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Speciale NieR Automata

Magia, follia e azione di Nier: Automata, due anni dopo, con la Game of the YoRHa Edition.
Gabriele EltrudisDi Gabriele Eltrudis (8 marzo 2019)

“Tutto ciò che ha vita, ha anche una fine. Siamo eternamente intrappolati... in una spirale di vita e di morte. È una maledizione? O una specie di punizione? Spesso penso alla divinità che ci ha benedetti con questo enigma... e mi chiedo se avremo mai occasione di ucciderla.”

Sul mercato dal marzo 2017, per PlayStation 4 e PC, e approdato nel giugno 2018 su Xbox One con la Become as Gods Edition,  NieR: Automata festeggia il suo secondo compleanno con la Game of the YoRHa Edition. Tale versione offre sostanzialmente quanto proposto dalle canoniche GOTY, ovvero il gioco “vanilla” a cui si sommano tutti i contenuti rilasciati post-lancio, in particolare il DLC 3C3C1D119440927, unica espansione effettiva, una serie di skin e accessori per i protagonisti, un tema dinamico e avatar per PS4 o un set esclusivo di sfondi per PC.

È, quindi, una follia riproporre NieR: Automata ancora una volta sul mercato? Beh, sì ma potrebbe essere anche l’occasione, per qualcuno, di recuperare un’opera che, proprio in termini di follia (per stare in tema), non lesina.

NieR Automata - Immagine 1

Non abbiamo intenzione di proporvi una terza recensione dell’Action-RPG prodotto da Square Enix e sviluppato da Platinum Games, piuttosto di spiegare perché, a prescindere dai gusti, NieR: Automata meriti di essere giocato.

Sì tratta di un’opera particolare e non etichettabile come oggettivamente bella. Va vissuta nel suo climax di eventi dalla A alla Z, in tutti i sensi: i finali del gioco, infatti, sono tanti quante le lettere dell’alfabeto; dà la costante sensazione di essere un troll per insinuarsi nel profondo. È la trasposizione in codice digitale della stranezza di Yoko Taro.

Per l’autore Giapponese il videogioco è, inoltre, un modo per veicolare la propria filosofia: in Automata si traduce nell’evoluzione sci-fi di quel “esistenzialismo fantasy” proveniente dalla serie Drakengard, di cui NieR rappresenta uno spin-off.

Ritorniamo a Taro, sì, l’ometto eccentrico che si presenta alle conferenze indossando la maschera inquietante e sorridente dell’enigmatico Emil, personaggio (dal background strappalacrime) fondamentale non solo in Automata ma in tutto l’universo di NieR.

“Emil cela un grande segreto del mondo di NieR, mai rivelato con i giochi che ho creato finora. Non sono sicuro se avrò l'opportunità di rivelarlo: potrei un giorno creare un prodotto che approfondisca maggiormente il motivo per cui è Emil e perché continuo a indossare la maschera di Emil.” (Yoko Taro)

NieR Automata - Immagine 2

Triste e folle come una vicenda che ha segnato la vita (e il modo di viverla) dell’autore di videogiochi e sceneggiatore nipponico: mentre era in gruppo con amici che, non curanti del pericolo, camminavano sul cornicione di un palazzo, vide uno di loro precipitare al suolo e morire sul colpo. La scena, che avrebbe dovuto suscitare tutt’altra reazione, provocò l’ilarità dei presenti, forse per uno strano meccanismo di “difesa emotiva” dal dolore, forse per “animo madness” insito nei giovani.

Di certo, Taro, al di là delle risate, non restò indifferente all’accaduto e lo si evince dal modo in cui i suoi racconti trattino temi delicati in modo quasi irriverente, come se volessero trasmettere al destinatario l’idea che tutto possa essere narrato con un’inconsueta leggerezza, anche ciò che schiaccerebbe chiunque: così è possibile sostenere il “peso del mondo”?

Weight of the World, appunto, è il titolo della canzone più rappresentativa di una soundtrack che ha permesso a NieR: Automata di conquistare il premio ai Game Awards come best music/score del 2017, tra contendenti come The Legend of Zelda: Breath of the Wild e Persona 5. Un’OST, composta dal maestro Okabe Keiichi, dolce, suadente ma anche incalzante all’occorrenza, capace di adattarsi perfettamente alle variazioni di ritmo del media. Musiche che contribuiscono a creare l’atmosfera nella quale il giocatore si trova immerso: uno spettro emotivo capace di coprire lunghezze d’onda che vanno dall’ironia più semplice alla tristezza struggente, passando per sensualità, fratellanza, frustrazione, impotenza, inganno, rabbia, vendetta, morte; e in merito ad un tema delicato come l’omicidio, la cui presenza è spesso criticata per la cattiva influenza che potrebbe avere nel mondo reale, Taro ha le idee chiare, non sono i prodotti del mercato videoludico il problema ma la stessa umanità:

“Penso che i motivi per cui uccidiamo nei videogiochi facciano luce su ciò che non funziona all'interno dell'umanità. Ostentiamo di volere la pace nel mondo ma ci piace anche sparare e uccidere gli altri nei videogiochi. I videogames possono incarnare la vera essenza dell'umanità.(e non viceversa -NdR-)”

NieR Automata - Immagine 4

Non dimentichiamoci, però, un aspetto fondamentale: NieR: Automata è un gioco. La componente ludica ha tanta importanza quanta ne hanno la narrativa e i vari retroscena di cui vi abbiamo parlato. E qui bisogna dar merito a Platinum Games per un buon action “ibrido”, con elementi RPG, di esplorazione, curiosi mini-game e fasi bullet-hell che si alternano e fondono in modo funzionale.

Vi abbiamo già descritto in abbondanza, nelle due recensioni passate (review originale e analisi della Become as Gods Edition), le meccaniche realizzate per l’occasione dal team nipponico; possiamo aggiungere che, anche in termini di pacing, il gameplay si sposa perfettamente con quanto accade nell’avventura.

Il risultato è un gioco non perfetto, soprattutto sul lato tecnico (dovuto prevalentemente ad uno sviluppo low-budget) ma dinamico e divertente, capace di sedurre mente e mani del giocatore (non pensate male, parliamo del combat-system).

Il DLC 3C3C1D119440927, incluso nell’edizione celebrativa del secondo anniversario, estende di circa tre ore la longevità dell’opera. Ad eccezione di alcuni elementi più etichettabili come lore, questo contenuto aggiuntivo non introduce nulla di nuovo in termini di narrativa. In un clima che tende all’autoreferenziale, permette ai giocatori di mettersi alla prova in tre arene/colossei differenti, nei panni degli androidi 2B, 9S e A2.

In concreto, si tratta di un omaggio alle meccaniche action di Platinum Games: richiede di completare una serie di sfide specifiche al fine di sbloccare tutti gli elementi extra, per lo più adibiti alla cosmesi (tra maschere, accessori, colorazioni alternative dei capelli e nuovi costumi).

Questa breve “espansione” è, infine, un’ulteriore occasione per appurare l’animo  weird di NieR: Automata,  vista la presenza dei vertici di Square Enix e Platinum Games, rispettivamente Yosuke Matsuda e Kenichi Sato, come boss-fight.

A due anni di distanza lo confermiamo: NieR: Automata va giocato e, soprattutto, va vissuto nella sua totalità perché si possa coglierne l’essenza, quella magia che di primo impatto potrebbe non emergere. La Game of the YoRHa Edition è semplicemente un’opportunità in più per vivere quel folle turbinio di feels che rendono l’opera paragonabile ad un abile pugile, capace di attirarti a sé, di farti abbassare la guardia per poi colpirti quando sei indifeso (e lo fa in più occasioni).