muove dritto anche per aiutarci nel nostro lavoro quotidiano. Attenzione, parliamo di cinema in 3D, non di video a 360 gradi. Abbiamo testato anche quelli, ma è ovvio che necessitano ancora di uno sviluppo adeguato, perché risoluzioni non adeguata e altezze sbagliate, ci hanno portato più volte sull’orlo dello “sbocco”.

In ambito lavorativo abbiamo avuto modo di poter utilizzare "Virtual Desktop". Grazie ad un software di streaming da installare sul proprio PC, avremo la possibilità di poter avere il nostro desktop lavorativo in versione VR. Potremo vedere i video di Youtube come se fossimo al cinema e navigare sul web osservano un monitor di dimensioni importanti sospeso nello spazio. Grazie all’ottima risoluzione e all’alta leggibilità dei caratteri, abbiamo trovato alcuni aspetti di questa applicazione davvero molto gratificanti e funzionali. E’ però un’applicazione ancora in sviluppo e alcuni aspetti sono ovviamente acerbi, tanto da renderla ancora una soluzione non sovrapponibile al nostro normale desktop lavorativo (in alcuni momenti risulta anche molto difficile individuare tastiera e mouse), ma rappresenta senza dubbio uno sguardo su un possibile futuro delle nostre attività lavorative. Ci stiamo davvero avvicinando a quanto visto in Minority Report?

Oculus Quest - Immagine 7

 

Bello, funzionale, semplice, ma con ancora qualche aspetto da smussare. Oculus Quest è forse il miglior modo di approcciarsi all’universo VR a costi modici, senza dover avere il supporto di costosi PC e i fastidiosi cavi che hanno caratterizzato la prima parte del ciclo di vita dei visori di realtà virtuale. Il Quest è invece stand alone, completamente wireless e adatto praticamente a tutti. Resta un po' il dubbio sulla durata della batteria ma siamo ancora allo step 1 dello sviluppo di software e applicazioni. Arriveranno sicuramente soluzioni in grado di essere meno “energivore” e darci tutti gli strumenti per affrontare quello che potrebbe essere il prossimo modo di giocare e lavorare.