Dopo aver intascato il Medioevo, a Deathspank toccherà vedersela con il mondo odierno. Non mancheranno stralci fantasy, comunque
La storia (di chiara ispirazione “Tolkyeniana”) ripartirà dall'incarcerazione del protagonista, ora più simile ad un Rambo dei giorni nostri che al cavaliere medievale che noi tutti ricordavamo. Il gameplay è rimasto praticamente invariato. Per chi non avesse giocato il prequel, DeathSpank è un hack/slash misto a GdR con visuale isometrica, una combinazione piuttosto usuale nella cultura americana. Si segue la trama principale, ci si tuffa saltuariamente nelle quest di contorno per guadagnare nuovi oggetti e Punti Esperienza, e si viaggia per mondi affascinanti, anche solo per il gusto di abbandonare il percorso e di scoprire cosa si nasconde lontano dal sentiero battuto. Esplorando rustiche cittadine e falciando bestie assassine di ogni tipo, sbloccheremo pian piano la quarantina di ambientazioni disponibili, allargando sempre più la nostra conoscenza di un mondo che definire “variegato” è dir poco.
Si passa da campi di battaglia a lugubri foreste, da villaggi francesi innevati alle isole dei pirati, da fabbriche contemporanee al soleggiato Far West, dalla conquista del Polo Nord a dungeon stracolmi di formiche giganti, orchi assassini, giganti mangia-ossa e tanto altro ancora. Il punto forte di DeathSpank è proprio il rapporto qualità-prezzo. Per poco più di 10 Euro, è possibile portarsi a casa decine di ore di gioco, con circa 150 missioni secondarie che non aspettano altro che essere trovate. L'offerta generale, senza esagerare, può essere quasi paragonata a quella di un prodotto inscatolato, ed è sicuramente apprezzabile in un'epoca in cui molti sviluppatori sembrano mettere da parte la nostra convenienza per il guadagno personale.
Combattendo e completando missioni saliremo anche di livello. Peccato che il personaggio si potenzierà praticamente da solo, relegando a noi la sola scelta di un paio di abilità diverse
Per essere coerente con il racconto, sono state inserite anche armi più futuristiche quali pistole, mitra, lanciarazzi e così via. Tranquilli, le care vecchie armi bianche saranno ancora le protagoniste
Ovviamente, si riesce lo stesso ad intravedere qualche miglioramento. Salta subito all'occhio una mappa di gioco meno dispersiva, oltre che Personaggi Non Giocanti un pelo più caratterizzati. In passato, infatti, si incappava spesso in decine di comparse-fotocopia che ci affibbiavano compiti diversi nell'aspetto, ma sostanzialmente identici: trovare un certo numero di oggetti in una zona, uccidere un tot di nemici in un'altra e così via. Questa volta è palese un piccolo incremento della varietà, sia per quanto riguarda le missioni che per i personaggi veri e propri, maggiormente amalgamati al contesto e non sempre semplici “abitanti” di questa o quella cittadina.
Simpatica la chicca di poter navigare, verso il finale, su un galeone pirata. Peccato che la zona di mare esplorabile sia sì estesa, ma principalmente vuota, fatta eccezione per qualche fazzoletto di terra sparso qua e là. Anche la difficoltà, sempre piuttosto bassa, non è stata rivista. Giocato al settaggio più alto, non abbiamo mai sentito il bisogno di spendere una lira in negozio. Anche perché morire, nonostante capiti spesso, non punisce chissà quanto. Le varie “stazioni” di teletrasporto, infatti, ci permetteranno anche di rinascere un numero infinito di volte oltre che a farci spostare velocemente da una parte all'altra del globo. Un po' come le Camere della Vita in Bioshock, insomma, dove i pezzi più difficili sono risolvibili più con la pazienza che con una vera e propria abilità. Ultima pecca, sempre trascinata dai tempi del predecessore, è la mancanza di una co-op seria. Un secondo giocatore potrà entrare e uscire a piacimento dalla partita ancora in corso, ma con un personaggio predefinito ed impossibile da potenziare. La coppia, tra l'altro, condividerà così la barra della vita, portando entrambi alla sconfitta anche se uno solo dei due viene ferito a morte.
Lo stile grafico a cartone animato si adatta perfettamente a quello che Gilbert ha voluto raccontare: una fiaba affascinante, seppur volutamente sfacciata ed esagerata. Tutto è in due dimensioni, piatto, quasi come il mondo fosse di cartone, un libro per bambini. Colorato, ispirato e dall'atmosfera a volte fiabesca, a volte da film di serie B, Deathspank muove un microcosmo intero con l'aiuto di pochissimi caricamenti, incappando in cali di frame-rate solo nelle situazioni più affollate. Vanno ad unirsi un doppiaggio sublime e delle colonne sonore altrettanto azzeccate a concludere un quadro tecnico assolutamente soddisfacente.
Il mondo è ancora più vario che nel predecessore. C'è il Far West, la Francia, le isole dei pirati, il Polo Nord, i santuari sacri nella Foresta Nera e tanto altro ancora. Centinaia di missioni, segreti e ore di gioco vi aspettano!
La ricerca dei Tanga del Potere costringerà Deathspank a vedersela con i più pericolosi (e famosi) esponenti mondiali. Non si salveranno suore, cuochi e persino Babbo Natale
Voto: 8.5