10 – Quell'ultimo ponte
Il lancio di 35.000 paracadutisti oltre le linee si risolse in una pesante sconfitta alleata, per l'impossibilità di conseguire tutti gli obiettivi. Sean Connery, Michael Caine, James Caan, Sir Lawrence Olivier, Robert Redford, Gene Hackman e molti altri attori di grido non riuscirono ad evitare un risultato mediocre al botteghino.
Il film, però, tratto da un romanzo di Cornelius Ryan, resta un grandissimo classico sotto tutti i punti di vista. L'inferno della guerra raccontato senza fronzoli e divagazioni, attraverso la cronaca onesta di una disfatta.
9 – U-Boot 96
Il film, prodotto in Germania nel 1981, si accolla il non facile compito di mostrare uno scampolo di guerra dal punto di vista dei militari tedeschi, per una volta non nel ruolo abituale di spietati carnefici.
Nominato per 6 Oscar, gratificato da un grande successo sia in patria che all'estero, il film è un'eccezionale rappresentazione della vita a bordo di un battello subacqueo, descrivendo in modo realistico, senza eccessi agiografici ma neppure eccessivamente antimilitaristi, la routine quotidiana, il coraggio, le paure e le speranze di un equipaggio di sommergibilisti. Straordinariamente ben fatte anche le scene di guerra sottomarina, soprattutto se pensiamo che il film è uscito nei primissimi anni Ottanta!
8 – Patton, generale d'acciaio
Che nonostante superi le due ore di durata e racconti la guerra dal punto di vista di un comandante, lontano dall'azione del fronte, scorre via veloce, coinvolgente e accurato anche dal punto di vista della ricostruzione storica, grazie anche all'aiuto fornito alla produzione da parte del generale Bradley (interpretato nel film da Karl Malden).
Una curiosità: le pistole con il calcio di madreperla portate da Scott durante il discorso iniziale erano davvero quelle di Patton, temporaneamente imprestate alla produzione dal museo statunitense che ne raccoglie i cimeli.
7 – All'inferno e ritorno
Nei panni del protagonista recita… Audie Murphie in persona! L'ex-militare, infatti, fu chiamato dalla produzione a impersonare se stesso in una pellicola piena d'azione che si colloca a pieno titolo tra i migliori film del filone bellico del secondo dopoguerra. Uscito nel 1955, il film si avvalse, pochi lo sanno, anche di un'altra star d'eccezione strappata all'ambiente militare.
Il generale Walter Bedell Smith, capo di stato maggiore di Eisenhower in Europa, che interpreta se stesso. Simile nelle dinamiche ad altre pellicole del genere, uscite in quel periodo, resta al di là della sua particolarità un film coinvolgente e avvincente, la cui azione frenetica non ha nulla da invidiare ad una sessione intensa di gioco di un capitolo di Call of Duty o Medal of Honor!
6 - Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima
Alle scene di guerra che raccontano della conquista dell'isola da parte dei marines, durata quaranta giorni di sanguinosissimi combattimenti contro le forze imperiali giapponesi, asserragliate nelle gallerie vulcaniche che si intersecano sotto la sua superficie, il primo film alterna quelle del ritorno in patria da eroi della propaganda dei protagonisti (solo tre sopravvissero) del famoso scatto in cui un drappello di militari issa la bandiera a stelle e strisce sulla cima del monte Suribachi.
In realtà la foro, divenuta fin da subito simbolo della vittoria, fu scattata solo il quinto giorno dallo sbarco e le vite dei tre marines rischiano di essere travolte dalla fama e dalla necessità di farne simboli e testimonial della raccolta di fondi per alimentare lo sforzo bellico.
Il secondo film della dilogia, più asciutto e introspettivo, racconta invece degli ultimi giorni di vita dei difensori giapponesi dell'atollo, mostrandoci finalmente l'umanità di un nemico che il cinema di propaganda di oltre mezzo secolo ci aveva portato a considerare, al di là dell'immagine positiva e vincente che il Giappone moderno si è riuscito a ritagliare nell'opinione pubblica mondiale, solo una pletora di “musi gialli” infidi e spietati, da abbattere a ogni costo.
Due film da guardare assieme, uno dopo l'altro, per capirli appieno.
5 - Il nemico alle porte
Al punto da essere state successivamente rubate, proprio come l'incipit del film di Spielberg sul D-Day, da videogiochi di grande tiratura. Il confronto tra Vasili Zaitsev, cecchino proletario dell'Armata Rossa, e il maggiore Erwin Koenig, infallibile tiratore tedesco dalle nobili origini, anima solo una metà del film, densissimo di scene d'azione e impreziosito da un livello di ricostruzione storica davvero impagabile, anorché un po' troppo agiografico nei confronti delle forze sovietiche.
Non manca una colonna sonora che si fa ricordare, targata James Horner. Imperdibile epopea della teribbile e interminabile battaglia di Stalingrado, Il nemico alle porte può essere definito senza remore un grande classico del cinema di guerra, nonostante la recente uscita (2001).
4 - La battaglia di Midway
Tra tutte il Sensurround, Progenitore del Dolby, in grado di enfatizzare i rumori della battaglia nelle sale attrezzate. Chi scrive serberà per sempre il ricordo di quella prima scena girata in colori seppia, che riprende il decollo dei B-25 del generale Doolittle dalla portaerei Hornet, diretti verso Tokyo. Quel suono di motori stellari a tutta canna, pronti alla breve e rischiosa corsa di decollo a pieno carico per lanciare il primo assalto aereo della guerra al territorio giapponese, così forte da far vibrare i muri e le poltrone del cinema, è qualcosa di cui sarò per sempre grato a mio padre, per avermi portato al cinema con lui ad appena sette anni d'età. Un film memorabile, ben ambientato e ricostruito, arricchito da moltissimi spezzoni di filmati d'epoca a colori, montati ad arte assieme al materiale girato con gli attori.
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