Zoolander 2










Dopo una tragica perdita, Derek si è ritirato nelle lande desolate del New Jersey, mentre Hansel vive con la sua orgia sulle dune inesplorate di Malibù. Lontani dal mondo della moda e perseguitati dal propri errori, i due torneranno a calcare le passerelle quando un misterioso serial killer comincerà ad uccidere icone pop della musica. Riuscirà Derek a ritrovare il fuoco ardente delle sue celebri espressioni e a ricostruire un difficile rapporto con il figlio perduto e sovrappeso?
Il primo e forse unico successo di Zoolander No 2 è che davvero nessuno si tira indietro e il film viene salvato dalla sua stanchezza e mancanza d'idee da un pozzo inesauribile di camei. Qui in realtà si sconfina in una dimensione ancora superiore al cameo in sè e per sè, perché le decine di volti famosi non solo partecipano in qualità di se stessi, ma sono tutti più che disponibili a adattare il proprio personaggio al generale nonsense della vicenda. Si parte da un Justin Bieber moribondo che si scatta un selfie in versione blue steel, si passa per un alienante Benedict Cumberbatch pansessuale fino ad approdare al gotha del mondo dell'alta moda, storicamente non noto per la propria autoironia, eppure stavolta disposto a reinterpretare la sua naturale organizzazione settaria in chiave complottistica.
Meno male quindi che ci sono loro, i volti famosi e bellissimi della moda e dello spettacolo, a salvare un film goliardico e brillante dai toni sbiaditi con cui torna ad approcciarsi al tema. In Zoolander No.2 non c'è davvero nulla di nuovo e i realizzatori interpretano il termine sequel come riproposizione aggiornata e più in grande del primo capitolo. Derek e Hansel non sono cambiati di una virgola, semplicemente si accompagnano alla modella di costumi da bagno pettoruta Penelepe Cruz (uno spreco di curve e talento), al figlio oversize dell'uno e agli amici di orgia dell'altro.
Fatto un doveroso restyling e scelta come location una Roma dai toni di Donatella Versace, il film non si scomoda nemmeno nel scegliersi un nuovo cattivo, ripiegando su Will Ferrell e su Milla Jovovic, che invece non si meritano nemmeno un aggiornamento d'inizio millennio.
Sotto la superficie smaltata e ultraglamour di Zoolander No 2 non c'è più uno stimolo divertente e a suo modo geniale, bensì la volontà o necessità dei creatori di passare dal via e riscuotere quanto accumulatosi alla cassa, negli anni in cui il loro film è diventato un cult. Operazione legittima, ma non aspettatevi che qualcuno si strappi i capelli per questo, oggi o fra altri 15 anni.