Tiscali

Speciale Medal of Honor 2010

Abbiamo intervistato il vero Tier 1 di Medal of Honor!
Fabio FundoniDi Fabio Fundoni (16 settembre 2010)
Dopo aver testato il single player di Medal of Honor abbiamo fatto una chiacchierata con Greg Goodrich, produttore del gioco e da tanti anni a lavoro su questa famosa serie


GameSurf - Ciao Greg, che dire, abbiamo appena provato il gioco, possiamo dire che il progetto sta prendendo sempre più forma...

Greeg Goodrich - Si, abbiamo lavorato per portare sugli schermi dei giocatori una storia capace di trasportarli in quello che è il vero conflitto in Afghanistam, grazie non solo al nostro lavoro, ma alla consulenza che abbiamo avuto dagli stessi reduci del fronte, il modo migliore per trasmettere le reali sensazioni della guerra.

GS - Nei livelli che abbiamo potuto provare ho notato l'assenza di “medikit”, i classici bonus da trovare in giro per il livello per rimettere il proprio personaggio in salute. Immagino quindi che non ne vedrò per tutto il resto del gioco, giusto?

GG - Esatto, niente medikit. Non è la strada che volevamo percorrere. Se vorrete recuperare le forze dovrete riuscire a riposarvi un po', magari dietro ad un nascondiglio.
Medal of Honor 2010 - Immagine 1
Sempre in agguato
Medal of Honor 2010 - Immagine 2
Ormai è un must!
Medal of Honor 2010 - Immagine 3
Simili paesaggi ci faranno spesso compagnia
GS - Questa filosofia ultimamente ha preso molto campo tra i videogame, ma non credi che possa eliminare un po' di tensione durante le partite? Insomma, per curarmi mi basta stare fermo. Inoltre non pensi che la cosa elimini il piacere del giocatore di esplorare il territorio a sua disposizione per andare appunto alla ricerca dell'”energia”?

GG - Capisco quello che vuoi dire, ma la scelta è stata proprio dettata dal nostro desiderio di raccontare una storia, di narrare dei fatti in cui l'utente fosse immerso. I vari livelli si svolgono con delle meccaniche molto “tirate”, passo dopo passo devi raggiungere il tuo prossimo obiettivo, ripulire dal nemico un edificio dopo l'altro e così via. Credo che dover cercare un medikit avrebbe allentato la tensione per la formula decisa da noi, che crediamo risulti molto appassionante.

GS - In effetti giocando non ho avuto molto tempo per andare in giro ad esplorare l'Afghanistan, quantomeno in questi tre livelli. Anzi devo dire che più di una volta sono morto... sto decisamente invecchiando, ma immaginiamo che il livello di difficoltà a cui abbiamo giocato fosse “medio”, giusto?

GG - Si, la versione che avete provato offre una difficoltà nella media e, come avete notato, ci sono continui motivi per seguire l'azione e lo svolgimento della missione senza “perdersi”, proprio questo è il nostro intento per far divertire i nostri giocatori.GS - Purtroppo in Italia molto spesso i media parlano di videogame quando è il momento di scatenare qualche polemica sulla violenza nei videogiochi, ma è impossibile notare che per Medal od Honor le voci si sono alzate da mezzo mondo, vedi il ministro del governo britannico che si è dichiarato disgustato...

GG - Voci che, francamente, trovo del tutto inappropriate. Abbiamo lavorato fianco a fianco con coloro che hanno vissuto la guerra in prima linea, ci siamo impegnati per far trasudare dal gioco quello che vive un soldato quando si trova sotto il fuoco nemico, e non certo per esaltarne il lato violento. Medal of Honor tratta i soldati con enorme rispetto, noi stessi li rispettiamo profondamente e il gioco vuole essere un omaggio al loro coraggio.

GS - Mi viene in mente tutto il parlare che si è fatto negli scorsi mesi di Six Days in Falluja gioco che, alla fine, non ha ancora trovato un posto sul mercato e comunque tratta tematiche simili alle vostre che, a differenza, arriverete senza problemi ovunque... magari non nei negozi Gamestop interni alle basi militari visto che ha detto che in qui particolari punti vendita non ci sarà MoH per rispetto ai soldati.

GG - Ripeto: il nostro rispetto per il mestiere del soldato è più che profondo, forse qualcuno dovrebbe osservare meglio i giochi... Parlando di Six Day on Falluja penso invece che la situazione sia profondamente differente. Non dovete guardare il nostro prodotto come un semplice gioco di guerra, ma come un'opera narrante delle storie ambientate sul fronte, un po' come i grandi film del genere, ad esempio “Salvate il Soldato Ryan”. Questo nuovo Medal of Honor è poi la naturale evoluzione di un brand che ha sempre fatto questo, oggi però ci stacchiamo dalla Seconda Guerra mondiale per addentrarci in una nuova e più attuale.

GS - Ti cito anche la concorrenza più diretta, cioè Call of Duty, e faccio un “salto” a Modern Warfare 2. Ricorderai sicuramente il livello “No Russian”, il famoso aeroporto che ha fatto parlare tanto di se per la crudezza della situazione. Che ne pensi? Avresti creato una simile situazione di gioco o la ritieni sin troppo shockante?

GG - Se parliamo di concorrenza credo che il nostro metodo di lavoro e la nostra intenzione di basarci sulla narrazione ci ponga su un livello differente dagli altri, e i giocatori potranno accorgersene facilmente. Questo è il fulcro: non siamo qui per shockarvi, ma per raccontarvi quel che accade in Afghanistan con una storia creata da noi ma figlia di elementi assolutamente reali.

GS - Bene Greg, ti ringraziamo per il tuo tempo e ti auguriamo una buona continuazione per il vostro lavoro.

GG - Grazie a voi e vedrai che se vi allenerete un po' il gioco non vi sembrerà così difficile, almeno a questo livello!
Medal of Honor 2010 - Immagine 5
L'ho visto, è un camper!
Medal of Honor 2010 - Immagine 6
Le esplosioni sono all'ordine del giorno
Medal of Honor 2010 - Immagine 7
Sbarco degli alleati
Intervista a Greeg Goodrich, produttore a capo del nuovo Medal of Honor.